Indietro Nelle terre del Duca per celebrare il divino Raffaello

Nelle terre del Duca per celebrare il divino Raffaello

Un itinerario dove arte e avventura si sposano in un perfetto connubio

Urbino, città patrimonio Unesco, è stata inserita dal New York Times tra le mete turistiche del 2020. Da dove partire quindi per un tour nelle terre ducali, se non dalla capitale del Montefeltro e città di Raffaello Sanzio, che quest’anno celebra i 500 anni dalla scomparsa dell’artista con tante iniziative. Alla Galleria Nazionale delle Marche è in corso fino al 27 settembre la mostra ‘Raphael Ware. I colori del Rinascimento’, che presenta raffinati esemplari di maiolica italiana in stile rinascimentale, periodo a cui viene associato il nome del grande pittore urbinate.

Dal 19 luglio al 1° novembre si tiene invece, nelle Sale del Castellare, la mostra ‘Baldassarre Castiglione e Raffaello’ a cura di V. Sgarbi e E. Losetti, mentre dal 25 luglio al Collegio di Urbino c’è ‘Raffaello: una mostra impossibile’, organizzata dalla Regione Marche, con 45 riproduzioni ad altissima fedeltà in scala 1:1, per ammirare tutti insieme capolavori disseminati in 17 paesi.

Non prima di aver visto la Casa Natale di Raffaello, il Mausoleo dei duchi e il panorama dalla Fortezza Albonroz, volerete a Urbania, dove vi attendono il Palazzo ducale, il Barco, famosa residenza estiva, e la misteriosa chiesa dei morti. Nella vicina Fermignano potrete passeggiare sul ponte romano e poi raggiungere le limpide acque del fiume Burano, in località Pozze di Foci, scenario ideale per un tuffo rinfrescante, prima di recarvi ad Acqualagna per una cena al sapor di tartufo e un’escursione alla Gola del Furlo.

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Livello di difficoltà: media
Target: Wedding
Stagionalità: Estate

Le tappe dell'itinerario

  • Urbino città UNESCO e patria di Raffaello
    0722.3091
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Urbino città UNESCO e patria di Raffaello

    Urbino è uno dei centri più importanti del Rinascimento italiano, di cui ancora oggi conserva appieno l'eredità architettonica; dal 1998 il suo centro storico è patrimonio dell'umanità UNESCO. È sede di una delle più antiche ed importanti università d'Europa, fondata nel 1506.

    COSA VEDERE
    Palazzo Ducale è uno dei più interessanti esempi architettonici ed artistici dell'intero Rinascimento italiano. "Palazzo in forma di città" lo definì Baldassarre Castiglione, impressionato dalla reggia dove dimorò Federico da Montefeltro. Il palazzo, caratteristico per i suoi torricini, è sede della Galleria Nazionale delle Marche: la splendida cornice architettonica degli interni, creati dal Laurana, ospita una delle più belle ed importanti collezioni d'arte del Rinascimento italiano.
    Sono presenti splendide pitture di artisti quali Raffaello, Piero della Francesca, di cui spicca la famosa Flagellazione di Cristo, Paolo Uccello, Tiziano e Melozzo da Forlì.
    Lo studiolo del duca Federico, all’interno del Palazzo, custodisce un pregevole soffitto a cassettoni ed è rivestito nella fascia inferiore di legni intarsiati da Baccio Pontelli su disegni di Sandro Botticelli, Francesco di Giorgio Martini e Donato Bramante

    Tra gli edifici di architettura civile e religiosa si segnalano: la Casa Museo di Raffaello Sanzio, dove visse il celebre pittore; il Duomo realizzato in stile neoclassico, che contiene alcune tele di Federico Barocci, e l'annesso Museo Diocesano Albani; il Teatro Sanzio, sorto verso la metà del XIX secolo, sul bastione della Rampa elicoidale; l’Oratorio di San Giovanni, dove è possibile ammirare un imponente ciclo d'affreschi realizzati dai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino Marche tra il 1415 e il 1416; l’Oratorio di San Giuseppe, dove è conservato il complesso scultoreo raffigurante la Natività di Cristo, opera di Federico Brandani e pregevoli decorazioni ed opere d'arte nella prima metà del XVIII secolo, grazie alle committenze e alle donazioni di vari membri della famiglia Albani; il Mausoleo dei Duchi, che fa parte di un complesso conventuale a cui è annesso il cimitero cittadino, è situato poco fuori della cinta muraria della città, venne realizzato, probabilmente, da Francesco di Giorgio Martini nella seconda metà del XV secolo per volere del duca Federico III da Montefeltro, per ospitare la propria tomba e quelle dei suoi successori, ovvero Guidobaldo I Da Montefeltro, ultimo duca della dinastia; il collegio Raffaello, istituito per volere di Papa Clemente XI agli inizi del XVIII secolo, che ospita la sala del consiglio comunale, alcuni uffici della Prefettura e il museo del Gabinetto di Fisica dell'Università; la Fortezza Albornoz, realizzata nella seconda metà del XIV secolo per volontà del cardinale Egidio Alvares de Albornoz.

    TIPICITÀ ED EVENTI
    Tra le specialità locali, rinomata è la "Casciotta d'Urbino", riconosciuto prodotto DOP: si tratta di un formaggio a pasta semicruda da tavola, realizzato sin dall'antichità. Gustosissima è anche la crescia urbinate, definita anche crescia sfogliata, una sorta di focaccia che si mangia calda con salsiccia, erbe di campo, prosciutto, lonza o formaggio.

    Gli eventi di maggior rilievo che hanno luogo a Urbino durante l’anno sono il Festival di Musica Antica (luglio), la Festa del Duca (agosto) e la Festa dell’Aquilone (settembre).

