Indietro I borghi oltre la Spiaggia di Velluto di Senigallia: per il tramonto salite in collina

I borghi oltre la Spiaggia di Velluto di Senigallia: per il tramonto salite in collina

Borghi e sentieri dal fascino inspettato

A due passi da Senigallia, la Spiaggia di Velluto per la sabbia finissima del suo litorale, vi è un’oasi di borghi discreti che regalano scorci stupendi.

È il caso di Mondolfo, tra i Borghi più belli d’Italia. Qui potrete affacciarvi dal Belvedere del Castello, apprezzare il panorama dal bastione S. Anna, visitare l’Armeria e imbattervi nelle postazioni d’artiglieria lungo le mura progettate da Francesco di Giorgio Martini. Dopo una foto al Palazzo comunale su cui svetta la torre civica, alla collegiata di S. Giustina e una visita al Complesso monumentale S. Agostino - Museo Civico, sarà l’ora di un tuffo nel verde della Valle dei Tufi, per camminare lungo il percorso ecologico tra lussureggianti uliveti e visitare l’Abbazia di S. Gervasio, con l’imponente sarcofago ravennate. 

Altri incantevoli borghi faranno da sfondo alla vostra vacanza, tra una mattina in spiaggia e un tramonto in collina. Ostra Vetere vi sorprenderà da lontano con l’alto campanile neogotico. A Castelleone di Suasa potrete scoprire il Parco archeologico della città romana di Suasa e passeggiare tra duemila anni di storia, tra le Domus, l’Anfiteatro e il Foro

Monteporzio vi offrirà una passeggiata rinfrescante dopo una visita ai misteriosi sotterranei dell’Ipogeo di Piagge, nel Comune di Terre Roveresche. Immancabile sarà una pedalata a Marotta, Bandiera Blu e Gialla per i tanti servizi ai ciclisti, ammirando i capolavori di street art dei mosaici sul lungomare.

 

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Livello di difficoltà: media
Target: Trekking
Stagionalità: Estate

Le tappe dell'itinerario

  • Mondolfo
    0721.9391 (comune)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Mondolfo

    Lo storico borgo collinare di Mondolfo, che rientra tra I Borghi più belli d'Italia, con la sua prosecuzione nella località costiera di Marotta, rappresenta un tipico esempio di "due città in una", segno della fusione di due culture, della terra e del mare.

    Avvolto dalla doppia cinta muraria, Mondolfo conserva la monumentale Chiesa di Sant’Agostino con il chiostro, la romanica Chiesa di San Gervasio e il Santuario della Madonna delle Grotte, immerso nel verde di una pineta ed inserito in un percorso ecologico-culturale denominato "la Valle dei Tufi". Lungo la cinta fortificata del castello di Mondolfo sorge il Giardino Martiniano, allestito nel Bastione di S.Anna, un bel giardino all’italiana in posizione panoramica. Antico borgo posto come un balcone sul mare, il suo nome deriva da Castrum Montis Offi, cioè Monte di Offo, il capostipite della famiglia feudale che ebbe la signoria sul castello fino all’avvento dei Malatesta. La prima cerchia di mura, di forma ovale, risale al VI sec. d.C. appartenente a un castrum bizantino dalla struttura urbanistica regolare.

    Il cuore dell'antico castello è la grande piazza centrale dominata dal Municipio da cui si diramano a raggiera vicoli e scalinate nelle diverse direzioni. A fianco sorge la Collegiata di Santa Giustina, con interno barocco che conserva un organo settecentesco di Gaetano Callido.  Fra gli edifici civili da ricordare sono palazzo Giraldi della Rovere e palazzo Peruzzi.

    Nell’Oratorio di San Giovanni Decollato sono esposti un crocifisso ritenuto miracoloso e una tela barocca raffigurante Salomè con la testa di San Giovanni. 

    Al di fuori della cinta muraria si possono visitare la Chiesa e il Convento di Sant’Agostino, con opere di Claudio Ridolfi e Giovan Francesco Guerrieri, il Convento di San Sebastiano e l’abbazia di San Gervasio di Bulgaria, fondata nel V-VI secolo, nella quale è custodito un importante sarcofago ravennate del VI sec.

    La duplice anima contadina e marinara di Mondolfo si riflette nei prodotti tipici e nella cucina, in cui dominano le pietanze a base di farina di fava e di pesce (Spaghetti alla Mondolfese) e garagoj (molluschi), ai quali è dedicata una sagra nel mese di aprile.

    La particolare attenzione rivolta all’ambiente e, soprattutto, una politica di tutela e sostenibilità dello stesso portata avanti dal Comune ha valso a Mondolfo il premio Spiga Verde grazie alla grande sensibilità della comunità stessa nei confronti delle tematiche ambientali.

