Indietro Fermo Rebirth: in mountain bike lungo i percorsi di Marche Outdoor

Fermo Rebirth: in mountain bike lungo i percorsi di Marche Outdoor

In bici tra i borghi più belli del fermano fino alla costa

Borgo tra i Borghi più belli d’Italia, Servigliano, in provincia di Fermo, vi ammalierà. Una volta nel centro storico dall’insolita pianta a quadrilatero, non dimenticatevi di fotografare il Palazzo pubblico oltre alle tre porte della cinta muraria. Nella vicina Montappone potrete provare a intrecciare la paglia al Museo del Cappello (aperto su prenotazione 0734.760134) come fanno gli artigiani locali e, dopo aver gustato un bel piatto di maccheroncini, via a godersi il tramonto dalla Rocca di Montefalcone Appennino. Arrampicato su uno sperone roccioso, è punto di snodo dei percorsi ciclabili di Marche Outdoor (www.marcheoutdoor.it), meta ideale per una giornata in mountain bike.

E poi due giorni nell’arte. Gli echi dei canti alle divinità vi attendono all’area archeologica del II sec. a.C. La Cuma di Monte Rinaldo, dove ammirare l’imponente colonnato del santuario ellenistico romano (prenotazioni: info@cumarcheologia; 3334564649), la vicina Chiesa della Madonna della Neve e fare un giro tra i vicoli del borgo.

A Fermo, per immergersi nel più autentico Rinascimento basterà passeggiare in Piazza del Popolo, sulla quale si affacciano il Palazzo dei Priori e la Pinacoteca, che custodisce la Natività di Rubens e la Sala del Mappamondo. In città è possibile visitare anche le Cisterne Romane e respirare aria di mare lungo la pista ciclabile tra Porto S. Giorgio e Porto S. Elpidio.

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Livello di difficoltà: media
Target: Cultura
Stagionalità: Estate

Le tappe dell'itinerario

  • Servigliano
    0734.750583
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Servigliano

    Servigliano è un piccolo centro della provincia di Fermo e rientra tra i Borghi più belli d'Italia. Il suo nome (che richiama un Servilius o la gens Servilia) deriva da un insediamento romano che sorgeva a 4 chilometri di distanza in posizione più elevata rispetto all'attuale locazione. Nel 1771 il paese franò e fu ricostruito da Papa Clemente XIV, prendendo in suo onore il nome di Castel Clementino. La costruzione proseguì sotto Pio VI e nel 1863, con l'unità d'Italia, il paese riprese l'antico nome.Nel 1915 a Servigliano fu costruito un grande campo di prigionia che, dalla prima guerra mondiale fino al 1955, condizionerà pesantemente le vicende storiche del paese e che vide la presenza di prigionieri austriaci, ebrei, greci, inglesi, americani e maltesi; sotto il fascismo venne utilizzato per contenere fino a 5.000 prigionieri nella Seconda Guerra Mondiale e, dal 1943, come campo di concentramento. È presente a Servigliano la Casa della Memoria, un'aula didattica multimediale presso l'ex stazione ferroviaria, che mette a disposizione di giovani, studiosi e appassionati un ricco archivio storico, nonché materiali didattici e scientifici che illustrano le vite di chi sostò e transitò per questi luoghi.

    Tra le attrazioni turistiche ricordiamo: le mura castellane quadrangolari risalenti al 1700; l'antichissima Chiesa di Santa Maria del Piano, che conserva una statua dell'Assunta (XV secolo), un Crocefisso del 1500 oltre ad un bellissimo coro in olmo; l'ex Convento dei Frati Minori Osservanti; la settecentesca Collegiata di San Marco; il Palazzo Pubblico, il ponte sul fiume Tenna, le Porte del borgo e Palazzo Filoni, affrescato in epoca neoclassica. Da segnalare anche due splendide ville rurali: Villa Brancadoro e Villa Vecchiotti.

    Nella settimana di Ferragosto la città di Servigliano, già Castel Clementino, torna all'anno 1450 con dame, cavalieri, giostre e taverne medievali. La rievocazione Torneo Cavalleresco Castel Clementino ricorda la donazione da parte dell’Abate di Farfa, alla comunità di Servigliano, della Piana di San Gualtiero, avvenuta nel 1450.

    A giugno ricorre poi l’appuntamento con la solenne Infiorata del Corpus Domini. Dall’alba gli infioratori iniziano ad allestire lo splendido percorso floreale nel quadrato del centro storico, con scene tra arte e sacralità, motivi geometrici che esaltano l’impianto architettonico neoclassico del paese e figure che si ispirano ai simboli di questa festa cristiana.

    Il centro storico, i monumenti e i musei del Comune sono parzialmente fruibili. Per informazioni contattare 0733-52056

  • Chiesa del Cimitero di Servigliano
    architettura religiosa - cimiteriale
  • Aula didattica multimediale Casa della memoria
    0734/750584 o 3804759708 (info
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Aula didattica multimediale Casa della memoria
    La dimensione internazionale della ‘Casa della memoria’ è dovuta all’enorme numero di persone che sono transitate per il Campo di Servigliano. Il Campo era stato costruito all’inizio del Novecento per accogliere circa 10.000 prigionieri; dimezzato sotto il fascismo, venne utilizzato per contenere fino a 5.000 prigionieri nella Seconda Guerra Mondiale; infine, divenne centro di raccolta per i profughi. Tenendo conto di ciò, si possono considerare attendibili le seguenti presenze:
    tra 40 – 50.000 i profughi che sono passati per Servigliano nei dieci anni che vanno dal ’45 al ‘55;
    10.000 prigionieri durante la Prima Guerra Mondiale;
    20.000 prigionieri durante la Seconda Guerra Mondiale (3.000 posti in continua rotazione tra sfollati, ebrei e famiglie che li aiutarono), senza contare i tanti profughi giuliano dalmati che, al termine della guerra, vi trovarono una sistemazione temporanea quando fuggirono dalle loro città ormai assediate e cedute con il Trattato di Parigi al controllo del maresciallo Tito e della Jugoslavia. Per rivivere e ricordare gli orrori di quegli anni, il Centro mette a disposizione di giovani, studiosi e di quanti hanno vissuto quei giorni bui, un ricco archivio storico, nonché materiali didattici e scientifici che illustrano le vite di chi sostò e transitò per questi luoghi.
  • Montappone
    0734.760426
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Montappone
    Montappone fu un castello feudale a partire dall'anno 1000; nel 1291 venne assegnato ad un ramo della famiglia dei Brunforte con il titolo di Marchesato.