  • Chiesa di S. Caterina
    La Chiesa Conventuale di Santa Caterina è attigua al monastero delle agostiniane, segnata da un portale in pietra di tardo Cinquecento, col timpano spezzato e al centro la figura di Santa Caterina. L'interno è formato da un'aula rettangolare coperta da volta a botte, illuminata da quattro finestre a orecchie. La decorazione a grisaille sembra ripresa forse su altra preesistente di primo ottocento, nella medaglia ovale della volta troviamo un'anonima tela rappresentante Santa Caterina. L'altare maggiore, di origine tardo cinquecentesca, è realizzato con marmi policromi che racchiudono un bassorilievo centrale in stucco dorato, raffigurante il martirio di Santa Caterina, opera di Federico Brandani, che si conclude con un timpano spezzato su colonne corinzie. Anche i due altari laterali, di origine settecentesca, hanno marmi policromi nelle mense, e la parte superiore lignea che incornicia i quadri: San Michele fra i santi Pietro e Barbara di Alfonso Patanazzi, Santa Teresa e Santa Caterina di Cialdieri. Ancora del Brandani sono ammirabili i due medaglioni in stucco dorato nel fastigio dei due altari con i santi Michele e Caterina.
  • Chiesa di S. Domenico
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Domenico
    La Chiesa San Domenico fu consacrata nel 1365 e dopo il suo rifacimento settecentesco, in facciata sono rimasti solo il fregio in cotto e il grande oculo centrale, ornato con motivi vegetali. Estremamente interassante nella facciata sopra il portone una lunetta raffigurante La Madonna col Bambino e i santi di Luca Della Robbia. La lunetta originale, attualmente, è stata spostata nel palazzo ducale per motivi di conservazione e al suo posto ora c'è una copia. L'interno, ad unica navata, è stato completamente rifatto nel Settecento, perdendo così gran parte delle decorazioni che rivestivano le pareti. Presso l'arco trionfale si ammirano due tele di Francesco Vanni, che raffigurano Angeli; l'altar maggiore è dominato dalla Madonna col Bambino, San Domenico, Santa Caterina da Siena e Santa Rosa da Lima, opera notevole di Giovanni Conca. Attualmente la chiesa è sconsacrata: si può visitare solo in occasione delle manifestazioni culturali che periodicamente ospita.
  • Chiesa di S. Francesco di Paola
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    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Francesco di Paola
    La chiesa nasce nel 1603 per il voto della città di Urbino, inteso a propiziare la nascita di un erede maschio al Duca Francesco Maria II della Rovere. Su disegno dell’architetto Muzio Oddi, i lavori di costruzione iniziarono nel 1612 e finirono due anni più tardi. Nel 1708, la chiesa fu acquisita dalla congregazione del Corpus Domini, che ne fece la propria sede e vi rimase fino al 1759. E’ in questo periodo che l’edificio si arricchisce di lesene, cornici, festoni decorativi e di tutti quei simboli che caratterizzavano la confraternita. Il prospetto è sovrastato da un timpano triangolare e decorato dalle due statue della Fede e della Speranza: nel fastigio appare l’emblema a raggi di San Francesco di Paola. Sopra il portale si nota il simbolo della compagnia accompagnato dalle iniziali di Teodoro Giusti, suo benefattore. L’interno è costituito da un'aula non molto vasta e dal nicchione a fondo piano dell'altar maggiore. Il disegno architettonico consiste nelle paraste polistili corinzie, al di sopra delle quali corre un fregio con cornicione d'imposta per un soffitto a volta molto ribassata, invaso da una decorazione in stucco tardo-cinquecentesca, opera dello stuccatore Marcello Sparzi, mentre gli affreschi barocchi sono di Antonio Viviani. Il soffitto è ricco di immagini allegoriche, che rappresentano le Virtù, e di dipinti con le storie del santo, mentre il medaglione centrale raffigura la Gloria. All’altar maggiore, sotto una Natività del Viviani, campeggia la pala di Michelangelo Dolci, che raffigura il santo titolare. Lungo le pareti si ammirano varie statue scolpite da Agostino Capelli.
  • Chiesa di S. Sergio
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    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Sergio
    San Sergio risulta fra le più antiche chiese della città e prima sede vescovile fino al 1021. Il fatto che sia stata costruita fuori le mura, e soltanto più tardi trasgerita sul Poggio, dipende forse dal fatto che in origine quel centro urbano corrispondeva alla stessa città pagana. Nella seconda metà del XV secolo, San Sergio fu ampliata ed arricchita dal vescovo Andrea Paltroni. L'interno è caratterizzato da un'unica aula, oppressa da una volta molto ribassata.
  • Chiesa di S. Agostino
    Unico edificio rimasto del complesso degli agostiniani,che comprendeva anche il convento. La chiesa di Sant'Agostino è una delle più antiche della città, si ritiene che risalga alla seconda metà del Duecento, ma fu profondamente modificata nel Settecento. In quella occasione fu ricostruito anche il convento, che fu poi soppresso a metà Ottocento dalla riforma di Pio IX che così divenne prima orfanotrofio e poi scuola professionale. Tra il 1966 ed il 1968, l’intero complesso è stato modificato su progetto di Giancarlo De Carlo, per accogliere la facoltà di Giurisprudenza.
  • Chiesa di S. Girolamo
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    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Girolamo
    La Chiesa di San Girolamo, probabilmente attribuita al Tosi, è uno degli esempi più significativi del settecento urbinate. La costruzione, interamente in cotto e di pianta quadrangolare, si sviluppa attorno a due cortili, uno dei quali di pianta irregolare e stretto al fianco della chiesa; l'altro regolare e più spazioso, aperto verso a nord e il giardino dell'attiguo monastero clarense, è limitato da un muro che dà sullo stretto passaggio che separa la chiesa dal monastero di Santa Chiara. Il prospetto a valle s'innalza sul pendio di ben quattro piani più il mezzanino superiore.
  • Chiesa della SS. Annunziata
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa della SS. Annunziata
    La chiesa attuale sorge sull’area della cappella dell'Annunziata, eretta nel 1389 fuori dalla cinta muraria. La cappella primitiva, che è incorporata nella chiesa attuale, fu costruita per iniziativa di Elena di Paula, e fu dedicata all’Annunziata, perché conteneva un affresco del Tre-Quattrocento, L’Annunciazione, che secondo alcuni è opera di Ottaviano Nelli, per altri di Antonio Alberti. Nel 1577 fu fondata in questa chiesa la Compagnia dell'Annunziata di fuori, che vi restò fino al 1595. Verso il 1581, la cappella fu variamente decorata. Sulla parete di fondo campeggia il citato affresco dell’Annunciazione, ma vi furono aggiunti stucchi di Ottaviano Viviani, grottesche di Giulio Virgili ed opere di F. Bellini, A. Purini, F. Balzelli, R. Ardovicchi, A. Viviani e C. Ventura.
  • Ex Monastero di Santa Chiara
    0722 309602-222 (Assessorato a
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Ex Monastero di Santa Chiara

