Indietro Da Servigliano, città 'ideale' dalle geometrie settecentesche, ai Sibillini

Da Servigliano, città 'ideale' dalle geometrie settecentesche, ai Sibillini

Quei borghi ricchi di storia

Conosciuta anche come ‘città ideale’ per la particolare pianta a forma di quadrilatero, Servigliano, in provincia di Fermo, vi sorprenderà con le geometrie pulite tipiche dei canoni architettonici settecenteschi. Entrerete da una delle tre porte murarie che conducono alla piazza centrale, dove si trovano il Palazzo comunale e la Collegiata di S. Marco. Dopo una visita al convento dei Frati minori, vicino alla cappella di S. Maria del Piano, vi immergerete nel recente passato della città, tra ricordi e testimonianze raccolte nel Museo Casa della memoria, legate alla presenza di un campo di prigionia utilizzato durante i due conflitti mondiali.

Con una ventina di minuti di macchina volerete sulla terrazza di Montefalcone Appennino, con una vista panoramica sui Sibillini che vi lascerà senza parole, e poi tra zanne di Mammuth, denti di squalo, uova di dinosauro, ammoniti e pietre luccicanti al Museo dei fossili e minerali.

Sarete così ad un passo da Amandola, ‘regina dei Sibillini’. Immerso in un contesto naturale meraviglioso, questo borgo Bandiera Arancione custodisce il Santuario del Beato Antonio, dove stucchi e affreschi raccontano i miracoli compiuti in vita dal Beato, oltre al Museo del paesaggio e deposito permanente di Opere d’Arte, con tanti capolavori locali. Dopo un bel piatto di tagliatelle al tartufo, sarete pronti per una giornata fuori porta al Santuario della Madonna dell’Ambro di Montefortino per rigenerare corpo e spirito.

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Livello di difficoltà: media
Target: Leisure
Stagionalità: Estate

Le tappe dell'itinerario

  • Servigliano
    0734.750583
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Servigliano

    Servigliano è un piccolo centro della provincia di Fermo e rientra tra i Borghi più belli d'Italia. Il suo nome (che richiama un Servilius o la gens Servilia) deriva da un insediamento romano che sorgeva a 4 chilometri di distanza in posizione più elevata rispetto all'attuale locazione. Nel 1771 il paese franò e fu ricostruito da Papa Clemente XIV, prendendo in suo onore il nome di Castel Clementino. La costruzione proseguì sotto Pio VI e nel 1863, con l'unità d'Italia, il paese riprese l'antico nome.Nel 1915 a Servigliano fu costruito un grande campo di prigionia che, dalla prima guerra mondiale fino al 1955, condizionerà pesantemente le vicende storiche del paese e che vide la presenza di prigionieri austriaci, ebrei, greci, inglesi, americani e maltesi; sotto il fascismo venne utilizzato per contenere fino a 5.000 prigionieri nella Seconda Guerra Mondiale e, dal 1943, come campo di concentramento. È presente a Servigliano la Casa della Memoria, un'aula didattica multimediale presso l'ex stazione ferroviaria, che mette a disposizione di giovani, studiosi e appassionati un ricco archivio storico, nonché materiali didattici e scientifici che illustrano le vite di chi sostò e transitò per questi luoghi.

    Tra le attrazioni turistiche ricordiamo: le mura castellane quadrangolari risalenti al 1700; l'antichissima Chiesa di Santa Maria del Piano, che conserva una statua dell'Assunta (XV secolo), un Crocefisso del 1500 oltre ad un bellissimo coro in olmo; l'ex Convento dei Frati Minori Osservanti; la settecentesca Collegiata di San Marco; il Palazzo Pubblico, il ponte sul fiume Tenna, le Porte del borgo e Palazzo Filoni, affrescato in epoca neoclassica. Da segnalare anche due splendide ville rurali: Villa Brancadoro e Villa Vecchiotti.

    Nella settimana di Ferragosto la città di Servigliano, già Castel Clementino, torna all'anno 1450 con dame, cavalieri, giostre e taverne medievali. La rievocazione Torneo Cavalleresco Castel Clementino ricorda la donazione da parte dell’Abate di Farfa, alla comunità di Servigliano, della Piana di San Gualtiero, avvenuta nel 1450.

