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I Parchi Regionali e Nazionali

Un paradiso per gli amanti della natura incontaminata
Se nell’immaginario collettivo il territorio marchigiano viene usualmente collegato alle colline e al paesaggio agrario, tuttavia non bisogna dimenticare che il 30% della superficie regionale è caratterizzata da montagne, le quali offrono al visitatore un ambiente ancora intatto e straordinarie bellezze naturali. Vivere le montagne delle Marche non vuol dire solo immergersi in una natura incontaminata di picchi arditi, gole selvagge, grotte spettacolari, declivi boscosi e cime innevate, ma anche imbattersi nelle testimonianze lasciate da monaci e eremiti, scoprire antichi insediamenti piceni, romani, longobardi o bizantini e rivivere l’esperienza di un viaggio nella memoria e nelle radici di questa terra, in cui il lavoro dell’uomo si è perfettamente integrato nella vita della natura.

Nelle Marche oltre 90.000 ettari di territorio, quasi il 10% della superficie regionale, risultano tutelati; si tratta per la quasi totalità, di aree montane: due parchi nazionali (Monti Sibillini e Gran Sasso e Monti della Laga), quattro parchi regionali (Monte Conero, Sasso Simone e Simoncello, Monte San Bartolo e Gola della Rossa e di Frasassi), sei riserve naturali (Abbadia di Fiastra, Montagna di Torricchio, Ripa Bianca, Sentina, Gola del Furlo e Monte San Vicino e Monte Canfaito), più di 100 aree floristiche, 103 Siti di cui alla Rete Europea Natura 2000, di cui 76 Siti d’Interesse Comunitario (SIC) e 27 Zone di protezione Speciale (ZPS) oltre a 44 Centri di Educazione Ambientale

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Livello di difficoltà: media
Target: Benessere

Le tappe dell'itinerario

  • Nelle terre del duca: il Parco Sasso Simone e Simoncello
    0722.770073
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Nelle terre del duca: il Parco Sasso Simone e Simoncello

    Superficie: ca. 4.991  Istituzione: 1994

    Comuni del Parco: nelle Marche Carpegna, Frontino, Montecopiolo, Piandimeleto, Pietrarubbia. In Emilia Romagna Pennabili. 

    Il parco è stato istituito nel 1994 e interessa una superficie complessiva di 4.991 ettari nel cuore dell’antico Montefeltro. Il paesaggio è collinare è coperto da una fitta vegetazione, interrotto da irte rupi e speroni di roccia sui quali vennero costruite inespugnabili fortezze per difendersi dal nemico. È una zona, quindi, ricca di castelli, rocche, ma anche di chiese, conventi e pievi.
    Il parco prende il nome dai due enormi massi Simone e Simoncello, che furono abitati dall’uomo fin dall’età del bronzo. Alcune leggende narrano di sacerdoti romani, i Semoni che vi adoravano i loro Dei o di un eremita, Simone che vi stabilì la propria dimora; sicuramente, dopo il Mille, i Benedettini vi costruirono un'abbazia. Quando i Signori di queste terre capirono l’importanza strategico-militare, il Sasso fu fortificato con torri e mura finché, nella seconda metà del XVI sec., i Medici vi costruirono una città-fortezza per affermare il loro potere su una zona difficilmente governabile. Ancora oggi sono visibili le macerie di quella città “ideale” della quale il sole era il simbolo - come oggi lo è del parco.

    Non resta difficile immaginare la bellezza di questi monti coperti dalla foresta di faggio e di abete bianco, abitati dall’orso e dalla lince, ed udire in lontananza il grido dell’aquila reale. Oggi quella foresta è stata sostituita, sul versante orientale, da una di pino nero, frutto di rimboscamenti cominciati all’inizio del secolo, ma ci si può ancora immergere nel clima dei viandanti dei tempi antichi, inoltrandosi nelle faggete residuali di Pianacquadio, sul Monte Carpegna, o intorno ai Sassi di Simone e Simoncello.
    Unica nel suo genere, la grande foresta mediterraneo-montana ospita anche carpini bianchi, neri, aceri, frassini, agrifogli, sorbi montani e domestici. Vanto del parco è l’area intorno ai Sassi, sulla quale prospera un bosco a prevalenza di cerro. Il Simoncello, i boschi della Cantoniera e la Costa dei Salti sono Aree Floristiche Protette, mentre il monte Carpegna è anche incluso nell’omonima foresta demaniale di proprietà regionale.