    Questo borgo dal nucelo medievale è noto per la produzione di cappelli di paglia classici e artigianali. Già nel lontano Settecento i mezzadri si raccoglievano nelle stalle per filare, tessere, intrecciare cesti, cappelli e scope di saggina, utilizzando la paglia. Ora vengono realizzate anche borsette in truciolo, giunco e articoli in vimini o in midollino.
    Al cappello è dedicato un Museo: tutte le fasi della lavorazione della paglia sono illustrate lungo il percorso museale, dalla raccolta alla selezione, dall'intrecciatura alla cucitura, fino alla decorazione e vendita del cappello. All’interno del museo si trova anche una sezione speciale "Marche, tanto di cappello" un originale progetto che vede alcune tra le eccellenze delle Marche reinterpretare il cappello, dando vita a delle produzioni spettacolari: vetro, carta, pelle, ceramica, pietra, cibo, musica, legno, metallo e tessuto sono le materie prime rielaborate dalle sapienti mani dei maestri artigiani e dalla creatività dei designer.

    Da visitare nel centro storico sono: la Chiesa Oratorio del SS. Sacramento, con portale trecentesco in cotto sovrastato dallo stemma della confraternita e un affresco "Madonna col Bambino" del Pagani; la Chiesa di Santa Maria in Castello, il cui altare è impreziosito da un'altra "Madonna con Bambino" del Pomarancio e la Chiesa Parrocchiale di S. Maria e S. Giorgio, nata sui resti della romanica Madonna di Villa. 

    L'evento più importante di Montappone è la festa "Il cappello di Paglia", che si tiene a fine luglio. L'antica tradizione della lavorazione della paglia di grano rivive per le vie del borgo antico. Per tre giorni il centro storico è animato da numerosi artigiani che mostrano ai visitatori come nasce un cappello, dalla mietitura all'intreccio, fino alla cucitura. 
    Il centro storico, i monumenti e i musei del Comune sono parzialmente fruibili. Per informazioni scrivere al Numero Verde del Turismo della Regione Marche (numeroverde.turismo@regione.marche.it) o contattare i telefoni indicati sotto.
  • Il cappello di Paglia
    Montappone, piccolo centro dal nucleo medievale, è noto per la produzione del cappello. Il Museo del Cappello ripropone ed illustra tutte le fasi della lavorazione della paglia fino alla pressa, che dà forma al cappello, attraverso l’utilizzo di proiezioni, fotografie, pannelli e macchinari d’epoca perfettamente funzionanti e posti lungo tutto il percorso della collezione.L'importanza di questo antico mestiere è testimoniato anche nell'evento "Il cappello di Paglia", organizzato dallo stesso comune, che si svolge a luglio. Per tre giorni, il centro storico della “capitale del cappello” sarà animato da oltre duecento protagonisti che mostreranno ai visitatori come nasce un cappello di paglia, dalla mietitura, all'intreccio fino alla cucitura. Non una rievocazione, piuttosto una riproposizione delle attività che hanno fatto di Montappone il “centro internazionale del cappello”.La cittadina sorge su una collina e deve il suo benessere economico allo sconosciuto creatore o importatore della lavorazione dei cappelli di paglia. Già nel lontano Settecento, i mezzadri si raccoglievano nelle stalle per filare, tessere, intrecciare cesti, cappelli e scope di saggina, utilizzando la paglia. Con il passare sei secoli, il paese ha saputo affinare le tecniche di fabbricazione fino a creare una vera e propria industria del settore. A montappone si producono anche borsette in truciolo, giunco e altri materiali; nota è anche l'arte della ceramica.


  • Museo del Cappello
    +39 0734760134
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Museo del Cappello
    La tradizione di intrecciare la paglia, nata nel XVIII secolo come attività alternativa e di recupero del materiale di scarto delle produzioni agricole ha, in Montappone, uno dei centri principali. Tutte le fasi della lavorazione della paglia sono illustrate lungo il percorso museale: dalla raccolta alla selezione, dall'intrecciatura alla cucitura, fino alla decorazione e vendita del cappello.

