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Chiese Museo in Provincia di Ascoli Piceno

Un viaggio tra i capolavori nel segno del Crivelli

L’itinerario inizia qui, ad Ascoli Piceno, in una delle piazze in stile rinascimentale più belle del mondo, Piazza del Popolo. Percorrendo gli splendenti lastroni di marmo travertino della Piazza, lasciandosi alle spalle la Chiesa di San Francesco e dirigendosi verso Piazza dell’Arringo, si raggiunge la Cattedrale di Sant’Emidio, Basilica ricca di opere d’arte. La facciata, realizzata tra il 1529 e il 1539 su disegno di Cola dell’Amatrice, è la porta d’accesso ad una miriade di straordinarie opere d’arte, su cui svetta sopra l’altare lo splendido Polittico di Carlo Crivelli. Sfuggito alle spoliazioni napoleoniche che hanno depauperato il patrimonio pittorico italiano nel corso dei secc. XVIII, l’imponente opera, che descrive i tratti regali della Vergine, è l’unica realizzata dal maestro veneto ad essersi conservata integra in tutte le sue parti, compresa la complessa cornice. 

Ma la ricchezza di opere d’arte di prim’ordine in questa zona caratterizza anche il territorio circostante. A Comunanza, la Chiesa originaria di S. Caterina d’Egitto, in stile neoclassico, è ricca di statue di Santi e stucchi dell’artista ascolano Domenico Paci e una suggestiva Via Crucis di scuola carraccesca del XVII sec. Di notevole interesse sono le opere raffiguranti S. Giovanni Battista, S. Giuliana e le anime del Purgatorio e La Madonna di Loreto di Giuseppe e Pierleone Ghezzi e Antonio Mercurio Amorosi, artisti di grande fama e originari di Comunanza, attivi a Roma tra il XVII e il XVIII secolo.

Anche la Chiesa di S. Filippo e dell’Immacolata Concezione, a Ripatransone, edificata su progetto dell’architetto romano Francesco Massari, allievo e collaboratore del Borromini, è una perla da visitare. Ha l’interno riccamente decorato in ori e stucchi, opera del milanese Mastro Tobia e del perugino Lorenzo Vibi. La cripta ospita dal 1996 il Museo della Civiltà Contadina ed Artigiana del medio Piceno.

Montefiore dell’Aso si trova un altro edificio religioso ricco di fascino. Si tratta della Chiesa di S. Francesco, edificata, secondo quanto riportato dalla Bolla di Papa Innocenzo IV del 17 giugno 1247, grazie alle elemosine raccolte dai frati francescani. Nella parte sottostante il sepolcro del Cardinale Gentile Partino, vi sono alcuni riquadri raffiguranti cinque colli con in cima cinque querce, o roveri. L'autore del monumento, rimasto ignoto, si pensa fosse un'artista che abbia operato presso la corte angioina, ambiente con il quale il cardinale doveva essere particolarmente legato.
Gli stessi discendenti del Cardinale Partino, commissioneranno a Carlo Crivelli, intorno al 1470, uno splendido polittico, per abbellire ancora di più la Chiesa di San Francesco. 

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Livello di difficoltà: media
Target: Leisure
Stagionalità: Estate

Le tappe dell'itinerario

  • Cattedrale di Sant'Emidio
    0736.259901
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Cattedrale di Sant'Emidio e Polittico di Carlo Crivelli