  • Santuario della Madonna delle Grotte
    0721 957257
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Santuario della Madonna delle Grotte

    Eretto nel 1682 dalla Confraternita della Misericordia, il Santuario Madonna delle Grotte presenta l’esterno in stile rinascimentale (da notare due architravi, provenienti dall'antica rocca roveresca di Mondolfo, incisi), metre l'interno è tipicamente barocco. A navata unica, contiene l'immagine della Madonna delle Grotte, meta di migliaia di pellegrini ogni anno.
    La devozione alla Madonna delle Grotte sorse nel 1679 all’interno della confraternita della Misericordia per poi diffondersi progressivamente a tutta la cittadinanza mondolfese. In quell’anno una miracolosa statuetta in terracotta raffigurante la Vergine con Bambino fu rinvenuta da un affiliato alla confraternita nel fondo rustico detto delle Grotte. La Madonna cominciò subito ad elargire molte grazie; perciò nel 1682 fu innalzata con le offerte dei fedeli, la chiesa tuttora esistente. Il sito era caratterizzato dall’esistenza di grotte scavate nell’arenaria, detta impropriamente tufo.
    Vi si accedeva percorrendo una strada in discesa scavata appunto nell’arenaria, lungo le cui pareti si aprivano molti cunicoli. Davanti al santuario si ergeva una collinetta su cui rimase in funzione fino al 1871 un cimitero.Oggi, all’ ingresso della chiesa, si notano frammenti di architravi recanti inciso il nome di Giovanni della Rovere, provenienti probabilmente dalla distrutta rocca.

  • Chiesa di S. Giustina
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di Santa Giustina

    Le prime notizie sulla Collegiata di Santa Giustina risalgono al XIII secolo.  Probabilmente eretta come chiesa del borgo, per contenere tutto il popolo dell’abitato, la Collegiata venne successivamente racchiusa all’interno del secondo perimetro fortificato, divenendo la chiesa principale di Mondolfo. Interamente ricostruita a seguito dei danni del terremoto dei primi del 1600, venne elevata a Colleggiata nel 1635 da Papa Urbano VIII dei Barberini. Ulteriori ampliamenti ed abbellimenti all’edificio si ebbero nel XVIII secolo, quando la chiesa raggiunse il suo aspetto attuale, venendo aperta ai fedeli nell’anno 1760. Nell’800 venne costruito il Cappellone del SS.Sacramento, dove fu posta la Madonna della Misericordia, che conserva le chiavi argentee della Città, donatele dal Comune.
    L'interno spazioso e luminoso, riccamente decorato secondo lo stile barocco, contiene cinque altari laterali, oltre a quello del Cappellone, con tele dai diversi soggetti. All’Altar Maggiore la grande pala – racchiusa in una ricca cornice dorata - raffigurante la Madonna col Bambino, ed i Santi Giustina e Lorenzo; ai lati due medaglioni, con San Gerolamo e S.Maria Maddalena Mirrofora. Prezioso, nella cantoria, l’organo storico Gaetano Callido (sec. XVIII), anima di una ricca stagione concertistica annuale.

  • Oratorio di S. Giovanni Decollato
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Oratorio di San Giovanni Decollato

    Una delle otto chiese presenti all'interno della cinta murata di Mondolfo è l'Oratorio di S. Giovanni Decollato, che venne realizzato nel XVII sec. per divenire la sede della Confraternita della Buona Morte, i cui membri durante i riti funebri indossavano un sacco nero. L’altare di legno dorato e intagliato espone un crocefisso ritenuto miracoloso, e l’interessante tela di Salomè con la testa di San Giovanni Battista è di ignoto autore di ambito emiliano: un torbido racconto barocco con suggestioni esotiche e gusto del prezioso.

  • Chiesa di S. Sebastiano
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di San Sebastiano

    Si presenta nelle forme settecentesche, ma edificata nel 1479 come ex voto della Comunità di Mondolfo per lo scampato flagello della peste, la Chiesa del XVI secolo è officiata dai Frati Conventuali. L'attiguo convento subì diverse modifiche. La costruzione attuale a croce greca presenta un'interessante pala d'altare opera di S.Ceccarini; dove è raffigurata la Madonna col Bambino ed i Santi Francesco e Sebastiano con, sullo sfondo, la veduta del Castello di Mondolfo nelle sue sembienze del '700.

  • Mondolfo - Marotta
    0721.960665 - 0721939252
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Mondolfo - Marotta

    Marotta è una località balneare il cui territorio è ripartito in tre comuni: Fano, Mondolfo e San Costanzo. A nord-ovest confina con la località di Ponte Sasso (comune di Fano), a sud-est con la località di Cesano (comune di Senigallia), a sud-ovest con le città di Mondolfo e San Costanzo e a nord-est è bagnata dal Mar Adriatico per tutti i suoi 5 Km di lunghezza.

    Nel rinomato centro balneare di Marotta (spiaggia Bandiera Blu 2017) è ancora vivo l'attaccamento alle tradizioni del passato marinaro, rievocate nelle feste locali, come quella della "Tratta", un tipo di pesca a strascico praticata in fondali bassi e sabbiosi, che si svolge tra la fine di luglio ed il primo di agosto, e la Sagra dei Garagoi, nel mese di aprile, per degustare i gustosi molluschi cucinati dai pescatori locali. Lungo il litorale si alternano zone di spiagge sabbiosa e spiaggia rocciosa, mentre il fondale è uniformemente sabbioso. La spiaggia è caratterizzata dal recupero di un moletto,divenuto un punto di attrazione primaria, oltre ad una serie di stabilimenti balneari moderni e ben attrezzati. C'è una pista ciclabile sul Lungomare: parte dalla spiagga delle Vele e arriva fino al confine con Fano.