    In primavera i prati si colorano con le stupende tinte dei crochi e con il celeste intenso del fiordaliso. Muovendosi con discrezione, nel Parco del Sasso Simone e Simoncello non è difficile incontrare il capriolo, il cui numero di esemplari è in sensibile aumento.
    Continuando la passeggiata si possono trovare istrici, tassi, lepri e volpi. Caprioli, cinghiali e daini sono le prede abituali del lupo appenninico che è tornato ad abitare questi luoghi.
    La mattina, le specie di uccelli che si possono osservare nel parco sono innumerevoli: dalla poiana che, sfruttando le correnti ascensionali, sale dalle quote più basse, al gheppio, all’astore, al picchio rosso maggiore, all’aquila, alla rara albanella minore. Innumerevoli sono i belvederi e i punti panoramici nel parco. Uno di questi, Monteboaggine, domina, con la solitaria Torre di Vedetta del XII secolo, le distese prative del Monte Carpegna, le Valli del Foglia e del Conca, ed in lontananza i Sassi Simone e Simoncello.
    Nei boschi e nei prati, durante la stagione primaverile ed autunnale, si trovano tartufi e funghi di varie specie, vere prelibatezze che fanno di questi luoghi la meta di appassionati ricercatori ed amanti dei sapori del sottobosco.

    Percorsi in mountain bike o a cavallo, escursionismo, nordic walking e orienteering, visite organizzate con le guide del Parco sono solo alcune delle attività praticabili. Il Parco Faunistico di Pian dei Prati è ideale per la visita di famiglie e scolaresche, mentre a Carpegna e a Pietrarubbia sono presenti dei Centri Visite. Foresterie, musei, Cea, prodotti tipici come tartufi, prosciutto di Carpegna DOP e pecorini sono ulteriori risorse del Parco.

    Idee di viaggio

    http://coninfacciaunpodisole.it/aree-protette/122-luoghi-sassosimone/346-pietrarubbia-rinascita-borgo

     

    http://www.coninfacciaunpodisole.it/aree-protette/122-luoghi-sassosimone/351-stagioni-di-vita-al-sasso-simone

     

    http://www.destinazionemarche.it/un-itinerario-alla-scoperta-del-parco-sasso-simone-e-simoncello/

     

    http://www.destinazionemarche.it/le-marche-con-gli-occhi-degli-instagramer-intervista-ad-aivenn/

     

    Colonna sonora dedicata alle Marche: http://bit.ly/marche-soundtrack



  • Tra colline e mare: il Parco Regionale del Monte San Bartolo
    0721.268426
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Tra colline e mare: il Parco Regionale del Monte San Bartolo

    Superficie: 1.600 Istituzione: 1994

    Comuni del Parco: Pesaro, Gabicce Mare

    Il Parco è situato tra Gabicce Mare e Pesaro e presenta aspetti naturali molto suggestivi.
    Le falesie strapiombanti costituiscono un paesaggio marino particolare con la presenza di pesci fossili e rari cristalli di gesso.
    Ai piedi delle falesie corre una sottile spiaggia di ghiaie e ciottoli, formata dal franamento delle pareti sovrastanti e ricca di fossili, un tempo usati per la pavimentazione delle strade di Pesaro. Attraverso una strada panoramica si raggiungono gli antichi borghi di Gabicce Monte, Casteldimezzo, Fiorenzuola di Focara, Santa Marina Alta e il raccolto porticciolo di Baia Vallugola.

    La vegetazione del Monte San Bartolo è caratterizzata da boschi misti a quercia e carpino nero e da specie rare come il lino marittimo, il giunco, la carota delle scogliere e la splendente ginestra odorosa. Famoso per la presenza e la migrazione di numerose specie di uccelli, tra cui il falco pellegrino, i rapaci migratori tra cui i falchi pecchiaioli e di palude oltre ad una specie molto rara: l’albanella pallida, che viene dall’Africa per poi nidificare nell’Europa dell’est.
    Notevole dal punto di vista naturalistico è anche lo svernamento degli uccelli marini costieri, quali lo smergo maggiore, il cormorano, lo svasso maggiore e svasso piccolo e, negli inverni più freddi, l’edredone, oltre a quello di numerose specie di gabbiani, tra cui alcuni esemplari di zafferano, gavina, gabbiano corallino, gabbiano comune e quello reale. Nella zona della foce del fiume Foglia e a Baia Flaminia svernano anche l'airone cenerino, la garzetta e talvolta i cigni reali. Il parco ospita anche caprioli, volpi, tassi, istrici, donnole e ghiri.
    Cinque sentieri permettono di raggiungere piccole oasi naturali e di ammirare scorci spettacolari.

