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La spiritualità dei borghi fermani

Fra conventi, musei e panorami suggestivi

Un’atmosfera spirituale unita alla passione per la tradizione vi accompagnerà nel borgo di Massa Fermana, in provincia di Fermo. Per accedere al paese verrete accolti dall’imponente Porta S. Antonio, con la torre ghibellina e il loggiato, ciò che resta dell’antico castello dei Brunforte. Imparerete l’arte del maniscalco e dell’orologiaio al Museo degli antichi mestieri in biciletta (aperto su prenotazione al 339.7021065), con una collezione privata di biciclette d'epoca attrezzate per il lavoro artigianale; potrete ammirare i capolavori dei f.lli Crivelli alla Pinacoteca comunale (aperta negli orari d’ufficio o su prenotazione al 335.8215530) e, dall’esterno, l’ex convento francescano, sul monte Stalio, luogo prescelto dal Santo.

Il senso di pace vi accompagnerà anche a Santa Vittoria in Matenano, borgo dalla vocazione religiosa dove visiterete il Cappellone e la Chiesa della resurrezione (entrambi dall’esterno), gli affreschi di Palazzo Monti, la torre dell’abate Odorisio prima di perdere lo sguardo oltre l’orizzonte sul belvedere.

Nella vicina Montegiorgio, in estate potrete organizzare visite guidate (prenotando all’Archeoclub 331.8175375 o in comune 0734.952067) per ammirare il chiostro di S. Agostino con la sagrestia di S. Salvatore, le logge del centro storico, gli stucchi del Teatro Aleona, il convento dei cappuccini e assaggiare ‘lì Caciù’, dolcetti a forma di mezzaluna fritti o al forno e ripieni di cacao, castagne o fave. 

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Livello di difficoltà: media
Target: Family
Stagionalità: Estate

Le tappe dell'itinerario

  • Massa Fermana
    0734 760127
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Massa Fermana
    Il primo documento dove viene citata Massa Fermana risale al 1050, quando era sotto la giurisdizione del Vescovo di Fermo. Resti di epigrafi funerarie romane sono le tracce di un antico passato. Nel XIII sec. apparteneva alla famiglia dei Brunfort; membri della quale, come Guglielmo da Massa ed il figlio Valerio di parte ghibellina, vengono ricordati per gli efferati episodi di guerra che sconvolsero il paese fino a quando tornò a sottomettersi a Fermo. Nel 1808 perse la sua autonomia venendo annessa a Montappone per riacquistarla definitivamente nel 1816.

    I principali siti di interesse turistico sono: la chiesa dei Santi Lorenzo Silvestro e Ruffino, che conserva una pregevolissima opera di Carlo Crivelli, il Polittico di Massa Fermana, firmato e datato 1468, primo lavoro noto del pittore nelle Marche, e la Madonna col Bambino ed Angeli, tempera su tavola del fratello Vittore; la Pinacoteca allestita nel Palazzo comunale, che custodisce dipinti di Vincenzo Pagani, Durante Nobili, Giovanni Andrea De Magistris, due affreschi, un bassorilievo in cartapesta policroma e suppellettili ed arredi sacri provenienti dal convento di San Francesco; il Museo degli antichi mestieri, dedicato ai mestieri di un tempo e che documenta, in particolare, il mestiere del ciabattino e del barbiere.