    A giugno ricorre poi l’appuntamento con la solenne Infiorata del Corpus Domini. Dall’alba gli infioratori iniziano ad allestire lo splendido percorso floreale nel quadrato del centro storico, con scene tra arte e sacralità, motivi geometrici che esaltano l’impianto architettonico neoclassico del paese e figure che si ispirano ai simboli di questa festa cristiana.

    Il centro storico, i monumenti e i musei del Comune sono parzialmente fruibili. Per informazioni contattare 0733-52056

  • Aula didattica multimediale Casa della memoria
    0734/750584 o 3804759708 (info
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Aula didattica multimediale Casa della memoria
    La dimensione internazionale della ‘Casa della memoria’ è dovuta all’enorme numero di persone che sono transitate per il Campo di Servigliano. Il Campo era stato costruito all’inizio del Novecento per accogliere circa 10.000 prigionieri; dimezzato sotto il fascismo, venne utilizzato per contenere fino a 5.000 prigionieri nella Seconda Guerra Mondiale; infine, divenne centro di raccolta per i profughi. Tenendo conto di ciò, si possono considerare attendibili le seguenti presenze:
    tra 40 – 50.000 i profughi che sono passati per Servigliano nei dieci anni che vanno dal ’45 al ‘55;
    10.000 prigionieri durante la Prima Guerra Mondiale;
    20.000 prigionieri durante la Seconda Guerra Mondiale (3.000 posti in continua rotazione tra sfollati, ebrei e famiglie che li aiutarono), senza contare i tanti profughi giuliano dalmati che, al termine della guerra, vi trovarono una sistemazione temporanea quando fuggirono dalle loro città ormai assediate e cedute con il Trattato di Parigi al controllo del maresciallo Tito e della Jugoslavia. Per rivivere e ricordare gli orrori di quegli anni, il Centro mette a disposizione di giovani, studiosi e di quanti hanno vissuto quei giorni bui, un ricco archivio storico, nonché materiali didattici e scientifici che illustrano le vite di chi sostò e transitò per questi luoghi.
  • Montefalcone Appennino
    0734.79111
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Montefalcone Appennino
    Il comune deriva il suo nome dai falchi che nidificano sulla sommità del monte detto monte del falcone, che guarda ad occidente la catena appenninica dei Monti Sibillini. Il paese si trova sulla sommità di una rupe di arenaria, ad un'altitudine di ben 780 metri sul livello del mare, tra le vallate dell'Aso e del Tenna, e offre panorami suggestivi verso i Monti Sibillini e i Monti della Laga.
    Nella parte più alta del paese si erge l’antico castello. Da visitare sono: la Chiesa di San Michele Arcangelo, in stile romanico e a croce greca; la Chiesa di San Pietro in Penne, di origine farfense; la Chiesa di Santa Maria in Capite Scalorum, sorta nel 1300 attorno ad un'antichissima edicola. Poco lontano dal centro abitato è situato l'antico Monastero francescano di San Giovanni in Selva, dove si rifugiarono i monaci Farfensi fuoriusciti dalla Sabina. Molto interessante è il Museo dei Fossili e dei Minerali, allestito nel settecentesco Palazzo Felici. Il museo presenta prevalentemente i fossili locali (circa 500 pezzi), reperti di fauna marina risalenti al Pliocene inferiore e si articola in diverse sezioni. Si possono osservare Cirripidi del genere Balanus, 60 specie diverse di Molluschi (Murex, Nassa, Natica, Pecten, ecc..), alcuni Echinodermi, denti di squalo, foglie fossilizzate. L’esposizione dei fossili provenienti da tutto il mondo e di tutte le epoche è interessante anche per la presenza di pezzi particolari, come ad esempio zanne di mammut del Mare del Nord, parti dello scheletro di un orso delle caverne dei Pirenei, trilobiti del Marocco, un uovo di dinosauro della Cina e l’uovo più grande mai deposto: quello di Aepyornis. La sezione di minerali conserva 1.200 pezzi, tra cui un blocco di aragonite con dei perfetti cristalli trasparenti di zolfo, un blocco di stilbite con molti ciuffi di natrolite del peso di 26 Kg. Di grande suggestione è la grotta dei minerali in cui è possibile ammirare la caratteristica fluorescenza di alcuni reperti sotto la lampada di Wood. Una sezione del primo piano è dedicata alla collezione malacologica dell'artista marchigiano Elio Ceccotti, composta da circa 300 quadri realizzati con diecimila conchiglie.
    Presso il museo opera un Centro di Educazione Ambientale, che offre a scolaresche e a gruppi organizzati attività didattiche direttamente nei giacimenti fossiliferi locali, ed attività di laboratorio come, ad esempio, l’osservazione al microscopio dei microfossili.
    Palazzo Felici è anche la sede dell’Ecomuseo, un centro di documentazione orale che raccoglie, cataloga, conserva e divulga le conoscenze popolari del territorio fermano, quelle che per secoli hanno regolato e condizionato l’intero ciclo della vita, oralmente tramandate da generazione in generazione.
    Una sala ospita un monumentale Polittico di Pietro Alemanno, seguace di Carlo Crivelli, dipinto tra il 1475 e il 1480; l'opera proviene dalla chiesa di S. Giovanni Battista ed è l’unico polittico dell’artista rimasto integro con la sua preziosa cornice.