    I beni culturali non sono da meno: tra tutti spicca la Villa Imperiale, luogo di incontro di letterati e artisti tra cui Torquato Tasso e Pietro Bembo, frutto di una rivisitazione di un precedente edificio sforzesco da parte di Girolamo Genga, su commissione di Francesco Maria I Della Rovere, con uno splendido ciclo di affreschi dei fratelli Dossi, Raffaellino del Colle, il Bronzino; altri esempi di dimore nobiliari sono Villa Caprile, luogo di soggiorno di Casanova e Stendhal, edificata nel Seicento dalla famiglia Mosca e celebre per lo splendido giardino all’italiana dai divertenti giochi d’acqua, Villa Vittoria, dimora di Carolina di Brunswick e Villa Almerici.
    Non mancano neppure gli scavi archeologici: in località Colombarone sono infatti conservati i resti di una villa signorile sorta alla fine del III sec. d.C., ricca di mosaici e luogo di rinvenimento di reperti come bracciali e monete, vetri e anfore.

    L’Ente Parco organizza attività che spaziano dalle escursioni naturalistiche alle gite in motonave, alle feste e alle visite culturali.

    Idee di viaggio:

    http://www.destinazionemarche.it/un-itinerario-alla-scoperta-del-parco-san-bartolo/

    Info
    Museo Paleontologico
    ‘’Lorenzo Sorbini’’
    P.zza Dante Alighieri 1,
    61010 Fiorenzuola di Focara, (PU)
    Tel. 0721 268426

  • La magia dell'acqua: le Grotte e il Parco regionale Gola della Rossa e di Frasassi
    0731.86122
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: La magia dell'acqua: le Grotte e il Parco regionale Gola della Rossa e di Frasassi

    Superficie: 10.026  Istituzione: 1997

    Comuni del Parco: Arcevia, Cerreto d'Esi, Fabriano, Genga, Serra San Quirico

    Il Parco naturale, istituito nel 1997, ha una superficie di 10.026 ettari e comprende tre differenti biotipi: la Gola di Frasassi, la Gola della Rossa e la Valle Scappuccia.

    Circa un milione di anni fa, un brusco incremento del sollevamento orogenetico ha fatto aumentare l’energia potenziale dei corsi d’acqua che, incidendo profondamente le dorsali, hanno portato alla luce il calcare massiccio, tanto compatto e rigido da conservarsi in imponenti blocchi verticali. La dorsale di Frasassi è oggi incisa dall’omonima Gola, mentre la struttura del M. Pietroso-M. Murano è tagliata dalla Gola della Rossa. Le conche ed aree collinari corrispondono, invece, a depressioni tettoniche e a rocce marnose o argilloso-arenacee, presenti soprattutto nel settore settentrionale del parco che mostra rilievi anche evidenti.
    La penetrazione dell’acqua meteoritica e di falda all’interno della roccia, allargando le fratture, (grazie alla corrosione chimica favorita dalla presenza di anidride carbonica disciolta), nell’area orientale della Gola di Frasassi, provoca una risalita di acque sulfuree profonde che genera un fluido estremamente aggressivo nei confronti del calcare. Questi processi, intervallati da locali crolli, resero ciclopiche le dimensioni di molti vani ipogei che si presentano come complessi carsici altamente articolati e dallo straordinario valore ambientale-paesaggistico come nel caso delle famose Grotte di Frasassi.