    Il centro storico, i monumenti e i musei del Comune sono parzialmente fruibili. Per informazioni scrivere al Numero Verde del Turismo della Regione Marche (numeroverde.turismo@regione.marche.it) o contattare i telefoni indicati sotto.
  • Chiesa dei Ss. Lorenzo, Silvestro e Ruffino
    0734760186
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa dei Ss. Lorenzo, Silvestro e Ruffino
    Nella chiesa parrocchiale dedicata a S. Lorenzo, S. Silvestro e S. Ruffino, ricostruita alla fine dell'Ottocento, si può ammirare la prima opera marchigiana di Carlo Crivelli, realizzata su commissione dei conti Azzolino di Fermo, datata 1468. Intorno alla fine dell'Ottocento il polittico si trovava nell'abitazione parrocchiale; più tardi venne trasferito nel Municipio di Massa Fermana. Nel periodo fascista era esposto nella Galleria Nazionale di Urbino da cui, dopo la seconda guerra mondiale, venne riportato nella sede di origine. Nella seconda metà del secolo scorso ritornò ad Urbino per un accurato restauro, resosi necessario a causa dei notevoli danneggiamenti e della perdita della cornice originaria. Il Polittico,  un dipinto a tempera e oro su tavola (circa 110x190 cm), firmato "KAROLVS CRIVELLVS VENETVS PINXIT HOC OPVS MCCCCLXVIII" , è composto di cinque pannelli principali con al centro la Madonna col Bambino (105x44 cm) e ai lati i santi Giovanni Battista, Lorenzo, Silvestro e Francesco (105x44 cm ciascuno). Tre sono le cuspidi con l'Annunciata (37x19), la Pietà (51x28) e l'Angelo annunciante (37x19) e quattro gli scomparti della predella, con l'Orazione nell'Orto, la Crocifissione, la Flagellazione e la Resurrezione. Quest'opera è di fondamentale importanza per comprendere meglio il punto di partenza di ogni ricerca atta a ricostruire la sua attività artistica, a ridosso del suo trasferimento da Zara a Fermo. La critica ha rilevato nell’opera numerosi riferimenti come l'influenza padovana della bottega dello Squarcione, le analogie con il Mantegna, le soluzioni prospettiche di Paolo Uccello, e alcuni richiami a Filippo Lippi soprattutto nella figura della Madonna.Altro dipinto di influenza veneziana è la Madonna della cintola tra angeli musicanti di Vittore Crivelli, nella quale la Vergine è ritratta mentre concede protezione alla città che le viene offerta in forma di modellino dai Santi e Devoti (la rappresentazione molto accurata permette di immaginare l'aspetto originale del castello della città). Nella sagrestia una tela di Sebastiano Grezzi di Comunanza (XVII secolo).Il Polittico del Crivelli è attualmente custodito presso la Pinacoteca Comunale di Massa Fermana. 
  • Pinacoteca Comunale
    +39 0734760127
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Pinacoteca Comunale
    La piccola ma significativa raccolta è conservata in una saletta del Palazzo Comunale, edificio del XIX secolo. Assieme ai dipinti di Vincenzo Pagani, Durante Nobili, Giovanni Andrea De Magistris, completano la collezione due affreschi, un bassorilievo in cartapesta policroma e suppellettili ed arredi sacri provenienti dal convento di San Francesco. In seguito alla chiusura della parrocchiale dei SS. Lorenzo, Silvestro e Ruffino a seguito dei danni dovuti al sisma del 2016, la pinacoteca ospita lo straordinario polittico di Carlo Crivelli (1468) e la Madonna col Bambino ed Angeli, tempera su tavola del fratello Vittore. Nella sala del Consiglio è possibile ammirare un coro ligneo del XV secolo, in parte rifatto nel secolo scorso.
  • Polittico di Carlo Crivelli
    Il superbo Polittico di Massa Fermana, di ispirazione francescana, è datato 1468 e fu probabilmente commissionato dai Conti Azzolino di Fermo, che esercitavano lo iuspatronato, ereditato dai Brunforte, sulla chiesa dei Santi Lorenzo, Silvestro e Ruffino. Il Polittico raffigura laMadonna con il Bambino al centro; ai lati quattro santi; nella cuspide al centro il Cristo in pietà, ai lati l’Annunciazione; nella predella l’Orazione nell’orto, la Crocifissione, la Flagellazione e la Resurrezione. Nella struttura prospettica su cui è impostata la predella e nell’espressione dei volti dei santi, il Polittico rivela il debito dell’artista nei confronti dei moduli dello Squarcione e della lezione padovana di Donatello. Nell’iscrizione posta sotto il trono della Vergine si legge ancora oggi “KAROLUS CRIVELLUS VENETUS PINXIT HOC OPUS MCCCCVLVIIII”.

    Il Polittico del Crivelli è attualmente custodito presso la Pinacoteca Comunale di Massa Fermana. 
    A seguito del sisma del 2016, la chiesa dei Santi Lorenzo, Silvestro e Ruffino è al momento chiusa.

  • Teatro del Leone
    +39 0734780111
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Teatro del Leone

    Santa Vittoria in Matenano,edificata nell' 898 dall'abate di Farfa Pietro I, costituì il centro di tutto il presidiato farfense nelle Marche.