    Il centro storico, i monumenti e i musei del Comune sono parzialmente fruibili. Per informazioni scrivere al Numero Verde del Turismo della Regione Marche (numeroverde.turismo@regione.marche.it) o contattare i telefoni indicati sotto.
  • Museo dei Fossili e dei Minerali - Museo dell'Alamanno
    073479136
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Museo dei Fossili e dei Minerali - Museo dell'Alamanno
    La sede è allestita in ampi locali del settecentesco Palazzo Felici. Valorizza prioritariamente i fossili locali, reperti di fauna marina risalenti al Pliocene inferiore. Furono studiati nel 1880 da Alessandro Mascarini. Si articola in diverse sezioni. In quella dei fossili locali sono esposti circa 500 reperti. Vi si possono osservare Cirripidi del genere Balanus, 60 specie diverse di Molluschi (Murex, Nassa, Natica, Pecten, ecc..), alcuni Echinodermi, denti di squalo, foglie fossilizzate. L’esposizione dei fossili provenienti da tutto il mondo e di tutte le ere è interessante per la presenza di pezzi particolari, come ad esempio zanne di mammut del Mare del Nord, parti dello scheletro di un orso delle caverne dei Pirenei, trilobiti del Marocco, un uovo di dinosauro della Cina e l’uovo più grande mai deposto: quello di Aepyornis. La sezione di minerali conserva 1.200 pezzi, tutti molto interessanti ed alcuni addirittura eccezionali, come ad esempio un blocco di aragonite con dei perfetti cristalli trasparenti di zolfo, un blocco di stilbite con molti ciuffi di natrolite del peso di 26 Kg. Di grande suggestione è la grotta dei minerali in cui è possibile ammirare la caratteristica fluorescenza di alcuni di questi reperti sotto la lampada di Wood. Una sezione del primo piano è dedicata alla collezione malacologica dell'artista marchigiano Elio Ceccotti composta da circa 300 quadri realizzati con diecimila conchiglie.

    Presso il museo opera un Centro di Educazione Ambientale, che offre a scolaresche ed a gruppi organizzati attività didattiche direttamente nei giacimenti fossiliferi locali, ed attività di laboratorio come, ad esempio, l’osservazione al microscopio dei microfossili.

    Palazzo Felici è anche la sede per l’intero fermano dell’Ecomuseo. Un centro di documentazione orale che raccoglie, cataloga, conserva e divulga le conoscenze popolari, quelle che per secoli hanno regolato e condizionato l’intero ciclo della vita, e oralmente tramandate da generazione in generazione.

    Una sala ospita un monumentale polittico di Pietro Alamanno, seguace di Carlo Crivelli, dipinto tra il 1475 e il 1480. Proviene dalla chiesa di S. Giovanni Battista ed è l’unico polittico dell’artista rimasto integro con la sua preziosa cornice.
  • Teatro Comunale
    LOCALIZZAZIONE: Centro storico
    TIPOLOGIA STRUTTURA:
    Proprietà: Pubblica
    Gestione: Comunale
    SERVIZI: Accesso persone disabili
    Posti: n. 56
  • Amandola
    0736840731 (Uff. turistico) -
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Amandola

    Amandola è un piccolo centro medievale situato sul versante orientale del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e sulla sinistra orografica del fiume Tenna a 550 mt. s.l.m. Il paese deve il suo nome alla pianta del mandorlo che un tempo doveva primeggiare nella zona. Rappresenta uno dei più importanti centri storico-culturali dei Monti Sibillini. È caratterizzato inoltre da un patrimonio ambientale e paesaggistico di grande valenza per la molteplicità dei paesaggi presenti: le montagne aspre e selvagge, le valli disegnate dai fiumi e i piccoli borghi ben incastonati sono gli elementi che lo rendono straordinario.

