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Palazzo Brancaleoni

La nobile famiglia Brancaleoni, dopo aver abbandonato la propria originaria dimora (Mondelacasa) situata in una impervia vetta del Monte Nerone, si trasferì più a valle e iniziò i lavori di costruzione del palazzo probabilmente a partire dal XIV secolo. Sul colle che scelsero come nuova sede sorgevano solamente alcune casupole, i cui ruderi sono ancora visibili all’interno del complesso, e una vecchia torre di guardia risalente al Duecento. Tre secoli più tardi sopra l’arco furono installati due orologi, uno che guarda verso l’esterno e uno che si affaccia sul cortile interno con i numeri che corrono in senso antiorario. Tale particolarità è da attribuire alla semplicità del meccanismo che, dotato di un unico asse, imprime lo stesso movimento in tutte e due le facciate dell’orologio. Nel corso dei secoli il Palazzo ha cambiato spesso il suo aspetto a seguito di demolizioni e ampliamenti: molte di queste fasi costruttive sono fortunatamente ricostruibili grazie alle iscrizioni che si trovano negli architravi delle finestre. Per accedere ai piani nobili è necessario oltrepassare il portale a pietre bugnate, sormontato dallo stemma gentilizio, il leone rampante col capo della croce seduta, ai cui lati campeggia il motto della famiglia Brancaleoni in lettere greche, ΠΡΑΟΣ ΚΑΙ ΤΟΛΜΕΡΟΣ, “mite e fiero”; poco sotto ricorre il nome del conte Antonio, seguito dalla data 1587. Superato il portale si accede al cosiddetto corridoio a cielo aperto che conduce ad una pregevole loggetta a tre archi, opera, secondo alcuni, di Bartolomeo Genga o, secondo altri, di Lattanzio Ventura da Urbino. Dietro l’ingresso collocato sotto la loggetta si apre il cortile d’onore, la cui costruzione è databile tra il 1484 e il 1525. I fregi delle porte che si aprono sotto il porticato riportano iscrizioni in latino e in volgare: tra queste spicca la frase “Per non dormire”, la cui interpretazione rimane a tutt’oggi un mistero.
Di notevole pregio all’interno del palazzo è l’appartamento nobile, costruito nella seconda meta del XVI secolo su ordine di Antonio II Brancaleoni. Qui è possibile ammirare la Sala del Leon d’Oro, con gli stucchi del Brandani (1520-1575) e le stanze adiacenti: a sinistra si apre la cosiddetta Camera Romana, così chiamata per le scene di vita romane in stucco o dipinte nella volta, a destra si accede, invece, alla Camera Greca, affrescata con episodi tratti dalla storia e della mitologia greca. Sempre all’interno è  possibile visitare il Museo Civico Brancaleoni, che si compone di cinque sezioni: archeologica, ornitologica, numismatica, speleologica e geo-paleontologica e, infine, quella relativa ai mestieri del territorio. Di particolare interesse la sezione geo-paleontologica, nella quale sono contenuti più di diecimila reperti fossili del Monte Nerone, risalenti ad un periodo di tempo compreso tra due milioni e duecentomila anni fa. Nella sezione speleologica, invece, oltre alla descrizione delle grotte più note del Monte Nerone, è contenuta la suggestiva ricostruzione di un Orso delle caverne (Ursus spelaeus).

Fonte: Comune di Pobbico

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