    Attraverso un silenzioso itinerario di circa un’ora, si possono ammirare con stupore piccoli laghi, stalattiti intarsiati, gigantesche stalagmiti, fino a giungere al maestoso Abisso Ancona (alto 240 m.), alla Sala delle Candeline, alla Sala dell’Orsa e a quella dell’Infinito.
    Da tempo è stata effettuata una captazione idrica delle polle sulfuree ad uso della stazione termale di San Vittore che le utilizza per le terapie contro i disturbi respiratori e reumatici.
    Nell’area di Frasassi si registrano alcune delle tracce più antiche della presenza umana (Grotta del Prete di Pianello di Genga).
    La Gola della Rossa è nell’aspetto simile a quella di Frasassi e racchiude ampie cavità carsiche, tra cui la Grotta del Vernino, dove sono stati ritrovati numerosi ed interessanti fossili di mammiferi come l’orso speleo. Nei selvaggi anfratti rocciosi nidificano l’aquila reale, l’elusivo gufo reale, il falco pellegrine, l’astore, il lanario, ecc.
    Nel territorio vivono anche il gatto selvatico, il lupo, l’istrice e decine di specie diverse di chirotteri che colonizzano numerose cavità ipogee.
    Tra le specie cavernicole, oltre al geotritone italico, è notevole la presenza del Niphargus sp., un rarissimo e minuscolo crostaceo che popola i laghetti delle grotte e di altri invertebrati come Nesticus eremita, Meta merianae, ecc.
    L’ambiente rupestre delle gole ospita moltissime specie floristiche, alcune di elevato interesse scientifico, come la rarissima Moheringia papulosa, pianta rupicola endemica, Potentilla caulescens, Rhamnus pumila, un piccolo arbusto che si inserisce nelle frartture delle rocce e che presenta i rami fortemente aderenti ad esse.
    Nelle zone calcaree del parco sono diffusi boschi misti a dominanza di carpino nero; sui substrati marnoso-arenacei si rinvengono boschi aridi a prevalenza di roverella, talvolta con cerro. La vegetazione dell’area, soprattutto nei versanti esposti a sud, è caratterizzata da specie più spiccatamente mediterranee, quali il terebinto, la fillirea, il corbezzolo, mentre nei versanti esposti a nord prevalgono le specie più mesofile come l’orniello e il carpino nero o addirittura il faggio.
    La Valle Scappuccia, già Riserva naturale, custodisce un ambiente primitivo, ancora intatto nelle sue espressioni floristiche e negli esemplari della fauna in libertà protetta.
    Per accedere alla Valle si deve superare una piccola e suggestiva forra naturale sulle cui pareti si possono osservare consistenti popolamenti di capelvenere.

    Per apprezzare l'ambiente pre-appenninico si possono seguire i 35 sentieri escursionistici segnalati. Si può inoltre andare in mountain bike, a cavallo e, in alcuni periodi dell'anno, anche in canoa. I più avventurosi possono fare rafting, praticare l'alpinismo, l'arrampicata sportiva e cimentarsi con la speleologia. Notevole è l'offerta culturale dei comuni del Parco, data la presenza di castelli, chiese e abbazie oltre a caratteristici centri storici.

    Idee di viaggio:

    http://www.thegretaescape.com/pinkpacker/alle-grotte-di-frasassi-la-natura-ha-unincredibile-bellezza/

     

    http://www.thegretaescape.com/pinkpacker/4-cose-da-fare-a-fabriano/

    Info
    Casa del Parco di Arcevia
    Ex chiesa di S. Giovanni Battista Entro le Mura
    C.so Mazzini
    60011 Arcevia (AN)

    Casa del Parco di Castelletta
    Castelletta di Fabriano
    60044 Fabriano (AN

  • A picco sul mare: il Parco Regionale del Conero
    071.9331161 - Centro Visite 07
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: A picco sul mare: il Parco Regionale del Conero

    Superficie: 6.000 ettari

    Istituzione: 1987
    Comuni del Parco: Ancona, Camerano, Numana, Sirolo

    Il Parco è caratterizzato da alte falesie che precipitano a mare e vedute panoramiche di grande suggestione, offre innumerevoli paesaggi e colori che meravigliano e coinvolgono i visitatori a molteplici livelli.
    Le alte pareti strapiombanti del Monte Conero, l’emergenza geologica e naturalistica più importante del medio Adriatico, creano insenature e spiagge di rara bellezza, raggiungibili a piedi o via mare. Le sue pendici sono ricoperte dalla macchia mediterranea con boschi misti di sclerofille sempreverdi e caducifoglie sul versante nord-orientale. A sud e nelle pendici più soleggiate prevalgono elementi termofili, mentre ad ovest vaste sono le pinete presenti. Particolarmente suggestivo è il parco in primavera per la fioritura della ginestra e, in autunno, per il corbezzolo.
    Sulle falesie nidificano il falco pellegrino, il gheppio, il cormorano, il passero solitario, l’occhiocotto e il picchio rosso maggiore. Tra le specie botaniche particolari sono l’euforbia arborescente, la violacciocca ed il finocchio selvatico. Tra gli animali si evidenzia la presenza del tasso, della volpe, della donnola, della puzzola e del riccio.