    Lo storico borgo collinare di Mondolfo, con la sua prosecuzione nella località costiera di Marotta, rappresenta un tipico esempio di "due città in una", segno della fusione di due culture, della terra e del mare. L'antico borgo, dalla doppia cinta muraria, conserva la monumentale Chiesa di Sant’Agostino con il chiostro, la romanica Chiesa di San Gervasio, nella cui cripta è custodito un prezioso sarcofago ravennate, e il Santuario della Madonna delle Grotte, immerso nel verde di una pineta ed inserito in un percorso ecologico-culturale denominato "la Valle dei Tufi". Lungo la cinta fortificata del castello di Mondolfo sorge il "Giardino Martiniano", allestito nel Bastione di S.Anna, un bel giardino all’italiana in posizione panoramica.


  • Complesso di Sant'Agostino
    IAT Mondolfo tel. 366.5608563
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Complesso di Sant'Agostino

    Appena fuori dalla mura del Castello di Mondolfo, sorge il Complesso Monumentale di S. Agostino, dall’ampio convento del XVII sec. e con la maestosa Chiesa del Cinquecento di S. Maria, da tutti meglio conosciuta semplicemente come Sant’Agostino. Esso costituisce un grande contenitore culturale, con in particolare due ampi saloni (salone S. Agostino e salone Aurora) attrezzati per incontri culturali, conferenze, meeting.
    Lungo entrambe le pareti della chiesa si susseguono dodici begli altari scolpiti in legno o lavorati in pietra con dipinti quasi tutti appartenenti alla prima metà del XVII secolo, opere di pittori fra i più quotati dell’epoca. Dopo il terzo altare a sinistra vi è un pulpito con baldacchino in legno dorato e sulla destra, in corrispondenza di quest’ultimo, si apre la cappella di San Nicola da Tolentino, che conserva le tele San Nicola (di anonimo marchigiano della fine del XVII secolo) e Miracolo della processione in tempo di peste e Madonna col Bambino e i Santi Nicola e Francesco del bolognese Alessandro Tiarini (1577-1668), che nelle sue opere unisce naturalismo e intenso patetismo, secondo i canoni caratteristici della pittura della Controriforma. 
    Tutti i dipinti qui conservati sono degni di nota. Al primo altare di destra si trova la Madonna della gatta, copia del celebre dipinto di Federico Barocci (1535-1612), pittore dal dolcissimo sfumato e dalla devozione coinvolgente, opera della bottega del pittore stesso. In alto, una lunetta di scuola umbro-marchigiana dell’inizio del XVI secolo raffigura Madonna col Bambino e due angeli adoranti. Al terzo e quarto altare si trovano due tele del veronese Claudio Ridolfi (1570-1644): Sant’Antonio Abate e Paolo Eremita (dopo il 1621) e Madonna con Bambino e Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. Al quinto altare la tela raffigurante il Martirio dei Santi Simone e Giuda è firmata e datata 1649 da Giovan Francesco Guerrieri (1589-1657), artista la cui pittura è caratterizzata da una profonda religiosità, da un forte contrasto luministico e da un approccio naturalistico al soggetto. Al sesto altare destro quindici piccole tele di anonimo marchigiano dei primi del Seicento rappresentano i Misteri del Rosario e attorniano un dipinto in stile bizantino del XVI secolo, la Madonna del Buon Consiglio. 
    Adiacente la chiesa, si trova il seicentesco chiostro con al centro il pozzo e lungo il perimetro le arcatelle contenenti gli affreschi della vita di S. Agostino.

  • Abbazia di S. Gervasio di Bulgaria
    0721.9391 (Comune)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Abbazia di San Gervasio di Bulgaria

    L'Abbazia di San Gervasio (V-VI sec.) sorge al centro di un'area archeologica. Il suo nome ha un chiaro riferimento alla Bulgaria, denominazione risalente all’alto medioevo e all’insediamento di popolazioni barbariche in questo tratto del basso Cesano.

    La chiesa, con tutta probabilità, sorse laddove si trovava la stazione di posta di epoca romana di Ad Pirum Filumeni. Nella cripta si trova il sarcofago in marmo risalente al VI sec., che presumibilmente contiene il corpo di San Gervasio, antico patrono della comunità mondolfese e il cui culto era stato diffuso da S. Ambrogio a partire dal 386. Il sarcofago in stile ravennate è il più grande delle Marche e da questa chiesa prese inizio l'evangelizzazione della Valle del Cesano.ù

    Il Monastero presenta impianto basilicale con interno settecentesco; le origini, però, risalgono al periodo paleocristiano cui successivamente si sono sovrapposti la chiesa romanica a tre navate e i successivi adattamenti settecenteschi.

  • Ostra Vetere
    071.965053
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Ostra Vetere

    Sorta sulle rovine dell’insediamento di Ostra, fondato dai Galli Senoni in epoca successiva al IV secolo a.C., conquistato in seguito dai Romani e raso al suolo durante le invasioni barbariche, Ostra Vetere divenne libero comune nel Duecento.

    Le sue vicende storiche sono strettamente legate al vicino comune di Ostra, insieme al quale passò sotto l’egida di Ancona e conobbe varie signorie, fino all’occupazione da parte di Cesare Borgia, nei primi anni del Cinquecento, e alla successiva annessione ai territori pontifici. Nel corso del Settecento, al termine di un secolo caratterizzato da rovinose carestie, subì i soprusi delle truppe austriache di passaggio sui territori della Chiesa nonché l’invasione francese. Anticamente denominata Montenovo, ha assunto il nome attuale nel 1882, traendolo da quello dell’antica città romana, e aggiungendovi l’attributo Vetere, "vecchia", per distinguerlo da quello del comune di Montalboddo, che aveva già ottenuto di chiamarsi Ostra.