    Il Monastero di Santa Chiara è l'antico monastero delle monache clarisse di Urbino. Si tratta di uno dei principali monumenti cittadini ed uno dei massimi esempi di architettura rinascimentale. Attualmente è sede dell'Istituto superiore per le industrie artistiche di Urbino.  Fu costruito nel 1420 per ospitare il Conservatorio delle donne vedove; nel 1456 ricevette la regola dell'osservanza di Santa Chiara da Papa Callisto III per intercessione del duca Federico III da Montefeltro. Nel 1457 vi si ritirò in clausura la prima moglie del duca Federico III, Gentile Brancaleoni, e nel 1472 vi fu sepolta la seconda moglie del duca, Battista Sforza. Nel 1482 anche Elisabetta da Montefeltro, una delle figlie del duca Federico III, si ritirò in questo monastero, dopo la morte del marito Roberto Malatesta; dopo alcuni anni divenne suora e con la sua dote avviò la ristrutturazione del monastero, su progetto dell'architetto senese Francesco di Giorgio Martini, rimasto incompiuto per le sfavorevoli contingenze storiche. Successivamente i Della Rovere intervennero sulla chiesa conventuale tra XVI e XVII secolo; dal 1538 divenne il Mausoleo ducale con la sepoltura del duca Francesco Maria I Della Rovere, della moglie Eleonora Gonzaga, del figlio, il cardinale Giulio Della Rovere, della nuora Giulia Varano e della nipote Eleonora o Lavinia Della Rovere. Nel 1864 la struttura fu confiscata dal Comune, che la destinò a Istituto di educazione femminile, destinazione che mantenne fino al 1904 quando vi fu istituito l'ospedale civile. Negli anni settanta l'ospedale venne trasferito in un nuovo fabbricato, nella periferia della città, e così l'ex-monastero divenne sede dell'Istituto superiore per le industrie artistiche (ISIA).

  • Palazzo Ducale
    0722 2760
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Palazzo Ducale

    Federico da Montefeltro, valoroso capitano di ventura e illuminato mecenate, signore del Ducato dal 1444 al 1482, volle la realizzazione di quella che ancora oggi è considerata una delle più belle opere del Rinascimento: il Palazzo Ducale di Urbino. Nonostante la scarsità di documenti che attestino la nascita e lo sviluppo di questa maestosa costruzione, è riconosciuto dagli studiosi che vi parteciparono alcuni fra gli artisti più grandi dell'epoca. Fra le innumerevoli maestranze che furono impiegate per la costruzione, spiccano i nomi di tre architetti: il fiorentino Maso di Bartolomeo, il dalmata Luciano Laurana, il senese Francesco di Giorgio Martini e di diversi decoratori e artisti che resero il palazzo della città di Urbino un punto focale del Rinascimento Italiano. Il Palazzo Ducale ebbe diverse fasi di sviluppo; il nucleo più antico, (conosciuto come l'appartamento della Jole) fu edificato per volontà del conte Guidantonio, padre di Federico. Si affaccia con il suo lato lungo su piazza del Rinascimento ed è stato il punto di partenza per l'ampliamento e l'assetto successivo del palazzo. A Luciano Laurana si devono la facciata con i suggestivi torricini, lo studiolo, e numerosi ambienti del piano nobile. Intorno al 1474, l'architetto senese Francesco Di Giorgio Martini sostituì Laurana nell'ultimazione delle parti incompiute e progettò il complesso impianto idrico, all'avanguardia per l'epoca. Con l'architetto senese, il Palazzo conobbe il suo massimo splendore. Durante il XVI secolo, con la successione della famiglia Della Rovere ai Montefeltro, il palazzo subì ulteriori ampliamenti con l'aggiunta del secondo piano nobile.
    Il Palazzo Ducale di Urbino ospita la Galleria Nazionale delle Marche.

  • Urbania
    0722.313111
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Urbania

    Urbania, l’antica Casteldurante, è nota per la produzione della maiolica, tradizione che risale al Medioevo. Gli abili maiolicari del luogo, favoriti dalla Corte Roveresca, poterono giovarsi della collaborazione di pittori famosi, dando vita così al genere dell’Istoriato.

    Il cuore dell’abitato, cinto da antiche mura, è Piazza San Cristoforo, in cui confluiscono le principali vie del centro storico; ottocenteschi sono sia la statua del santo della città che il Teatro Bramante. Il Palazzo Ducale è una delle attrazioni principali: costruito interamente in cotto, attualmente ospita la Biblioteca, fondata da Federico da Montefeltro, e il Museo Civico che vanta affreschi del 1300, mappe del Mercatore, una bella collezione Ubaldini di disegni e incisioni, una raccolta di carte geografiche dei sec. XVI-XVIII e la collezione di coeve ceramiche locali. I sotterranei del palazzo sono occupati dal Museo di storia dell’agricoltura e artigianato. Tra gli edifici di architettura religiosa, da non perdere la Chiesa di San Francesco, bell’esempio di barocco marchigiano, la Chiesa dei Morti, che conserva numerose mummie naturali di persone decedute nel Medioevo e nel Rinascimento e la Cattedrale, dedicata a San Cristoforo martire ed edificato sulle fondamenta dell'antica abbazia di San Cristoforo del Ponte risalente all' VII secolo. Di particolare valore sono il cinquecentesco Palazzo Comunale e l’ex Palazzo Vescovile, che ospita il museo arcidiocesano, ricco di preziose ceramiche durantine.

    Poco lontano dal centro si trova il Parco Ducale o Barco, complesso sorto sulle rive del Metauro per ospitare le battute di caccia dei Duchi. Ne fanno parte la villa, iniziata da Francesco Di Giorgio Martini e la Chiesa di San Giovanni Battista. Per grandi e piccini, da non perdere una simpatica curiosità, il percorso fatato del Bosco dei Folletti.

