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Itinerario della bellezza nella provincia di Pesaro Urbino

Dolci colline digradanti verso il mare, lunghe spiagge, borghi e città medievali, rocche e castelli, aree archeologiche, musei, pinacoteche e teatri storici

Otto Comuni, che condividono un ambiente incontaminato costellato da bellezze rinascimentali, dalla costa adriatica ai contrafforti appenninici, fanno da scenario all'Itinerario della Bellezza nella Provincia di Pesaro Urbino.

È proprio tra le vette della Gola del Furlo e il mare che si trova il territorio di Colli al Metauro, Comune nato nel 2017 dall’unione di Saltara, Serrungarina e Montemaggiore al Metauro. Rampe di ripide scale sono la porta d’accesso ad ogni paese. Famose quelle di Saltara, dette anche le Scale per il Paradiso, che introducono al canale del mercato coperto. Da non perdere è la Chiesa del Gonfalone, che conserva una tela della scuola del Perugino, la Deposizione della Croce. Poco a nord di Saltara sorge la settecentesca villa che ospita il Museo del Balì, un moderno science center interattivo, adatto ad una divulgazione a misura di bambino.

Tra campi colorati che si mimetizzano con filari di pioppi e querceti si scorge Mondavio, uno dei Borghi più belli d’Italia. Il centro storico è racchiuso dalla possente cinta muraria e sul quale domina la quattrocentesca Rocca Roveresca, innalzata su disegno di Francesco di Giorgio Martini. Un piccolo gioiello secentesco inoltre si nasconde in piazza della Rovere. È il Teatro Apollo, con non più di 70 posti, che stupisce per l’eleganza dei colori acquerellati, mentre opere di pregio sono custodite nella Pinacoteca Civica.

Adagiata su un pendio sovrastato dai ruderi della Rocca quattrocentesca spicca Fossombrone, una cittadina i cui tratti si legano all’antica Roma. Di questo glorioso passato ne è testimone l’area archeologica su cui sorgeva l’antica Forum Semproni. I numerosi reperti rinvenuti nell’area sono conservati nel Museo Archeologico ‘A. Venarecci’. Ma volgendo lo sguardo alla parte alta della città, cade l’attenzione sui resti della Rocca Malatestiana, dove ancora oggi si può godere di un panorama privilegiato. Una camminata nel centro storico consente di ammirare il Palazzo Vescovile, la Pinacoteca Civica istituita nel 1901 e la casa dove si ritiene abbia vissuto il pittore Francesco Guerrieri. È d’obbligo infine una visita alla Casa Museo e Quadreria Cesarini, residenza borghese del primo Novecento. Poco distante dalla città si possono visitare le Marmitte dei Giganti, un canyon modellato dalla potente erosione delle acque sulla roccia calcarea.

Nel cuore della Valle del Cesano sorge Pergola, che dal 2018 appartiene ai Borghi più belli d’Italia. Uno scrigno di tesori è rappresentato dal Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola, che contiene i bronzi di Cartoceto, unico gruppo di statue di questa fattura esistenti al mondo risalente all’epoca romana. Un’altra eccellenza è simboleggiata dal Teatro Angel Dal Foco, dalla caratteristica conformazione a ‘ferro di mulo’. Pergola è anche la ‘Città del Tartufo tutto l’anno’, che viene celebrato con due manifestazioni: la Fiera Nazionale del Tartufo Bianco Pregiato, a ottobre, e ‘AmiAmo il Tartufo’, dedicata al tartufo nero estivo.

Ma fulcro dell’itinerario è la visita a Urbino. Poggiata sulle colline della Valle del Metauro, la città appare come una visione improvvisa, con il Palazzo Ducale che si staglia all’orizzonte, pienamente immerso nella natura che lo accoglie. Bellezza matematica e geometrica si sposano con l’eleganza che si avverte varcandone le soglie. Ma Urbino è anche la città di saperi e di spiritualità, di cui è testimonianza il Duomo. Altre due eccellenze sono l’Oratorio di San Giovanni, definita una ‘piccola Cappella Sistina’ per via del ciclo di affreschi dei fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni, e l’Oratorio di San Giuseppe, che custodisce uno scenografico Presepio in stucco. Da non perdere la visita alla Casa Natale di Raffaello Sanzio, in cui si trovano gli ambienti dedicati alla bottega dove operava il pittore Giovanni Santi, padre di Raffaello.

Lungo l’Alta Valle del Metauro, avvolta da un’atmosfera romantica, si incontra Sant’Angelo in Vado, che sorge sulle rovine dell’antica Tiphernum Metaurense. Nei pressi di Campo della Pieve è venuta alla luce verso la fine degli anni ’90 la Domus del Mito: una residenza gentilizia di epoca romana, così ribattezzata poiché la pavimentazione rappresenta scene legate alla mitologia classica. Tesori preziosi sono conservati anche all’interno della Pinacoteca Civica. Conclude il tour artistico Palazzo Mercuri, nel quale è stato realizzato il Museo dei Vecchi Mestieri, mentre al secondo piano si trova il Museo Archeologico. Imperdibile è lo spettacolo offerto dalla Cascata del Sasso, considerata tra le 10 più belle d’Italia. Nella parte opposta della cittadina, incastonato tra il verde dei boschi e l’azzurro del cielo, si trova il Lago di Aiolina, ideale per il relax.

Borgo di confine a pochi passi dalla Romagna si erge Gradara, che si fregia del titolo di ‘Borgo dei Borghi’ 2018. Da sempre Gradara si identifica con la sua rocca. Passando per le stanze private si accede alla famosa camera di Francesca, dove si trova la botola, la quale, si dice, fosse il passaggio usato per le incursioni amorose di Paolo. Non mancano opere d’arte di alto valore tra cui spiccano la pala d’altare di Giovanni Santi, padre del grande Raffaello, e la pala in terracotta invetriata di Andrea della Robbia, all’interno della cappella. Meritano una passeggiata le mura castellane, 800 metri da cui si possono scorgere distanze inaspettate, come San Marino e la Rimini dei Malatesta.

Conclude l’itinerario la visita a Pesaro, Città della Musica e Città della Bicicletta, città dai mille volti, come gli attori che si esibiscono al Teatro Gioacchino Rossini, in nome del suo cittadino più illustre. La sua personalità geniale si riverbera ancora oggi, tanto da meritarle il riconoscimento di Città Creativa Unesco della Musica nel 2017. L’omonimo teatro è il più importante della città e ospita ogni anno il Rossini Opera Festival, uno degli appuntamenti di musica lirica più importanti al mondo. 

Pesaro è anche luogo di nobili ville immerse nel verde a ridosso del Parco Naturale del Monte San Bartolo; la maestosa Villa Imperiale, che presenta alcuni aspetti tipici dell’architettura difensiva; e Villa Caprile, con il bellissimo giardino all’italiana in cui trovano spazio sofisticati giochi d’acqua.

 

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Livello di difficoltà: media
Target: Wedding
Stagionalità: Estate

Le tappe dell'itinerario

  • Colli al Metauro
    0721 892901
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Colli al Metauro
    Colli al Metauro è un comune con più di 12.000 abitanti della provincia di Pesaro e Urbino, istituito il 1º gennaio 2017 a seguito della fusione dei comuni di Montemaggiore al Metauro, Saltara e Serrungarina

    Saltara conserva l’originario aspetto medievale, con l’antica cerchia muraria del castello. Nei pressi dell'abitato sorge l'elegante chiesa-santuario della Madonna della Villa, che conserva un pregevole organo d'epoca recentemente restaurato. Più a ovest si erge invece la monumentale chiesa di S.Francesco in Rovereto (sec. XV) con annesso convento oggi utilizzato per ritiri spirituali e incontri culturali. La Chiesa del Gonfalone, riaperta nel 2014,  tardo barocca, con stucchi e un soffitto dipinto ad imitazione di quelli a cassettoni di legno intagliato, custodisce una grande tela raffigurante la Deposizione della Croce, dell'inizio del '500 e riferibile alla bottega del Perugino. Nel lontano 1927 in località Calcinelli, un fondo agricolo regalava dei frammenti di mosaico di epoca romana. Forse un edificio di prestigio si nascondeva sotto i solchi dell'aratro e oggi dopo quasi un secolo, all'interno dei locali della sacrestia dell'ex chiesa del Gonfalone di Saltara, hanno trovato collocazione 3 frammenti musivi. Su un ampio terrazzo collinare posto a settentrione sorge la cosiddetta Villa del Balì, vasta residenza di campagna fatta costruire dalla famiglia patrizia fanese dei Negusanti (sec. XVI) e successivamente acquistata dai conti Marcolini che disponevano del titolo ereditario di Balì dell'ordine militare cavalleresco di S.Stefano. Attualmente ospita il Museo del Balì, un museo della scienza interattivo, che dispone di un planetario, di un osservatorio e di aule didattiche. Degni di nota sono poi i mercati coperti, le chiese del Gonfalone e della Fonte, la scalinata di Piazza Garibaldi e le arcate.

    Serrungarina sorge sulla sommità di un colle; all'interno della cinta murata del castello, là dove sorgeva la rocca, al termine di una caratteristica gradinata, si trova oggi la chiesa parrocchiale di S.Antonio abate, fatta costruire nel 1665 e riedificata nel 1867. Poco lontano da Serrungarina si trovano anche gli antichi castelli di Bargni e Pozzuolo. Prodotto tipico di Serrangarina è la pera angelica.

    Montemaggiore al Metauro è un antico castello che domina, da un prominente colle boscoso, l'intera sponda destra della bassa valle del Metauro. Antico abitato di origine altomedievale, già possedimento dell'antica abbazia benedettina fanese di San Paterniano, Montemaggiore costituì uno dei baluardi difensivi del territorio costiero malatestiano contro le incursioni provenienti dall'entroterra feltresco, fino a quando nel 1462 Federico da Montefeltro non lo espugnò sottraendolo a Sigismondo Malatesta. Nel 1944 è stato teatro dello scontro armato fra le truppe tedesche in ritirata e quelle alleate lungo la cosiddetta linea gotica. Presso l'ex Chiesa di Santa Maria del Soccorso è possibile visitare il Museo storico del fiume Metauro "Winston Churchill"; al suo interno sono custoditi numerosi reperti storici della seconda guerra mondiale, come diari, armi belliche, divise, spille, modellini bellici, documenti ufficiali e cimeli. Il museo vuole ricordare la mattina del 25 agosto 1944, quando Winston Churchill, in veste di primo ministro inglese, assieme al generale Alexander (comandante del VIII corpo di armata inglese), salì al castello di Montemaggiore al Metauro per osservare le truppe schierate nella valle.

    Tra gli appuntamenti di Colli al Metauro si ricorda l'annulale mercatino natalizio "Seguendo la cometa".


  • Mondavio
    0721 977758
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Mondavio

    Adagiato su una collina a 280 mt. sul livello del mare, fra le valli dei fiumi Metauro e Cesano, con vedute che si dispiegano fra l’Adriatico e l’Appennino, Mondavio vanta un centro storico fra i meglio conservati delle Marche. Ancora oggi il borgo è racchiuso in una cinta muraria che si estende per 780 metri di lunghezza e rientra tra "I Borghi più belli d'Italia", “Paesi Bandiera Arancione”.

    La Rocca è il principale monumento di Mondavio: commissionata da Giovanni della Rovere, insieme ad altre rocche del ducato, all'architetto senese Francesco di Giorgio Martini e costruita tra il 1482 e il 1492. Non avendo mai subito attacchi è ancora in ottimo stato. Il mastio ad otto facce domina la maestosa fortezza e si collega ad un camminamento, protetto da un torrioncino, che porta ad una massiccia torre semi-circolare, unita con un ponte al rivellino d'ingresso. Il progetto originale prevedeva verso ovest un ulteriore torrione rotondeggiante che non fu mai realizzato. Le sale interne conservano ancora, per la maggior parte, la pianta originale; oggi è sede del "Museo di Rievocazione storica e armeria", con manichini in costume e armi dal '400 al '700. Nel fossato della Rocca è stato allestito il parco di "macchine da guerra" di Francesco di Giorgio Martini, con fedeli ricostruzioni in dimensione reale di catapulte, trabucchi, bombarde e altre macchine da assedio. 

    Oltre alla rocca, il centro storico custodisce altri monumenti di rilievo: il Palazzo dei Malatesta, la Chiesa di San Francesco, il Palazzo Municipale, la Collegiata dei Ss. Pietro e Paterniano, il trecentesco Palazzo della Comunanza, l'antico istituto che amministrava i beni della comunità e il Teatro Apollo, realizzato alla metà del Settecento sui resti di una chiesa quattrocentesca. Nell'ex convento di San Francesco è ospitato il Museo Civico, che conserva interessanti testimonianze d'arte e di storia e il dipinto “Madonna in trono col Bambino e due donatori; Crocifissione” (1390-1400 ca.) di Olivuccio di Ciccarello da Camerino.

    Piatto tipico del luogo sono i tacconi, una pasta fatta con farina di fave. Alla metà di agosto imperdibile è la "Caccia al Cinghiale", che rievoca l'arrivo a Mondavio di Giovanni della Rovere e dei Dignitari del Ducato di Urbino, per la presa di possesso del Vicariato avuto in dono da Papa Sisto IV in occasione delle sue nozze con Giovanna, figlia di Federico di Montefeltro. Il programma inizia il 13 agosto con un sontuoso banchetto rinascimentale, e termina il 15 con cortei, giochi e scene vita rinascimentale, spettacoli pirotecnici, nella cornice della Rocca Roveresca. Animatore della festa è il Gruppo Arcieri Storici di Mondavio.