    Le più interessanti testimonianze artistiche del suo passato sono rappresentate da monumenti sacri e profani che ben si armonizzano con la singolare struttura urbanistica dell’abitato, compreso all’interno dell’antica cinta muraria tre-quattrocentesca, di cui gli androni, situati lungo un tratto delle mura, rappresentano un caratteristico camminamento di ronda coperto.

    Il centro storico è dominato dalla bella guglia neogotica della chiesa di Santa Maria della Piazza, nel cui interno sono di grande interesse un prezioso paliotto settecentesco in scagliola raffigurante l’annunciazione della Vergine Maria ed una “Madonna con bambino, S.Giovanni Battista e S.Antonio Abate” attribuita a Claudio Ridolfi, ma più probabilmente del suo allievo Cialdieri, ed anche l’organo del XVIII secolo di Gaetano Callido.

    Edifici religiosi di pregio sono inoltre la chiesa di San Severo, cui si accede varcando uno splendido portale romanico, quella di Santa Croce, che si fregia di affreschi quattro-cinquecenteschi, e la chiesa del Crocifisso, affrescata dal Lombardello. Nella centrale Piazza della Libertà è situato il Chiostro di S. Francesco, al cui interno si trovano tracce di un ciclo di affreschi di soggetto francescano, e sulla destra si erge l’antica torre campanaria del convento.

    La chiesa di Santa Lucia (sec. XVIII) custodisce le spoglie e le reliquie della venerata Beata Suor Maria Crocifissa Satellico (1706-1745), beatificata nel 1993. Fu madre badessa dell’annesso monastero delle clarisse che fu dapprima acquistato dalla famiglia Marulli e poi dal Comune che ne fece la sede del Museo Civico Parrocchiale Maria Crocifissa Satellico. Tra le opere di maggior rilievo si ricordano alcuni affreschi di scuola marchigiana del Quattrocento staccati dalla Chiesa di San Francesco al Mercatale e un dipinto attribuito al Pomarancio raffigurante “Cristo e San Pietro sul lago di Tiberiade”, oltre a due terracotte policrome d’arte popolare del sec. XV, raffiguranti la “Natività” e la “Deposizione”.

    Al secondo piano di Palazzo Marulli si trovano la ricca biblioteca francescana, che custodisce all’incirca 3500 volumi con un importante fondo di incunaboli, cinquecentine e seicentine, l’archivio storico comunale e l’Ufficio Informazioni ed Accoglienza turistica.

    Il Comune fa parte dell’Associazione Nazionale Città del Pane, in quanto la produzione nei panifici locali di alcune qualità di pane avviene tipicamente a livello artigianale con procedimenti semplici del passato, dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio e dell'Associazione dei Comuni Virtuosi, nata con scopi di tutela ambientale.

    Tra gli eventi che si svolgono nel comune, si ricorda a novembre "Pane, Olio e.. fantasia, Festival dell’Olio e dei Prodotti Tipici dei Comuni Gemellati" nel corso del quale si possono degustare specialità locali in alcune cantine del centro storico e apprezzare gli stand enogastronomici ed artigianali provenienti anche dai Comuni gemellati con Ostra Vetere.

    Nel periodo natalizio viene predisposto un ricco calendario di eventi, tra cui spettacoli, mercatini natalizi, l’accensione del grande albero in Piazza della Libertà ed il tradizionale “Focarone dell’Immacolata” che si tiene l’8 dicembre.

    Alla fine di gennaio viene organizzata da decenni “Montenovo in festa”, con mostre, musica dal vivo, gruppi folkloristici itineranti, enogastronomia e mercatini.

  • Santuario di San Pasquale - Chiesa e Convento S. Croce
    071.965806
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Santuario di San Pasquale - Chiesa e Convento S. Croce

    Il convento e la chiesa di S.Croce, conosciuta anche con il nome di Santuario San Pasquale , sorge fuori del centro urbano di Ostra Vetere in collina. La costruzione della chiesa e dell’annesso convento francescano risale ai primi del seicento. L’edificio ha subito, nel tempo, vari rimaneggiamenti. L’interno, a navata unica con abside rettangolare, è decorato da lesene, stucchi e modanature dorate. Dietro l’altar maggiore abbiamo una Crocifissione con Santi, opera di Claudio Ridolfi detto “il Veronese” (1570-1644). A sinistra della navata vi è la cappella dedicata a S. Pasquale, realizzata nel 1922-23.
    All’interno vi è anche un organo Callido, realizzato dal famoso costruttore veneto nel 1788. Ogni anno il 17 maggio vi si celebra, fin dalla sua fondazione, il culto del Santo di origine spagnola. Il cult, che richiama ogni anno a Ostra Vetere migliaia di fedeli, è documentato a Montenovo almeno dai primi del settecento.