    Dal punto di vista geologico, Urbania vanta il prezioso GSSP, un sito di interesse geologico (geosito) di rilevanza mondiale in quanto rappresenta lo standard di riferimento per la definizione del limite cronostratigrafico tra il piano Rupeliano con il piano Cattiano, i due piani stratigrafici in cui è suddivisa l'epoca oligocenica. Allo stato attuale sono stati ratificati 69 GSSP in tutto il Mondo, di cui 10 in Italia. Il GSSP (Global Stratotype Section and Point) di Monte Cagnero di Urbania è uno tra questi.

    Una straordinaria eccellenza locale è il tartufo bianco (tuber magnatum Pico) e più comune il nero, detto scorzone. Gustoso è il crostolo (con uova e strutto) che, insieme al buon pane accompagna saporiti salumi, pecorini ed erbe di campo. Il dolce che racconta le tradizioni culinarie di questi luoghi è il bostrengo (a base di riso e noci tipico della stagione fredda), da assaggiare insieme al vino di visciola o al vino santo.

    Un ricco calendario di eventi segna il susseguirsi delle stagioni, tra cui la Festa Nazionale della Befana.

  • Cattedrale di S. Cristoforo
    0722 319446
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Cattedrale di S. Cristoforo

    Nel VI secolo, sui resti di un edificio pagano sacro ad Ercole, i Benedettini eressero un'abbazia dedicandola al martire dalmata San Cristoforo (Abbazia di S. Cristoforo del Ponte). Della chiesa abbaziale rimangono la torre campanaria romanica e alcune altre tracce. 
    Nel 1759 la chiesa fu quasi interamente ricostruita su progetto dell'architetto urbinate Giuseppe Tosi. Il campanile del 1958 è opera dell'ingegnere fanese Donatello Stefanucci.
    L'interno è a una navata sovrastato da una cupola barocca. Vi si conservano sette epigrafi celebrative, tra cui quella dedicata al papa Urbano VIII che concesse la diocesi e dette il nome a Urbania. A destra, l'ingresso al Battistero, la cui porta di accesso conserva parte della cancellata in ferro battuto, opera di Metauro Balducci, del XV-XVI secolo. 
    All'interno il Fonte Battesimale, opera di Ricci da Sant'Ippolito, del 1747; il Battesimo di Gesù,affresco su pietra di scuola locale, del XVIII secolo; S. Eracliano vescovo, affresco del XV secolo. 
    In chiesa, nella parete destra: al primo altare S. Ubaldo, vescovo di Gubbio, olio su tela di Claudio Ridolfi del 1620; al secondo altare Transito di S. Giuseppe, olio su tela del Cavalier D'Arpino del XVII secolo; al terzo altare S. Cristoforo, statua lignea di scuola napoletana del 1768. Nella Cappella del Sacramento: a sinistra Cena di Emmaus, olio su tela di scuola romana del XVIII secolo; al centro della volta il Trionfo del calice eucaristico, tela di Americo Ludovici di Cagli del 1951; a destra Flagellazione, olio su tela, copia da Giuseppe Avanzi. Nel presbiterio, la Pentecoste di Giustino Episcopi e la Natività di S. Giovanni, olio su tela di Giorgio Picchi del XVI secolo; sopra l'altare maggiore, il Crocifisso di Pietro da Rimini del 1315. Nella parete sinistra: Monumento funebre di Augusto Chigi, fratello di papa Alessandro VII, morto a Urbania nel 1651; al primo altare, Madonna del Rosario, olio su tela di Domenico Peruzzini del XVII secolo; al secondo altare, Crocifissione, olio su tela opera del XVII secolo legato alla scuola del Barocci; al terzo altare, Incoronazione della Vergine e Santi, olio su tela di Carlo Spiridione Mariotti del 1746, sopra, S. Crescentino, olio su tela di Gianfrancesco Ferri di Pergola del 1746, sotto l'altare Corpo di S. Placido, martire del XVIII secolo. Ai lati è stata sistemata unAnnunciazione in due tele, probabilmente facenti parte di uno sportello (Angelo Annunciante e Madonna) dipinte da Claudio Ridolfi (1642).
    La porta di accesso alla sacrestia, in legno intagliato e scolpito, è del 1637, opera di Cesare Oradei; i mobili e gli armadi sono di Orazio Marfori, Francesco Duranti, Guido Galeotti e risalgono al 1758. Qui sono conservate argenterie varie dei secoli XVI, XVII e XVIII, una croce in argento cesellato e smaltato di Giovanni da Modena del XIV-XV secolo, e l'urna contenente l'omero di San Cristoforo, opera di Antonio del Pollaiolo, donata alla chiesa nel 1472 dal cardinale greco Bessarione, abbate commendatario durantino.

    Per informazioni: http://www.lavalledelmetauro.it/contenuti/beni-storici-artistici/scheda/5183.html

  • Monastero Benedettine di Santa Maria Maddalena
    0722-319533
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero Benedettine di Santa Maria Maddalena
    Del monastero non si conosce la data precisa di fondazione, ma era già fiorente nel sec. XII. Nel 1293 è ricordato come censuario dell’Abbazia benedettina di S.Cristoforo del Ponte, ed aveva annesso un ospedale. Si parla spesso nelle fonti, lungo il sec. XIV, di questo ospedale, che raccoglieva numerosi lasciti. Ma in questo periodo il monastero ebbe anche a soffrire molto per la ribellione di Castel Durante (l’odierna Urbania) al legato pontificio Cardinale Albornoz.
    Dal sec. XV non si menziona più l’ospedale, forse abbandonato per una più stretta osservanza della Regola.
    Con molto coraggio si pose mano, nel 1575, alla ricostruzione completa del monastero: le 50 monache lasciarono momentaneamente la loro casa e vi ritornarono a sistemazione ultimata. Ben presto crebbero di numero fina a 72, ma ebbero a soffrire per una vita di stenti, ridotte alla povertà estrema. Provvidenziale benefattore fu, in questo periodo, il duca di Urbino Francesco Maria II.