    L'abate Ratfredo vi fece trasportare verso il 930, all'epoca delle scorribande dei Saraceni, il corpo della S. Vergine e Martire Vittoria, di nobile famiglia romana, che ancora si conserva - in una urna di marmo - nel santuario della Collegiata. Divenne comune nel sec. XIII ed ebbe poi, nel 1406, uno statuto proprio, il cui originale è custodito nell'archivio comunale, insieme a numerose ed interessanti pergamene del sec. XIII ed altri antichi atti consiliari che vanno dal 1481 al 1791. Fu anche centro letterario ed artistico, come provano libri e codici della sua abbazia, in uno dei quali, conservato nella biblioteca di Ascoli Piceno, si legge il più antico documento volgare delle Marche (codice monastico-miscellaneo, I parte, regola benedettina del X sec.).

    Il comune ha sempre mantenuto, nel suo centro storico, l'antico tracciato medioevale, con numerose case del Risorgimento e altri interessanti monumenti.

  • Chiesa di S. Vittoria, Affreschi del Cappellone annesso alla chiesa
    0734.780111
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Vittoria, Affreschi del Cappellone annesso alla chiesa
    S. Maria Vittoria fu fondata nell’890 dai monaci dell’Abbazia di Farfa in seguito all’assedio e distruzione dell’abbazia da parte dei Saraceni. Per aumentare il ruolo difensivo di Santa Vittoria, l’Abate Pietro vi fece costruire nei primi del X secolo un castello sul Monte Mantenano. Tale fortificazione fu realizzata in un luogo altamente strategico dove, poi, nel 934 l’abate Ratfredo vi fece trasferire le preziose reliquie della venerata Santa Vittoria, martire cristiana del III sec. d.C. da cui il paese prese il nome.
    Nel XIII secolo Santa Vittoria in Matenano divenne sede del Presidiato Farfense nelle Marche con giurisdizione su gran parte delle attuali province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata.
    Sulla vetta del Monte Matenano, si profila la chiesa della Resurrezione, solitaria nello scenario del Parco delle Rimembranze in seguito alle demolizioni del 1771 che coinvolsero anche il monastero e il castello farfense. A testimonianza di questo antico complesso, si eleva il Cappellone degli Innocenti. Qui è custodito uno stupendo ciclo di affreschi quattrocenteschi, realizzato dal monaco e pittore Fra’ Marino Angeli (XV secolo) e raffigurante immagini di santi ed episodi del Nuovo Testamento come l’Annunciazione, la Dormitio Virginis, la Crocefissione e la Strage degli Innocenti che dà il nome alla cappella stessa.
    Più in basso si trova l’imponente costruzione neoclassica con impianto a tre navate e croce latina del Santuario di Santa Vittoria (XVIII sec.).
  • Santa Vittoria in Matenano
    0734.780111
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Santa Vittoria in Matenano
    Santa Vittoria in Matenano fa parte del Circondario amministrativo montano di Amandola nella provincia di Fermo. La sua storia è interamente legata al feudo dell'Imperiale Abbazia di Farfa che stabilì sul Matenano la sede del Vicario Abbaziale.

    Il centro storico del paese conserva l'antico tracciato medioevale e le caratteristiche costruzioni in mattoni. Nel corso principale (l'antica via Perticaria), alla quale si accede attraversando l'arco sotto la Torre Civica dell'Abate Odorisio, si trovano alcuni degli antichi palazzi gentilizi del 1500 come il Palazzo Melis, Palazzo Conti della Torre, Palazzo Sepe-Monti e la chiesa di Sant'Agostino, che ha subito dei crolli a seguito del sisma del 2016.
    Tra gli altri monumenti più significativi ricordiamo il Monastero delle Benedettine che ha origini antichissime, con la annessa chiesa di Santa Caterina
    Dell'antico monastero farfense, sulla vetta del Monte Matenano, si conserva il complesso del Cappellone con all'interno una cappellina detta Cappellina degli Innocenti, costruzione gotica del 1368, affrescata probabilmente dal noto pittore Giacomo da Campli e dal suo allievo monaco-pittore fra Marino Angeli da Santa Vittoria nella seconda metà del secolo XIV. Subito sotto vi è la chiesa Collegiata-Santuario di Santa Vittoria, realizzata tra il 1741 ed il 1815, che ospita nella cripta l'arca marmorea contenente i resti della Santa Patrona.