    La Cattedrale di Sant' Emidio è un edificio composito di tipo basilicale, risultato di molti adattamenti e sovrapposizioni avuti tra l’VIII e il XVI. La prima costruzione risalirebbe addirittura al IV o V secolo, secondo alcuni sul luogo dell’antico foro mentre secondo altri su un preesistente edificio di epoca romana forse dedicato ad Ercole o alle Muse. Alcuni ritrovamenti archeologici rinvenuti tra il 1882 e il 1883 dimostrerebbero che la cattedrale fu edificata utilizzando i resti dell’antica basilica civile del foro romano, ancora visibili nelle parti più antiche della costruzione come il transetto, la parte delle absidi e la cupola risalenti alla fine dell’VIII o all’inizio del IX secolo.
    La facciata, realizzata tra il 1529 e il 1539 su disegno di Cola dell’Amatrice, presenta un solo ordine architettonico e al centro un portale d’ingresso alla cattedrale con ai lati le colonne dimezzate verticalmente con basi, capitelli e cornici. Agli estremi della facciata s'innalzano le due torri romaniche di travertino mentre su un fianco laterale si apre la rinascimentale Porta della Musa, così chiamata per un'epigrafe murata sulla parete (un distico di fattura umanistica).
    L’interno, ricco di straordinarie opere d’arte, si presenta come un’ampia aula di sapore romanico- gotico a croce latina, divisa in tre navate e con sottostante cripta dove sono custodite le reliquie di S. Emidio. Nella Cappella del Sacramento, sopra l’altare arricchito da un prezioso tabernacolo cinquecentesco in legno dorato e dipinto di attribuzione incerta, troviamo lo splendido Polittico di Carlo Crivelli.  
    Sfuggito alle spoliazioni napoleoniche e alle vendite ottocentesche che hanno gravemente depauperato il patrimonio pittorico marchigiano nel corso dei secc. XVIII e XIX, l’imponente opera è l’unica realizzata dal maestro veneto ad essersi conservata integra in tutte le sue parti, compresa la complessa cornice. Nelle figure della Vergine, dei Santi e degli apostoli che occupano i pannelli della predella si dispiega tutta la capacità tecnica e la raffinata qualità artistica di Crivelli che con maestria descrive i tratti regali della Vergine, seduta su un trono impreziosito da marmi preziosi e dal caratteristico festone di frutta che assume complesse valenze simboliche, o indugia a rendere con esasperato virtuosismo il disegno del piviale e del pastorale di Sant’Emidio, patrono della città e contitolare della Cattedrale.

  • Chiesa di S. Caterina
    0736.845121
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Caterina
    La chiesa originaria di S. Caterina d’Egitto, presente nell’antico catasto ascolano del 1381 come Ecclesia Sancta Catarina into Castrum, fu demolita nel 1818 e riaperta al culto nel 1831. Il tempio, progettato dall’architetto Pietro Magi, presenta uno stile neoclassico al quale si aggiunge il campanile romanico dell’antica chiesa inserito nella facciata. All’interno conserva qualche reminiscenza barocca nell’aula a navata unica divisa in tre campate con decorazioni, statue di Santi e stucchi dell’artista ascolano Domenico Paci e una suggestiva Via Crucis di scuola carraccesca del XVII sec. Di notevole interesse sono le opere raffiguranti S. Giovanni Battista, S. Giuliana e le anime del Purgatorio e La Madonna di Loreto di Giuseppe e Pierleone Ghezzi e Antonio Mercurio Amorosi, artisti di grande fama e originari di Comunanza, operanti a Roma tra il XVII e il XVIII secolo.
    Nella chiesa si conserva, inoltre, uno straordinario organo monumentale a due tastiere originario del XVII secolo, unico esempio barocco sopravvissuto della scuola organaria veneta della quale Gaetano Callido è stato il suo più grande esponente.
  • Chiesa di S. Filippo Neri
    0735.99329
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Filippo Neri

    La Chiesa di S. Filippo e dell’Immacolata Concezione, ubicata tra via Consorti e via Margherita, fu edificata tra il 1680 e il 1722 su progetto dell’architetto romano Francesco Massari, allievo e collaboratore del Borromini, e portata a termine dall’architetto-pittore Lucio Bonomi che si occupò di curare la sobria immagine finale del tempio.
    L'interno presenta una ricca decorazione architettonica in ori e stucchi, opera del milanese Mastro Tobia e del perugino Lorenzo Vibi. La chiesa fu realizzata a croce latina e ad unica navata con paraste corinzie che scandiscono le cappelle laterali centinate con volte a botte e un transetto particolarmente sporgente rispetto alla maggior parte delle chiese oratoriane marchigiane. L’altare maggiore risale al 1843 ad opera di Gaetano Ferri e presenta una statua dell’Immacolata mentre in precedenza ospitava il prezioso dipinto, probabilmente realizzato da Lazzaro Baldi, su disegno di Pietro da Cortona, oggi collocato sul transetto. Nella parte del transetto è possibile ammirare alcune tele di Ubaldo Ricci da Fermo (prima metà ‘700): la cappella dedicata a San Gaetano da Thiene, il San Francesco di Paola e la Madonna col Bambino e San Filippo, pala del monumentale altare in legno dorato della cappella sinistra del transetto.
    Nella terza cappella a sinistra si trova l'unico altare marmoreo della chiesa che racchiude alcune reliquie di S. Filippo contenute in urne e in due busti del Santo; nella seconda cappella, eretta nel 1725 dalla famiglia Recco, è rappresentato il Transito di San Giuseppe. La cripta ospita dal 1996 il Museo della Civiltà Contadina ed Artigiana del medio Piceno.