    Nel 1808 venne soppresso dal governo napoleonico e solo nel 1817 si ristabilì la vita comune e fu resa possibile la clausura. La fioritura, però, non tardò a premiare la costanza delle religiose: nel 1825 ben 15 giovani ricevettero la consacrazione monastica dalle mani di Mons. Tassinari.
    Negli anni 1951-1960 furono eseguiti al monastero lavori di restauro e di sistemazioni varie, anche con ricupero di ambienti abbandonati perché inabitabili, e di costruzione di nuovi locali tra i quali una piccola foresteria.
    Col passare del tempo, ed entrati nel terzo millennio, c’è stato bisogno di altri lavori e restauri, tra i quali la riparazione dei tetti sopra la chiesa e le celle del monastero, con scopertura e impermeabilizzazione, come anche la sistemazione della facciata (tinteggiatura, ecc.). E’ stata ingrandita un po’ anche la foresteria, utilizzando lo spazio non più funzionale del granaio attiguo.

    N.B. La foresteria del monastero accoglie solamente studenti religiosi/sacerdoti e parenti delle monache.

    Oggi il monastero è abitato da monache provenienti dalla Sardegna, da Malta e dalla Nigeria.
    Dal sito www.benedettineurbania.it
  • Biblioteca Ubaldini
    0722/313151
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Biblioteca Ubaldini

    A metà del ‘600 con le donazioni del conte Bernardino Ubaldini e del vescovo Honorato degli Honorati si ricostruiva ad Urbania la libreria pubblica sui "resti" della Biblioteca dei Duchi di Urbino che Francesco Maria della Rovere aveva trasferito a Castel Durante (oggi Urbania).  Della celebre biblioteca umanistica, iniziata verso la metà del ‘400 da Federico da Montefeltro non restavano che 400 volumi. Dopo la devoluzione del Ducato di Urbino allo Stato Pontificio, il Papa Alessandro III aveva infatti portato a Roma una gran parte dell’antica libreria, oggi custodita presso la Biblioteca Vaticana e l'Alessandrina.

    Nella Biblioteca di Urbania è tuttavia conservato un manoscritto del XVIII secolo compilato dal conventuale minore Giuseppe Maria relativo all’Indice dei libri esistenti nella pubblica Biblioteca in cui tutti i titoli delle opere elencate sono di proprietà ducale. Sono presenti anche due globi di Gerardo Mercatore: il Globo terrestre del 1541 e il Globo celeste del 1551, che sono già segnalati nel 1667 fra i cimeli ed i libri rimasti in Urbania dopo il trasferimento della libreria ducale a Roma.

    Nel ‘700 il fondo fu incrementato dal lascito dei conti Matarozzi Brancaleoni e in età napoleonica con l’incameramento del patrimonio librario dei soppressi Ordini Minori. Importanti donazioni si sono avute anche nel ‘900. La Biblioteca conserva inoltre l’Atlante Novissimo dello Zatta del 1775 e il piccolo Globo terrestre attribuito a Francesco de Mongenet.

    La Biblioteca Comunale di Urbania vanta un prezioso fondo di disegni, oltre 700, provenienti dalla collezione Ubaldini.

    Attualmente la biblioteca conta circa 50.000 volumi di cui 9.000 antichi. Di grande valore sono i 36 incunaboli, le 1325 cinquecentine, 183 pergamene, 141 manoscritti, di cui ricordiamo quelli riguardanti la storia del ducato roveresco. Una sezione è dedicata alla storia dell’arte e alla storia della ceramica.

    La biblioteca “moderna” ospita numerose sezioni: oltre alla narrativa classica e contemporanea, italiana e straniera, troviamo una stanza dedicata alle Marche ed una all’Arte. Sono ricchi di volumi gli scaffali relativi alla psicologia, al diritto, alla sociologia, alla critica letteraria, alla storia, alla religione, al teatro, ecc. Sono ampie la sezione ragazzi e la sezione multietnica. Sono inoltre disponibili numerose opere di consultazione, quali enciclopedie generali e specifiche e dizionari.

    La biblioteca Comunale è inoltre promotrice di numerose iniziative, tra le quali il Premio Letterario Metauro, premio nazionale di poesia, e il Premio Metauro On-line, premio di narrativa in rete.

  • Urbania - Ponte del Riscatto
    0722.313140
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Urbania - Ponte del Riscatto

    Cittadina ricca di monumenti, posta al centro dell'alta valle del Metauro lambita per tre lati dal fiume che scorre a ridosso delle antiche mura.

    Ponte si trova entro l'abitato di Urbania, presso il Palazzo Ducale, così chiamato per la presenza di un'antica rotonda eretta a devozione della Madonna del Riscatto o della Mercede. Il manufatto, che oggi non esiste più, era situato sopra un arco fra lo scoglio e il ponte, dove si vuole che il giovane architetto Bramante nel 1482 costruisse un tempietto ottagonale. Danneggiato nella seconda guerra mondiale, il tempietto è stato abbattuto e malamente ricostruito. Dal ponte si gode una splendida vista del Palazzo Ducale affacciato sul fiume Metauro; a pochi metri inizia il borgo storico e i vicoli della città antica (qui era Porta Celle e subito dopo si incontra la chiesa dei morti dove sono conservate le Mummie).

  • Chiesa dei morti
    0722313111 - 3498195469
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa dei morti
    Nella silenziosa cripta della chiesa sono conservati corpi che vi dimorano da più di quattro secoli.La Chiesa dei Morti, già Cappella Cola fondata nel 1380, ornata da un bel portale gotico, conserva al suo interno il cimitero delle Mummie, noto per il curioso fenomeno della mummificazione naturale, dovuta a una particolare muffa che ha essiccato i cadaveri succhiandone gli umoriA seguito dell’editto napoleonico di Saint-Cloud del 1804 che istituì i cimiteri extraurbani, furono rinvenuti nei pressi della chiesa 18 corpi mummificati che dal 1833 furono esposti dietro l’altare. Alla sistemazione dei corpi provvide la Confraternita della Buona Morte, fondata nel 1567 a Casteldurante (l’antico nome di Urbania), sotto la protezione di San Giovanni Decollato, qui raffigurato nel quadro di un pittore locale.Scopo primario della Confraternita era il trasporto e la sepoltura dei morti, specie dei giustiziati, l’assistenza dei moribondi, la registrazione dei defunti e la distribuzione delle elemosine ai poveri. Ognuna delle mummie di Urbania ha una storia da raccontare: dal priore della Confraternita Vincenzo Piccini vestito con la tunica bianca e nera della cerimonia funebre, alla donna deceduta di parto cesareo, al giovane accoltellato nella veglia danzante, fino allo sventurato che fu sepolto vivo in stato di morte apparente.
  • Il Refettorio del Barco Ducale