    Il centro storico, i monumenti e i musei del Comune sono parzialmente fruibili. Per informazioni scrivere al Numero Verde del Turismo della Regione Marche (numeroverde.turismo@regione.marche.it) o contattare i telefoni indicati sotto.
  • Monastero di S. Caterina
    0734.780132 (monastero)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero di S. Caterina
    Il monastero di Santa Caterina, costruito tra il XIV-XV secolo, è ubicato nel centro storico di Santa Vittoria in Matenano, da cui si accede allo stesso ed alla relativa chiesa. Tuttavia, sfruttando il dislivello altimetrico della collina, presenta sull'altro lato un aspetto monumentale, con una spettacolare vista sui monti Sibillini.
    Parte del monastero e il prospetto su via Roma vengono ricostruiti nel secolo XVII, al tempo di Francesco Barberini, mentre gli elementi decorativi del complesso vengono eseguiti nel XIX sec. 
    È abitato da una comunità di monache benedettine. Come da tradizione benedettina dispone di un ampio orto, e di una foresteria integrata nel corpo del monastero. Quest'ultima dispone di 12 camere di diversa ampiezza (di cui 6 con bagno privato), alcune sale per incontri, nonché di una sala da pranzo con cucina per gruppi autogestiti.   
    La comunità ospita generalmente gruppi di giovani, verso i quali è fortemente orientata, per ritiri e giornate di formazione. Ospita talora anche famiglie o coppie di giovani in preparazione al matrimonio.
  • Montegiorgio
    0734.952011
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Montegiorgio

    Montegiorgio si estende su un territorio di circa 47 kmq al centro della Media Valle del Tenna. È ubicato su di un colle a 411 m. sul livello del mare, in un’area d’antico insediamento piceno e romano, come testimoniano numerosi e significativi reperti archeologici. Dopo la caduta dell’Impero Romano, la ripresa economica e culturale avvenne per opera dell’autorità religiosa, divisa tra potere vescovile e centri monastici. Il monachesimo benedettino prima, tra il 529 e il 540, e successivamente quello farfense nell’VIII secolo, dilagano nelle campagne, riadattando resti di edifici romani e costruendo così quella rete politico-religiosa-amministrativa che farà da guida al territorio fino al XV.

    La struttura urbana di Montegiorgio risale al Medioevo, quando dal IX secolo vi si stabilirono i monaci Benedettini, che accolsero intorno alla Chiesa di Santa Maria Grande (l’attuale San Francesco con Cappella Farfense) e al Convento, i primi abitanti di Montegiorgio. Fu feudo farfense, poi libero comune ghibellino, con un continuo susseguirsi di alleanze e scontri con la vicina Fermo. Un miglioramento dell’economia fu promosso da una prospera colonia ebraica che, nel XIII sec., si spostò da Firenze insediandosi nel territorio di Montegiorgio, stimolando commerci ed esercitando le industrie della lana, del lino e della seta e l’artigianato specie nel campo del cuoio e dei pellami.

    Il centro di Montegiorgio si posiziona su un rilievo collinare. La cinta muraria ingloba tutto il centro storico che mantiene alcune delle caratteristiche vie medievali; si possono ammirare resti di mura castellane, con portale di accesso provvisto ancora di porta di legno; alcuni vicoli stretti a misura d’uomo in contrada San Nicolò e le tracce preziose dei secoli sulle pietre delle chiese e dei palazzi che conferiscono alla cittadina un’atmosfera di raccolta eleganza.
    Seguendo un tracciato quasi triangolare del circuito fortificato le porte d’accesso sono: porta San Giovanni a Nord, Porta Sant’ Andrea a sud, Porta San Nicolò ad ovest ed una quarta Porta Santa Maria ad est.
    Tra gli edifici di interesse, troviamo il teatro storico Domenico Alaleona, il monumento a Salvo D'Acquisto, opera dello scultore Pigini (1993) nel Parco della Rimembranza, la chiesa barocca di San Michele Arcangelo; la Chiesa dei SS. Giovanni Battista e Benedetto, dalla bella facciata classicheggiante in laterizio, con pregevoli dipinti all’interno; la Chiesa di S. Andrea che accoglie la "Madonna dell'umiltà", pala a tempera su tavola del 1374 di Francescuccio Ghissi.

    Fuori dal centro storico, nella frazione Piane, si trova l’Ippodromo San Paolo.

    Il centro storico, i monumenti e i musei del Comune sono parzialmente fruibili. Per informazioni scrivere al Numero Verde del Turismo della Regione Marche (numeroverde.turismo@regione.marche.it) o contattare i telefoni indicati sotto.