  • Chiesa di S. Francesco
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Francesco
    Secondo la tradizione la chiesa fu edificata per volontà di San Francesco di Assisi in occasione di una sua sosta a Mondavio nel XIII secolo. Nel corso dei secoli, subì numerose trasformazioni fino a giungere alle attuali forme nel 1700: un’architettura semplice e maestosa al’’esterno e barocca all’interno. All’interno si ammirano i quadri dei fratelli Persiutti di Fano. Il prospetto è rustico, con laterizio faccia a vista e contrafforti ai lati. Di particolare interesse sono il campanile affusolato a forma di pannocchia e, uscendo dalla chiesa a destra, il chiostro dell’ex convento, a diciotto arcate a tutto sesto e coperte da basse volte a crocera intonacate.
  • Chiesa dei Ss. Pietro e Paterniano
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa dei Ss. Pietro e Paterniano
    La Chiesa dei Santi Pietro e Paterniano di Mondavio venne fondata nel 1444 come unificazione delle omonime parrocchie lontane tra loro. Successivamente venne ristrutturata nel 1563 dall’architetto Bartolomeo Genga e custodiva pregevoli opere fra le quali uno stucco del Brandani raffigurante la Natività.  L’elevazione a Insigne Collegiata è del 1741, quando fu necessario ampliare la chiesa perché era divenuta la più importante della zona. Per l'occasione fu ingrandita incorporando l'adiacente torrione della porta di S. Pietro come abside centrale e si costruirono le cappelle laterali. All’interno sono collocate opere di pregevole fattura: nella Cappella del SS. Sacramento una tela dell’angelo custode di Giuseppe Bottani del XVIII, nell'abside la tela con la Vergine Assunta, S. Giovanni Evangelista e Santa Caterina (sec. XVIII) attribuita ad artisti della scuola del Barocci; nella Cappella dei Santi Protettori una tela di Sebastiano Ceccarini (sec. XVIII) raffigurante la Vergine, S. Michele Arcangelo e S. Eleuterio Papa, con Mondavio nello sfondo.
    In particolare nella cappella del SS. Sacramento si trova anche un piccolo quadro posto al centro di un grande ovale, rappresentante il volto sacro di Gesù coronato di spine e sanguinante, attorno al quadro sono affrescati degli angeli che tengono in mano alcuni strumenti della passione.
  • Chiesa di S. Maria della Quercia
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Maria della Quercia
    Sulla strada che conduce a S. Michele al Fiume, ad appena 2 km dal centro storico di Mondavio, sorge la Chiesa di S. Maria della Quercia, piccola chiesa risalente al 1521, ampliamento di una precedente costruzione trecentesca. L’esterno è concepito come un unico volume che si prolunga, nella parte frontale, in un porticato costituito da tre archi a tutto sesto. Sopra il porticato erano presenti due stanze adibite all’accoglienza dei pellegrini che transitavano per questa strada, essi andarono persi con i lavori di ristrutturazione dei primi decenni del '900.
    L’interno della chiesa contiene tre altari e preziosi affreschi datati 1535, attribuiti ai fratelli Presutti di Fano (sec. XVI). Essi raffigurano il Crocifisso, la Madonna con Bambino , la Madonna con Bambino con i Santi Rocco e Sebastiano e una rappresentazione dell’antica Mondavio. Attorno all'altare maggiore sono presenti, inoltre, due finestre affrescate attribuite al Ridolfi (sec. XVI), raffiguranti i Santi Pietro e Paolo.
  • Teatro Apollo
    0721.977758
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Teatro Apollo

    Di origini tardo settecentesche e ricavato nella preesistente ex chiesa dedicata a San Filippo Neri, il Teatro Apollo, completamente rinnovato nel 1887 è nel suo genere, un autentico gioiello che il recente restauro ha restituito al suo antico splendore.

    Inizialmente gestito dall’Accademia del Teatro, fu particolarmente attivo nell’800 e nella prima metà del 1900.

    Di notevole suggestione per l’armonia degli spazi e l’eleganza delle decorazioni floreali a festoni, racemi d’acanto e grottesche, esaltate dal bellissimo soffitto a velario con putti danzanti in circolo intorno ad Apollo. Il teatro ha riacquistato oggi la sua importante funzione culturale e sociale non solo nell’ambito della comunità mondaviese.

  • Museo di Rievocazione Storica della Rocca Roveresca
    0721/977758
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Museo di Rievocazione Storica della Rocca Roveresca
    Il Museo è ubicato nella Rocca, straordinaria espressione di architettura militare del primo Rinascimento, progettata dall'architetto senese Francesco di Giorgio Martini (1439-1502) per Giovanni Della Rovere ed ultimata intorno al 1492, anno che, con la scoperta dell'America, segna l'inizio dell'era moderna. Il Museo, articolato in due sezioni dedicate rispettivamente all'Armeria e alla Rievocazione storica, offre una completa testimonianza di quelle che furono le armi di offesa e difesa, dal Medio Evo fino a tutto il Seicento, nonché una accurata ricostruzione di ambienti, arredi e costumi rinascimentali. Ogni anno, durante la settimana di ferragosto, la Rocca sembra tornare agli antichi splendori: con la tradizionale Rievocazione Storica della "Caccia al Cinghiale" del giorno 13, con il banchetto rinascimentale, le manifestazioni teatrali "Suoni e Luci" del giorno 14, le gare di abilità di tiro con l'arco e con la balestra del 15 agosto "Palio delle Contrade", e con i giochi di bandiera, l'animazione di un giardino rinascimentale, fino all'apoteosi conclusiva della simulazione di un incendio nel Mastio. Le manifestazioni rievocative traggono spunto da un preciso avvenimento storico: la riconciliazione della città con Giovanni Della Rovere, Signore di Senigallia. Causa non ultima dello straordinario stato di conservazione della Rocca è il fatto stesso di non aver mai ricevuto né sparato un colpo di bombarda.
  • Fossombrone
    0721 7231; 0721 723263
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Fossombrone

    Fossombrone è un'antica cittadina di origini romane posta nella media valle del Metauro, lungo il percorso dell'antica Flaminia. Sorge poco più a monte della piana fluviale dove si estendeva l'abitato di Forum Sempronii, così forse denominato dal tribuno della plebe Gaio Sempronio Gracco quando sorse in applicazione della lex Sempronia (attorno al 130 a.C.). Testimonianza dell'epoca è il parco archeologico di Forum Sempronii.

    COSA VISITARE
    Tra gli edifici di architettura religiosa si segnalano la Chiesa di San Filippo, la trecentesca Chiesa di Sant’Agostino, la Chiesa di San Francesco e la Cattedrale dalla facciata neoclassica.
    Nel centro storico spiccano alcuni palazzi: la Corte Bassa, residenza dei Duchi di Urbino, la Corte Alta, detto anche Palazzo Ducale ampliato da Francesco Di Giorgio Martini nel 1466-1470, che oggi custodisce la Pinacoteca Civica e il Museo Civico “Augusto Venarucci”, che contiene reperti relativi alla preistoria, alla cultura subappenninica e picena e un’ampia sezione dedicata alla romana Forum Sempronii; il cinquecentesco Palazzo Cattabeni, Palazzo Dedi, caratterizzato da una facciata in bugnato piatto, e il Palazzo Comunale.

    Nella Cittadella fortificata che domina la città ci sono i resti dell'antica Rocca Malatestiana, a pianta pentagonale, nel cui cortile sorge la Chiesa di S. Aldebrando. Lungo Via Pergamino, in direzione di Urbino, si trova Palazzo Pergamini-Negri, dove è custodita la Quadreria Cesarini, che comprende oltre 60 dipinti e realizzazione grafiche di Anselmo Bucci, oltre che opere d’arte moderna e contemporanea.

    TIPICITÀ ED EVENTI
    Tra le prelibatezze di Fossomobrone ricordiamo le ciambelle di Pasqua, il coniglio in porchetta e la crescia sfogliata.
    A Marzo si tiene la Mostra Mercato del Tartufo Bianchetto, organizzata dall’Associazione Tartufai di Fossombrone; a Maggio si svolge invece la Rievocazione Storica Rinascimentale "Trionfo del Carnevale".

  • SS. Aldebrando e Agostino in Cattedrale
    0721 716516
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: SS. Aldebrando e Agostino in Cattedrale

    Anticamente abbazia benedettina, fu rifatta quasi completamente dall'imolese Cosimo Morelli (1776-84) e presenta una facciata tripartita con la parte centrale molto sviluppata, di stile neoclassico. L'interno a tre navate in stile neoclassico, è ravvivato dalla policromia degli altari, opera degli scalpellini e marmisti di S. Ippolito. I disegni degli altari sono del forsempronese Nicola Vici.
    Fra le opere d'arte di maggior pregio si ricordano la Madonna col Bambino e i SS. Giuseppe e Francesco; S. Caterina da Siena, entrambe opere di G.F. Guerrieri; Madonna col Bambino, S. Anna e S. Aldebrando di C. Ridolfi e Madonna col Bambino e S. Anna di G.F. Guerrieri.
    Nelle nicchie suddivise da eleganti lesene sono scolpite ad altorilievo le immagini della Vergine col Bambino e dei Santi Aldebrando, Pietro, Paolo e Biagio. L'organo, realizzato nel 1785 da Gaetano Callido, è stato restaurato nel 1996-97.

  • Convento Santuario del Beato Benedetto Passionei o dei Cappuccini
    0721. 714370
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Convento Santuario del Beato Benedetto Passionei o dei Cappuccini
    Il Convento dei Padri Cappuccini, segnalato da una grande croce luminosa, è edificato sulla Collina di San Giovanni, da cui si può ammirare un panorama mozzafiato sulla città, incorniciata dalle rupi del Furlo, dai Monti delle Cesane e dalle dolci colline marchigiane.
    Si tratta di uno dei primi conventi dell’ordine fondato dai frati forsempronesi Ludovico e Raffaele Tenaglia nel XVI sec.; ospitò illustri personaggi, fra cui San Giuseppe da Copertino e il beato Benedetto Passionei.
    Il convento è abitato da frati cappuccini ed è aperto solo per ritiri spirituali e meditazione, a tutte le attività svolte si accede con offerta libera.
    Si può contattare il convento ai recapiti indicati.
  • Chiesa dei Ss. Giovanni Battista e Floriano
    0721/7231 (comune)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa dei Ss. Giovanni Battista e Floriano
    In località Isola di Fano, si trova la chiesa di S. Giovanni Battista, del XVI sec., ora santuario del beato Benedetto Passionei, con annesso il convento francescano, uno dei primi dell'ordine, dimora di parecchi santi religiosi: b. Benedetto Passionei, S. Giuseppe da Copertino, S. Serafino da Montegranaro. All'interno della chiesa si conserva un artistico altare ligno con tela Madonnae Santi (copia dal Barocci del pesarese Gaetano Bessi) e il coro ligneo, in noce. La storia di questa comunità religiosa era iniziata nel 1529 quando i due fratelli Ludovico e Raffaele Tenaglia da Fossombrone, minori osservanti, si erano ritirati qui in eremitaggio per realizzare una forma di vita più aderente gli ideali della spiritualità francescana. 
    Ogni anno una lunga fiaccolata sale da Fossombrone su questo colle, percorrendo ripidi sentieri , per onorare il beato Benedetto in un rituale di devozione profonda che unisce la gente della vallata a questo luogo santo.
  • Rocca
    0721 7231 (Comune)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Rocca Malatestiana

    La Rocca, situata alla sommità del colle di Sant’Aldebrando, nella cittadella che domina l’abitato di Fossombrone, costituiva uno dei caposaldi del sistema fortificatorio del ducato di Urbino, a controllo della media valle del Metauro e della via Flaminia.
    La rocca assunse l’assetto definitivo a partire dal 1444, quando il feudo passò sotto il dominio di Federico da Montefeltro. Per adeguarsi alle esigenze militari e alle nuove tecniche difensive conseguenti all’uso delle armi da fuoco, la Rocca fu trasformata da Francesco di Giorgio Martini in una fortificazione articolata e complessa.
    Della struttura martiniana rimangono le mura perimetrali con i tre torrioni ed il mastio.
    Smantellata nel 1502, in seguito alla guerra contro il Valentino, la rocca cadde in rovina e tra le sue mura venne successivamente eretta la chiesetta di S. Aldebrando.

  • Fossombrone - Ponte della Concordia
    0721.723263
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Fossombrone - Ponte della Concordia
    A Fossombrone il Metauro passa entro il centro storico ed è attraversato da un bel ponte ad un solo arco, detto Ponte della Concordia. È uno dei più lodati d'Italia per l'ardita semplicità del suo unico arco a tutto sesto
    Il ponte scavalca il fiume Metauro a sud dell’abitato di Fossombrone (PU).
    Il Ponte della Concordia compare con questa denominazione in una delibera di Giunta del Comune di Fossombrone del 1964, ma è anche conosciuto come Ponte Vittorio Emanuele, dato che durante la seconda guerra mondiale si chiamava Ponte Vittorio Emanuele III, o più semplicemente come Ponte sul Metauro.
    Collega l'abitato di Fossombrone col vicino Borgo di Sant’Antonio in riva destra. Esso è stato ricostruito nel 1947 dal Ministero dei Lavori Pubblici, come ricorda una lapide posta ad una estremità, in maniera fedele rispetto al ponte precedente, sempre a un solo arco, che risale al 1782.

  • Parco Archeologico di Forum Sempronii
    0721.723263 - 340.8245162 (Pun
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Parco Archeologico di Forum Sempronii

    La zona archeologica occupa un ampio terrazzo fluviale posto alla sinistra del Metauro e delimitato a occidente dal fosso della Cesana (o rio di San Martino), lungo la Strada Statale 3 Flaminia.