  • Castelleone di Suasa - Anfiteatro romano
    L’Anfiteatro romano di Suasa è ancora oggetto delle campagne di scavo della Sovrintendenza Archeologica delle Marche iniziate negli anni ’60 e che progressivamente stanno permettendo di chiarire la riconoscibilità della struttura. L’impianto del monumento risale al I sec. d.C. e si presenta come uno dei più grandi delle Marche con i suoi 98,7 di lunghezza e 77,2 di larghezza.
    La struttura, di forma ellittica, presentava la gradinata appoggiata su un pendio naturale di una collina e garantiva una capacità di 7000-10.000 persone. Caduto in una prima fase di abbandono già nel corso del III sec. d.C., l’edificio conserva ancora evidenze importanti come ampi tratti del primo ordine di gradinate o le volte che coprivano gli ingressi. Attualmente la zona è recintata, ma comunque visibile soprattutto in occasione di spettacoli teatrali e musicali.
  • Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo
    Parroco tel. 071 966115 - cell
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo
    In seguito ai bombardamenti del 1944, dell’antica costruzione rimasero solo alcune porzioni dei muri perimetrali. La Chiesa venne ricostruita dall’architetto Ridolfi con una bella e armonica facciata in un approssimativo stile romanico. Invece, l’interno, privato degli altari laterali, appare piuttosto spoglio; ad arricchirlo degnamente rimangono un apprezzabile Crocefisso ligneo seicentesco issato su una croce raggiata, una scultura di legno di S.Pietro Martire il nel secc. XVI-XVII e la decorazione a tempera nel catino dell'abside con l'immagine di Cristo Re fra i Santi Pietro e Paolo eseguita nel 1952 dal pittore Tarcisio Bedini di Ostra. Nella navata laterale di destra ha sede un dipinto ascrivibile alla scuola baroccesca e forse al migliore allievo del Barocci, al pittore urbinate Antonio Viviani (1520-1560).
  • Domus dei Coiedii
    071.966524 - Per info e visite
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Domus dei Coiedii
    La Domus dei Coiedii è oggi parte del Parco Archeologico di Castelleone di Suasa e fu costruita in posizione centrale tra la zona del Foro e dell’Anfiteatro, affacciata sull’importante asse viario dell’antica città di Suasa. Si tratta di una struttura di grandi dimensioni appartenuta all’importante famiglia patrizia dei Coiedii, come confermato da un’iscrizione conservata nel Museo Archeologico della città e rinvenuta nella piscina natatoria dell’abitazione. La domus ha subito nel corso dei secoli diversi interventi edilizi che ne hanno modificato la struttura, la planimetria e le decorazioni. Il più importante risale al II sec. d.C. e fu realizzato dalla stessa famiglia dei Coiedii, forse nel suo momento di massima fortuna, attraverso un ampliamento dell’edificio effettuato a discapito delle dimore vicine.
    Contemporanei al periodo di maggior splendore della domus sono gli splendidi mosaici figurativi, come quelli a soggetto erotico di Leda e il Cigno, Eros e Pan o quello policromo di Tritoni e Nereidi. Al Museo Archeologico sono custoditi, invece, alcuni affreschi, eleganti esempi di pittura parietale del II sec. d.C. insieme ad alcuni rari esempi pittorici del II sec. a.C., di gusto molto simile al primo stile della pittura pompeiana.
  • Castelleone di Suasa
    071.966113
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Castelleone di Suasa
    Castelleone di Suasa sorge su di un colle alla destra del fiume Cesano. L'antico toponimo medievale "Conocla" (cioè conucula, conocchia, ad indicare una forma conica) ci rivela l'aspetto precedente all'urbanizzazione del colle su cui poggia il paese. Del periodo medievale resta il nucleo originario dell’abitato, sorto intorno a un castello di cui sono tuttora visibili i resti.
    A valle del castello medievale, in località Pian Volpello, si trovano i resti del municipio romano di Suasa, tra cui l'antica strada basolata, il foro commerciale, due aree sepolcrali, l'anfiteatro e soprattutto la Domus dei Coiedii, ricca abitazione patrizia, impreziosita da un magnifico pavimento marmoreo realizzato con oltre sedici tipi di pietra. La domus costituisce la principale attrazione del parco archeologico: i mosaici rinvenuti al suo interno rappresentano il complesso unitario più importante delle Marche.

    Il museo archeologico "Casagrande" custodisce gli oggetti di maggior rilevanza ritrovati negli scavi del parco archeologico. Collocato nel palazzo riascimentale Della Rovere, contiene preziose statue, epigrafi e materiali provenienti dalle campagne di scavo. Tra i luoghi di culto, sono da visitare la Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, della seconda metà del Cinquecento, che conserva un olio su tela rappresentante l'Annunciazione di scuola baroccesca forse attribuibile ad Antonio Viviani (XVI secolo) e una Madonna con Bambino, San Pietro martire e San Sebastiano, e la Chiesa di San Francesco di Paola (altrimenti detta del Santissimo Crocefisso) adiacente all'ex convento dei frati Minimi, che ospita la sede municipale. 