  • Chiesa di San Francesco
    0734.938743
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di San Francesco
    L’edificazione della chiesa di S. Francesco fu possibile grazie alle elemosine raccolte dai frati francescani secondo quanto riportato dalla Bolla di Papa Innocenzo IV del 17 giugno 1247. Verso la seconda metà del’ 600 la costruzione, originariamente in stile romanico-gotico, subì una radicale trasformazione visibile particolarmente nel rimaneggiamento barocco dell’interno. Tracce significative della chiesa primitiva si conservano nel portale della sagrestia corrispondente all’antico ingresso, negli archetti presenti sui muri esterni come nel vano semicircolare della primitiva abside. Allo stesso periodo risalgono anche la tomba del pittore e incisore montefiorano Adolfo De Carolis e il monumento funerario dei genitori del Cardinale Gentile Partino risalente al 1310 e del quale esiste un’ampia e accurata descrizione dello storico fermano De Minicis.
    Il sepolcro, collocato originariamente in un altro punto, si compone di una cassa marmorea di notevoli dimensioni sopra la quale sono raffigurati i genitori del Cardinale in posizione distesa. Appena dietro, due angeli, uno con il turibolo e l’altro con una navicella ora mancante, sostengono un tendaggio aperto mentre in alto domina un'immagine della Madonna col Bambino di gusto tipicamente romanico. Sul fondo una scritta: MCCCX DNS GEN. D. MONTE FLOR., CARDINALIS ORDINIS, MINOR T. BONIFAT. VIII , S.MARTINI IN MONTIBUS (frate Gentile da Montefiore Cardinale dell'ordine dei minori al tempo di Bonifazio VIII del titolo di San Martino ai Monti).
    Nella parte sottostante sono alcuni riquadri con un'arme a destra e un'arme a sinistra raffiguranti cinque colli con in cima cinque querce o roveri. Secondo alcune testimonianze pervenute, solo grazie all’intervento di alcuni rappresentanti cittadini fu impedito che il monumento rischiasse di essere murato nel 1768. L'autore del monumento è rimasto ignoto anche se non è da escludere che il monumento sia stato costruito da un'artista che abbia operato presso la corte angioina, ambiente con il quale il cardinale doveva essere particolarmente legato. Gli stessi futuri discendenti del Cardinale Partino commissioneranno a Carlo Crivelli intorno al 1470 uno splendido polittico, per abbellire ancora di più la Chiesa di San Francesco. Il patrono Santa Lucia V.M. si festeggia il 13 dicembre.

    Oltre alla chiesa, il complesso conventuale di San Francesco divenuto Polo Museale ospita, al secondo piano, la Sala Crivelli, dove è riprodotto, su pellicola filmica, l'intero polittico di Carlo Crivelli, andato ormai disperso dalla metà dell'Ottocento. L'opera fu realizzata proprio per il convento del Quattrocento su richiesta della Chiesa dei Minori Conventuali.  Del polittico originario sono rimasti a Montefiore dell'Aso solo sei pannelli, disposti su due ordini.
    Il Polo Museale, inoltre, accoglie associazioni e attività culturali ed è sede del Centro di Documentazione Scenografica Giancarlo Basili, del Museo Adolfo de Carolis, del Museo della Civiltà Contadina e della Collezione Domenico Cantatore.