    Il Parco rappresenta un vero e proprio paradiso per gli amanti del birdwatching, soprattutto nel periodo delle migrazioni dei rapaci.


    Da non perdere poi le numerose testimonianze geologiche, storiche e artistiche, quali l’ex cava di Massignano, dal riconosciuto valore geologico mondiale, fruibile per le visite. E poi ancora, le incisioni rupestri, le grotte romane, le abbazie e i monasteri benedettini e francescani come il Monastero di San Pietro al Conero, i ruderi dell’eremo di San Benedetto, la stupenda chiesa romanica di Santa Maria di Portonovo, l’area archeologica della necropoli picena “I Pini” a Sirolo, l'Antiquarium statale e il prezioso crocifisso dell' XI secolo di Numana, le strutture difensive come il Fortino Napoleonico e la Torre Clementina a Portonovo.

    Da degustare sono invece il vino DOC Rosso Conero, le cozze ("moscioli selvatici") di Portonovo, presidio Slow Food, il miele e l’olio.

    I numerosi sentieri rispondono alle esigenze di coloro che amano la mountain bike, il trekking, l’equitazione. Le pareti rocciose si prestano per l'arrampicata libera e il free climbing. Le acque limpidissime sono ideali per gli amanti di immersioni, di pesca sportiva, di vela, di sci nautico, di windsurf kitesurf. Le pendici del Conero ben si prestano come punti di partenza per voli in deltaplano e parapendio. Varie sono le scuole per le discipline menzionate.    

    Info
    Centro Visite del Parco
    Tel. 071 9330490
    centrovisiteconero@opera-coop.it
    ufficiocultura@parcodelconero.eu

    Idee di viaggio:
    http://www.parliamodiviaggi.it/cucina-tipica-delle-marche-cosa-e-dove-mangiare-nel-conero/ 

    http://www.parliamodiviaggi.it/weekend-nel-conero-esplorando-il-parco-tra-trekking-e-passeggiate-a-cavallo/ 

    http://www.ilariabarbotti.it/marche-natura-unesperienza-da-raccontare-e-vivere/

    http://www.destinazionemarche.it/un-itinerario-alla-scoperta-del-parco-naturale-del-conero/

  • Il Parco Nazionale del Gran Sasso e della Laga
    Sede di Assergi (AQ) Via del C
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

    Il Parco Nazionale del Gran Sasso e della Laga ha ottenuto valutazione positiva da Europarc Federation ed è quindi riconosciuto dalla Carta Europea per il turismo sostenibile nelle aree protette.

    Superficie: 150.000  Istituzione: 1995
    Comuni del Parco: nelle Marche Arquata del Tronto, Acquasanta Terme. In Abruzzo (provincia dell'Aquila, Teramo, Pescara). Nel Lazio (provincia di Rieti). 

    Più a sud dei Monti Sibillini, oltre le gole scavate dal fiume Tronto, si ergono i Monti della Laga, che costituiscono il settore più settentrionale del Parco nazionale che comprende anche il massiccio del Gran Sasso. Istituito nel 1995, il parco ha una superficie di 150.000 ettari, di cui 9.900 nella regione Marche.
    I Monti della Laga, che raggiungono con il Monte Gorzano 2.458 metri di quota, sono costituiti da arenarie e marne. La natura geologica condiziona la morfologia di queste montagne, le cui cime si presentano più arrotondate con numerose valli incise e profonde e circhi glaciali. La costituzione marnoso-arenacea fa sì che l’acqua scorra impetuosa in superficie, raccogliendosi in ruscelli, torrenti e fiumi, che precipitano a valle formando decine di splendide e suggestive cascate come quella della Volpara o quella delle Barche nella valle di Selva Grande.
    Nel territorio del parco vivono più di 2.000 specie di piante, tra le quali il giglio martagone, la stella alpina dell’Appennino e diverse orchidee rare come l’orchidea epipogio. Una delle specie più significative è il mirtillo, che con estesi tappeti in alta quota, costituisce una vera e propria brughiera trai pascoli d’altura.
    La notevole ricchezza e diversità floristica e vegetazionale va ricercata sia nelle quote elevate, che sfiorano i 3.000 metri, sia nel differente substrato geologico dei massicci montuosi principali.
    Mentre il Gran Sasso si caratterizza, in particolare nel versante aquilano, per la grande estensione dei pascoli, i Monti della Laga sono per buona parte ricoperti da foreste. Alle quote inferiori sono presenti i querceti e i castagneti, impiantati in epoca romana, mentre la faggeta è la formazione forestale più estesa e si sviluppa dai 1.000 ai 1.800 metri di quota. Spesso al faggio si associano o sostituiscono altre essenze arboree come il tasso o l’agrifoglio, specie residuali di epoche caratterizzate da un clima più caldo e umido, acero, tiglio, frassino e olmo montano rivestono le forre.
    Da segnalare anche i boschi del raro abete bianco - che qui ha una delle due stazioni presenti nelle Marche - e alcuni nuclei di betulla, testimonianza vivente di eventi climatici passati che hanno influito molto sulla vegetazione attuale.