    Situato a nord-ovest della città, il Barco fu costruito per volere di Federico da Montefeltro e con un parco venatorio che offriva al Duca la possibilità di riposare lo spirito, ma anche il corpo, fu uno dei luoghi preferiti da Francesco Maria II Della Rovere. Oggi, dopo la sua demolizione dovuta al cedimento della struttura originaria, si presenta a noi come un convento settecentesco in stile vanvitelliano dall’imponente struttura architettonica. I lavori di restauro hanno portato alla luce, nella stanza del refettorio dei frati francescani, affreschi risalenti al Settecento. Proprio in questa sala è possibile celebrare il rito del matrimonio civile.

  • Urbania - La "Casa della Tintoria"

    Sorge a ridosso delle mura di Urbania la Casa della Tintoria, edificata circa a metà del secolo XVI con lo scopo di trarre vantaggio dalla posizione utile per le lavorazioni di tinteggiatura e finissaggio di filati e tessuti. La struttura conobbe diverse trasformazioni nel corso degli anni. Recentemente, pur conservando il nome “Casa Tintoria”, è stata destinata allo sviluppo di progetti in cui eventi, arte e cucina possano fondersi. E proprio qui, negli incantevoli locali della struttura, vengono celebrati matrimoni con rito civile.

  • Teatro Bramante
    0722 317929
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Teatro Bramante

    Urbania, l’antica Castel Durante, ebbe il suo primo teatro già nel secolo XVI, ricavato da un magazzino ducale per la paglia: una struttura completamente rinnovata nel 1726 ad opera dell’Accademia degli Acerbi che ne affidò il progetto all’architetto e scenografo parmigiano Pietro Abati.
    L’attuale teatro, inaugurato nel 1864, è invece opera dell’urbinate Ercole Salmi, progettista anche del teatro di Gubbio (1868).
    Progettato fin dal 1857 in sostituzione del vecchio teatro, occupa l’area dove sorgeva un tempo l’antica Rocca dei Brancaleone.
    Tutto in laterizio, ha una facciata di gusto neoclassico, decorata nella parte centrale da un doppio ordine di semicolonne (doriche al piano terra e joniche al piano superiore) fra cui si aprono semplici porte e finestre prive di ornamentazioni.

    L’interno, gradevolmente tradizionale nel suo impianto a ferro di cavallo, dispone di 44 palchi, distribuiti su tre ordini e sovrastante loggione a balconata aperta.

    Il boccascena, privo di palchi, è affiancato da due paraste terminanti con mensole che reggono un architrave piano.

  • Palazzo Ducale
    0722/313151
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Palazzo Ducale

    A Casteldurante - l'odierna Urbania - esisteva un complesso fortificato (rocca-abitazione) eretto dai Brancaleone ed ubicato lungo l'ansa settentrionale del fiume Metauro. Cacciati i Brancaleone, Federico da Montefeltro intraprese i lavori per modificare radicalmente tale residenza fortificata, trasformandola in parte in un vero e proprio Palazzo Ducale, per opera di Francesco di Giorgio Martini. L'edificio subì successivi interventi ad opera di Gerolamo Genga e fu la sede prediletta dell'ultimo duca d'Urbino, Francesco Maria II Della Rovere. Attualmente le sue sale e saloni ospitano le raccolte librarie e d'arte della Biblioteca Comunale, della Pinacoteca e del Museo civico di cui fanno parte due preziosi globi del Mercatore (sfera terrestre del 1541 e sfera celeste del 1551), l'Archivio comunale e il Museo di storia dell'agricoltura e dell'artigianato. 

     

  • Monastero di S. Chiara
    0722.319535 (monastero)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero di S. Chiara
    Il Monastero di S. Chiara sorge su un colle, poco lontano dal centro di Urbania.
    È preferibilmente raggiugibile a piedi, poichè la strada di accesso è piuttosto stretta.  
    È abitato da una comunità di monache cappuccine e dispone di una foresteria composta di poche camere ma ben tenute, oltre ad un ampio salone sottostante. 
    Attigui al monastero sono presenti dei terreni coltivati dalla comunità.
    La struttura accoglie, prevalentemente in primavera e estate, pellegrini che desiderano condividere con le monache momenti di preghiera.
  • Fermignano
    0722.332142 - 0722330523 (I.A.
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Fermignano

    Fondata dai Romani, Fermignano fu scenario della battaglia del Metauro che vide la sconfitta dell’esercito cartaginese, comandato da Asdrubale, per opera dei Romani nel 207 a.C. La leggenda vuole che sulla collina di Montelce vi sia il sepolcro di Asdrubale, visitato da Montaigne, Giacomo Leopardi e Giovanni Pascoli.

    Città natale del grande architetto rinascimentale Donato Bramante, al quale è dedicata l’omonima Galleria d'arte Contemporanea, presenta delle strutture architettoniche significative, quali il complesso monumentale dell’alta torre medievale delle Milizie e del ponte romano a tre arcate sul fiume Metauro.
    Al XIX secolo risalgono l’ex mattatoio e il lavatoio, visitabili su prenotazione. L’ex cartiera in via Veneranda, oggi di proprietà privata, fu probabilmente costruita dai Fabrianesi.
    Un ulteriore sito di rilievo artistico è la chiesa di San Giacomo in Compostela, che presenta affreschi del XIV e del XV secolo.

    Lungo la strada Provinciale Metaurense si trova invece la Villa Gentilizia Isola, una residenza di campagna di Federico Bonaventura che ospitò, nel 1578, Torquato Tasso che qui compose la “Canzone al Metauro”.

    La Gola del Furlo si estende anche nel territorio di Fermignano. Si tratta di un’area protetta caratterizzata da un paesaggio in parte collinoso, in parte aspro e roccioso.

    Ogni anno, la prima domenica dopo Pasqua, si può assistere allo storico torneo del Palio della Rana e sempre in costume, a fine estate, al Gran Premio del Biciclo Ottocentesco: antiche rievocazioni di una località moderna e attiva.