    Il nuovo museo, recentemente inaugurato nella nuova sede, presenta il "cappello" come sinonimo non solo di economia, ma anche di arte, creatività, manifattura. Fin dal 1991, anno della costituzione del primo museo, l'obiettivo è stato quello di voler custodire la memoria del "cappello" per la comunità di Montappone. Negli anni il Museo ha subito diversi spostamenti e riallestimenti fino a tornare nella vecchia sede in cui era nato, in Piazza Roma, presso gli spazi del vecchio Comune, ora destinati ad ospitare il Museo.
  • Montefalcone Appennino
    0734.79111
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Montefalcone Appennino
    Il comune deriva il suo nome dai falchi che nidificano sulla sommità del monte detto monte del falcone, che guarda ad occidente la catena appenninica dei Monti Sibillini. Il paese si trova sulla sommità di una rupe di arenaria, ad un'altitudine di ben 780 metri sul livello del mare, tra le vallate dell'Aso e del Tenna, e offre panorami suggestivi verso i Monti Sibillini e i Monti della Laga.
    Nella parte più alta del paese si erge l’antico castello. Da visitare sono: la Chiesa di San Michele Arcangelo, in stile romanico e a croce greca; la Chiesa di San Pietro in Penne, di origine farfense; la Chiesa di Santa Maria in Capite Scalorum, sorta nel 1300 attorno ad un'antichissima edicola. Poco lontano dal centro abitato è situato l'antico Monastero francescano di San Giovanni in Selva, dove si rifugiarono i monaci Farfensi fuoriusciti dalla Sabina. Molto interessante è il Museo dei Fossili e dei Minerali, allestito nel settecentesco Palazzo Felici. Il museo presenta prevalentemente i fossili locali (circa 500 pezzi), reperti di fauna marina risalenti al Pliocene inferiore e si articola in diverse sezioni. Si possono osservare Cirripidi del genere Balanus, 60 specie diverse di Molluschi (Murex, Nassa, Natica, Pecten, ecc..), alcuni Echinodermi, denti di squalo, foglie fossilizzate. L’esposizione dei fossili provenienti da tutto il mondo e di tutte le epoche è interessante anche per la presenza di pezzi particolari, come ad esempio zanne di mammut del Mare del Nord, parti dello scheletro di un orso delle caverne dei Pirenei, trilobiti del Marocco, un uovo di dinosauro della Cina e l’uovo più grande mai deposto: quello di Aepyornis. La sezione di minerali conserva 1.200 pezzi, tra cui un blocco di aragonite con dei perfetti cristalli trasparenti di zolfo, un blocco di stilbite con molti ciuffi di natrolite del peso di 26 Kg. Di grande suggestione è la grotta dei minerali in cui è possibile ammirare la caratteristica fluorescenza di alcuni reperti sotto la lampada di Wood. Una sezione del primo piano è dedicata alla collezione malacologica dell'artista marchigiano Elio Ceccotti, composta da circa 300 quadri realizzati con diecimila conchiglie.
    Presso il museo opera un Centro di Educazione Ambientale, che offre a scolaresche e a gruppi organizzati attività didattiche direttamente nei giacimenti fossiliferi locali, ed attività di laboratorio come, ad esempio, l’osservazione al microscopio dei microfossili.
    Palazzo Felici è anche la sede dell’Ecomuseo, un centro di documentazione orale che raccoglie, cataloga, conserva e divulga le conoscenze popolari del territorio fermano, quelle che per secoli hanno regolato e condizionato l’intero ciclo della vita, oralmente tramandate da generazione in generazione.
    Una sala ospita un monumentale Polittico di Pietro Alemanno, seguace di Carlo Crivelli, dipinto tra il 1475 e il 1480; l'opera proviene dalla chiesa di S. Giovanni Battista ed è l’unico polittico dell’artista rimasto integro con la sua preziosa cornice.

    Il centro storico, i monumenti e i musei del Comune sono parzialmente fruibili. Per informazioni scrivere al Numero Verde del Turismo della Regione Marche (numeroverde.turismo@regione.marche.it) o contattare i telefoni indicati sotto.
  • Museo dei Fossili e dei Minerali - Museo dell'Alamanno
    073479136
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Museo dei Fossili e dei Minerali - Museo dell'Alamanno
    La sede è allestita in ampi locali del settecentesco Palazzo Felici. Valorizza prioritariamente i fossili locali, reperti di fauna marina risalenti al Pliocene inferiore. Furono studiati nel 1880 da Alessandro Mascarini. Si articola in diverse sezioni. In quella dei fossili locali sono esposti circa 500 reperti. Vi si possono osservare Cirripidi del genere Balanus, 60 specie diverse di Molluschi (Murex, Nassa, Natica, Pecten, ecc..), alcuni Echinodermi, denti di squalo, foglie fossilizzate. L’esposizione dei fossili provenienti da tutto il mondo e di tutte le ere è interessante per la presenza di pezzi particolari, come ad esempio zanne di mammut del Mare del Nord, parti dello scheletro di un orso delle caverne dei Pirenei, trilobiti del Marocco, un uovo di dinosauro della Cina e l’uovo più grande mai deposto: quello di Aepyornis. La sezione di minerali conserva 1.200 pezzi, tutti molto interessanti ed alcuni addirittura eccezionali, come ad esempio un blocco di aragonite con dei perfetti cristalli trasparenti di zolfo, un blocco di stilbite con molti ciuffi di natrolite del peso di 26 Kg. Di grande suggestione è la grotta dei minerali in cui è possibile ammirare la caratteristica fluorescenza di alcuni di questi reperti sotto la lampada di Wood. Una sezione del primo piano è dedicata alla collezione malacologica dell'artista marchigiano Elio Ceccotti composta da circa 300 quadri realizzati con diecimila conchiglie.

    Presso il museo opera un Centro di Educazione Ambientale, che offre a scolaresche ed a gruppi organizzati attività didattiche direttamente nei giacimenti fossiliferi locali, ed attività di laboratorio come, ad esempio, l’osservazione al microscopio dei microfossili.

    Palazzo Felici è anche la sede per l’intero fermano dell’Ecomuseo. Un centro di documentazione orale che raccoglie, cataloga, conserva e divulga le conoscenze popolari, quelle che per secoli hanno regolato e condizionato l’intero ciclo della vita, e oralmente tramandate da generazione in generazione.