    La specie faunistica più interessante del parco è rappresentata dal camoscio, ungulato esclusivo della montagna appenninica che, dopo cento anni, è tornato con un nucleo di circa 500 individui nelle montagne, grazie ad una riuscita operazione di reintroduzione, ed un totale complessivo di 420 esemplari.
    Nel territorio vivono altri grossi erbivori come il cervo, il capriolo ed il loro predatore per eccellenza, il lupo appenninico, che va ricostruendo piccoli branchi. Da qualche tempo , fa apparizioni sporadiche l’orso bruno marsicano.
    Sono inoltre presenti numerosi rapaci rari come l’aquila reale, l’astore, il falco pellegrino, il lanario, il gracchio corallino e il gufo reale.
    Tra le foglie, negli ambienti freschi dove l'acqua scorre o si raccoglie, vivono la salamandrina dagli occhiali, un anfibio piuttosto raro, e la rana temporaria.

    I Monti della Laga erano fino a qualche anno fa quasi sconosciuti agli appassionati di montagna e per la relativa vicinanza al Gran Sasso, al Terminillo e ai Sibillini poco frequentati. Ma chi si avvicina una sola volta ad essi non può fare a meno di tornare e fare delle belle escursioni in tutte le stagioni, o praticare l’alpinismo, lo sci escursionismo o lo sci alpino.
    D’inverno, quando l’acqua lascia il posto a delle spesse colate di ghiaccio, le cascate della Laga offrono inconsueti ed impegnativi percorsi per gli alpinisti. Le lavorazioni artigianali, i gustosi prodotti tipici, le rare case cinquecentesche in pietra, gli appuntamenti folkloristici, i tipici centri di Umito e Castel di Luco, il carbone vegetale prodotto nella frazione Colle di Arquata del Tronto seguendo antichi metodi, le attività svolte dal Centro Due Parchi di Arquata del Tronto, unico Comune in Europa che fa parte di due parchi nazionali, completano una visita davvero sorprendente.

    Info
    CEA dei Due Parchi
    Fraz. Borgo
    63096 Arquata del Tronto (AP)
    Gestione: Cooperativa Forestalp
    Tel. 071 9330066
    info@forestalp.it

  • Mistero, magia, cultura, ambiente: il Parco Nazionale dei Monti Sibillini
    0737 961563 - 0737 961014 - 33
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Mistero, magia, cultura, ambiente: il Parco Nazionale dei Monti Sibillini

    Superficie: 70.000 Istituzione: 1993

    Comuni del Parco: nelle Marche Amandola, Arquata del Tronto, Bolognola, Castelsantangelo sul Nera, Cessapalombo, Fiastra, Montefortino, Montegallo, Montemonaco, Valfornace, Pieve Torina, San Ginesio, Ussita, Visso. In Umbria Norcia e Preci.

    Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ha ottenuto valutazione postiva da Europarc Federation ed è quindi riconosciuto dalla Carta Europea per il turismo sostenibile nelle aree protette.