  • Abbazia di S. Silvestro in Iscleto

    L'abbazia di San Silvestro in Iscleto sorgeva lungo la strada tra Urbania a Fermignano, alla sinistra del fiume Metauro.

    L’abbazia prende il nome dalla frazione del Comune di Fermignano San Silvestro mentre la denominazione ad Iscleto fa riferimento al  querceto in cui il monastero sarebbe stato costruito. La prima notizia documentata fa riferimento ad una bolla di Urbano III risalente al 1185. Qui soggiornò san Pier Damiani nel 1040.   

    Oggi purtroppo dell'antico complesso monastico resta la sola cripta, opportunamente coperta da una tettoia poggiante sui ruderi della vecchia chiesa, demolita negli anni ’70 dai precedenti proprietari privati. Sono altresì presenti dei  frammenti di sculture della prima metà del XII secolo di stile lombardo-emiliano con influenze bizantine.

    Vi si accede tramite una scalinata che conduce ad un vano rettangolare con volta a crociera, alla destra del quale si apre un ambiente con al centro un pilastro da cui si dipartono costoloni che profilano le crociere ed una bellissima colonna sorreggente una volta a ventaglio.

  • Il ponte romano e la torre medievale di Fermignano
    0722.330523 Ufficio IAT
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Il ponte romano e la torre medievale di Fermignano

    La tradizione locale considera di epoca romana il ponte che attraversa il fiume Metauro a Fermignano,
    una struttura a tre archi, costruita in blocchetti di pietra disposti in bassi filari e con tratti di restauro a mattoni.
    La tecnica di costruzione è simile a quella con cui è stata edificata l'attigua Torre, che si pone a difesa del significativo luogo
    di transito. Infatti ebbe probabilmente il ruolo di controllo dell’importante guado sul Metauro, di stazione di pedaggio, nonché di difesa
    cittadina.
    La Torre (alta 24m) pare essere una tipica fabbrica medioevale, forse poggiante su fondazioni presumibilmente romane.
    Ponte e Torre sono strettamente collegati e sembrano costituire un unico complesso monumentale, di fondamentale importanza strategica
    nel contesto della viabilità medioevale.
    Ai piedi della Torre è posta la fontana pubblica detta “Mascherone” costruita nel 1886.
    L'apertura della torre medievale é su prenotazione a cura dell'ufficio Iat.

  • Museo dell'Architettura
    Tipologia : Arte Territoriale
  • Fermignano – "Tomba di Asdrubale"
    Nel 207 a. C. Asdrubale decise di portare rinforzi al fratello Annibale, già in Italia, ma una volta attraversati i Pirenei e le Alpi, fu bloccato alla Gola del Furlo dai romani e costretto ad affrontare la battaglia del Metauro. In prossimità della piana dove si consumò la sconfitta dei Cartaginesi, la tradizione vuole trovarsi la tomba di Asdrubale, una struttura a tronco di cono, situata sulla collina di Montelce e di cui rimangono oggi poche tracce.
    La scarsità di evidenze archeologiche e di testimonianze letterarie non permette di avere certezza né sui luoghi della battaglia né se qui sia veramente esistita la tomba del condottiero cartaginese; ciò è dovuto anche agli scavi qui condotti dal cardinale Annibale Albani (1682-1751) che hanno compromesso per sempre l’opportunità di svolgere indagini scientifiche. Recenti studi la considerano, invece, come parte di un perimetro murario successivo del XIII-XIV secolo. A sostegno della tradizione è venuta anche tutta quella parte di letteratura che si è interessata alla battaglia del Metauro da Bernardino Baldi fino a Leopardi e Pascoli.
  • Acqualagna
    0721.79671
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Acqualagna

    Acqualagna sorge lungo l'antica via Flaminia, a sud-ovest della gola del Furlo, nel punto dove il Burano confluisce nel Candigliano. Sullo sfondo, a nord-est, le ripide pendici dei monti Pietralata e Paganuccio, a sud-ovest, le cime appenniniche del Catria e del Nerone.

    Nei pressi dell'attuale centro sorgeva una città romana, Pitinum Mergens, distrutta da Alarico; gli abitanti superstiti fondarono più tardi il castello di Montefalcone da cui, nel tardo medioevo, si venne a formare il borgo. Nel paese si trova la chiesa parrocchiale, dedicata a Santa Lucia, di antica fondazione, mentre poco lontano sorge il Santuario del Pelingo, santuario mariano diocesano, che contiene un venerato affresco della Madonna col Bambino. Desta interesse la Chiesa di San Vincenzo al Furlo, ciò che rimane di un'antica Abbazia dell'VIII secolo in cui abitarono San Romualdo (1011) e San Pier Damiani (1042). Il cenobio rimase indipendente fino al secolo XI quando entrò – con le abbazie e gli eremi alle sue dipendenze – nella diretta influenza della vicina Fonte Avellana. Nei pressi della chiesa si trova un piccolo ponte romano.

    È possibile ammirare, poco lontano dal centro, l'antica torre di vedetta a pianta circolare del Castello di Pietralata, mentre a Farneta sopravvivono i resti di un fortilizio feltresco. Lungo la strada che da Acqualagna conduce a Piobbico e al passo appenninico di Bocca Serriola, si incontrano infine la chiesa della Madonna del Pietriccio con affreschi trecenteschi sotto il loggiato e, proseguendo oltre, la chiesa abbaziale di Santa Maria Nuova e il castello di Naro.

    Villa di Colombara è invece un edificio rurale romano del II secolo a.C. che si trova nell'omonima località del comune di Acqualagna. I resti di tale fattoria sono conservati ad Acqualagna nell'Antiquarium Pitinum Mergens.

    Tra le ripide pareti di calcare dei monti Pietralata e Paganuccio si apre la spettacolare gola del Furlo. Sul luogo è ancora percorribile la galleria fatta scavare nella roccia da Vespasiano (anno 79 d.C.). Acqualagna è compresa nella Riserva Naturale Statale Gola del Furlo ed è nota, a livello nazionale, come la Capitale del Tartufo, vista la sua importanza riconosciuta durante tutto l’anno per i vari eventi dedicati. Si fa riferimento, in particolare, alla Fiera Nazionale del Tartufo, che si svolge tra la fine di ottobre e l'inzio di Novembre, e alla tradizione plurisecolare di ricerca, produzione e commercializzazione del tubero più famoso di tutti i tempi.