    Gli scavi hanno dimostrato che il pianoro su cui sorse Forum Sempronii era già frequentato, se non occupato in forma stabile e continuativa, fin dal periodo piceno, con modalità al momento non ancora ben definite: le ipotesi avanzate propendono per un vero e proprio abitato o almeno per un centro di mercato, dato che qui si incontravano importanti direttrici viarie di età protostorica legate anche alla transumanza.

    Il nome stesso del centro romano alla lettera significa “Foro di Sempronio”, dove il termine Forum indica propriamente un luogo di mercato, evidenziandone la naturale vocazione commerciale.

    Questo stretto legame con la rete stradale si rafforza in età romana, per la connessione di questo abitato con la viabilità dell’epoca e la sua collocazione equidistante rispetto ad altri importanti centri della regione.

    Ingresso gratuito

    Su richiesta, presso la Soprintendenza. Su richiesta, Ispettore Onorario (Direttore del Museo Civico “A Vernarecci” - tel 0721 714645)




  • Complesso monumentale di San Filippo Neri
    tel. 0721 723263 - 340 8245162
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Complesso monumentale di San Filippo Neri

    La chiesa, eretta a spese della comunità e dedicata ai cinque Santi protettori della città (Aquilino, Gemino, Magno e Donato) come ringraziamento per la nascita di Federico Ubaldo (1605-1623).
    In questo stesso anno si costituì una prima aggregazione di religiosi seguaci di San Filippo Neri, che si riuniva presso l'Oratorio del Sacramento, nei sotterranei della Cattedrale. All'origine di tale iniziativa non fu forse estranea l'influenza di Padre Giovanni Antonio Lucci, già presente nella comunità religiosa forsempronese, quindi passato a Roma, nel novero dei più attivi collaboratori di San Filippo Neri, impegnato nella costruzione della chiesa della Vallicella. 
    L' interno, a navata unica con copertura a volta, cappelle laterali (tre per ciscun lato) e grandiosa abside, presenta un'esuberante decorazione in stucco (statue, cornici, membrature, fregi), parte della quale è stata attribuita al plasticatore Tommaso Amantini da Urbania (1625-1675 ca.).
    Nella realizzazione degli apparati pittorici (attualmente depositati presso la Civica Pinacoteca), eseguiti tutti dopo l'insediamento dei Padri Oratoriani, è rilevante la presenza dell'artista forsempronese Giovan Francesco Guerrieri con ben tre opere: la grande pala dell'altare maggiore (1621-1623) con i cinque Santi Protettori nell'atto di offrire alla Vergine il prototipo della Chiesa di San Filippo, quale si doveva presentare a lavori ultimati, mai portati a compimento; un carraccesco San Barnaba Orante  ed un  San Michele Arcangelo e la Trinità, donato dal padre filippino Michelangelo Azzi nel 1625.
    Tra le altre pale si segnalano una Madonna con San Giovanni Battista e San Girolamo di Claudio Ridolfi ed una Madonna di Loreto, attribuita al bolognese Giovan Francesco Gessi, allievo del Reni.

  • Pergola
    0721 7373274 (Servizio Cultura
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Pergola

    Pergola, posta lungo l'alta valle del fiume Cesano su un ampio terrazzo alla confluenza con il Cinisco, è un piccolo comune ma ricchissimo di arte che dista circa 50 da Fano.

    A testimonianza del suo antico glorioso passato restano i famosi Bronzi Dorati da Cartoceto di Pergola di età giulio-claudia (tra il 23 e il 29 a.C,.) o addirittura cesariana (30-50 a.C.), rinvenuti solo nel 1946. Sull'identificazione dei quattro personaggi (due maschili a cavallo e due femminili) del gruppo sono state avanzate diverse ipotesi e fatte molto ricerche, così come sull'epoca di realizzazione, sulla provenienza e sul motivo della frantumazione delle statue (damnatio memoriae, furto o bottino di guerra). Il complesso costituisce uno dei pochissimi grandi gruppi scultorei equestri in bronzo dorato dell’antichità romana giunti fino a noi e, dopo un lungo e complesso lavoro di ricomposizione e restauro, realizzato con tecniche e materiali d'avanguardia presso il Centro di Restauro di Firenze, sono ora ospitati nel Museo dei Bronzi Dorati, che ha sede nell'ex convento di San Giacomo. La struttura museale ospita anche una pinacoteca con quadri e opere lignee, una sezione numismatica, una sezione romana e una sezione di arte contemporanea con opere grafiche del maestro e concittadino Walter Valentini.

    Pergola è inoltre conosciuta come la città dalle cento chiese, ricche di preziose opere d’arte, che sono testimonianza dell’importante ruolo economico, politico e religioso svolto dalla cittadina nel corso dei secoli. Una delle più antiche è la chiesa gotica di San Giacomo (sec. XIII), rinnovata insieme all'ex convento delle agostiniane, oggi sede del Centro Operativo Museale.
    Da visitare è anche la chiesa di San Francesco, con bel portale trecentesco ad arco acuto. Il Duomo, già chiesa degli agostiniani, ha un interno tardo barocco e una facciata ottocentesca, come barocchi sono gli interni di altre chiese: da Santa Maria Assunta alla chiesa dei Re Magi, da Sant'Andrea alla settecentesca chiesa delle Tinte, a croce greca con elegante cupola ottagonale. Fra gli edifici di architettura civile spicca il Palazzo Comunale, costruito su progetto del riminese Gianfrancesco Buonamici dopo il 1750.

    Meritano di essere menzionati anche l'antico Palazzo Ducale, quello dei Malatesta, poi Ginevri-Latoni e il settecentesco Teatro Angelo Dal Foco, recentemente recuperato dopo anni di abbandono. Altri bei palazzi privati sono quelli dei conti Mattei-Baldini, dei Badalucchi, dei Guazzugli-Gabrielli, dei Caverni, dei Giannini (oggi Buschi), dei Ruffini e dei Cini (oggi Giannini).

    Tra  i prodotti  enogastronomici si ricordano i vini di qualità di Pergola, tra i quali la Vernaccia Rossa o Vernaculum di Pergola, il vino DOC Sangiovese dei Colli Pesaresi, il Moscatello, il Vinsanto ed il Visner (noto anche come visciolata o vino di visciole).

    Altro pregiato prodotto di Pergola è il tartufo, a cui viene dedicata in autunno una Fiera Nazionale del Tartufo Bianco Pregiato di Pergola e dei Prodotti Tipici.

  • Chiesa di S. Andrea in Concattedrale
    0721 73731 (comune)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Andrea in Concattedrale


    La chiesa di Sant'Andrea in Concattedrale (Duomo) fu edificata nel 1258 dai frati Agostiniani. Modificata nel corso dei secoli, conserva l'antica torre campanaria romanico-gotica. L'interno, a tre navate, presenta elementi barocchi e neoclassici. Custodisce tele di Terenzio Terenzi detto il Rondolino (1575-1621), di Giovanni Francesco Ferri (1701-1775), di Gian Andrea Urbani (?-1632) discepolo del Barocci, di Luca Giordano detto il "Fapresto" (1634-1705), di Jean Boulanger (1606-1660) discepolo del Reni, di Giovanni Anastasi (1623-1704).
    Importanti un Crocifisso dipinto su tavola del XIV secolo, attribuito allo Pseudo Palmerucci e un altro Crocifisso in terracotta del XVI secolo. Di notevole interesse altari, statue e manufatti in legno: l'Angelo Custode (sec. XVII), la Madonna dei Sette Dolori e il Cristo Morto (sec. XVII-XVIII), un Crocifisso (sec. XVIII), la Gloria e la Macchina Processionale dei Santi Protettori (sec. XVIII).
    Notevole il Reliquiario del Capo di San Secondo, fine lavoro di oreficeria gotica in rame dorato, argento e smalti del XV secolo. Sempre a Pergola si trova la chiesa di San Giacomo dei sec. XIII-XVIII che è attigua al Convento delle Agostiniane oggi sede del "Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola".

     

  • Chiesa di S. Maria in Piazza
    0721/778618 (Comune)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Maria in Piazza

    E' la chiesa più antica di Pergola, fondata nel primo decennio del secolo XI da San Romualdo. Sconsacrata è oggi adibita ad auditorium. Della costruzione originaria romanico-gotica restano il rigoroso portale a sesto acuto e pochi altri elementi visibili nella parte centrale della facciata, modificata nel 1831 secondo i canoni del neoclassicismo. L'interno conserva altari in legno dorato e in stucco. Da segnalare la tela raffigurante S. Carlo Borromeo in adorazione, opera notevole di Claudio Ridolfi e la Madonna del Rosario di Scuola Veneta del XVII secolo.

  • Santuario della Madonna del Sasso
    0721 779133 (parrocchia)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Santuario della Madonna del Sasso
    La chiesa della Madonna del sasso è posta su uno sperone roccioso che domina la gola omonima sui confini tra le due province di Pesaro e di Ancona. Ricostruire la storia del Santuario non è facile, poiché ha subito notevoli restauri nel corso degli anni, si ipotizza che inizialmente sia stata una fortezza longobarda, certamente fu un Eremo di frati Camandolesi. Notizie più certe si hanno dal 1710 in cui venne completamente restaurato e adibito a Santuario Mariano. All’interno è visibile un dipinto ad olio con le immagini della Madonna che sorregge Gesù Bambino benedicente con la mano destra e con un globo sulla mano sinistra nel cui telaio si legge “Questo quadro fu fatto fare da Don Innocenzo Marchesi – priore – l’anno 1710”. Nello stesso tempio, entro un quadro, è visibile un cuore d’argento donato alla Madonna dalle donne pergolesi. Il giorno 3 Giugno 1781, esse si trovavano in pellegrinaggio al Santuario, e si salvarono dal violento terremoto.
    gni anno per tutto il mese di Maggio, gli abitanti dei vicini Comuni ritornano al Santuario per rinnovare la fede nella Madonna del Sasso, e la terza domenica dello stesso mese, la Madonna viene portata a spalla dal Santuario dopo la celebrazione della S. Messa con partenza alle ore 10,45 in direzione della Chiesa di Bellisio Solfare e ritornerà lo stesso giorno alle ore 21,00.
  • Teatro Angel dal Fuoco
    0721 734090
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Teatro Angel dal Fuoco
    Il teatro è contenuto all’interno del vecchio fabbricato che nel secolo XVII ospitava i magazzini del Monte di Pietà, detti anche dell’Abbondanza. Eretto dall’Accademia degli Immaturi, quando ormai lo spazio del salone del Palazzo Comunale era divenuto insufficiente. Il nuovo teatro, inaugurato nel 1696, fu originariamente denominato ‘Teatro della Luna’ e nel 1723 vide rinnovata la propria dotazione scenica ad opera di Francesco e Ferdinando Bibiena. Quando nel 1752 Papa Benedetto XIV elevò Pergola al grado di "città", si giudicò opportuno ricostruire il teatro: ciò che avvenne fra il 1754 e il 1758 ad opera dell’architetto bolognese Raimondo Compagnini che si avvalse di Giuseppe Torreggiani e del pergolese Giovan Francesco Ferri per il nuovo corredo scenico. La sala seppure subì delle modifiche presenta ancora l’originaria fisionomia datale dal Compagnini: pianta ad U circondata da tre ordini di palchi (44 in totale) e sovrastante loggione a balconata aperta con soffitto impostato sulle murature perimetrali. I parapetti sono a fascia continua, interrotti da paraste solo ai lati del proscenio che presenta un architrave piano, sorretto ai lati da quattro mensoloni. L’intera struttura è a mattoni, comprese le pareti divisorie dei palchi, e alquanto modesti sono gli elementi decorativi, palese frutto di un rinnovamento effettuato forse all'inizio del nostro secolo. Manomesso dagli sfollati nel corso del secondo conflitto mondiale e spogliato di tutti i suoi arredi e scenari, compreso il sipario (raffigurante una veduta di Pergola), dipinto dal pergolese Beniamino Barbanti nel 1860 quando il teatro fu dedicato al capitano di ventura Angelo Dal Foco o Angelo da Pergola, lo stesso è stato lasciato per più decenni in stato di completo abbandono e solo dopo un crollo parziale del tetto registrato nel 1981 è iniziata la progressiva opera di recupero. Il Teatro è stato riaperto nel dicembre 2002 ed è oggi tornato alla sua attività.
  • Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola
    0721 734090
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola
    Il museo ha sede nel trecentesco ex-convento di San Giacomo e raccoglie opere di rilevante interesse storico-artistico provenienti dal territorio del Comune. Le quattro sezioni che costituiscono il polo museale si articolano intorno al chiostro in una sorta di percorso circolare. Inaugurato il 9 ottobre 1999, il museo accoglie i Bronzi Dorati, l'unico gruppo di bronzo dorato giunto dall'età romana ai nostri giorni. La sezione archeologica si completa con mosaici policromi e corredi di tombe di età romana rinvenuti nella zona.

    La sezione numismatica comprende 238 monete, della raccolta donata al Comune di Pergola da don Giovanni Carboni nel 1971. La collezione si riferisce ad un periodo particolare della storia italiana, quello precedente e contemporaneo alla prime campagne napoleoniche.

