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Ortezzano

Fiero e ricco di suggestioni storiche, Ortezzano si erge a 301 m. sul livello del mare; il piccolo ma vivace comune oggi conta meno di 1000 abitanti e vede le sue origini perdersi indietro nel tempo fino all’epoca dei Piceni (IX-III a.C.).

Il toponimo, costituito da un nome prediale, con il tipico suffisso –ano, lat. –anum, ci dà chiare indicazioni su questo territorio in età romana: diviso in centurie e distribuito ai veterani, fu luogo ideale e prediletto per costruire ricche ville rustiche, una di queste dovette appartenere ad un non meglio identificato Ortentius o, più probabilmente, Horatius. A partire dall’VIII secolo il territorio di Ortezzano fece parte della vasta area che entrò nel novero dei domini farfensi. In questa zona Farfa possedette almeno fino all’inizio del XII secolo: la curtis Sanctae Marinae vel Mariae e la curtis Sancti Gregorii de Ortezzano.
Dal IX all’XI sec. i duchi di Spoleto eressero castelli sulle alture di rilevanza strategica ed anche Castrum Ortezanii, nel 927 d.C. venne munito di mura castellane per proteggere l’abitato dalle frequenti scorrerie di Ungari, Saraceni, Normanni e altri nemici occasionali.

Le vicende storiche di Ortezzano, poi, seguirono quelle del fermano e dello Stato Pontificio, di cui entrò definitivamente a far parte fino alla riunificazione d'Italia. Il sistema mezzadrile, qui universalmente diffuso a partire dal '400 con l’organizzazione del territorio in poderi sempre più piccoli, e l’insediamento su di essi di famiglie coloniche, ha garantito il controllo di ogni metro di terra dando vita a un’eccezionale varietà di colture che continua ancora ad essere presente. L’economia del paese è legata all’agricoltura e ad essa sono connesse molteplici iniziative di trasformazione e commercializzazione dei suoi prodotti.

La fertilità della valle e del territorio collinare permette di ottenere una pregiata coltivazione ortofrutticola. Numerosi sono i laboratori artigianali a conduzione familiare che si caratterizzano per la specificità dei prodotti: la lavorazione di carni suine, la produzione di olio e uva che le cantine locali trasformano in olio e vino di qualità come il Falerio e il Rosso Piceno. I piatti della cucina tipica sono l’agnello arrosto co battuto, il castrato, la polenta, i vincisgrassi.

Il centro storico, i monumenti e i musei del Comune sono parzialmente fruibili. Per informazioni scrivere al Numero Verde del Turismo della Regione Marche (numeroverde.turismo@regione.marche.it) o contattare i telefoni indicati sotto.

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