    Una sala ospita un monumentale polittico di Pietro Alamanno, seguace di Carlo Crivelli, dipinto tra il 1475 e il 1480. Proviene dalla chiesa di S. Giovanni Battista ed è l’unico polittico dell’artista rimasto integro con la sua preziosa cornice.
  • Teatro Comunale
    LOCALIZZAZIONE: Centro storico
    TIPOLOGIA STRUTTURA:
    Proprietà: Pubblica
    Gestione: Comunale
    SERVIZI: Accesso persone disabili
    Posti: n. 56
  • Fermo
    0734.227940
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Fermo

    Fermo sorge sulla vetta e lungo le pendici del Colle Sàbulo (319 m s.l.m.), così denominato sin dal tempo degli antichi Romani probabilmente perché di formazione prevalentemente tufacea.
    La città si presenta oggi divisa in due parti: la parte storica, cresciuta attorno e sulla sommità del colle Sabulo, rimasta quasi intatta nei secoli con il suo splendido aspetto medioevale, ed una parte nuova.

    OFFERTA TURISTICA BALNEARE
    Fermo ha 3 km di litorale a sud di Porto San Giorgio (località Marina Palmense - Bandiera Blu 2017) e 4 km di litorale a nord (località Lido di Fermo - Bandiera Blu 2017, Casabianca e Lido San Tommaso). 
    Le spiagge di Lido di Fermo e Marina Palmense sono di sabbia e ghiaia; nella zona sorgono numerosi campeggi, villaggi turistici e appartamenti per vacanze.
    L’area è tranquilla e dotata di attrezzature turistiche con impianti sportivi, bar, ristoranti e discoteche.
    Le due località, direttamente sul mare, sono circondate da verdeggianti e rigogliose colline che le proteggono dai venti e ne rendono mite il clima.
    È presente una pista ciclabile che parte da Località Casabianca di Fermo e arriva fino a località San Tommaso.

    COSA VISITARE
    Il cuore della città è la rinascimentale Piazza del Popolo, già Piazza Grande, dove si trova il cinquecentesco Palazzo dei Priori, che ospita la Pinacoteca Civica (con importanti dipinti di scuola veneziana e marchigiana, oltre alla "Natività" del Rubens) e la Sala del Mappamondo (che prende il nome dal mappamondo disegnato dal cartografo Moroncelli di Fabriano nel 1713); all'interno della stessa struttura è ospitata la sezione archeologica "Dai Villanoviani ai Piceni". Altri edifici di notevole interesse circondano la piazza: il Palazzo degli Studi, che ospita la biblioteca comunale “Spezioli”, tra le più importanti e insigni per consistenza in Italia, e il Palazzo Apostolico, eretto nel 1532 come residenza dei governatori e dei legati pontifici.

    Fermo custodisce un preziosissimo teatro storico, il Teatro dell'Aquila, che si colloca tra i più imponenti teatri del Settecento delle Marche. 

    Testimonianza della Fermo romana sono le cisterne romane, un'opera edilizia ipogea di età augustea (40 d.C.), della superficie di circa 2.000 metri quadrati, divise in 30 camere poste su 3 file parallele, realizzate allo scopo di accumulare acqua.

    Salendo in cima al colle Girfalco si raggiunge la Cattedrale, che conserva la stupenda facciata romanico-gotica del 1227.
    Da non perdere sono: la Chiesa di San Francesco, che conserva resti di affreschi di Giuliano da Rimini, uno dei più importanti seguaci di Giotto; la Chiesa concattedrale di San Domenico, la cui edificazione iniziò nel 1233 sull’area stessa dove sorgeva la chiesa di San Tommaso di Canterbury; la Chiesa di Sant’Agostino, uno degli edifici religiosi più conosciuti nel territorio di Fermo, impreziosita da affreschi di scuola giottesco-riminese, fabrianese e bolognese.
    Da non perdere la sede museale di Palazzo Paccarone, con il Museo di Scienze "Tommaso Salvadori", che include la collezione ornitologica, e il Museo Polare Silvio Zavatti.

    TIPICITÀ ED EVENTI
    I più noti prodotti tipici del fermano sono la caciotta del fermano, il ciauscolo e il vino cotto.

    Il frustingo è il dolce natalizio tipico di Fermo: l’impasto è a base di fichi secchi, uva passa, mandorle, noci, vino cotto, aromatizzato con l’aggiunta di cacao, caffè, rhum, buccia grattugiata di arancio e limone, canditi  e spezie come la cannella e la noce moscata.
    L’evento di maggior rilievo di Fermo è la Festività di Maria Assunta, celebrata il 15 agosto, data in cui si svolge il Palio della Cavalcata dell'Assunta a partire dal 1982. 

    Durante l'anno il Festival Tipicità celebra i sapori e altre eccellenze del Made in Marche.

  • Chiesa di S. Agostino
    0734.228738
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Polittico di Vittore Crivelli nella Chiesa di S. Agostino