    Il centro storico, al quale si accede tramite una porta merlata, è adagiato su tre colli e si compone di architetture civili e religiose, di imponenti e sontuosi palazzi, di nascosti e graziosi vicoli. Dal Belvedere si può avere una meravigliosa vista sul lato orientale del parco. Considerata a buon diritto la” porta est” di accesso al Parco Nazionale dei Monti Sibillini, con il Museo Antropogeografico, offre l’opportunità di conoscere tutti gli aspetti che compongono l’ambiente, avendo poi la possibilità di rinvenirli ed osservarli nel territorio. Ospitato nei locali della Ex Chiesa la Collegiata, il Museo testimonia un legame ormai inscindibile tra il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ed Amandola.

    Aperto al pubblico dal 1989, al suo interno è possibile conoscere nei minimi dettagli tutti gli aspetti propri del Parco Nazionale: parole ed immagini guidano ogni visitatore lungo un percorso alla scoperta dei vari ambienti, della flora, della fauna, delle leggende, dell'arte, della storia e della cultura popolare.

    Particolarmente affascinanti e precise le ricostruzioni dell'attività dell'uomo, che con la sua presenza ha provveduto a modellare e mantenere una natura meravigliosa.

    Dopo il sisma del 2016, molti edifici religiosi, chiese e cappelline, sono state danneggiate e i tanti capolavori artistici al loro interno andavano recuperati, salvaguardati e posizionati in un luogo sicuro e adatto. Così il comune di Amandola ha pensato, insieme al sostegno del MIBACT, di allestire presso la Ex Collegiata un Deposito di Opere d'arte provenienti dalle Chiese della Città danneggiate dal terremoto ed esposte sotto forma di mostra permanente.  Allestito in maniera eccellente, offre la possibilità di visionare, seguendo un percorso dettagliato e curato, ciò che è stato recuperato; inoltre unitamente alla mostra è stato approntato, in collaborazione con l’Università degli studi di Camerino e l’Università degli studi di Urbino, un laboratorio di restauro, dove è possibile seguire passo dopo passo il sapiente lavoro dei restauratori. I due Atenei, con i loro collaboratori, hanno seguito da vicino gli interventi di recupero dei capolavori all'interno degli edifici lesionati quasi completamente.

    Tra i numerosi capolavori recuperati e conservati nel Deposito della Città di Amandola spiccano: il Cristo ligneo del XII secolo (sull'opera sono in atto numerosi studi e teorie secondo le quali il Cristo potrebbe essere anche la raffigurazione dell'Imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo Magno); San Raffaele e Tobiolo, Angelo Custode di Antonio Mercurio Amorosi

    Di particolare importanza Piazza Umberto I, o piazza alta, antico nucleo sociale e religioso della località, che ospita il teatro storico "La Fenice" e il torrione del Podestà, di epoca quattrocentesca. La chiesa di S. Agostino, risalente al XIV secolo, presenta una facciata settecentesca, un portale gotico, un campanile di Mario Pietro Lombardo risalente al 1468, con bifore ogivali e cuspide ottagonale. Tra gli edifici sacri si ricordano anche il convento di San Bernardino, o convento dei Cappuccini, costruito nel 1540 e la chiesa di Santa Maria a Piè d'Agello.

    Fuori porta si trova il complesso romanico dedicato ai Ss. Rufino e Vitale (fondato nel sec. VI) e a 5 km dal centro storico si erge l’abbazia dei Santi Vincenzo e Anastasio. Dal punto di vista gastronomico, Amandola è rinomata per il tartufo bianco pregiato che viene dai suoi boschi ed è anche area di produzione della Mela rosa dei Monti Sibillini, presidio Slow Food.

     In autunno si tiene "Diamanti a Tavola" - Fiera del Tartufo Bianco Pregiato dei Sibillini. Da quasi vent’anni anima il centro storico con stand enogastronomici ricchi di piatti profumati al tartufo e piatti della tradizione.

    Tra le festività ricorrenti si ricorda il Carnevale de li Paniccia' e, alla fine di agosto, l’antica rievocazione storica delle Canestrelle.

