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Biblioteca di Fonte Avellana

Nel novero delle biblioteche più antiche è da includere la Biblioteca dell’Eremo di Fonte Avellana, nata nel lontano 980 insieme al monastero stesso, il quale comprende anche la cripta (del secolo X), la chiesa (del secolo XII), la sacrestia (del secolo XVIII), il chiostro (del secolo XI) e lo scriptorium ( del secolo XII).

E’ di proprietà della Congregazione dei Monaci Camaldolesi dell’Ordine di S. Benedetto. Sin dall’epoca medievale offriva accanto allo scriptorium utilizzato per trascrivere le opere dei Santi Padri e per la redazione di nuove opere, un ricca biblioteca voluta da San Pier Damiani ad uso della comunità avellanita (sec. XI), incrementata in periodo umanistico dal Cardinal Bessarione, commendatario dell’Abbazia .

La Biblioteca storico-monastica fu fatta allestire nel 1733 dall’abate Giacinto Boni, grande amante delle scienze e delle lettere, ed è disposta nella ricca scaffalatura in noce del sec. XIX e divisa in scomparti per materia.

Essa fu depredata per ben due volte dei suoi libri: nel 1811, a seguito della soppressione napoleonica i libri più importanti furono trasferiti nella biblioteca di Brera a Milano e gli altri a quella di Urbino. Questi ultimi furono recuperati nel 1816 ma con la nuova soppressione del 1866, la biblioteca fu nuovamente spogliata e i libri trasferiti alla Biblioteca Marini di Pergola. Fortunatamente il monastero riuscì di nuovo a rientrarne in possesso nel 1933.

Oggi contiene quasi tutto il patrimonio librario antico di Fonte Avellana che è costituito da circa 25.000 volumi tutti stampati a partire dalla scoperta della stampa (il libro più antico è un incunabolo del 1470) fino alla fine del sec. XIX. Tali volumi comprendono alcuni incunaboli e circa mille cinquecentine, con una prevalenza di testi di teologia, patristica e scienze umane

Oggi la Biblioteca storico-monastica non è più solo un luogo di conservazione dei testi ma anche centro di incontro e di promozione culturale.

A sinistra del corridoio d’ingresso, in una sala solida e massiccia del sec. XI, inizialmente utilizzata come foresteria per i pellegrini, è situata la biblioteca moderna dedicata a Dante Alighieri e inaugurata nel 1965, in concomitanza al VII centenario della nascita di Dante che, nel Canto XXI del Paradiso della Divina commedia, dialogando con San Pier Damiani, descrive il luogo dove si trova Fonte Avellana, tanto da far pensare ad una sua presenza nell’eremo intorno al 1318, anno in cui era in esilio nella vicina città di Gubbio.

Essa custodisce circa settemila volumi, di contenuto prevalentemente teologico, letterario, filosofico, storico e patristico.



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