    La sezione storico-artistica raccoglie una serie di opere: dipinti, sculture e arredi in legno, stampe e disegni databili tra il XIV e il XVIII secolo, testimonianza significativa del patrimonio artistico della città. La sezione di arte contemporanea presenta una serie di opere grafiche dell'artista pergolese Walter Valentini esponente di spicco dell'astrattismo lirico italiano ed europeo.
  • Urbino città UNESCO e patria di Raffaello
    0722.3091
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Urbino città UNESCO e patria di Raffaello

    Urbino è uno dei centri più importanti del Rinascimento italiano, di cui ancora oggi conserva appieno l'eredità architettonica; dal 1998 il suo centro storico è patrimonio dell'umanità UNESCO. È sede di una delle più antiche ed importanti università d'Europa, fondata nel 1506.

    COSA VEDERE
    Palazzo Ducale è uno dei più interessanti esempi architettonici ed artistici dell'intero Rinascimento italiano. "Palazzo in forma di città" lo definì Baldassarre Castiglione, impressionato dalla reggia dove dimorò Federico da Montefeltro. Il palazzo, caratteristico per i suoi torricini, è sede della Galleria Nazionale delle Marche: la splendida cornice architettonica degli interni, creati dal Laurana, ospita una delle più belle ed importanti collezioni d'arte del Rinascimento italiano.
    Sono presenti splendide pitture di artisti quali Raffaello, Piero della Francesca, di cui spicca la famosa Flagellazione di Cristo, Paolo Uccello, Tiziano e Melozzo da Forlì.
    Lo studiolo del duca Federico, all’interno del Palazzo, custodisce un pregevole soffitto a cassettoni ed è rivestito nella fascia inferiore di legni intarsiati da Baccio Pontelli su disegni di Sandro Botticelli, Francesco di Giorgio Martini e Donato Bramante

    Tra gli edifici di architettura civile e religiosa si segnalano: la Casa Museo di Raffaello Sanzio, dove visse il celebre pittore; il Duomo realizzato in stile neoclassico, che contiene alcune tele di Federico Barocci, e l'annesso Museo Diocesano Albani; il Teatro Sanzio, sorto verso la metà del XIX secolo, sul bastione della Rampa elicoidale; l’Oratorio di San Giovanni, dove è possibile ammirare un imponente ciclo d'affreschi realizzati dai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino Marche tra il 1415 e il 1416; l’Oratorio di San Giuseppe, dove è conservato il complesso scultoreo raffigurante la Natività di Cristo, opera di Federico Brandani e pregevoli decorazioni ed opere d'arte nella prima metà del XVIII secolo, grazie alle committenze e alle donazioni di vari membri della famiglia Albani; il Mausoleo dei Duchi, che fa parte di un complesso conventuale a cui è annesso il cimitero cittadino, è situato poco fuori della cinta muraria della città, venne realizzato, probabilmente, da Francesco di Giorgio Martini nella seconda metà del XV secolo per volere del duca Federico III da Montefeltro, per ospitare la propria tomba e quelle dei suoi successori, ovvero Guidobaldo I Da Montefeltro, ultimo duca della dinastia; il collegio Raffaello, istituito per volere di Papa Clemente XI agli inizi del XVIII secolo, che ospita la sala del consiglio comunale, alcuni uffici della Prefettura e il museo del Gabinetto di Fisica dell'Università; la Fortezza Albornoz, realizzata nella seconda metà del XIV secolo per volontà del cardinale Egidio Alvares de Albornoz.

    TIPICITÀ ED EVENTI
    Tra le specialità locali, rinomata è la "Casciotta d'Urbino", riconosciuto prodotto DOP: si tratta di un formaggio a pasta semicruda da tavola, realizzato sin dall'antichità. Gustosissima è anche la crescia urbinate, definita anche crescia sfogliata, una sorta di focaccia che si mangia calda con salsiccia, erbe di campo, prosciutto, lonza o formaggio.

    Gli eventi di maggior rilievo che hanno luogo a Urbino durante l’anno sono il Festival di Musica Antica (luglio), la Festa del Duca (agosto) e la Festa dell’Aquilone (settembre).

  • Chiesa di S. Caterina
    La Chiesa Conventuale di Santa Caterina è attigua al monastero delle agostiniane, segnata da un portale in pietra di tardo Cinquecento, col timpano spezzato e al centro la figura di Santa Caterina. L'interno è formato da un'aula rettangolare coperta da volta a botte, illuminata da quattro finestre a orecchie. La decorazione a grisaille sembra ripresa forse su altra preesistente di primo ottocento, nella medaglia ovale della volta troviamo un'anonima tela rappresentante Santa Caterina. L'altare maggiore, di origine tardo cinquecentesca, è realizzato con marmi policromi che racchiudono un bassorilievo centrale in stucco dorato, raffigurante il martirio di Santa Caterina, opera di Federico Brandani, che si conclude con un timpano spezzato su colonne corinzie. Anche i due altari laterali, di origine settecentesca, hanno marmi policromi nelle mense, e la parte superiore lignea che incornicia i quadri: San Michele fra i santi Pietro e Barbara di Alfonso Patanazzi, Santa Teresa e Santa Caterina di Cialdieri. Ancora del Brandani sono ammirabili i due medaglioni in stucco dorato nel fastigio dei due altari con i santi Michele e Caterina.
  • Chiesa di S. Domenico
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Domenico
    La Chiesa San Domenico fu consacrata nel 1365 e dopo il suo rifacimento settecentesco, in facciata sono rimasti solo il fregio in cotto e il grande oculo centrale, ornato con motivi vegetali. Estremamente interassante nella facciata sopra il portone una lunetta raffigurante La Madonna col Bambino e i santi di Luca Della Robbia. La lunetta originale, attualmente, è stata spostata nel palazzo ducale per motivi di conservazione e al suo posto ora c'è una copia. L'interno, ad unica navata, è stato completamente rifatto nel Settecento, perdendo così gran parte delle decorazioni che rivestivano le pareti. Presso l'arco trionfale si ammirano due tele di Francesco Vanni, che raffigurano Angeli; l'altar maggiore è dominato dalla Madonna col Bambino, San Domenico, Santa Caterina da Siena e Santa Rosa da Lima, opera notevole di Giovanni Conca. Attualmente la chiesa è sconsacrata: si può visitare solo in occasione delle manifestazioni culturali che periodicamente ospita.
  • Chiesa di S. Francesco di Paola
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Francesco di Paola
    La chiesa nasce nel 1603 per il voto della città di Urbino, inteso a propiziare la nascita di un erede maschio al Duca Francesco Maria II della Rovere. Su disegno dell’architetto Muzio Oddi, i lavori di costruzione iniziarono nel 1612 e finirono due anni più tardi. Nel 1708, la chiesa fu acquisita dalla congregazione del Corpus Domini, che ne fece la propria sede e vi rimase fino al 1759. E’ in questo periodo che l’edificio si arricchisce di lesene, cornici, festoni decorativi e di tutti quei simboli che caratterizzavano la confraternita. Il prospetto è sovrastato da un timpano triangolare e decorato dalle due statue della Fede e della Speranza: nel fastigio appare l’emblema a raggi di San Francesco di Paola. Sopra il portale si nota il simbolo della compagnia accompagnato dalle iniziali di Teodoro Giusti, suo benefattore. L’interno è costituito da un'aula non molto vasta e dal nicchione a fondo piano dell'altar maggiore. Il disegno architettonico consiste nelle paraste polistili corinzie, al di sopra delle quali corre un fregio con cornicione d'imposta per un soffitto a volta molto ribassata, invaso da una decorazione in stucco tardo-cinquecentesca, opera dello stuccatore Marcello Sparzi, mentre gli affreschi barocchi sono di Antonio Viviani. Il soffitto è ricco di immagini allegoriche, che rappresentano le Virtù, e di dipinti con le storie del santo, mentre il medaglione centrale raffigura la Gloria. All’altar maggiore, sotto una Natività del Viviani, campeggia la pala di Michelangelo Dolci, che raffigura il santo titolare. Lungo le pareti si ammirano varie statue scolpite da Agostino Capelli.
  • Ex Monastero di Santa Chiara
    0722 309602-222 (Assessorato a
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Ex Monastero di Santa Chiara

    Il Monastero di Santa Chiara è l'antico monastero delle monache clarisse di Urbino. Si tratta di uno dei principali monumenti cittadini ed uno dei massimi esempi di architettura rinascimentale. Attualmente è sede dell'Istituto superiore per le industrie artistiche di Urbino.  Fu costruito nel 1420 per ospitare il Conservatorio delle donne vedove; nel 1456 ricevette la regola dell'osservanza di Santa Chiara da Papa Callisto III per intercessione del duca Federico III da Montefeltro. Nel 1457 vi si ritirò in clausura la prima moglie del duca Federico III, Gentile Brancaleoni, e nel 1472 vi fu sepolta la seconda moglie del duca, Battista Sforza. Nel 1482 anche Elisabetta da Montefeltro, una delle figlie del duca Federico III, si ritirò in questo monastero, dopo la morte del marito Roberto Malatesta; dopo alcuni anni divenne suora e con la sua dote avviò la ristrutturazione del monastero, su progetto dell'architetto senese Francesco di Giorgio Martini, rimasto incompiuto per le sfavorevoli contingenze storiche. Successivamente i Della Rovere intervennero sulla chiesa conventuale tra XVI e XVII secolo; dal 1538 divenne il Mausoleo ducale con la sepoltura del duca Francesco Maria I Della Rovere, della moglie Eleonora Gonzaga, del figlio, il cardinale Giulio Della Rovere, della nuora Giulia Varano e della nipote Eleonora o Lavinia Della Rovere. Nel 1864 la struttura fu confiscata dal Comune, che la destinò a Istituto di educazione femminile, destinazione che mantenne fino al 1904 quando vi fu istituito l'ospedale civile. Negli anni settanta l'ospedale venne trasferito in un nuovo fabbricato, nella periferia della città, e così l'ex-monastero divenne sede dell'Istituto superiore per le industrie artistiche (ISIA).

  • Oratorio della Santa Croce
    0722.2613 (I.a.t)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Oratorio della Santa Croce
    L'Oratorio è il più antico di Urbino e probabilmente anche il più ricco, prima delle spoliazioni napoleoniche. Vi si raccoglieva la Confraternita dei Disciplinati di Santa Croce. L’edificio subì nel tempo vari interventi che ne modificarono profondamente l’aspetto primitivo. L’interno è ad unica navata e presenta una pianta irregolare. Alle pareti sono ancora visibili frammenti di affreschi di Giovanni Santi, Ottaviano Nelli, Giorgio Picchi. Sull’altar maggiore troneggia una copia della cinquecentesca Deposizione, di Francesco Menzocchi (l’originale è conservato a Brera).
  • Oratorio della Grotta
    0722.2613 (I.a.t)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Oratorio della Grotta
    L'oratorio della grotta, presenta tra i suoi tesori una splendida pietà in marmo eseguita da Giovanni Bandini nel 1597 su commissione di Francesco Maria II della Rovere. La sua origine è da collegarsi a quella di una pia Confraternita che fece richiesta a Guidobaldo I di alcune stanze dei sotterranei del Duomo. Accolta la richiesta i Confratelli ridussero a Oratorio due di questi ambienti. È incerto chi abbia fornito i disegni delle tre cappelle; si è pensato a Federico Comandino, ma non è da escludere l'intervento di Girolamo Genga o del Martini stesso. Le tre cappelle ripetono la planimetria absidata della zona presbiteriale della chiesa superiore e sono disimpegnate da un lungo corridoio corrispondente al transetto.
  • La maiolica e l'artigianato
    Urbino è rinomata oltre che per la maiolica (notevole è la collezione conservata nel Palazzo Ducale con opere delle officine di Patalnazzi e Nicola da Urbino), anche per i metalli, i tessuti, l’antiquariato e la conservazione dei beni storico artistici. Di particolare interesse è la tradizione della stampa d’arte e del restauro del libro.

  • Salone del Trono del Palazzo Ducale

    Il Salone del Trono, posto al piano nobile del Palazzo simbolo del Rinascimento italiano, è un ambiente maestoso con i suoi 35 metri di lunghezza, 15 di larghezza e 17 di altezza al colmo della volta.La sala rappresentava l’ostensione del potere militare e dinastico del principe, era una vera e propria “Sala delle Feste”, che divenne “Salone del Trono” quando si collocò nel locale il trono del Legato pontificio. L’ineffabile Giardino Pensile unisce il corpo di fabbrica dei Torricini e quello dell’antico Castellare. Due luoghi aperti alla celebrazione di matrimoni civili davvero d’eccezione.