    La cittadina, in un lontano passato importante centro di produzione di tessuti di lana, offre un artigianato fiorente e servizi per il turismo montano, quali mountain bike ed escursionismo. Il lago di San Ruffino rappresenta un’ulteriore risorsa per gli amanti dell’aria aperta e per gli sport praticabili.

    Amandola, in cui vivere natura e cultura!

  • Teatro La Fenice
    +39 3349101625
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Teatro La Fenice
    Così come nel resto del territorio regionale, le prime rappresentazioni avvenivano in una sala collocata all’interno del palazzo pretoriale fino a che non si sentì l’esigenza di un nuovo edificio più capiente e consono alle nuove mode di rappresentare. L’attuale assetto del Teatro La Fenice ricalca le innovazioni dei grandi teatri italiani dell’ottocento con l’adozione di una pianta ellittica e tre ordini di palchi sovrastati dal loggione a galleria con arcate definite da  ringhiere a piastrini. Sulla volta in prossimità del proscenio stucchi raffiguranti festoni, putti e medaglioni  in stile neoclassico con contaminazioni liberty,  le allegorie della Commedia e della Musica mentre al centro la figura della Musica, sovrastata dal Genio, completano la originale decorazione dell’amandolese Vincenzo Pascucci. Il Teatro è rimasto chiuso dal 1958 fino ad oggi subendo un restauro iniziato nel 1991 e protrattosi sino ad oggi.

    Causa terremoto agosto 2016, il Teatro storico La Fenice è temporaneamente chiuso.


  • Museo del Paesaggio dei Sibillini
    0736 840740; 335 6070085
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Museo del Paesaggio dei Sibillini
    Il Museo, inaugurato il 30 luglio 2005, è nato da un'idea di Legambiente e del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e rappresenta un'opportunità per scoprire non solo l'aspetto naturalistico ma anche quello culturale del territorio. In ognuna delle stanze del museo viene presentato un aspetto diverso del paesaggio del Parco: nella prima sono proposti dei piccoli flash sui contenuti del Museo attraverso dei pannelli girevoli ed un video del Parco. Nella seconda stanza un grande libro apre le porte alla conoscenza dei Sibillini e del mito della Sibilla attraverso la letteratura, la musica, la storia e l'arte. La stanza successiva rappresenta l'area naturalistica per eccellenza del Museo; in essa si potranno conoscere gli aspetti geologici, naturalistici e faunistici del Parco attraverso pannelli esplicativi e strumenti sensoriali come ad esempio un pannello sonoro che riproduce i versi dei più importanti uccelli del Parco. Nella quarta stanza vengono illustrati gli aspetti della vita contadina del territorio, del paesaggio agrario e del suo utilizzo, dei prodotti tipici coltivati e delle forme di organizzazione sociale legate allo sfruttamento del territorio quali sono le "Comunanze agrarie". Nella quinta stanza viene proposto un percorso nel mondo della pastorizia attraverso strumenti sensoriali, un libro esplicativo e l'esposizione degli oggetti antichi legati all'attività del pastore. In un altro locale è invece collocato un plastico del territorio del parco dove vengono esposti reperti italici e di epoca romana, gli incastellamenti, le chiese, le torri, le Abbazie, le Ville e i mulini. Infine, nell'ultima stanza viene offerta una panoramica degli antichi mestieri compiuti nel territorio. Attraverso numerosi pannelli e oggetti si potrà entrare nel mondo del norcino, del falegname, del mugnaio, di chi intrecciava i canestri, di chi lavorava l'argilla e la calce, di chi tesseva e tingeva i tessuti e di chi conciava le pelli. Nell'ultima parte vengono illustrati il ruolo e gli obiettivi del Piano del Parco, i progetti di recupero e di reintroduzione, di fruibilità secondo il concetto del "Parco per tutti", e delle funzioni dei Centri di Educazione ambientale e delle guide del Parco.