  • Teatro Conti
    0721/79671
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Teatro Conti
    Progettato dal Geom. Marco Severini nel 1904 come parte di un fabbricato scolastico adibito sia ad uso palestra coperta, sia per la refezione scolastica che per conferenze agrarie, ecc. Successivamente il teatro fu abbellito dal lavori di due paesani, lo stuccatore Umberto Sanchini e lo scultore Prof. Aldo Gamba. E’ intitolato al drammaturgo Antonio Conti, nato in Acqualagna il 3 settembre 1897, che fu anche brillante scrittore e negli anni del neorealismo fece interessanti esperienze come sceneggiatore cinematografico.
  • Riserva Naturale Statale Gola del Furlo
    0721.700041 - ulteriori info 8
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Riserva Naturale Statale Gola del Furlo

    La Riserva Naturale Statale Gola del Furlo è stata istituita nel 2001 e copre una superficie di 3.626,94 ettari ricompresa nei comuni di Acqualagna, Cagli, Fermignano, Fossombrone, Urbino.
    ARCHEOLOGIA: Il toponimo Furlo deriva dal latino forulum (“piccolo foro”), volgarizzato poi in Forlo e quindi Furlo. All’interno della gola, i romani hanno scavato due gallerie nella roccia nel punto in cui il transito era più problematico: la galleria grande è ancora oggi aperta al traffico pedonale e veicolare (è stata terminata nel 76 d.C. per volere dell’imperatore Vespasiano); la galleria piccola, visibile dalla strada, ma il cui accesso è possibile con visita guidata, è datata alla prima metà del I sec d.C.
    GEOLOGIA E PALEONTOLOGIA: In questa splendida gola calcarea incisa profondamente dal fiume Candigliano, il paesaggio e la morfologia permettono di ricostruire la storia geologica di più di 200 milioni di anni fa: nelle formazioni rocciose del Giurassico e del Cretaceo sono presenti diversi tipi di fossili, di cui i più abbondanti rappresentano ciò che resta di un gruppo di animali ora estinti, distinguibile in quattro grandi raggruppamenti: Phylloceratina, Lytoceratina, Ammonitina, Ancyloeratina.
    FLORA: La vegetazione è costituita prevalentemente da boschi di leccio negli ambienti rupestri e semi rupestri, da querceti e da vasti orno-ostrieti nel resto del territorio. Nell’alto versante settentrionale del M. Paganuccio è presente un interessante lembo di faggeta con una ricca flora mesofila. Alle quote più elevate si trovano invece le praterie. La flora è particolarmente ricca: all’interno della gola sono presenti specie molto rare e interessanti fra cui si possono ricordare la Moehringia papulosa, una specie endemica di alcune gole rupestri marchigiane, il Muscari tenuiflorum, l’Aster amellus, la Campanula tanfanii,…; nelle praterie sommitali sono abbondanti ranuncolacee, leguminose, ombrellifere, composite, labiate, graminacee e numerose orchidee, tra le quali la Dactylorhiza romana e l’Orchis militaris.
    FAUNA: La fauna presenta numerose specie di interesse naturalistico. Particolarmente numerosi i rapaci: nella Riserva del Furlo si è stabilita da anni una coppia di maestose aquile reali; nelle pareti di roccia nidifica il falco pellegrino. Le praterie sommitali sono ideali territori di caccia anche di gheppi, falchi pecchiaioli, poiane e albanelle minori. L’ambiente boschivo è regno indiscusso del lupo appenninico: specie sociale e territoriale, si muove nel territorio della Riserva a caccia di caprioli, cinghiali, daini, e molto altro. Tra i rettili si segnalano il cervone, il saettone, la vipera comune e la luscengola. Il fiume Candigliano e la sua vegetazione ripariale costituiscono ambienti ideali per gli uccelli limicoli quali gli aironi cenerini, la garzetta e la nitticora, per una numerosa colonia svernante di cormorani e per il coloratissimo martin pescatore. Tra la fauna ittica si segnalano carpe, cavedani, arborelle e barbi; fra i crostacei è presente il granchio di fiume.

     

  • Abbazia di S. Vincenzo al Furlo
    0721.796741 (Ufficio turismo C
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Abbazia di S. Vincenzo al Furlo

    Dedicata alla memoria di San Vincenzo, vescovo di Bevagna, l'abbazia ha origine incerta; alcuni residui di fortificazione farebbero supporre una fondazione risalente al VI secolo, ma altri elementi ne sposterebbero la data intorno al X secolo. Sulle pareti della Chiesa sono ancor oggi visibili affreschi di scuola marchigiana. La posizione adiacente ad uno dei più suggestivi passi appenninici fa dell'abbazia una meta attraente anche per il magnifico paesaggio che la circonda.

    A destra della chiesa  si sviluppava il monastero, con il chiostro prospiciente la navata destra. Tutto il complesso abbaziale era stato realizzato con pietra corniola proveniente dalle cave locali, mentre per la pavimentazione della chiesa si usarono grandissimi e spessi lastroni di pietra di origine romana e paleocristiana.
    La facciata della chiesa è a capanna: al centro si apre il portale con arco a tutto sesto e lunetta traforata, sormontato da un'ampia monofora del XV secolo. Alle pareti si conservano ampie zone affrescate di scuola marchigiana dei secoli XV e XVI. La copertura, scandita da tre costoloni, si presenta per due terzi a volta a crociera, mentre il restante è a capriata. Questa diversità è ben visibile anche dall'esterno, attraverso i due diversi livelli di altezza della copertura. 
    Il presbiterio è sopraelevato, con al centro una stretta scalinata e ai lati due aperture ad arco a tutto sesto che conducono alla cripta. Quest'ultima - riconducibile al secolo X - è tripartita da sei colonne di diverso diametro, con capitelli a tronco di piramide di varia fattura. Al suo interno si trova l'absidiola appartenuta alla navata laterale destra e ben visibile dall'esterno, posta accanto a quella principale.