    La chiesa di S. Agostino, con annesso convento, fu commissionata tra il XIV e il XV secolo dai Monaci dell’ordine di S. Frediano di Lucca confluiti poi nell’Ordine dei Canonici Regolari Agostiniani. L’esterno conserva due interessanti portali di cui uno presenta una scultura a bassorilievo raffigurante San Giovanni Battista che regge con una mano la chiesa di S. Agostino e, con l’indice della mano destra, indica la chiesa a lui dedicata nella piazza poco distante mentre l’altro corrisponde ad un portale gotico cuspidato e con doppia strombatura sopra il quale si trova un rosone con motivi a zig-zag. L'interno, a una unica navata e con una copertura a capriate riscoperta nel 1939, conserva resti di affreschi del periodo medioevale, un portale e due tabernacoli dell'epoca rinascimentale. L’altare maggiore è decorato da un sarcofago longobardo del VII secolo proveniente dalla chiesa di Santa Maria di Loreto di Fermo, oggi distrutta. A coronamento del presbiterio lo stupendo Polittico di Vittore Crivelli che fu commissionato all’artista dal Priore degli Agostiniani per la chiesa di S. Agostino alla fine del ‘400. Il dipinto, 2,37 di altezza per m. 2,50 di larghezza, fu realizzata con tecnica a tempera su tavole di olmo secondo un gusto tardo-gotico arricchito da citazioni bizantine, sintomo dell’influsso subito dai fratelli Crivelli nel loro soggiorno a Zara, in Dalmazia.
    Il significato dell’opera è ripercorribile attraverso i molteplici riferimenti simbolici come la mela e la pera, simboli del peccato originale e poste all’altezza della testa della Madonna, rappresentazione della redenzione dell’umanità perché priva del peccato originale e Immacolata in quanto madre del Redentore, il Divino Bambino seduto sulle sue ginocchia nell’atto di impartire la trina benedizione. Nel registro superiore Cristo che salva l’umanità con la sua passione, morte e risurrezione. Ai suoi lati sono S. Sebastiano, S. Girolamo, S. Nicola da Tolentino e S. Caterina d’Alessandria. Nel registro inferiore, da sinistra verso destra, i santi S. Giovanni Battista, S. Paolo e S. Agostino.
    La parte sottostante la predella ricorda il furto dell’opera del 12 febbraio del 1972 per la mancanza di quattro formelle scomparse e mai più ritrovate. Le restanti, rinvenute in una chiesa abbandonata nei pressi del cimitero di Cupra Marittima mostrano il Cristo Risorto, col vessillo crocifero, tra i Dodici Apostoli.

  • Chiesa di S. Maria del Carmine
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Maria del Carmine
    La chiesa di Santa Maria del Carmine a Fermo fu eretta intorno alla metà del XIV secolo con il nome di Santa Maria Novella della Carità e poi, nel 1491, acquisì il titolo corrente. Venne ampliata nel 1688, ammodernata nel 1794 dall’arch. Pietro Augustoni da Como, consolidata nel 1854; della prima costruzione gotica rimangono tracce soltanto dietro l’altare maggiore. La facciata in laterizio e lesene in travertino, con le volute che raccordano l’attico con le ali, è imponente e spaziosa. L’interno basilicale a tre navate neoclassiche, divise da possenti colonne ioniche e da archi a tutto sesto, fu decorato con partiti ornamentali a chiaroscuro e con dorature dal fermano Luigi Bracalenti nel 1934 e da Tullio Ricci negli anni cinquanta. L’abside centrale è occupata da un grandioso padiglione ligneo, dipinto e dorato, di stile barocco, in mezzo al quale figura la pala d’altare La Natività dipinta dal pittore Giambattista Gaulli detto il Baciccio (1639-1709). In questa pala, la luce abbaiante che emana dal Santo Bambino si irradia sulla donna inginocchiata a sinistra, sul volto di San Giuseppe, ma soprattutto su quello della Madonna, spirante soave senso di amore materno, si riflette sui visi paffutelli dei putti, che in piena libertà di movimenti e abilmente scorciati, naufragano tra i vapori luminosi come mazzi di fiori di brina sfavillante. Sopra al terzo altare, a sinistra di chi entra è un dipinto su tavola: Sacra Conversazione di Antonio Solario, detto lo Zingaro, del primo 1500. L’inquadramento architettonico è equilibrato e di spiccato sviluppo verticale con la volta a crociera e begli affetti di luce, penetrante dalla sinistra. La Madonna campeggia nel mezzo seduta in Trono, con veste rosso scarlatto e manto turchino: il bambino presenta un opulento nudo e tiene un uccellino per il filo, sostenuto a sinistra dalla Vergine: Ai lati del trono sono raffigurati: a sinistra San Bernardo con un volume ed una piccola croce, Santa Caterina con la spada ed una ruota; a destra Santa Lucia sorreggente un vasetto vitreo e la palma, San Girolamo in veste cardinalizia. Sopra il secondo altare a sinistra è un Cuore di Gesù dipinto su fondo dorato dal fermano Cordella; e nel secondo altare di destra si osserva una Natività dalle linee baroccesche; la Vergine genuflessa scopre il Bambino adorato da un Angelo in manto giallo, mentre sul fondo si scorge la figura di San Giuseppe. Sulle decorazioni degli altari (ora demoliti) figuravano stemmi di antiche nobili famiglie fermane, o di gruppi artigiani, come l’altare dei fabbri e quello dei sarti. Lungo le pareti figurano lapidi di illustri personaggi che qui vi ebbero la loro sepoltura. La Chiesa è stata recentemente restaurata nelle decorazioni e dotata di un nuovo pavimento, in cotto fiorentino. Vi si entra per tre grandi porte, sopra le quali è costruita una imponente Cantoria, in mezzo alla quale è impiantato un moderno organo.
  • Chiesa di S. Rocco
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Rocco
    Costruito nel 1528 per voto di Gianfranco Rosati: nove archi centinati, sostenuti da agili colonne, abbelliscono ciò che resta della chiesa di San Rocco, eretta nel 1505 per deliberazione del Consiglio di Cernita, come voto della città contro la peste.
  • Chiesa di S. Martino
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Martino
    In via Giacomo Leopardi si erge la chiesa di San Martino che fu edificata nel 1649, col titolo Chiesa del Gesù sull'area dell'antica chiesa di San Salvatore. La Compagnia di Gesù giunse nella città di Fermo nel 1609, acquisì il palazzo Effreducci e vi eressero il loro collegio. Il prospetto (incompiuto) della chiesa di San Martino rappresenta proprio un esempio di architettura seicentesca, in quanto il valore architettonico della struttura è subordinato a un ricercato effetto scenografico. L'interno arieggia il modello del Vignola della chiesa-aula per la Compagnia di Gesù. L’interno è a croce latina e le cappelle laterali sono rivestite di marmi policromi. Il fastoso altare maggiore realizzato da Domenico Egidi, ospita la Circoncisione, una tela dipinta nel 1670 da Giovanni Peruzzini che realizzò per la chiesa dei gesuiti anche l’opera su tela centinata titolata Sant’Ignazio. La struttura ospita anche un organo di Gaetano Callido, datato 1763. Sconsacrata nel 1994, la struttura attualmente ospita l’auditorium della città.
  • Museo Archeologico di Torre di Palme
    0734 53119
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Museo Archeologico di Torre di Palme
    Il museo inaugurato nell’aprile 2019, arricchisce il già ricco percorso museale fermano. Vi si accede dal Piazzale della Rocca, punto principale di accesso al borgo e si compone, al momento, di tre stanze in cui sono esposti i corredi funerari di tre delle venti tombe rinvenute in contrada Cugnolo, nei pressi della frazione nel versante sud del borgo.