    In primavera si svolge la Festa del Perdono, l'evento religioso più importante dell'anno.
    L'appuntamento di maggiore richiamo è senza dubbio la Festa della Cipolla il primo fine settimana di settembre, che prevede spettacoli itineranti e stand gastronomici con curiose e gustose ricette a base di cipolla.
  • Parco Archeologico di Suasa Senonum e Domus dei Coiedii
    071.966524 - Per info e visite
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Parco Archeologico di Suasa Senonum e Domus dei Coiedii
    Il Parco Archeologico di Suasa è posto lungo la Valle del Cesano, ai lati della strada di fondovalle che collega la costa agli Appennini, che costituiva anche in epoca romana l’arteria principale della città romana. Il municipium di Suasa, poco conosciuto mediante le fonti antiche, costituiva tuttavia un centro importante della valle, a vocazione soprattutto commerciale a servizio di un grande territorio a vocazione agricola. Anche se non scavato nella sua completezza, l’antico abitato era stretto e lungo, chiuso ai margini fra il corso del fiume Cesano a ovest e le basse colline a est, ai piedi delle quali, alla fine del I sec. d.C., fu costruito un vasto anfiteatro (m 98 x 77), uno dei più grandi della regione, capace di accogliere diverse migliaia di spettatori.
    Lungo la strada principale della città si allungava per circa 100 metri, con forma rettangolare, il Foro commerciale. Di esso è stata scavata meno della metà, ma la struttura originaria è già comprensibile: una grande piazza, delimitata da strade ortogonali, e fiancheggiata su tre lati da vaste botteghe e laboratori bordati da portici a pilastri. Se i resti degli edifici pubblici non sono numerosissimi, più completo è il panorama sull’edilizia privata: sono attestate strutture abitative sin dalla metà del II sec. a.C.
    Il complesso residenziale più ricco e più noto della città è certamente costituito dalla domus dei Coiedii (una ricca famiglia senatoria di Suasa, discendente da Lucius Coiedius Candidus, generale dell’esercito dell’imperatore Claudio), la cui utilizzazione va dal II sec. a.C. al V sec. d.C.La Domus dei Coiedii è oggi parte del Parco Archeologico di Castelleone di Suasa e fu costruita in posizione centrale tra la zona del Foro e dell’Anfiteatro, affacciata sull’importante asse viario dell’antica città di Suasa. Si tratta di una struttura di grandi dimensioni appartenuta all’importante famiglia patrizia dei Coiedii, come confermato da un’iscrizione conservata nel Museo Archeologico della città e rinvenuta nella piscina natatoria dell’abitazione. La domus ha subito nel corso dei secoli diversi interventi edilizi che ne hanno modificato la struttura, la planimetria e le decorazioni. Il più importante risale al II sec. d.C. e fu realizzato dalla stessa famiglia dei Coiedii, forse nel suo momento di massima fortuna, attraverso un ampliamento dell’edificio effettuato a discapito delle dimore vicine.
    Contemporanei al periodo di maggior splendore della domus sono gli splendidi mosaici figurativi, come quelli a soggetto erotico di Leda e il Cigno, Eros e Pan o quello policromo di Tritoni e Nereidi. Al Museo Archeologico sono custoditi, invece, alcuni affreschi, eleganti esempi di pittura parietale del II sec. d.C. insieme ad alcuni rari esempi pittorici del II sec. a.C., di gusto molto simile al primo stile della pittura pompeiana.
  • Monte Porzio
    +39 0721 956000
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monte Porzio
    Monte Porzio è un centro agricolo e industriale del pesarese, che si allunga sui rilievi collinari del versante sinistro della bassa val Cesano che corre nel fondovalle. Castelvecchio, il cui nucleo più antico è ancora circondato da mura, sorge in analoga posizione a nord-est. 

    Citato nelle più antiche fonti documentarie con il nome di castrum montis podii, appartenne all’abbazia di San Lorenzo in Campo e nel 1428 fu concesso al conte Guido di Mirabello, luogotenente di Carlo Malatesta. La famiglia Gabrielli di Montevecchio fu protagonista della costruzione dell'intero complesso monumentale del centro storico, dominato da una serie di edifici destinati ai diversi componenti della stessa famiglia.

    L'intero edificato, caratterizzato da una struttura omogenea, riprende, in chiave settecentesca, il tema della città ideale del Rinascimento. La città si caratterizza per una sapiente distribuzione degli spazi, per i giochi prospettici e per la compiutezza dell'insieme; il tutto è opera dell'architetto Andrea Vici, allievo del Vanvitelli che non fu forse estraneo al progetto. 
    Il palazzo Montevecchio, il palazzo Terni, il palazzo Chiocci-Ginevri e il palazzo Flaiani-Palestini (tutti già Montevecchio) costituiscono i più pregevoli esempi di architettura civile privata di Monte Porzio. Il municipio costituisce invece un pregevole esempio di architettura pubblica della metà del XVII secolo.
    La chiesa di Santa Maria Assunta e la chiesetta della Pietà sono esempi di architettura religiosa; nella chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, che si trova appena fuori il centro storico, si venera dalla fine del '500 un antico crocifisso ligneo, ma nulla si sa sull'origine di questa devozione.

    Nel vicino abitato di Castelvecchio sorge, oltre alla parrocchiale di S.Antonio, quella che fu un'antica Rocca Roveresca: severo fortilizio con fossato, beccatelli e torri poligonali ai quattro vertici.

    A Marzo la fiera di San Giuseppe anima la frazione di Castelvecchio.
  • Loc. Barchi - Collegiata della SS. Resurrezione
    Tel. (+39)072197424
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Loc. Barchi - Collegiata della SS. Resurrezione

    Accanto al palazzo municipale spicca l'edificio della chiesa della SS. Resurrezione, chiamata anche Collegiata di Sant'Ubaldo.