  • Sant'Angelo in Vado
    0722.88455
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Sant'Angelo in Vado
    Sant'Angelo in Vado è una cittadina situata lungo l'alta valle del fiume Metauro, al centro di un ameno paesaggio caratterizzato dai primi contrafforti appenninici che fiancheggiano la strada statale che sale verso il passo di Bocca Trabaria (m.1044).
    Di origini medievali, Sant'Angelo in Vado è sorto sulle rovine della romana Tiphernum Mataurense, antico municipio distrutto durante la guerra gotica. L'abitato medievale fu dedicato all'Arcangelo Michele e definito 'in Vado' dal guado lungo il Metauro. Centro principale fin dal IX secolo della cosiddetta Massa Trabaria, dalla metà del secolo XIV fu soggetto ai Brancaleoni per entrare a far parte dei territori del futuro ducato di Urbino quando Gentile Brancaleoni sposò Federico da Montefeltro.  
    Il centro storico è ricco di bei monumenti di varie epoche: dal trecentesco Palazzo della Ragione sovrastato dalla coeva Torre Civica (el Campanon) alla settecentesca Cattedrale, dagli antichi palazzi Santinelli, Grifoni, Clavari e Mercuri al secentesco Palazzo Fagnani, maestosa sede comunale dal 1838.
    Fra le chiese più significative ricordiamo: Santa Maria extra muros con l'adiacente ex monastero dei Servi di Maria, Santa Chiara con il relativo convento, Santa Caterina del Corso e Santa Caterina delle Bastarde, la seicentesca chiesa ottagonale di San Filippo e l'oratorio dell'Immacolata, San Bernardino, San Francesco e la cinquecentesca Santa Maria degli Angeli con adiacente chiostro coevo. Poco lontano dal complesso chiesastico di San Francesco, nell'area del Campo della Pieve,  sorge la Domus del mito, il più importante ritrovamento archeologico venuto alla luce negli ultimi 50 anni; eretta verso la fine del I secolo d.C., è ampia circa 1.000 metri quadrati e impreziosita da un ricco complesso di mosaici figurati bicromi e policromi; altra stanza spettacolare è il triclinium che raffigura una scena di caccia e una di pesca contornate da un festoso repertorio di motivi geometrici in bianco e nero.
    Sant'Angelo in Vado è la città natale di Taddeo e Federico Zuccari che a fine XVI secolo si cimentò in un'opera ciclopica, illustrando la Divina Commedia di Dante Alighieri.
    È' la capitale del tartufo bianco pregiato. 
    Nelle ultime tre settimane di ottobre e nella prima di novembre si tiene la Mostra Nazionale del tartufo Bianco. Ospita anche un Centro Sperimentale di Tartuficoltura. 

  • Chiesa di S. Michele Arcangelo
    0722.88455 Ufficio turistico
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Michele Arcangelo
    Di origini remote venne ricostruita ex novo nei secoli XVI e XVII perché ritenuta troppo modesta rispetto agli altri luoghi sacri della cittadina. L'esterno si presenta con l'ampia facciata in laterizio, che domina la Piazza del Palazzo della Ragione, divisa in tre parti da semicolonne aggettanti. Sopra il portale al centro campeggia lo stemma di Papa Clemente XIV, vadese, pontefice dal 1769 al 1774.

    Nel 1639 la Pieve venne consacrata Cattedrale dal Papa Urbano VIII che elevò S. Angelo in Vado al grado di Città e Diocesi. La chiesa, ad una sola navata, venne fortemente manomessa a partire dal 1728 e i lavori furono portati avanti con i beni del Seminario e i contributi delle Confraternite e dei fedeli.

    La nuova cattedrale venne consacrata nel 1770 e si presenta ora a tre navate con due cappelle laterali, l'una dedicata alla Madonna del Pianto e l'altra pertinente alla Confraternita degli Ortolani.sono presenti quadri di Francesco Mancini e dello Schiroli, dipinti attribuiti a Gentile da Fabriano (sec. XIV), Claudio Ridolfi (1570-1644) e Guido Reni (1575-1642); nella cappella della "Madonna del Pianto" (1855) si trovano opere dell'artigianato artistico vadese: coro ligneo (Benedetto Boccioni) e cancellata in ferro battuto (Gaspare Dindi).
  • Complesso museale di S. Maria Extra Muros
    0722 819901 (comune)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Complesso museale di S. Maria Extra Muros
    Costruzione risalente al 1331 e oggetto di modifiche successive, la quale conserva un vero e proprio museo. Era definita anche extra muros per distinguerla da quella che i Serviti avevano lasciato in gestione all'ordine femminile, all'interno del paese.Dal punto di vista artistico è il monumento più importante di Sant'Angelo in Vado, conservando, tra le altre opere, dipinti di Raffaellino del Colle e del vadese Francesco Mancini, nonché fastosi altari riccamente intagliati e indorati, accanto ai quali si trovano spesso gli stemmi gentilizi delle illustri famiglie vadesi.Si tratta di un edificio a tre navate con l'ingresso attuale sulla navata di destra; l'entrata originale, davanti al presbiterio, è oggi chiusa. L'attuale pavimento in marmo sostituisce l'originale in mattoni rossi costellato di tombe in arenaria che trovavano posto in corrispondenza degli altari.Sull'altare seicentesco della famiglia Grifoni trova collocazione un rilievo in bronzo attribuito a Lorenzo Ghiberti (XV secolo) raffigurante la Vergine assunta in cielo tra Angeli musicanti. Degni di menzione sono la Sacra Conversazione di Raffaellino del Colle, firmata e datata 1543; la Natività del Battista assegnata a Santi di Tito (seconda metà del Cinquecento); un affresco tornato in luce qualche anno fa rappresentante l'Adorazione dei Magi e la Strage degli Innocenti di Francesco Nardini (intorno al 1560); quattro tele del pittore vadese Francesco Mancini (S. Pellegrino Laziosi guarito dal Crocifisso, La Vergine che dona lo scapolare ai Sette Santi fondatori dell'ordine servita, Il carro con la Vergine e San Filippo Benizi guidato dal leone e dall'agnello e S. Nicola da Tolentino, ritrovata quest'ultima in sagrestia), risalenti agli anni 1740-1742.
    La trecentesca chiesa ed il complesso monastico sono la sede di un sito museale contenente reperti ed opere d’arte che raccontano l’identità della cittadina vadese. La sezione archeologica presenta materiale riconducibile al Neolitico e all’epoca romana: lapidario e statuaria, oltre a materiali d’uso comune, emersi dagli scavi condotti nella Domus del Mito, una vasta area di circa 1.000 mq, che conserva un patrimonio musivo del I secolo d.C. fra i più consistenti dell’intera penisola italiana. Il Complesso ospita un Museo d’Arte Sacra che raccoglie opere dal territorio vadese, nei secoli, visitato da artisti come Lorenzo Ghiberti, Della Robbia e Zanino di Pietro. Sant’Angelo in Vado ha dato i natali ai fratelli Taddeo e Federico Zuccari che nella seconda metà del XVI secolo conquistano da protagonisti il proscenio nazionale e internazionale, realizzando per la loro cittadina i capolavori qui conservati; Giovampietro Zuccari costituisce una fiorente bottega di intagliatori continuando la tradizione dei plasticatori locali.

    Per orari ed info Complesso Museale di S. Maria Extra Muros
  • Monastero Serve di Maria S. Maria delle Grazie
    0722 818215 (monastero)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero Serve di Maria S. Maria delle Grazie
    Il Monastero Serve di Maria "S. Maria delle Grazie" è situato su un colle, poco lontano dal centro di Sant'Angelo in Vado. Costruito intorno alla metà degli anni '80 del '900, è attualmente abitato da una comunità di monache Serve di Maria, la cui presenza nella zona è tuttavia molto antica e risale al XV secolo. Esse risiedevano originariamente presso un monastero (oggi scomparso) situato all'interno del nucleo storico dell'abitato, da cui si trasferirono in un primo momento, agli inizi del XX secolo, in un altro monastero abitato precedentemente da monache benedettine. 
    La struttura, benché moderna, risponde ad esigenze di vita contemplativa. La chiesa, di forme tondeggianti, sobria e luminosa, è particolarmente interessante. Il monastero, di clausura papale, è sotto la giurisdizione del Priore generale dell'Ordine dei Servi di Maria; tradizionalmente nella comunità, oltre alla preghiera, si praticavano lavori di rammendo: purtroppo tale attività, a causa della diminuzione del numero delle monache e dell'età avanzata di alcune di esse, è stata abbandonata. 
    Un'ala del monastero è adibita a foresteria, che si compone di camere singole e doppie (circa 12 posti) con l'uso di cucina.
  • Gradara
    0541964673 (Gradara Innova) -
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Gradara

    Gradara è conosciuta soprattutto per la sua bella Rocca e per le vicissitudini strettamente legate al suo castello, soggetto nei secoli al dominio delle famiglie Malatesta, Sforza e Della Rovere, e memorabile palcoscenico della storia d'amore di Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, resa immortale dai versi del Canto V dell'Inferno di Dante. Gradara è Capitale del Medioevo, dell’Amore e Anima di Francesca.

    Gradara merita i prestigiosi riconoscimenti di Paese Bandiera Arancione e di Borgo più Bello d'Italia. Possiede due cinte murarie: la più esterna, scandita da torrioni e torricini quadrati merlati, fornisce un forte impatto scenografico al visitatore ed è tutt’oggi percorribile; la cinta muraria intermedia, quella che separa il borgo dalla Rocca, si raggiunge attraversando la Porta dell’Orologio e percorrendo via Umberto I sulla quale si affacciano basse palazzine con botteghe e luoghi di convivio. L'impianto originario della Rocca risale al XII secolo e furono apportati ampliamenti e modifiche sotto il dominio dei Malatesta e degli Sforza, fino a proseguire nei secoli XVIII e XIX.

    Ad oggi la struttura presenta pianta quadrata con un possente torrione poligonale sul lato nord est. Gli interni visitabili tutto l’anno sono arredati con mobili del '400 e '500 e decorati con pregevoli affreschi, particolare attenzione meritano il camerino di Lucrezia Borgia e la camera di Francesca ma soprattutto le magnifiche opere d’arte rinascimentale esposte, come la pala di terracotta invetriata di Andrea della Robbia e la famosa pala di Giovanni Santi padre di Raffaello.

    Attorno al castello si può percorrere la Passeggiata degli Innamorati o i sentieri del Bosco di Paolo e Francesca che cingono la collina, da cui si può ammirare il paesaggio rurale del pesarese, dove si mescolano campi coltivati e la vegetazione tipica della macchia mediterranea grazie ad uno spettacolare scorcio sul mare.

    Nel favoloso contesto del Borgo medievale oltre alla Rocca e ai Camminamenti di Ronda, si possono visitare altri luoghi della cultura come il Museo Storico e la sua grotta, Palazzo Rubini Vesin nuovo spazio espositivo per eventi mostre e matrimoni, il Teatro Comunale, il Teatro dell’Aria parco ornitologico e centro di falconeria, infine il percorso di street art  “Oltre le Mura”.

    Il Piatto tipico di Gradara sono i "Tagliolini con la Bomba" un piatto della tradizione contadina condito con cipolla e lardo, ma anche la Amor piada ovvero la piada marchignola da assaporare passeggiando tra le vie del borgo di Gradara, frutto della passione e della tradizione del territorio che mostra un “cuoreantico” per la sua forma romantica realizzata con pregiate farine prodotte in queste terre di confine.

    A Gradara si può acquistare il “Profumo di Paolo e Francesca” due fragranze esclusive per uomo e donna e il gioco da tavolo “Intrighi a Gradara” gioco di carte nel quale i giocatori impersonano le grandi famiglie storiche legate a Gradara e al Montefeltro.

    Sono davvero tanti gli itinerari guidati proposti per tutti colori che visitano Gradara in ogni periodo dell'anno, ma anche laboratori, servizi educativi e proposte didattiche.

    Gli eventi di rilievo che hanno luogo a Gradara nel corso dell'anno sono: 
    • Gradara d'amare (febbraio),
    • Giovedì al castello (giugno/settembre),
    • Assedio al Castello (luglio),
    • The Magic Castle Gradara (agosto),
    • Castello di Natale (dicembre).

    INFORMAZIONI TURISTICHE

    GRADARA INNOVA Tel.0541.964673 Cel.331.1520659 info@gradarainnova.com
    PROLOCO DI GRADARA Tel 0541964115 cell. 3401436396 info@gradara.org

    SITO UFFICIALE GRADARA 

    VISITE GUIDATE 
    VISITE DIDATTICHE E TURISMO SCOLASTICO
    Museo Rocca Demaniale di Gradara 


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  • Teatro comunale
    0541964673
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Teatro comunale

    Il Teatrino Comunale di Gradara, appena 70 posti, è situato all’interno di Palazzo Rubini Vesin a due passi dall’imponente e suggestiva Rocca di Gradara.
    Esso fu realizzato da maestranze locali nella seconda metà dell’Ottocento e si compone di un soppalco con proscenio, poltroncine e atrio d’ingresso.
    Quando nel 1925 il Consiglio comunale di Gradara decise di acquistare per la somma di 700 lire il materiale scenico esistente nella sala teatrale, vi erano apparati di grande pregio artistico, che andarono dispersi durante la Seconda Guerra Mondiale.
    Restaurato in tempi molto recenti, è oggi un attivo e vivace contenitore di vari generi artistici: teatro, musica e conferenze letterarie.