    Per gli orari ed altre informazioni visita il portale regionale dedicato ai Musei
  • Lago di San Ruffino
    0737 972711
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Lago di San Ruffino
    Il Lago di San Ruffino si trova nel comune di Amandola, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, a circa 1 Km dall’Abbazia dei Santi Vitale e Ruffino; si tratta di un lago artificiale che venne creato nel 1961 costruendo una imponente diga, al fine di interrompere il corso del fiume Tenna e di creare un invaso per l’accumulo e la riserva di acqua in caso di annate poco piovose. Con l’inizio dell’autunno, fino alla fine della primavera, la diga viene aperta con l’acqua libera di defluire verso valle ed il lago che, come per magia, scompare quasi come se si fosse aperta una cavità nel sottosuolo e le acque fossero state inghiottite. La spianata quindi si trasforma dapprima in una grande palude che, lentamente si asciuga per lasciare il posto al solo letto del fiume libero di continuare il suo percorso senza più interruzioni. Per tale motivo il lago viene anche chiamato “Lago Fantasma”. Attorno al lago si snoda un sentiero percorribile a piedi, a cavallo o in mountain bike. Numerosi eventi vengono organizzati come gite in canoa e regate a vela.
  • Santuario del Beato Antonio
    0736.847530 - 333.1398699
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Santuario del Beato Antonio
    Sin dal 1301, l’Ordine Agostiniano era insediato nell’attuale sito, lungo il crinale del colle Marrubbione, uno dei tre rilievi formanti il territorio comunale. Dal primitivo romitorio si svilupperanno, grazie a lasciti privati ed a sussidi comitali, il convento col chiostro e la chiesa monumentale che saranno sottoposti a successive trasformazioni nel corso del tempo: l’ampliamento sotto il priorato di Antonio Migliorati (1355 -1450); la decorazione barocca con stucchi, figure allegoriche ed affreschi, rappresentanti alcuni miracoli compiuti in vita dal Beato Antonio ad opera del Malpiedi; infine i rifacimenti del ‘700 che mutarono radicalmente lo stile del fabbricato con l’allungamento del corpo verso la piazza ed il completo rinnovo dell’interno nello stile neoclassico, operato dall’architetto Pietro Maggi fra il 1758 ed il 1782. Una ampia scalinata degradante colma attualmente il dislivello fra il piano stradale ed il piano di calpestio della chiesa, esito dei lavori di rimaneggiamento della piazza eseguiti agli inizi del XIX secolo. La planimetria dell’edificio si compone di un’unica navata con copertura a volta ed in corrispondenza del presbiterio, da un breve transetto, illuminato dalle finestre del tiburio ottagonale, affrescato dal tolentinate Francesco Ferranti (1873-1951) agli inizi del ‘900. L’esterno si presenta come un blocco compatto di alte mura percorse da costoloni mentre uno svettante campanile, completato nel 1464 da Pietro Lombardo (1435-1555) si pone a coronamento della massa architettonica terminando con una cuspide ottagonale; l’abside rappresenta la parte più antica della costruzione ed è inglobata nel primo piano della torre campanaria. Della struttura originale rimane il portale opera di “MARINUS CEDRINUS VENETUS SCULTOR MCCCCLXVIII” come riportato nella fascia dell’arco a tutto sesto interposta fra la doppia ghiera; quella sottostante è decorata a girali con grappoli e pampini alternati. L’arco poggia su colonnine tortili e pilastrini in travertino terminanti con capitelli a fogliami. Nella fascia esterna, verticale, sono scolpiti due putti che suonano una tromba, sotto a sinistra S. Monica, a destra S. Agostino; infine alcuni strumenti da calzolaio suggeriscono la probabile committenza: JOHANNES (de) VANNIS appartenente, appunto, alla corporazione dei calzolai. Una vetrata policroma raffigurante il Beato Antonio venne commissionata all’Istituto di pittura di Monaco e posta in loco nel 1900. Sempre di Francesco Ferranti sono una “Esaltazione del Beato Antonio” che campeggia al centro dell’abside mentre una “Vocazione del Beato” ed una “Madonna della Cintura” ornano i primi due altari laterali (1906-8). Sempre nell’abside, alcune scene del pittore camerinese Orazio Orazi (1903-6) rappresentano i “Miracoli del Beato”. Resti di un coro ligneo del XV sec. con al centro, nella nicchia protetta da una grata in ferro, la “Pietà” in terracotta di arte tedesca dei primi anni del ‘400 , concludono l’arredo. Nel 1888 in seguito alla sistemazione della strada provinciale per Macerata, il convento subisce pesanti rifacimenti tanto da stravolgerne la struttura; tracce della primitiva decorazione delle lunette (sec. XVII) possono ora scorgersi lungo il corridoio di accesso alla nuova cappella del Beato Antonio ricavata nello spazio sottostante il chiostro originario.

    A causa del sisma del 2016, il santuario risulta inagibile. Per informazioni scrivere al  Numero Verde del Turismo (numeroverde.turismo@regione.marche.it).