    Nel cuore dell’Italia, tra le Marche e l’Umbria, si ergono imponenti i Monti Sibillini, con oltre venti vette che superano i duemila metri fino a raggiungere i 2.476 m. con il Monte Vettore. Istituito nel 1993, il parco comprende un territorio di oltre 70.000 ettari forgiato dalle forze della natura e dipinto a tratti da millenni di storia e cultura locale dove, ancora oggi, si percepisce la magica presenza della mitica Sibilla, aleggiano i ricordi di antichi riti e si tramandano suggestive leggende. I Sibillini costituiscono una catena montuosa di origine prettamente calcarea che è stata profondamente modellata dall’azione dei ghiacciai del Quaternario, le cui tracce sono riconoscibili negli splendidi circhi glaciali del Monte Vettore, del Monte Bove, dell’alta Valle dell’Ambro, della Val di Tela (Monte Rotondo) e nelle valli ad “U”sottostanti. Particolarmente evidenti sono anche i fenomeni carsici nei piani di Castelluccio e nelle numerose doline ubicate nell’alta Val di Panico, in quella dell’Ambro, a Palazzo Borghese oltre che nei solchi e nelle cavità delle pareti rocciose delle valli principali dove affiora il calcare massiccio, quali ad esempio la Valle del Tenna, dell’Ambro e del Fiastrone.
    La vegetazione tende, come d’incanto, a cambiare man mano che ci si sposta dallo zoccolo basale, posto ad un’altitudine media di 500m., alle cime più elevate. Fino a circa 1.000 m. predominano i boschi di roverella, carpino nero e orniello, quindi la faggeta, prima mista e poi pura, fino a 1.750m. Al di sopra del limite del bosco si estendono invece i pascoli naturali dove si possono rinvenire specie assai rare e pregiate come il giglio martagone, la viola di Eugenia, il camedrio alpino, la stella alpina dell’ Appennino, l’uva orsina e il salice nano, che è considerato l’albero più piccolo al mondo.

    Anche la fauna è molto interessante. Fra i mammiferi ricordiamo il lupo, l’elusivo gatto selvatico, l’istrice che, diffusosi solo da qualche decennio, occupa le zone più termofile, il capriolo che, reintrodotto per la prima volta agli inizi degli anni ‘ 50, sta ormai definitivamente colonizzando l’intera area. Fra gli uccelli sono da segnalare l’aquila reale che, dall’istituzione del parco, ha iniziato a nidificare anche in zone abbandonate da anni, l’astore e lo sparviero, tipici abitatori dell’ambiente boschivo, e il falco pellegrino.
    I Sibillini nel Medioevo erano conosciuti in tutta Europa come regno di demoni, negromanti e fate. Fra le numerose leggende, le più famose sono quelle della Sibilla, "illustre profetessa" che viveva in una grotta sita sull’omonimo monte e quella di Pilato, secondo la quale il corpo esamine del famoso procuratore romano, fu trascinato da alcuni bufali nelle acque rosseggianti del “demoniaco” lago sito nell’alta incisione valliva che attraversa longitudinalmente il massiccio del Monte Vettore. Nel Lago di Pilato (1.840 m.), l’unico di origine naturale delle Marche, vive il piccolo e raro chirocefalo del Marchesoni dalla vivace colorazione rossastra. Poco distante si trova la Gola dell’Infernaccio conseguenza dell’erosione operata dal fiume Tenna sui calcari della zona. Nel versante fiorito del parco spiccano per il loro valore floristico i prati di Ragnolo, dove nel periodo estivo si possono osservare splendide fioriture di orchidee, liliacee ed altri interessanti specie, come la fritillaria dell’Orsini, il narciso o l’astro alpino; impressionante dal punto di vista paesaggistico risulta invece la valle del Fiastrone, forra scavata dalle acque in cui è ubicata la Grotta dei Frati, antico e suggestivo eremo dei monaci Clareni, dell’anno 1.000. Risalendo lungo il fiume, a monte del Lago di Fiastra, si può raggiungere la valle dell’Acquasanta con le sue splendide cascate e la grotta dell’Orso, toponimo che testimonia la passata presenza di questa specie anche sui Sibillini.

    Le Case del Parco e i Centri di Educazione Ambientale sono a disposizione dei visitatori per fornire informazioni. Sentieri escursionistici, passeggiate a cavallo e in mountain bike, voli in deltaplano o in parapendio, arrampicate sulla roccia e ghiaccio, stazioni sciistiche, visite ai centri storici e ai musei disseminati nei Comuni del Parco sono solo alcuni dei modi di vivere il Parco. Non mancano poi i percorsi da seguire per degustare le prelibatezze che il parco offre.

    Nel portale dell'Ente Parco sono riportati sentieri fruibili e la mappa del Parco