  • Chiesa di S. Giovanni Battista
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Giovanni Battista
    All’interno della Rocca di Gradara, sorge la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista. Fondata fin da antichissimi tempi, certamente prima del 1290 poiché nominata nelle Rationes Decimarum e perché il Rettore, nel 1297, chiedeva contributi per restaurarla, facendo così presumere che potesse avere anche secoli di vita, senza però avere notizia di quando sia stata consacrata. Custodisce un pregevole e miracoloso Crocefisso, scolpito da Frate Innocenzo nel 1936, che mostra tre volti diversi a seconda del punto di vista da cui viene osservato.
  • Teatro dell'Aria - Parco Ornitologico e Centro di Falconeria
    +39 342 7683929
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Teatro dell'Aria - Parco Ornitologico e Centro di Falconeria
    Il Parco Ornitologico e Centro di Falconeria “Il Teatro dell’Aria” è un parco di educazione ambientale interamente dedicato all'arte della falconeria. Sorge nel favoloso contesto della rocca medievale di Gradara; costruito e concepito secondo criteri di bioedilizia ed ecosostenibilità, è totalmente integrato nell’ambiente circostante, nel rispetto della storia e dell’architettura del borgo. Qui si possono ammirare dimostrazioni di vari esemplari di rapaci in volo –falchi, avvoltoi, nibbi, aquile, civette, gufi, astori e poiane– e assistere a  spettacoli emozionanti con i rapaci impegnati in mirabolanti evoluzioni guidati dal falconiere professionista nonchè fondatore del parco Massimo Lanatà. Pubblici spettacoli, cabaret e concerti intrattengono gli spettatori durante la stagione estiva. “Il Teatro dell’Aria” è anche un polo scientifico culturale per la raccolta e diffusione di dati utili alla ricerca sui rapaci. Esso offre inoltre servizi aggiuntivi a elevato standard professionale: didattica, eventi, corsi di avviamento e perfezionamento di falconeria a tutti i livelli, azioni di “pest control” su richiesta di  enti pubblici e privati, servizio di allontanamento specie invasive e molto altro ancora.
  • Gradara - Il Castello

    Il Castello di Gradara è protetto da due cinte murarie, la più esterna delle quali si estende per quasi 800 metri, rendendo la struttura imponente.  Gradara è stata fin dai tempi antichi un crocevia di traffici e genti: durante il periodo medioevale la fortezza è stata uno dei principali teatri degli scontri tra le milizie fedeli al Papato e le turbolente casate marchigiane e romagnole. La Rocca avrebbe fatto da sfondo - secondo talune ipotesi storiche- al tragico amore tra Paolo e Francesca, moglie di suo fratello Gianciotto, cantato da Dante nella Divina commedia. La fortezza sorge su una collina a 142 m s.l.m.: il mastio, torrione principale, si innalza per 30 metri, dominando l'intera vallata; è possibile arrivare con lo sguardo fino al mare Adriatico, a nord, o verso il monte Carpegna, ad ovest. Il mastio è stato costruito attorno al 1150 dalla potente famiglia dei De Griffo. Caduti in disgrazia presso il papato venne sottratta loro l'investitura della Curte Cretarie ed affidata al condottiero dei Guelfi di Romagna, Malatesta da Verucchio (detto Mastin Vecchio), capostipite e fondatore della dinastia dei Malatesta, i grandi Signori di Rimini, Cesena e Pesaro. Furono i Malatesta a decidere l'edificazione delle due cinte di mura, erette tra il XIII ed il XIV secolo. Il dominio del casato su Gradara finì nel 1463 con l'uomo d'arme e mecenate Sigismondo Pandolfo Malatesta: scomunicato da papa Pio II, Sigismondo si scontrò con un altro potente uomo d'arme e mecenate, il Duca Federico da Montefeltro, che assediò Gradara per conto della Chiesa. La fortezza, che aveva resistito a numerosi assedi in passato, in quella circostanza dovette arrendersi e, sebbene non espugnata, venne consegnata in vicariato dal Papa agli Sforza di Pesaro, fedeli alleati della Chiesa. Da quel momento Gradara passerà di mano diverse volte ed alcune tra le più importanti casate della penisola si contenderanno il suo possesso: i Della Rovere, i Borgia, i Medici hanno passeggiato per i saloni del castello, confermando il ruolo da protagonista della fortezza malatestiana nel complicato e tumultuoso scacchiere politico dei territori pontifici situati nelle attuali Marche e Romagna. Dal 1641 Gradara passò sotto il diretto controllo dello Stato della Chiesa tramite i legati pontifici, iniziando la sua lunga agonia. Quando, nel 1920, la famiglia Zanvettori acquistò la Rocca di Gradara, finanziando il restauro del castello e della cinta muraria del borgo, un tempo possente e importante struttura militare, sia il castello, sia la cinta muraria erano ridotti allo stato di rudere. Nel 1937 il castello fu location per le riprese del film di Luis Trenker Condottieri, ispirato alla figura del soldato di ventura Giovanni dalle Bande Nere.

     

  • Pesaro
    0721.69341
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Pesaro

    Affacciata sul mare e attraversata dal fiume Foglia, Pesaro è un centro balneare situato tra due colline costiere: il Monte Ardizio a est-sud-est e il Monte  San Bartolo a ovest-nord-ovest, che dà il proprio nome al Parco Naturale del Monte San Bartolo

    OFFERTA TURISTICA BALNEARE 
    Sono sette i chilometri di spiaggia sabbiosa tra litorale attrezzato e libero (le spiagge Ponente/Levante Sottomonte hanno ottenuto la Bandiera Blu 2018 per oltre 6 km), più di 100 le strutture di accoglienza turistica, alcune aperte tutto l’anno, tra alberghi al mare, in centro e collina, agriturismi, campeggi e appartamenti, per un totale di quasi 11.000 posti letto. 

    Al mare si lega una secolare tradizione di ospitalità balneare che rivolge un’attenzione particolare alle famiglie e ai bambini.

    Dal 2010 Pesaro dedica ai più piccoli la Mezzanotte bianca dei bambini, l'evento di punta della programmazione turistica estiva, e sempre ai bambini sono dedicate alcune attività laboratoriali di letture ad alta voce proprio sulle spiagge della città, a cura della Biblioteca Baia Flaminia.

    L’offerta balneare comprende, grazie alla particolare conformazione del territorio, con la costa bassa e sabbiosa stretta a sud e a nord con i rilievi del San Bartolo e dell’Ardizio che giungono fino al mare, stabilimenti facilmente raggiungibili dagli alberghi e dal centro storico, e piccole baie immerse nella natura.

    Svariate sono le piste ciclabili: la Bicipolitana è un itinerario riservato ai bikers che collega diverse zone della città. Un’apposita segnaletica indica i percorsi. Sono previste linee di diverso colore, ciascuna delle quali conduce in varie direzioni.
    La pista ciclabile Pesaro-Fano si sviluppa lungo tutto il litorale in direzione sud, fino a Fosso Sejore; essendo a quota arenile, serve gli stabilimenti balneari che insistono sulla spiaggia di Levante e risulta molto comoda per chi vuole raggiungere la spiaggia in bicicletta. C'è anche un percorso che, costeggiando il corso del Fiume Foglia con la pista ciclopedonale Umberto Cardinali, porta alla scoperta della flora e della fauna locali. 

    COSA VISITARE 
    Tra gli edifici di architettura religiosa si segnalano: la Cattedrale, eretta sui resti di un edificio tardo romano, che vanta un interessante patrimonio musivo; la Chiesa di Sant'Agostino, che conserva un notevole portale gotico-veneziano sulla facciata e importanti tele all'interno; il Santuario della Madonna delle Grazie, edificato nel XIII secolo dai Malatesta e rifatta in forme barocche.

    Tra i monumenti e musei degni di nota da non perdere sono: la quattrocentesca Rocca Costanza, opera a pianta quadrata, rafforzata da torrioni cilindrici e cinta da un ampio fossato, già adibita a carcere; il Palazzo Ducale, ora sede della Prefettura, fatto erigere da Alessandro Sforza nella seconda metà del XV secolo; il Museo Archeologico Oliveriano e i Musei Civici, con la Pinacoteca e il Museo delle Ceramiche; collocata all’interno di palazzo Mosca, la Sonosfera, uno spazio progettato per la fruizione immersiva di contenuti tridimensionali sonori e audio-visivi; Casa Rossini, che conserva materiale documentario, tra cui stampe e cimeli legati alla vita e all'opera del grande compositore; il Museo Nazionale Rossini, che racconta la vita, l’uomo e la grandezza dell’artista ma anche l’attualità dell’opera di Gioachino Rossini; il Teatro Rossini, dove ogni anno si svolge il Rof (Rossini Opera Festival), un festival musicale lirico che dal 1980 si tiene annualmente ad agosto a Pesaro, città natale di Gioachino Rossini. ROF è anche il nome della Fondazione costituita nel 1994 per appoggiare la Fondazione Rossini nell'attività di recupero teatrale, musicologico ed editoriale della produzione rossiniana. 

    La tradizione marinara è ben documentata dal Museo Washington Patrignani, che raccoglie in due sezioni le testimonianze relative alla storia della marineria pesarese.
    Una suggestiva scultura contemporanea è la Palla di Arnaldo Pomodoro, una sfera di bronzo realizzata nel 1998 dal noto scultore. Villino Ruggeri è un bella costruzione in stile liberty; poco distante da Pesaro, sul Colle San Bartolo, sorge Villa Imperiale, costruita a partire dal 1530.
    Nel Parco del San Bartolo, nel territorio di Pesaro, Casteldimezzo, Fiorenzuola di Focara e Santa Marina Alta sono pittoresche frazioni a picco sull’azzurro del Mare Adriatico.

    Tra gli eventi più significativi che hanno luogo a Pesaro nel corso dell'anno ricordiamo, oltre al Rof, la Mostra internazionale del Nuovo Cinema(Pesaro Film Festival), uno dei più importanti festival cinematografici italiani, che si svolge a giugno.

    Nel 2018 si è celebrato il 150° anniversario dalla morte di Gioachino Rossini, il celebre compositore nato a Pesaro nel 1792 e morto a Passy, Parigi nel 1868.

    Tra i piatti e prodotti tipici tradizionali segnaliamo i cappelletti alla pesarese, preparati in brodo; le tagliatelle e i cannelloni "alla Rossini", piatto a base di pasta fresca dedicato al grande compositore; il bostrengo, ovvero riso lessato mescolato con fichi secchi, uvetta, miele, alchermes, farina di mais, cacao, mele, pere ecc.. Tra i secondi piatti ricordiamo le famose triglie al prosciutto, le seppie ripiene, i Garagoli, crostacei saltati nell'olio con varie spezie e le olivette di vitello, fagottini di carne ripieni impanati e fritti. 
    Una "chicca" gastronomica è la Pizza Rossini, per il particolare abbinamento pizza e maionese. La base è una semplice margherita, a cui vanno aggiunte uova sode e maionese rigorosamente fatta a mano. 


     

     

  • Chiesa della Maternità della Madonna
    0721.31569
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa della Maternità della Madonna
    E' un'antichissima chiesa parrocchiale, di cui si ha memoria fin dal 1216 sotto il titolo di san Paterniano, cui si aggiunge quello di santa Lucia nel 1468. L'attuale edificio è il risultato di una totale ricostruzione dell'architetto Giovan Battista Togni nel 1732. Trasferita dal 1860 la sede parrocchiale nel convento e chiesa di san Carlo, la Maternità,che assume questa denominazione nel 1854, rimane aperta al culto e viene affidata alla congregazione Figlie del Cuore Sacratissimo di Gesù. Sul portale in arenaria compare lo stemma dei Della Rovere; a destra si erge il caratteristico campanile a vela settecentesco. L’interno, restaurato, presenta sul soffitto tre pannelli ad affresco della scuola del pesarese Giannandrea Lazzarini, raffiguranti la Maternità della Madonna. Il dipinto sull'altare destro rappresenta sant'Omobono, mercante di stoffe bergamasco dedito alle opere di carità. La parete dell'altare maggiore è affrescata con un’opera di Werther Bettini (Pesaro, 1909-1982).
  • Chiesa di S. Stefano in Candelara
    0721.286105
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Stefano in Candelara
    La Pieve, centro della vita religiosa del paese di Candelara, è dedicata a Santo Stefano ed ha origini molto antiche, risalenti al VI-VII secolo. L’attuale costruzione presenta una struttura muraria gotica, con un’insolita pianta che richiama la croce greca. È di particolare interesse l'uso del laterizio giallognolo nella facciata, molto simile, anche nelle misure, a quello impiegato nel vicino santuario di Santa Maria dell'Arzilla: questo fa pensare all'esistenza di una fornace di mattoni nella zona.
    L’unicità della chiesa, comunque, sta nella pianta, che forse è dovuta al probabile committente: Pandolfo Malatesti (1390-1441), il figlio di Malatesta signore di Pesaro, che fu Arcivescovo di Patrasso in Grecia, dove fece costruire la chiesa di Santa Sofia oggi distrutta, anch'essa a croce greca. Notevoli rifacimenti sono stati eseguiti nel 1877/78 dall'abate Buresti così come la sistemazione dell'interno.
    Tra le tante opere degne di nota, sull’altare laterale di sinistra, la splendente Madonna del Rosario contesa tra Claudio Ridolfi (Verona 1570 – Corinaldo 1644) e Simone Cantarini (Pesaro 1612 – Verona 1648).
    L’organo, restaurato nel 2005 e di scuola locale, è pregevole manufatto della famiglia Polinori, famosi organari in Pesaro nella prima metà del settecento. In questa chiesa inoltre si conservano sull’altar maggiore un bellissimo Crocifisso seicentesco in legno policromo.
  • Chiesa di S. Giovanni Battista
    0721.30043
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Giovanni Battista

    Iniziata nel 1543 per Guidubaldo II Della Rovere su progetto di Girolamo Genga, è completata dal figlio Bartolomeo. Presenta una facciata a timpano e una pianta a croce latina con presbiterio ottagonale. E’ annesso alla chiesa il convento ristrutturato che ospita la Biblioteca San Giovanni.

  • Chiesa di Sant'Agostino
    0721.30043
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di Sant'Agostino

    Costruita nel 1258, diviene proprietà degli Agostiniani nel 1282 che trasformano la chiesa romanica in un edificio gotico di cui resta solo il ricco portale (1398-1413). Nel XVIII secolo subisce un restauro radicale. Tra le opere all’interno spicca il coro ligneo intarsiato voluto dagli Sforza.

  • Pesaro
    07213871
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Pesaro

    Affacciata sul mare e attraversata dal fiume Foglia, Pesaro è un centro balneare situato tra due colline costiere: il Monte Ardizio a est sud est e il Monte  San Bartolo a ovest-nord-ovest, che dà il proprio nome al Parco Naturale del Monte San Bartolo.

