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Biblioteca comunale Giulio Gabrielli

Si tratta di una biblioteca generale, maggiormente orientata verso le discipline umanistiche, che ha un patrimonio di circa 200.000 volumi tra monografie, opuscoli e periodici rilegati, dei quali circa 30.000 antichi, per lo più provenienti dalle biblioteche religiose soppresse in seguito all'Unità d'Italia.

Per quel che riguarda la sua origine, va ricordato che nella città di Ascoli la volontà di istituire una biblioteca "a pubblico commodo" venne espressa dal Consiglio dei Cento nella seduta del 20 luglio 1733, ma fu istituita solo nel 1849 con l’acquisto della raccolta libraria dell’avvocato Paolo Pedini. Questo primo nucleo si arricchì con l’acquisizione dei fondi archivistici e librari delle soppresse corporazioni religiose (1861-1866). Al bibliotecario, Prof. Giulio Gabrielli (1832-1910), di cui la Biblioteca porta il nome, va il merito di aver raccolto, ordinato e catalogato le quattordici Biblioteche di dette corporazioni religiose, aperte al pubblico nelle sale terrene del palazzo Comunale.
Così il patrimonio bibliografico che in origine era di 4.200 volumi circa si accrebbe di altri 25.000, oltre a manoscritti, codici, incunaboli, edizioni rare che lo stesso Gabrielli man mano acquistava nel corso della sua attività di bibliotecario.
I 267 manoscritti, pervenuti dagli ex-conventi alla Biblioteca, sono tutti posteriori al secolo XV e contengono per lo più argomenti religiosi e filosofici e non pochi tra essi hanno una grande importanza come fonti di storia locale. Si citano in particolare le quattro cronache cittadine dei secoli XVI e XVII, il manoscritto della Historia asculana di Spino Talucci, giureconsulto ascolano del secolo XVII, e quelli del padre Luigi Pastori, dotto agostiniano di Arcevia, vissuto in Ascoli tra il 1780 e il 1816, erudito raccoglitore ed illustratore delle memorie ascolane oltre che diligente ordinatore degli archivi capitolare e municipale. Tra i più pregevoli come decorazioni è il grande libro corale in pergamena, già appartenuto agli Olivetani, poi ai Camaldolesi che abitarono il monastero di S.Angelo Magno. Nella Biblioteca erano inoltre conservati l’Archivio dei monaci di S. Angelo, contenente documenti relativi alle vicende e alle amministrazioni di quel Monastero dal 1028 e l’Archivio dei MM. Conventuali di S.Francesco.
Con gli stessi limitatissimi mezzi con cui aveva provveduto alla Biblioteca il Gabrielli giunse ad organizzare anche la Pinacoteca e il museo delle antichità. Altri riconoscimenti gli sono dovuti in quanto scrittore, critico d’arte e archeologo. Nonostante i numerosi impegni derivati dalla Biblioteca, Pinacoteca , Museo archeologico, il Gabrielli ebbe tempo di dedicarsi agli studi. Di essi meritano un rapido cenno il Saggio di bibliografia storica ascolana, Il Palazzo Comunale e le sue raccolte, Ascoli nel 1882 – Guida della città e dintorni, La ferrovia Ascoli-San Benedetto del Tronto.
Nella Biblioteca è conservato tutto il materiale inedito da lui raccolto in quaranta anni di ricerche sul campo come il catalogo della superba collezione di ben 13.000 stampe (la collezione è stata trasferita nella locale Pinacoteca), la sua raccolta di libri d’arte e un grande Album di illustrazioni aventi come soggetto i monumenti di Ascoli, antichi edifici, luoghi pittoreschi, scene popolari, ed altre cose importantissimi per la storia e l’arte ascolana.
Seguirono nel XX sec. lasciti e doni di altre persone ragguardevoli della città: il senatore Luigi Luciani, il professore e storico dell’arte Giulio Cantalamessa, il noto bibliofilo ascolano Guerriero Anastasi, l’architetto Verrucci Bey e il dott. Cesare Mariotti.
Merita una particolare segnalazione il fondo Verrucci-Bey (Force 1874 - 1945). La personalità di questo architetto, progettista ufficiale alla corte d’Egitto si espletò in innumerevoli incarichi: da importanti rifacimenti ad Alessandria e al Cairo, di edifici particolarmente significativi, tombe gentilizie, palazzi di rappresentanza, alla realizzazione di opere architettoniche secondo lo stile allora in voga.
La sua Libreria comprende oltre alle pubblicazioni di interesse storico-artistico una ricca documentazione d’archivio – disegni, fotografie … - di quanto realizzato in Egitto, non più reperibile neppure presso le fonti accademiche egiziane, e fondamentale per la conoscenza dell’arte islamica ed egiziana.


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