    L'edificio presenta una facciata in laterizio dalla quale è percepibile la divisione interna a tre navate, con quella centrale più alta delle laterali. Il portale, in bugnato e sormontato da un timpano, è in finta pietra arenaria.  Ai lati dell'ingresso principale si aprono altri due portali minori a fianco di due archi precedenti, a tutto sesto quello di sinistra, a sesto acuto quello di destra. Appena varcato l'ingresso principale sulla sinistra sono posti un Battistero del Cinquecento, in pietra rosa del Furlo e un piccolo dipinto a olio raffigura Eva e Adamo nel paradiso terrestre. Lungo le navate laterali si aprono tre altari in pietra arenaria, nei quali si riconoscono sia gli stemmi nobiliari delle famiglie del luogo che del duca Francesco Maria II Della Rovere. In particolare, qui, spicca l'Annunciazione della Vergine e la Madonna col bambino di Antonio Cimatori, conosciuto come il Visaccio, del XVI secolo e la Crocefissione, di scuola baroccesca, la Madonna della Misericordia, attribuita a Carlo Magini di Fano; anonime le tele di San Michele arcangelo e il Battesimo di Cristo, anch'esse del XVI secolo.  
    Dietro l'altare maggiore, la pala con Cristo risorto, Sant'Ubaldo e San Tommaso, è del XVII secolo ed è ciò che resta del complesso che ornava l'antico altare centrale addossato alla parete, sostituito con un moderno altare conciliare in marmo. A lato dell'altare centrale, sono posti il crocefisso ligneo e gli angeli che incorniciano il transetto, forse opere dello stesso Terzi, che era anche intagliatore.
    Nella cantoria al di sopra dell'ingresso principale, è custodito un organo storico, opera del Callido, del 1789 restaurato nel 1985.
    Altre informazioni nel sito dedicato del Comune di Terreroveresche.

  • Chiesa di S. Sebastiano
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Sebastiano
    In località Villademonte (Comune di Barchi), sorge la chiesa di San Sebastiano, un'antica pieve dedicata al martire romano e costruita quando i Benedettini della vicina Abbazia di San Maurizio (Sorbolongo) diffusero il Cristianesimo nella zona. Pur avendo subito innumerevoli rimaneggiamenti che ne hanno modificato lo stile originario, conserva ancora evidente l'origine romanica. L'edificio fu costruito usando materiale locale di arenaria. Per la datazione dell'edificio possiamo far riferimento ad una pietra con iscrizione in caratteri gotici, illeggibile perché troppo consumata, che reca la data a.d. 12 ottobre 1492, rinvenuta nel corso della ristrutturazione del 1988.
  • Loc. Barchi - Chiesa di S. Antonio
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Loc. Barchi - Chiesa di S. Antonio
    Nella piazza, ai piedi della salita della Porta Nova, si riconosce la facciata della chiesa dedicata a S. Antonio da Padova, XVII secolo, costruita là dove sorgeva un ospedale per i poveri e i viandanti, e facente parte del nuovo assetto urbanistico voluto dal duca Guidubaldo II Della Rovere, per il quale incaricò l'architetto Filippo Terzi. Questa chiesa è importante perchè custodisce una Adorazione dei Magi del 1648. La Madonna del Presepe, una statua di legno molto alta e qui conservata, è molto venerata fra gli abitanti del borgo, e ad essa è legata una leggenda. Si narra che la Madonna di Barchi, accompagnata da uno splendido presepio, era tenuta dai barchiesi nella cappella del vecchio cimitero dove si recavano per adorarla, fino a quando un locale parroco decise di trasferirla da sola, senza il presepio, nella chiesa di Sant’Antonio. La mattina seguente, quando il sacerdote si recò in chiesa, la statua non c’era più e venne ritrovata nella sua vecchia dimora, proprio accanto al suo presepio.
  • Terre Roveresche
    072197424
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Terre Roveresche
    Con legge della Regione Marche N. 28 del 07/12/2016, a seguito della fusione dei comuni di Barchi, Orciano di Pesaro, Piagge e San Giorgio di Pesaro, con decorrenza 01/01/2017 è istituito il comune di Terre Roveresche. I quattro comuni sono diventati capoluoghi municipali. La sede centrale del comune sparso di Terre Roveresche si trova a Orciano di Pesaro. 

    Barchi è il più piccolo dei quattro municipi; di grande interesse è il centro storico, il cui impianto urbanistico fu progettato nel Cinquecento dall'architetto Filippo Terzi.

    La storia di Orciano di Pesaro è invece caratterizzata dalla Signorie dei Malatesta e dei Della Rovere, che favorirono rispettivamente la costruzione della Torre, che domina il centro storico, e la Chiesa di Santa Maria Novella, una delle più belle costruzioni rinascimentali delle Marche. Su progetto di Baccio Pontelli vi fu integrata la preesistente Torre Malatestiana e fu arricchita con gli stucchi del Brandani e lo splendido portale che la tradizione vuole attribuito a Raffaello.

    Piagge è il municipio più a nord, nonché il più vicino al mare e alla città di Fano. Storicamente sembra essere il più antico poiché la sua fondazione risale all'età romana quando allora era denominato "Lubacaria". Il borgo conserva l'antica cinta muraria scarpata che racchiude il castello, parzialmente coperta dai fabbricati del borgo su cui svetta la snella Torre dell'Orologio, adattamento di un più antico torrione.