    OFFERTA TURISTICA BALNEARE: Sono sette i chilometri di spiaggia sabbiosa tra litorale attrezzato e libero, più di 100 le strutture di accoglienza turistica, alcune aperte tutto l’anno, tra alberghi al mare, in centro e collina, agriturismi, campeggi e appartamenti, per un totale di quasi 11.000 posti letto.
    Al mare si lega una secolare tradizione di ospitalità balneare che rivolge un’attenzione particolare alle famiglie e ai bambini. Dal 2010 Pesaro dedica ai più piccoli la “Mezzanotte bianca dei bambini”, l'evento che apre la programmazione turistica estiva. L’offerta balneare comprende, grazie alla particolare conformazione del territorio, con la costa bassa e sabbiosa stretta a sud e a nord dai rilievi del San Bartolo e dell’Ardizio che giungono fino al mare, stabilimenti facilmente raggiungibili dagli alberghi e dal centro storico, e piccole baie immerse nella natura. Sul lungomare è già in funzione il tratto comune della Ciclovia Adriatica, la lunga pista ciclabile della costa adriatica, che corre da Pesaro a Fano per dodici chilometri.

    COSA VISITARE: Tra gli edifici di architettura religiosa si segnalano: la Cattedrale, la chiesa barocca del Nome di Dio, la chiesa di S. Giovanni Battista e la chiesa di S. Agostino. Tra i monumenti e musei degni di nota da non perdere sono: la quattrocentesca Rocca Costanza, il Palazzo Ducale, Casa Rossini, il museo dedicato al grande Gioachino, inaugurato l'11 giugno del 2019, che documenta la vita e la grandezza dell'artista;  il Teatro Rossini, dove ogni anno si svolge il Rof  (Rossini Opera Festival), il  Museo Archeologico Oliveriano e  i Musei Civici (comprendente la Pinacoteca e il Museo delle Ceramiche). La tradizione marinara è ben documentata dal Museo Washington Patrignani, che raccoglie in due sezioni le testimonianze relative alla storia della marineria pesarese. Una suggestiva scultura contemporanea  è la “Palla” di Pomodoro, una sfera di bronzo realizzata nel 1998 dallo scultore Arnaldo Pomodoro. Villino Ruggeri è una bella costruzione in stile liberty; poco distante da Pesaro, sul Colle San Bartolo, sorge Villa Imperiale, costruita a partire dal 1530. Nel Parco del San Bartolo, nel territorio di Pesaro, Casteldimezzo, Fiorenzuola di Focara e Santa Marina Alta sono pittoresche frazioni a picco sull’azzurro del Mare Adriatico. 
     
    INFO: Tel. 0721 69341; e-mail: iat.pesaro@regione.marche.itwww.turismopesaro.it 
     
     
    Parco Naturale del Monte San Bartolo
    Tel. 0721 268426
    www.parcosanbartolo.it 

  • Porto turistico di Pesaro
    0721 177831 - 0721 220780 - 07
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Porto turistico di Pesaro

    Il nuovo porto turistico di Pesaro, di recente ristrutturazione, si estende a levante di quello preesistente. Gli interventi di ristrutturazione consentiranno di allargare l’imboccatura del porto fino a 115 metri. La costruzione della nuova darsena adiacente al cantiere navale renderà possibile il trasferimento di tutti i commerci che oggi si svolgono alla Calata Caio Duilio che sarà invece destinata all’attracco di passeggeri che arrivano e partono per la Croazia. La parte storica del Porto, la Calata Caio Duilio, diventerà il “salotto del mare”.

  • Villa Imperiale
    338.2629372
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Villa Imperiale

    La villa rappresenta uno straordinario esempio di residenza rinascimentale in stile manierista, perfettamente immersa nel paesaggio del Parco naturale di Colle S. Bartolo nei pressi della città di Pesaro. La struttura fu realizzata in due diverse fasi costruttive, una del XV ad opera di Alessandro Sforza e l’altra del XVI su iniziativa della famiglia della Rovere. Fu proprio durante la prima fase che la villa acquisì l’attuale denominazione durante la quale l’imperatore Federico III, in occasione della sua visita a Pesaro nel mese di gennaio del 1452 su invito di Alessandro Sforza, pose la prima pietra della costruzione.
    La parte più antica si caratterizzata per un impianto difensivo tipicamente quattrocentesco, visibile nell’alta torre (gli antichi coronamenti merlati sono stati eliminati) e per un cortile con una vera da pozzo decorata da tre scudi sforzeschi. Prima delle modifiche cinquecentesche al piano terra era originariamente un portico e una loggia aperti verso la valle.
    L’impianto cinquecentesco fu realizzato a partire dal 1523 dall’architetto urbinate Gerolamo Genga per i duchi di Urbino Francesco Maria Della Rovere e Leonora Gonzaga che volevano trasformare la residenza in luogo ideale di vita cortese, adatto ad assolvere le funzioni tipiche delle corti rinascimentali. In questa occasione fu sopraelevata la torre di guardia e tamponata una parte delle logge del cortile sforzesco. Venne poi realizzata l'aggiunta di un corpo quadrangolare con logge ai quattro angoli, adagiato sul colle grazie a un sistema di terrazzamenti e con una predominanza di spazi aperti: logge, giardini e cortili, luoghi ideali per gli otia dei duchi e dei loro ospiti.
    L’architetto Genga si occupò anche delle decorazioni interne alle quali misero mano prestigiose personalità artistiche dell’epoca come Dosso e Battista Dossi, Raffaellino del Colle, il Bronzino, Camillo Mantovano ed altri. I lavori furono terminati nel 1541 da Eleonora Gonzaga che incaricò Pietro Bembo delle iscrizioni del fregio collocato sul prospetto esterno e nel cortile d’onore.

  • Piazza del Popolo
    0721 387111 (Comune)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Piazza del Popolo

    Piazza del Popolo costituisce il centro della vita cittadina di Pesaro. La piazza è delimitata sui quattro lati dalla sede delle Poste e dai palazzi Ducale, Baviera e Comunale.
    Al centro sorge la grande fontana con bacino ottagonale e ornata con cavalli marini e tritoni, costruita nel 1593 e trasformata poi tra il 1684-85. Nel 1944 venne completamente distrutta, per essere poi ripristinata fedelmente nel 1960 su modello di quella seicentesca.
    L'impianto di fondazione di Pisaurum (184 a.C.) era costituito da assi ortogonali corrispondenti al cardo e decumano che s’incontravano proprio dove sorge la piazza, nell’antico forum. Infatti essa è situata all'incrocio di via San Francesco e corso XI Settembre (il cardo) con via Branca e via Rossini (il decumano).
    Dal Medioevo in poi la piazza è stata il centro politico e amministrativo cittadino. Nel 1450 Alessandro Sforza fece costruire l'avancorpo del Palazzo Ducale a discapito dell’estensione della piazza, che così venne dimezzata. L’assetto attuale risale alla metà del XVI sec. quando Guidubaldo II Della Rovere incarica l’architetto Filippo Terzi di ristrutturare il Palazzo Ducale e ampliare la piazza in armonia con gli edifici circostanti. Nel 1621, per le nozze di Federico Ubaldo Della Rovere con Claudia de' Medici, si sistema definitivamente la piazza sotto la guida del pesarese Niccolò Sabbatini, successore di Terzi. La piazza è così pavimentata e ripartita con liste marmoree che convergono verso la fontana, sostituite nel 1733 con altre in pietra bianca di Rovigno. L’attuale selciato suddiviso da bianche strisce di pietra si ispira all’assetto settecentesco.

  • Museo delle Officine Benelli
    0721 31508
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Museo delle Officine Benelli
    I mille metri quadrati delle “Officine Benelli” di viale Mameli 22 sono l’ultimo esempio di archeologia industriale a Pesaro, sede storica dell’Azienda metal meccanica che ha contribuito a scrivere la storia della città. Nei locali della vecchia fabbrica Benelli sono oggi in esposizione permanente 150 motociclette Benelli e MotoBi.
    Il percorso inizia dalla sala Tonino Benelli dove sono esposti fotografie di corridori motociclistici in sella alle moto Benelli e MotoBi, trofei di ogni epoca e motori Benelli, MotoBi. e Molaroni. Prosegue nella grande sala dedicata a Giuseppe Benelli dove oltre alla prima motocicletta transitata a Pesaro nel 1897, un triciclo De Dion Bouton, due rarissime moto Molaroni degli anni venti e anche trenta Benelli costruite prima della seconda guerra mondiale e assolutamente protagoniste per raffinatezza tecnica ed estetica negli anni trenta.
    Nel secondo salone tutti i tipi del modello Leoncino, motocicletta che ha segnato la rinascita del marchio Benelli dopo le rovine del secondo conflitto mondiale. Nello stesso salone in evidenza le pluricilindriche a sei e quattro cilindri costruite negli anni settanta, quando il marchio pesarese era stato acquisito dall’industriale argentino Alejandro De Tomaso. Poi la mostra prosegue al piano rialzato, una affascinante struttura di circa 250 mq completamente in legno, dove sono in esposizione tutti i modelli prodotti dalla Motobì “l’aristocratica fra le moto” dal 1950 al 1970 e tutta la fantastica serie di ciclomotori Benelli e Motobi indiscussi protagonisti del mercato italiano negli anni sessanta. Uno spazio del piano rialzato è dedicato anche ad una irrealizzabile partenza per moto da corsa costruite nella provincia di Pesaro fra gli anni sessanta e ottanta: MBA, Morbidelli, Piovaticci, Sanvenero e MotoBi. Tutte moto protagoniste in diverse competizioni a livello mondiale.
    La straordinaria storia dei sei fratelli Benelli viene narrata dai soci dei due sodalizi che gestiscono il museo e coinvolgono i visitatori in una ambientazione unica nel suo genere grazie al fatto che le motociclette esposte sono state progettate e costruite proprio in quei locali. Poi le stupefacenti vicende dei piloti, da Tonino Benelli a Valentino Rossi primo e ultimo di una generazione di centauri che hanno appassionato migliaia di tifosi contribuiscono ad arricchire una piacevole visita al mondo motociclistico di una zona indiscutibilmente ricca di storia.
    Il museo Benelli e della moto Marchigiana, per il quale viene adottata la denominazione di Mototeca Storica Marchigiana, va inteso come parte importante ed integrante del progetto complessivo che prende il nome di Officine Benelli con il dichiarato intento di svolgere contemporaneamente la funzioni di:
    Museo Espositivo delle Moto Benelli - MotoBi e delle Moto Marchigiane;
    Centro Culturale di raccolta e diffusione di cultura motociclistica;
    Sala Conferenze a disposizione del Museo e/o dell’Amministrazione Comunale;
    Scuola di Restauro di Motociclette d’epoca;
    Punto di Ritrovo con annessa attività di ristorazione;
    Sede del Moto Club Benelli e del Registro Storico Benelli

    Tipologia : Specializzato
  • Domus Area archeologica di via dell'Abbondanza
    0721 387541
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Domus Area archeologica di via dell'Abbondanza
    Nell'area archeologica di via dell'Abbondanza sono visibili i resti di una lussuosa dimora signorile di prima età imperiale, riccamente decorata. L'area, recentemente musealizzata, consente l'accesso più ampio possibile ai disabili motori e un percorso di visita coinvolgente per ipovedenti tramite apparati multimediali in grado di far rivivere in maniera coinvolgente la storia dell'edificio attraverso i secoli.
    Scoperta nel corso di lavori edili nel 2004 e scavata fino al 2005, la Domus è un esempio di abitazione signorile della prima età imperiale romana. Importanza e rango del personaggio si esprimono sia per la posizione privilegiata all'interno del tessuto urbano (con l'ingresso principale aperto sul cardo, attuale via Rossini), sia per la ricchezza dell'apparato decorativo. Costruita tra la fine del I secolo a. C. e gli inizi del I d. C., fu restaurata più volte e continuò ad essere abitata almeno fino agli inizi del III secolo d. C. Tutti gli ambienti sono decorati da eleganti mosaici con motivi geometrici (meandri, losanghe, esagoni o stellati) e 'a tappeto', realizzati con tessere bianche e nere, derivati da modelli semplici in voga tra la tarda età repubblicana e la prima età augustea. Degli affreschi restano solo piccole porzioni alla base di alcuni ambienti, ma numerosi frammenti sono stati rinvenuti insieme a stucchi e rare decorazioni in terracotta: è stato così possibile ricostruire i colori a tinte vivaci che decoravano anticamente le stanze. Al V secolo d. C. risale invece l'impianto termale di cui rimangono parte del calidarium e del forno che serviva a riscaldare l'aria.
    Dotato di tecnologie non invasive, il percorso è stato pensato per offrire al visitatore un approccio divulgativo ma al tempo stesso scientifico. I reperti emersi durante lo scavo sono stati musealizzati all'interno di vetrine dedicate all'epoca romana e alle successive fasi medievali e rinascimentali. Sono esposti oggetti della vita quotidiana, ceramiche e lucerne. Spicca per importanza la testa di un piccolo Eros dormiente in terracotta.
    Notevole è l'impatto del percorso virtuale: sulle pareti in cemento armato dell'edificio vengono proiettate le ricostruzioni tridimensionali degli antichi ambienti della domus che permettono di ricostruire scene di vita quotidiana e di immergersi nell'atmosfera della Pisaurum romana. Il percorso per ipovedenti propone pannelli in braille e modelli tattili.
    Tipologia: Archeologia
  • Palazzo Mosca - sede dei Musei Civici
    0721 387398 - 0721 387299-300
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Palazzo Mosca - sede dei Musei Civici
    Un tempo residenza di una delle più importanti famiglie della nobiltà pesarese, i Mosca per l’appunto, dal 1936 è sede dei Musei Civici. Situato nell’omonima piazzetta, ha visto passare ospiti illustri quali Vincenzo Monti e Napoleone Bonaparte. Oggi il Palazzo si presenta ai visitatori, dall’esterno, con una facciata semplice, caratterizzata al centro da un elegante portale bugnato sovrastato dallo stemma della famiglia Mosca. Superata la soglia, appaiono tre ampie corti. Diverse sono poi le sale di questo palazzo che possono essere scelte quale luogo suggestivo per celebrare matrimoni civili.
  • Teatro Rossini - Wedding Location

    Location che celebra quest’anno un anniversario d’eccezione, i cento cinquant’anni  dalla nascita del grande compositore Gioachino Rossini. La struttura rappresenta un'offerta unica nel panorama italiano per la celebrazione del matrimonio. A disposizione degli sposi sono il palcoscenico, la sala della Repubblica, il parterre, il foyer e i camerini. Una location d’eccezione soprattutto se si pensa al vanto storico e artistico che questo edificio rappresenta, un richiamo irresistibile per gli appassionati di lirica di tutto il paese, grazie al rinomato Rossini Opera Festival.