    La visita consente di comprendere l’importanza dell’abitato piceno e gli usi e costumi di questa popolazione che abitò la zona fermana prima della colonizzazione romana avvenuta nel 264 a.C.

    I reperti esposti sono frutto degli scavi svolti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche con il sostegno della Edison E&P Spa. La realizzazione del museo è stata fortemente voluta dal Comune di Fermo.

    Nella prima sala, dove hanno sede anche il punto informativo e la biglietteria, è esposta la tomba più antica della necropoli, risalente all’età del bronzo (IX-VII secolo a.C.), di un giovane, di età compresa tra i 17 e i 21 anni, sepolto con il suo piccolo corredo: un pugnale in lega di rame e un manufatto in selce.

    La seconda sala ospita la ricostruzione fedele di una tomba appartenuta ad una donna di circa 40 anni, vissuta nel VI secolo a.C., che doveva rivestire un ruolo di prestigio all'interno della comunità. La tomba è, infatti, la più ricca fra quelle rinvenute negli scavi, si caratterizza per l'abbondanza del corredo e per la presenza, sul bacino, del tipico anellone piceno in bronzo a quattro nodi, tipico delle sepolture di donne di rango nel territorio piceno meridionale.

    La terza sala è dedicata ai resti di una tomba infantile databile al VI secolo a.C., probabilmente di sesso femminile, come si può ipotizzare dalla ciprea (valva di conchiglia) e dal pendaglio con i cavallini tipici delle sepolture femminili, con funzione, probabilmente, di amuleti. Numerosi infine i reperti in ambra.
  • Abbazia di San Marco alle Paludi
    0734.68391 (abbazia)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Abbazia di San Marco alle Paludi

    L’abbazia di San Marco alle Paludi si trova in campagna, nella contrada Paludi. È una delle abbazie più antiche e belle di Fermo. La chiesa, facente parte di una abbazia di cui rimangono pochi resti, risale alla fine del XI secolo ed è stata restaurata alla fine degli anni Novanta del XX secolo.

    Malgrado le sue piccole dimensioni, essa è suddivisa in tre navate e al suo interno sono ben conservati  numerosi affreschi. Grazie all’inserimento nel pavimento della chiesa di piani in vetro, è possibile vedere le antiche fondamenta.

    Alcuni resti dell’antica abbazia possono essere ancora visti lungo la navata principale. Di grande interesse sono le figure scolpite. Alle pareti delle navate laterali sono invece appesi numerosi quadri contenenti gli ex-voto dei fedeli. Accanto alla Chiesa si trova il convento, attualmente in restauro.

    L’elegante giardino esterno, la posizione e l’ambiente in cui è inserita ne fanno una meta apprezzata anche per la celebrazione di matrimoni. 

  • Fermo - Teatro all'aperto di Villa Vitali
    0734 284345
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Fermo - Teatro all'aperto di Villa Vitali
    Teatro Arena Villa Vitali

    La città di Fermo vanta una tradizione culturale in particolare musicale antica e prestigiosa, ancora oggi testimoniata da uno dei suoi monumenti storici più importanti: il Teatro dell'Aquila, il più grande della Regione Marche, splendido esempio della cultura settecentesca. Ma la ricchezza e la varietà degli eventi musicali della vita culturale fermana trovano nella stagione estiva la loro naturale cornice nel cuore storico della città: la rinascimentale Piazza del Popolo tornata al suo antico splendore dopo il recente restauro, con la ritrovata nitidezza dei suoi loggiati e la suggestiva illuminazione notturna. Un passato, quello della tradizione culturale fermana, che sa coniugarsi sapientemente con il futuro. Ne è un esempio il restauro del Teatro all'aperto di Villa Vitali che ha restituito alla città uno spazio teatrale importante, destinato a consolidare maggiormente la prestigiosa tradizione culturale e musicale fermana nel panorama regionale. Il complesso architettonico di Villa Vitali ritrova cosi il suo equilibrio tra gli spazi chiusi, già destinati ad attività culturali e sedi dei musei scientifici e della biblioteca per bambini e ragazzi e quelli all'aperto, come il teatro, che si compone armoniosamente nelle sue geometrie architettoniche con quelle dei giardini e delle fontane. Una continuità tra " teatro naturale" ed " umano" che da sempre contraddistingue nella razionale geometria degli spazi la tradizione architettonica italiana della villa, dal mondo romano, a quello rinascimentale e settecentesco. Ricostruita nel 1854 in stile classicheggiante su disegno dell'architetto Gaetano Manfredi, Villa Vitali è un gioiello dell'architettura ottocentesca fermana, con la sua cappella gentilizia, dedicata a S. Francesco di Paola - nell'antica memoria del convento dei Minimi di S. Francesco di Paola situato dove sorge l'attuale monastero delle Benedettine - e decorata tra il 1908 ed il 1909 dal pittore Giuseppe Felici di Grotte di Castro. Con il Teatro all'aperto di Villa Vitali torna a vivere una parte significativa della storia fermana, in un momento particolarmente felice ed impegnativo per questa città, segnato dall'avvento della nuova Provincia di Fermo. Il restauro del Teatro all'aperto di Villa Vitali conferma il particolare impegno profuso da questa Amministrazione Comunale a favore della vita culturale della città e anche del suo volto urbanistico e architettonico. La dinamicità culturale della città di Fermo in cui operano numerose associazioni culturali, compagnie amatoriali, orchestre e gruppi musicali, musicisti, docenti e allievi del Conservatorio Statale "G.B. Pergolesi", trova possibilità di espressione oggi anche nel Teatro all'aperto di Villa Vitali, cosi come la stagione di lirica e prosa ritrova la sua naturale continuità estiva, dopo quella invernale al Teatro dell'Aquila. Ma l'obiettivo dell'Amministrazione Comunale è anche quello di rendere questo spazio fruibile per eventi culturali, organizzati con altri Comuni sia del territorio della nuova Provincia di Fermo che della Regione, al fine di qualificare sempre più l'immagine di Fermo "città di cultura e d'arte".
  • Teatro dell'Aquila
    0734.284295
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Teatro dell'Aquila