    San Giorgio di Pesaro è il secondo municipio per popolazione e il centro abitato si estende tra i comuni di Piagge e Orciano. È caratterizzato da un'antica cinta muraria di origine medievale.

    I siti e musei più significativi da visitare nel Comune di Terre Roveresche sono: la Grotta Ipogea di Piagge, chiamata più comunemente "la Tomba Segreta", un originale ambiente sotterraneo, una sorta di tomba, la cui pianta simmetrica, le decorazioni geometriche in rilievo sulle volte e le pareti fanno pensare a un possibile luogo di iniziazione a ordini cavallereschi o di rituali esoterici; il Museo Storico Ambientale Marchigiano di San Giorgio di Pesaro, con testimonianze demo-antropologiche riguardanti la storia, la memoria, il lavoro e le tradizioni della comunità locale; il Museo delle Terrecotte e Banda Grossi di Barchi, che documenta la lavorazione della terracotta e propone una campionatura del vasellame tipico prodotto; il Museo della Corda e del Mattone di Orciano di Pesaro, dedicato alle due principali attività di artigianato locale di un tempo: il mestiere del cordaio e la produzione di mattoni e laterizi. La piazza adiacente il museo è dedicata a Giò Pomodoro, artista di fama internazionale nativo di Orciano.
  • Loc. Orciano di Pesaro - Chiesa S. Maria Nuova
    0721-97424
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Loc. Orciano di Pesaro - Chiesa S. Maria Nuova

    L'edificio si trova all'interno della cinta muraria che cinge il nucleo più antico di Orciano, a poca distanza dall'arco che dà accesso al "castello".

    La sua edificazione, voluta da Giovanni Della Rovere, si inserisce all'interno di un'intensa opera di miglioramento e promozione delle nuove terre acquisite dal signore roveresco nel 1474.
    I lavori furono affidati all'architetto fiorentino Baccio Pontelli nell'ultimo ventennio del '400 (sono da ritenersi terminati nel 1492).
    Concorsero alle spese di costruzione i Boglioni, famiglia fanese che godeva del diritto di iuspatronato su alcune chiese di Orciano, e l'Ordine cavalleresco di Malta i cui simboli sono ben visibili all'interno dell'edificio.

    La facciata risulta incompleta: il paramento in mattoni è scandito da quattro lesene (cioè dei semipilastri addossati alla parete) e, sopra la fascia che percorre la facciata, da tre oculi strombati che corrispondono alla divisione dello spazio interno.
    Il portale d'accesso alla chiesa di S. Maria Novella, realizzato in pietra (sec. XV), ha la forma di un tabernacolo con un avancorpo poggiante su due eleganti colonne scanalate a capitelli corinzi collocate su alti basamenti.
    La tradizione locale ama attribuire il disegno al grande artista urbinate Raffaello Sanzio, in realtà i riferimenti più diretti rimandano ad alcune architetture della città feltresca, in particolare al portale della chiesa di S. Domenico e ad alcuni elementi decorativi del Palazzo Ducale, per questo si è avanzato il nome di Ambrogio Barocci anche per il portale della chiesa di Orciano.
    La decorazione scolpita a basso rilievo si snoda attraverso svariati motivi: dalla cornice della porta con trecce a lumachelle, ai girali d'acanto che percorrono il fregio, ai rosoni che ornano i lacunari, alle cornucopie, scudi, conchiglie, delfini e tridenti che ornano questa raffinata opera d'arte resa ancora più ammirevole dal recente restauro.

    Oltrepassato il portale, si entra in uno spazio architettonico limpido ed armonico di chiaro gusto brunelleschiano, sottolineato dal gioco degli oculi aperti e ciechi e dalle cordonature in pietra grigia che percorrono tutta la superficie dell'edificio.
    La chiesa si presenta a pianta centrale, quattro esili colonne di ordine tuscanico sorreggono la cupola arricchita dal lanternino e il tiburio (cioè il rivestimento esterno della cupola stessa).
    La divisione interna in tre navate termina nelle due cappelle laterali e nell'abside. Voltate a botte, quest'ultima e la cappella di destra, dedicata alla Madonna di Loreto, sono impreziosite da raffinati stucchi attribuiti a Federico Brandani, notissimo stuccatore urbinate molto attivo nel ducato roveresco, durante la seconda metà del 1500. I dubbi sulla paternità sono dovuti ad una certa rigidità nell'inquadrare gli spazi riservati ad affreschi (mai eseguiti), che hanno fatto pensare ad un seguace di minor personalità. Ma i putti e le virtù sono sicuramente riconducibili all'artista urbinate che probabilmente si è visto costretto a plastificare un ambiente architettonico già predisposto e quindi non liberamente interpretabile secondo un suo sentire artistico.
    Nella cappella di sinistra si innesta il fusto della torre malatestiana che, così inglobata nell'edificio, va ad occuparne l'angolo orientale.
    Al centro del pavimento risalta la croce dell'ordine cavalleresco che la finanziò, la caratteristica stella a otto punte; portando lo sguardo in cima alla cupola circolare è ben visibile una formella in terra cotta raffigurante la rosa, simbolo dell'unità nella molteplicità dei vari petali e infine, il fior di loto a forma geometrica trilobata incavata in basso nel pilastro destro dell'abside.