  • I Giardini di Villa Imperiale
    3382629372
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: I Giardini di Villa Imperiale

    Costruita su volere di Alessandro Sforza, la villa deve il suo nome al fatto chela prima pietra fu posta nel gennaio del 1452 dall’imperatore Federico III, di passaggio a Pesaro. La costruzione fu ultimata nel 1469, come ricorda l’iscrizione posta sul portale d’ingresso, affiancata dall’insegna dello scudo con le aquile imperiali. Situata sulle pendici meridionali del Colle San Bartolo, sul versante sinistro della valle del fiume Foglia, nonostante avesse i caratteri di "luogo di delizia" fuori della città, manteneva caratteri formali caratteristici dell'architettura difensiva, come coronamenti merlati (successivamente eliminati) e torrette.
    Se sorprendente è la struttura architettonica del complesso, altrettanto eccezionale è lo straordinario sistema verde legato alla villa, articolato in tre ambienti: il bosco circostante la tenuta, il prato fiorito che segnalava l’ingresso e il giardino all’interno dell’Imperiale Nuova, costruzione affidata a Girolamo Genga e voluta da Eleonora Gonzaga, moglie di un Della Rovere (succeduti agli Sforza). Quest’ambiente ècostituito da un giardino terrazzato, il primo della regione a distendersi su piùlivelli, precisamente i due più alti dei tre in cui lo spazio della grande corte interna si articola. Fra le prime piante messe a dimora nei giardini primeggiavano gli agrumi. Dopo l’estinzione della casata dei Della Rovere, la villa passò attraverso diverse proprietàe i giardini decaddero. Nel Settecento la villa divenne della famiglia Albani, che avviò una vasta opera di restauro. I giardini attualmente presenti sono frutto delle libere ricostruzioni operate tra diciannovesimo e ventesimo secolo dai conti Albani. Il cortile inferiore presenta oggi alcune aiuole fiorite; il primo terrazzo ha spalliere di limoni e aiuole in bosso; il giardino superiore è invece suddiviso in sedici aiuole con siepi, all’interno delle quali sono stati creati ulteriori compartimenti il cui disegno è ricavato dalle volte e pavimentazioni della loggia del cortile inferiore.
    Anche se non sono confrontabili con gli originali ambienti verdi, anche gli attuali giardini appaiono fortemente evocativi.

  • I Giardini di Villa Miralfiore
    0721 20051
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: I Giardini di Villa Miralfiore

    Situata poco fuori della città, la “possessione di Miralfiore”entrò a far parte dei possedimenti rovereschi nel 1559, quando Guidobaldo II la acquistò da Pier Simone Bonamini, maggiordomo di corte. L’edificio allora esistente e i giardini furono completamente ristrutturati, avvalendosi dell’opera di Bartolomeo Genga e Filippo Terzi.
    Come questo giardino si presentasse nell’epoca roveresca lo possiamo dedurre da un disegno che Francesco Mingucci preparòne 1626: il grande “giardino della fontana”, rettangolare, costituiva lo spazio nodale del complesso. L’elemento piùcaratteristico era una pergola quadrangolare oggi scomparsa che ne cingeva l’intero perimetro. Si trattava di una passeggiata coperta da verzure sorrette da un’armatura voltata lignea all’uso classico. Intorno si dispiegavano le altre parti della composizione verde, tra cui due piccoli terrazzamenti murati, configurati come un giardino segreto, ancora oggi esistenti. La copiosa presenza dell’acqua lungo tutto il giardino, le nicchie, i decori rustici e i boschetti concorrevano a dare al luogo l’atmosfera di un ninfeo dal forte gusto manierista.
    Successivamente all’epoca roveresca, la villa e i giardini passarono in proprietà a varie nobili famiglie, per essere infine acquistati dalla Santa Sede Apostolica che li concesse in enfiteusi ai principi Albani. Dal 1993 la villa è di proprietàdel gruppo industriale Fiam, che ne ha fatto la sede di rappresentanza della sua azienda ed ha provveduto ad ampi lavori di ristrutturazione.

     

    Al centro del giardino si trovano fontane, vari tipi di alberi, tra cui un ginkgo biloba che in autunno perde foglie giallo squillante, piccole concrezioni di conchiglie e una cappellina,datata agli inizi del novecento e decorata in stile medievaleggiante. Il giardino ha un’agrumaia, in cui sono esposti gli ultimi progetti della Fiam, e una scaletta a chiocciola in ferro di epoca liberty che porta in cima ad una torretta. Pur essendosi persa la parte piùa valle del giardino, ed essendone mutato il contorno attraverso la costruzione di fabbricati di servizio e della cappella, il disegno generale èrimasto inalterato (ben leggibile èancora la porzione del giardino in cui era la fontana, segnata da sei compartimenti rettangolari disegnati da siepi di bosso) e costituisce uno degli esempi piùimportanti di giardino storico della regione.

  • Giardini di Villa Caprile
    0721 401335
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Giardini di Villa Caprile

    Splendido esempio di villa con giardino all’italiana, fu fatta costruire a partire dal 1640 dal marchese bergamasco Giovanni Mosca, discendente di una nobile famiglia lombarda trasferitasi nelle Marche dalla metà del ‘500.
    Concepita come residenza estiva e di ricevimento, fu edificata in un possedimento del marchese denominato “Caprile”, situato sulle basse pendici del colle San Bartolo, a non molta distanza dalla riva sinistra del fiume Foglia e in prossimità delle ville Imperiale e Vittoria. Negli anni accolse personalità molto famose e importanti, tra le quali Casanova, Stendhal, Rossini, Leopardi e Napoleone.
    Oggi ospita l’Istituto Tecnico Agrario "A. Cecchi". La struttura assolve dunque attualmente la duplice funzione di edificio scolastico e di monumento storico-artistico.
    Il giardino principale, orientato a meridione, si dispiega in tre terrazzamenti collegati da scalinate, sottostanti il piano della villa, dominati dall’alto corpo dell’edificio sovrastato da un’altana.
    Il primo giardino che s’incontra, tipicamente all’italiana, con vasca, aiuole e agrumi, è quello che accoglie i giochi d’acqua tuttora funzionanti, e già esistenti ancor prima delle ristrutturazioni settecentesche. I giochi d’acqua, che escono da siepi, vasi e monumenti, erano congegnati per lasciare a bocca aperta gli ospiti con getti improvvisi e divertenti. Per la loro realizzazione fu scavata una maestosa galleria filtrante che si insinua per quasi due chilometri all’interno della collina.
    Il secondo livello è invece occupato dal pomario, in cui trovano sede le piante da frutto, su modello del giardino arabo tipico delle aree di cultura spagnola. Il terzo livello infine ospita il viridarium, con le profumate essenze dell’epoca come il rosmarino, la salvia, il ginepro e il timo. Degno di nota è poi il teatrino di verzura, contenuto in un’arena di cipressi e realizzato completamente da vegetazione, compresi il palcoscenico e i gradoni. Qui andavano in scena rappresentazioni dell’Arcadia pesarese, e attualmente viene utilizzato per presentare piccoli e grandi eventi.

  • Pesaro - Biblioteca Oliveriana
    0721-33344
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Pesaro - Biblioteca Oliveriana
    A metà Settecento, precisamente nel 1756, il nobile pesarese Annibale degli Abbati Olivieri (1708 – 1789) cede alla comunità la sua cospicua biblioteca congiuntamente alle raccolte archeologiche costituite fino a quel tempo. Più tardi, nel 1787, con un nuovo testamento l’Olivieri incrementa il lascito di altre migliaia di volumi e una notevole quantità di materiale archeologico, compreso quello donatogli dall’amico Giovan Battista Passeri, il patrimonio di quello che costituirà l’archetipo di ciò che noi oggi chiamiamo Fondazione Oliveriana;un palazzo, le raccolte bibliografiche, documentarie, artistiche, archeologiche, e notevoli rendite (al tempo) per sostenere la vita e lo sviluppo di una istituzione culturale.

    Dal sito ufficiale della Biblioteca Oliveriana
  • Museo Nazionale Rossini
    0721 1922156
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Museo Nazionale Rossini
    Inaugurato l’11 giugno 2019, il Museo Nazionale Rossini racconta la vita straordinaria di un protagonista della musica e della cultura europea: Gioachino Rossini nato a Pesaro il 29 febbraio 1792. Biografia, opere e modernità di un artista immortale: il percorso espositivo è un viaggio a 360 gradi nel mondo rossiniano raccontato come un’opera lirica, metafora musicale della sua esistenza.
    Le dieci sale seguono le tappe biografiche del compositore e la sconfinata produzione operistica, ambientati nel contesto storico con luoghi e personaggi tra affetti privati e protagonisti dell’epoca (parenti, maestri, impresari, cantanti, musicisti, politici, regnanti).
    L’Overture è rappresentata dalla Sala degli Specchi, in cui è esposto il pianoforte Playel appartenuto a Rossini, restaurato per l’occasione e pronto per essere suonato durante incontri, conferenze e concerti. Le sezioni suddivise in due Atti e un Intermezzo sono un’area video con proiezioni di capolavori come il Barbiere di Siviglia, la Cenerentola e La gazza ladra. La prima parte è dedicata a nascita ed esordi di Rossini, all’ascesa verso il successo e ai viaggi in Italia; la seconda fa luce sulla maturità, i viaggi in Europa e il trasferimento a Parigi fino alla morte nel 1868.
    In una suggestiva ambientazione neoclassica, il racconto si snoda sala per sala, ciascuna con un colore diverso e sullo sfondo di magnifici soffitti affrescati con temi mitologici. Il percorso offre quadri, busti, cimeli, spartiti originali, libretti e scenografie, corredati da supporti multimediali e interattivi di ultima generazione, pensati per una fruizione facile e accattivante. Documenti e materiali sono stati allestiti con la cura scientifica della Fondazione Rossini; presenti anche video di celebri edizioni del Rossini Opera Festival, l’unico festival internazionale dedicato al compositore pesarese.
    Accanto alle collezioni permanenti il museo ospita eventi e mostre dedicati alla musica di tutti i tempi, alla sua storia e al suono più in generale.
    Il Museo Nazionale Rossini ha sede nel piano nobile di Palazzo Montani Antaldi, luogo della cultura cittadina che diventa così la punta di diamante del percorso rossiniano di cui fanno parte il Teatro Rossini, Casa Rossini, Palazzo Mosca - Musei Civici, il Tempietto Rossiniano a Palazzo Olivieri, sede del Conservatorio Rossini, e la Biblioteca della Fondazione Rossini (al piano terra dell’edificio).

  • Cattedrale di Santa Maria Assunta
    0721.30043 Arcidiocesi di Pesa
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Cattedrale di Santa Maria Assunta

    La Cattedrale di Santa Maria Assunta si trova in via Rossini. Una prima basilica fu edificata nel V secolo nella medesima sede e si trovava entro il perimetro della città romana.

    Nel 1503 il campanile fu distrutto da Cesare Borgia e comportò il rifacimento ed ampliamento del presbiterio e dell'abside.Nel 1865, sotto la direzione dell'architetto Giambattista Carducci, iniziò un'altra radicale ristrutturazione, che non modificò però la facciata romanica realizzata nel Duecento.

    In occasione di tali lavori avvenne la sensazionale scoperta dell'ampio mosaico pavimentale (900 mq circa) che si estende per tutta la chiesa e che risale, tranne le parti rimaneggiate in epoca medievale, alla metà del VI secolo d.C. Esso fu reso visibile nel biennio 1949-'50.

    Fu inoltre così ritrovata, a più di un metro sotto la superficie, una basilica che viene poi identificata nella cattedrale paleocristiana. Il portale trecentesco in pietra bianca è fiancheggiato da due leoni, databili tra il XII e XIII secolo, probabile emblema dei Malatesta. L'interno della chiesa è a croce latina con tre navate, sette altari e tre cappelle.

    Nella navata di destra si possono ammirare la cappella di san Terenzio, dove sono conservate le reliquie del santo e di altri santi patroni cittadini, ed un affresco trecentesco della Madonna del popolo. Nella navata di sinistra invece è la cappella del Santissimo Sacramento con resti marmorei dell’antico battistero. Le due cappelle risalgono ai rifacimenti del XIX-XX secolo.

    Sopra la porta d’ingresso una tela di Marco Benefial raffigura Maria Assunta tra santi, mentre nel transetto di sinistra la tela di Giovanni Giacomo Pandolfi rappresenta la Crocifissione con Santi.