    Venne inaugurato nel 1790, progettato dall'architetto camerale Cosimo Morelli di Imola (1729-1812), con sala ovale e scena a tre bocche. Il triplo arcoscenico fu però subito sostituito da uno più canonico ad opera del pittore-architetto Giuseppe Lucatelli. Una nuova riforma della sala di spettacolo venne operata nel 1830 dall'architetto Pietro Ghinelli. Pregevole è il dipinto sul soffitto, dipinto a tempera, opera di Luigi Cochetti (Roma, 1802-1884) raffigurante i Numi dell'Olimpo, con Giove, Giunone, le tre Grazie e le sei Ore notturne danzanti, intenti ad ascoltare il canto di Apollo. Lo stesso Cochetti ha realizzato anche il sipario, raffigurante Armonia che consegna la cetra al genio fermano.  Nel 1830 Alessandro Sanquirico, il maggiore scenografo del tempo, dipinse per il Teatro alcuni fondali, di cui quattro ancora conservati. Al centro della sala è posto un grande lampadario a 56 bracci in ferro dorato e foglie lignee, alimentato originariamente a carburo, ordinato a Parigi nel 1830. Il nome del teatro riprende il nome della Sala dell'Aquila, collocata nella sala consiliare del Comune di Fermo posta all'interno di Palazzo dei Priori. Il teatro, che ha vissuto i fasti ottocenteschi con opere liriche e di prosa in contemporanea con le principali capitali europee e con la presenza dei più grandi artisti internazionali, è tornato ad essere al centro di una ampia e prestigiosa attività artistica grazie a eccellenti interventi di restauro, fortemente voluti dal Sindaco Ettore Fedeli e dall'Assessorato ai Lavori pubblici, che nel 1997 gli hanno restituito il suo antico splendore e consentito la riapertura al pubblico dopo diversi anni di chiusura e abbandono.

  • Cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo
    0734-228729
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo

    La Cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo, circondata da un giardino, si trova in cima ad un colle che domina sulla città e da cui si gode una splendida vista sul Mare Adriatico e sulle colline circostanti.

    Fu innalzata in una zona considerata di immenso interesse archeologico, poiché il duomo fu edificato sul sito di un tempio pagano di cui sono visibili i resti nell’interessante Ipogeo.

    L’antico Duomo venne distrutto nel 1176 per opera di Federico I ( il Barbarossa) per essere ricostruito nel 1227 per volontà di Federico II da Giorgio da Como. Di tale ricostruzione rimangono visibili l’imponente facciata romanico- gotica in pietra d’Istria e l’atrio dove sono conservati affreschi del Trecento e il trecentesco monumento funebre di Giovanni Visconti d’Oleggio.

    Demolita nonostante l’avversione della popolazione fermana intorno al 1781 per volontà dell’arcivescovo Andrea Minucci, la cattedrale fu ricostruita in circa otto anni su progetto di Cosimo Morelli. L’architetto prediletto da papa Clemente XIV e Pio VI la ridisegnò secondo un gusto propriamente neoclassico che esaltava gli ambienti ampi e solenni mediante linee semplici e prive di ogni estro barocco. Tuttavia è indispensabile ricordare che il duomo ha conservato il corpo inferiore della torre campanaria.

    Le porte in bronzo sono opera di Aldo Sergiacomi da Offida e sono state collocate nel 1980.

    All’interno del duomo sono conservate opere pregevoli, quali un sarcofago paleocristiano del III- IV secolo, collocato nella cripta duecentesca, un’icona bizantina donata da Giacomo della Marca. Dall’altare principale si può inoltre vedere un mosaico paleocristiano con pavoni. 

    La cattedrale presenta uno stupefacente portale con arco a tutto sesto, sormontato da una cuspide attribuita a Nunzio Ucinelli che custodisce nella nicchia la statuina bronzea della Vergine Assunta in Cielo. Al di sopra del portale campeggia il rosone realizzato dallo scultore fermano Giacomo Palmieri nel 1348.

  • Porto San Giorgio
    0734.680256 - 0734.680308
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Porto San Giorgio

    Porto San Giorgio è una cittadina situata nella fascia costiera delle Marche; confina da tre lati con il comune di Fermo e ad est con il Mare Adriatico.