  • Teatro Alaleona
    +39 0734961441
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Teatro Alaleona
    L’inclinazione alla rappresentazione scenica è sempre stata una tendenza naturale della gente montegiorgese, testimoniata dai secoli passati. Già dal Settecento il gusto di dare uno specchio alla società del tempo con la metafora scenica è documentata dall’esistenza di teatrini presso abitazioni private.
    Fu nel 1770 che venne inaugurato un teatro, realizzato in un salone del primo piano del vecchio palazzo comunale, interamente costruito in legno, con tre ordini di palchi e quaranta posti per gli spettatori in platea. La struttura, rispondendo a un desiderio popolare, fu molto utilizzata. Non trascorsero molte decine d’anni che infatti andò in il deperimento. Il numero limitatissimo di posti e la difficoltà di eseguire opere di restauro, suggerirono nel 1869 un’idea risolutiva. L’architetto locale Giuseppe Sabbatini venne così incaricato di realizzare un progetto per un nuovo teatro, che doveva occupare l’intera superficie del vecchio palazzo comunale. Nel 1884 i lavori in muratura, ad esclusione della facciata di nord-ovest che non fu mai completata, si potevano dire terminati. Le decorazioni, gli arredi e le pitture furono ultimati nel 1889, quando si procedette con il collaudo. Due anni più tardi, nel giorno inaugurale la struttura venne ufficialmente denominata Teatro dell’Aquila e per mandare alla memoria l’evento venne rappresentata l’opera “Maria di Rohan”, una composizione del musicista bergamasco Gaetano Donizetti la cui prima era stata allestita nel 1843 alla Fenice di Venezia. L’opera, nell’occasione montegiorgese, venne interpretata da Maria Tassinari, soprano famosissima, con la direzione di Goffredo Sacconi.
  • Chiesa S. Francesco
    0734 217140
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa S. Francesco
    Immerso fra le dolci colline dell’entroterra fermano, il comune di Montegiorgio si estende su un poggio da cui è possibile intravedere ilMonte Conero a settentrione, il massiccio del Gran Sasso lungo l’orizzonte meridionale, il Mare Adriatico a levante e i celebri Monti Azzurri di Giacomo Leopardi a ponente. Nel punto più alto del paese, sulla sommità di un’altura che anticamente era denominata Cafagnano si erge una chiesa che in origine era titolata a santa Maria in Georgio e congiunta a un monastero piuttosto esteso dei monaci benedettini di Farfa. Edificata intorno ai primi anni del XIII secolo, fu donata nel 1263 al cardinale Gaetani che la cedette all’Ordine dei Frati Minori. In seguito alla regalia la chiesa fu riconsacrata a san Francesco d’Assisi e il colle da cui spicca come un faro della provvidenza divina ne ha assimilato la denominazione. Nel 1585 l’edificio sacro subì un numero consistente d’interventi che modificarono l’aspetto originario dell’intero complesso. La facciata è ornata da uno splendido portale in pietra d’Istria che in base al vicino pannello in travertino fu realizzato nel 1325 da un magister gallus. Stimolano particolare curiosità l’aspide, il basilisco e il leone che corredano i capitelli degli stipiti, i quali simboleggiano nella tradizione cristiano-medioevale rispettivamente la disperazione, la presunzione e la superbia.

    Sopra il portone ligneo, invece, è incastonato lo stemmadi papa Sisto V, sotto il quale furono eseguiti i massicci lavori di trasformazione della chiesa. Varcata la soglia d’ingresso, si ha l’impressione che la grandiosità divina sia trasposta dalla monumentalità dell’intera struttura interna, costituita da un’unica navata voltata a botte e da una serie di maestose colonne doriche. Sul lato nord della chiesa vi è un’apertura che immette nella piccola cappella farfense, unico organismo del duecentesco complesso monastico sopravvissuto alle svariate trasformazioni. Al suo interno sono ospitati i monumenti funebri di famiglie eminenti come i Patti, gli Alaleona, i Zenobi, ma sembrano accendere l’interesse comune soprattutto i meravigliosi affreschi che l’adornano. Nelle otto sezioni della volta, divise in due differenti registri, sono narrati con magistrale capacità espressiva i vari momenti di una storia molto amata dai francescani, quella di Adamo e della croce vera.