    OFFERTA TURISTICA BALNEARE
    È un’importante località balneare dalla spiaggia di sabbia (il litorale è Bandiera Blu 2018), con numerosi stabilimenti balneari e svariate strutture ricettive; dispone di una pista ciclabile e una marina ben attrezzata che offre ai diportisti il piacere di un porto sicuro per una nautica di alto livello (Approdo Bandiera Blu dal 1987).
    Il lungomare è impreziosito da palme centenarie, con pavimentazioni e illuminazioni a cui fanno da suggestiva cornice le palazzine liberty, realizzate nei primi anni del Novecento. Passeggiando per la città se ne trovano diverse, quasi in ogni via, come ad esempio la preziosissima Villa delle Rose; costruita nel 1921, presenta all'esterno delle finissime decorazioni in maiolica, mentre all'interno, ad arricchire ogni angolo, è l'Art nouveau. 
    Dal 2015 i bambini possono godere della piazza Bambinopoli, una grande area giochi proprio sul lungomare dove scorazzare anche in bicicletta o con i pattini, con nuove strutture ludiche per divertirsi.

    COSA VISITARE
    Porto San Giorgio è costituita da una parte a monte con il rione Castello, circondato da mura restaurate di recente, con tre torri merlate e un camminamento illuminato e la Rocca Tiepolo, che prende il nome dal Governatore di Fermo Lorenzo Tiepolo, che la fece costruire nel 1276 per difendersi dai pirati saraceni. L'interno, restaurato di recente e conservato in discrete condizioni, ospita un teatro all'aperto ove si svolgono concerti ed altri eventi culturali. 
    Da vedere sono: il teatro storico Vittorio Emanuele dell’inizio del XX secolo, l’ottocentesca Chiesa di San Giorgio, che ospita una copia del Polittico di Porto San Giorgio di Carlo Crivelli; la Chiesa barocca del Suffragio; la Chiesa del Santissimo Rosario; Villa Bonaparte, costruita su richiesta del fratello di Napoleone, Girolamo Bonaparte, che soggiornò a Porto San Giorgio tra il 1829 ed il 1832. La villa, circondata da un grande parco, presenta nella facciata decorazioni con bassorilievi e altorilievi di trofei d'armi; le stanze, pregevolmente affrescate, sono arredate con numerosi mobili in stile impero. Il pavimento è in graniglia e presenta decorazioni a mosaico. Un altro edificio di notevole interesse è Villa degli Oleandri (Riva Fiorita); di proprietà comunale, immersa in un ampio giardino, oggi ospita il Museo del mare. 
    I piatti tipici sono i garagoli (lumachine di mare in brodetto di sugo rosso e spezie) e il brodetto. Tra i prodotti agroalimentari tradizionali si segnala il vin cotto.
    Ad agosto ha luogo la Festa del Mare con padellata gigante dell'Adriatico (avente diametro di 4 m sul fondo e 6 m sull'orlo, con una capienza di 1000 litri di olio); durante la festa vengono fritti quintali di calamaretti e sarde. A settembre si svolge il Festival Internazionale degli Scacchi, che vede la partecipazione di giocatori professionisti provenienti da tutto il mondo.

  • Porto Sant'Elpidio
    0734.908263 - 0734.9081
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Porto Sant'Elpidio

    Porto Sant’Elpidio è un comune lungo la costa delle Marche, in provincia di Fermo, situato nel distretto delle calzature. Lo storico borgo marinaro, che ebbe origine come scalo marittimo di Sant’Elpidio a Mare, è ora diventato un’attrezzata stazione balneare.

    OFFERTA TURISTICA BALNEARE
    La spiaggia, di sabbia e ghiaia, corre per oltre sette chilometri, tra l’abitato e il mare. Tra le strutture ricettive presenti si segnalano soprattutto i campeggi che sorgono lungo il litorale: vaste aree, immerse nel verde e perfettamente attrezzate, rappresentano un ambiente ideale per gli amanti delle vacanze all’aria aperta. Svariati sono i ristoranti e locali sul lungomare (Bandiera Blu 2017). È presente una pineta con vista sul mare, costeggiata da una pista ciclabile. Porto Sant'Elpidio fa parte del circuito Comune Amico del Turismo Itinerante, che offre alle autocaravan la possibilità di sostare utilizzando servizi essenziali come scarico e acqua potabile. 

    COSA VISITARE
    Nella piazza del centro storico svetta la cinquecentesca torre dell'Orologio, a base quadrata, usata un tempo per gli avvistamenti di mare e di terra. Il ritrovamento di alcune tombe picene dimostra che il territorio comunale era abitato già tra il IX e l'VIII secolo a.C. Altri siti di interesse turistico sono: la Chiesa dell’Annunziata e nobili ville, come Villa Murri, dimora storica, edificata nei primi anni del XIX secolo dai conti Sinibaldi e Villa Barruchello, dotata di uno splendido parco con rare essenze arboree. Queste ville vengono utilizzate, soprattutto d’estate, per convegni e manifestazioni di carattere culturale. In località Corva fu fondato nel ‘500 il Santuario dell’Addolorata.
    Dal punto di vista naturalistico è interessante il bacino del Tenna, denominato Paludi di San Marco, adatto soprattutto per l’osservazione ornitologica nel tardo autunno e all’inizio di primavera.
    Tra gli eventi che hanno luogo a Porto Sant'Elpidio ricordiamo I Teatri del mondo, Festival Internazionale di Teatro per ragazzi che si tiene a luglio presso il Teatro delle Api, inaugurato nel 2006. Il Festival è una delle maggiori manifestazioni italiane dedicate al teatro per ragazzi.
    Sempre in estate imperdibile è il Sant'Elpidio Jazz Festival.