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La Comunità dei Monasteri. Percorsi di meditazione

Accoglienza e spiritualità per moderni pellegrinaggi
"C'è un luogo dove la pace della natura filtra in noi come la luce del sole tra gli alberi. Dove i venti ci comunicano la loro forza e gli affanni si staccano da noi come foglie. Non è difficile arrivarci: basta guardarsi dentro e avere un cuore pulito. Quel luogo si chiama Monastero" (Romano Battaglia, Un cuore pulito).

La diffusione del monachesimo nelle Marche ha storicamente caratterizzato il territorio, attraverso la costruzione di abbazie, eremi e monasteri nei quali il 'moderno pellegrino' può trovare ancora oggi una dimensione favorevole alla ricerca di se stessi e del senso della vita. I monasteri sono dunque i luoghi dove la luce della speranza e della vita può rinascere. Sono i luoghi dove s'incontra la pace. 

La Regione Marche ha chiesto all'ISTAO di sviluppare uno studio-progetto con l'obiettivo di creare una Comunità di Monasteri che reinterpretano un percorso di accoglienza, meditazione e spiritualità, secondo le particolari regole monastiche.

L'itinerario racchiude una selezione di quei monasteri benedettini e di clarisse che presentano certe affinità nella regola e nelle pratiche, come l'accoglienza, l'accompagnamento individuale, la meditazione, la liturgia, lo studio, che ciascuno di essi storicamente ha consolidato.

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Livello di difficoltà: media
Target: Benessere

Le tappe dell'itinerario

  • Monastero Clarisse Cappuccine S. Veronica Giuliani
    0722.816037
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero Clarisse Cappuccine S. Veronica Giuliani
    Il Monastero delle Clarisse Cappuccine di Mercatello sul Metauro sorge sull'originaria casa natale di Santa Veronica Giuliani, mistica cappuccina stimmatizzata del '700. Nata nel 1660, nel 1677 entrò in monastero a Città di Castello. Fu soggetta a visioni, estasi, ferite al cuore e impressione delle stigmate. Morì il 9 luglio 1727 e, al momento dell'autopsia, i medici trovarono impressi nel suo cuore gli strumenti della passione: fu subito acclamata Santa, anche se venne ufficialmente beatificata nel 1804 e canonizzata nel 1839. I parenti della Santa e i nobili cittadini donarono con entusiasmo la sua casa natale ed altri edifici attigui e nel 1751 iniziarono i lavori, terminati nel 1773. 

    Il Monastero è ubicato all'interno nel piccolo nucleo storico, adiacente alla chiesa ed ex-convento monumentale di San Francesco (ora sede di un museo). È abitato dalle monache cappuccine, che offrono ospitalità a chi intende condividere un'esperienza di vita monastica.
  • Monastero Serve di Maria S. Maria delle Grazie
    0722 818215 (monastero)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero Serve di Maria S. Maria delle Grazie
    Il Monastero Serve di Maria "S. Maria delle Grazie" è situato su un colle, poco lontano dal centro di Sant'Angelo in Vado. Costruito intorno alla metà degli anni '80 del '900, è attualmente abitato da una comunità di monache Serve di Maria, la cui presenza nella zona è tuttavia molto antica e risale al XV secolo. Esse risiedevano originariamente presso un monastero (oggi scomparso) situato all'interno del nucleo storico dell'abitato, da cui si trasferirono in un primo momento, agli inizi del XX secolo, in un altro monastero abitato precedentemente da monache benedettine. 
    La struttura, benché moderna, risponde ad esigenze di vita contemplativa. La chiesa, di forme tondeggianti, sobria e luminosa, è particolarmente interessante. Il monastero, di clausura papale, è sotto la giurisdizione del Priore generale dell'Ordine dei Servi di Maria; tradizionalmente nella comunità, oltre alla preghiera, si praticavano lavori di rammendo: purtroppo tale attività, a causa della diminuzione del numero delle monache e dell'età avanzata di alcune di esse, è stata abbandonata. 
    Un'ala del monastero è adibita a foresteria, che si compone di camere singole e doppie (circa 12 posti) con l'uso di cucina.
  • Monastero di S. Chiara
    0722.319535 (monastero)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero di S. Chiara
    Il Monastero di S. Chiara sorge su un colle, poco lontano dal centro di Urbania.
    È preferibilmente raggiugibile a piedi, poichè la strada di accesso è piuttosto stretta.  
    È abitato da una comunità di monache cappuccine e dispone di una foresteria composta di poche camere ma ben tenute, oltre ad un ampio salone sottostante. 
    Attigui al monastero sono presenti dei terreni coltivati dalla comunità.
    La struttura accoglie, prevalentemente in primavera e estate, pellegrini che desiderano condividere con le monache momenti di preghiera.
  • Monastero di S. Chiara
    Il Monastero di Santa Chiara di Urbino sorge in una zona fuori delle mura della città e comprende la chiesa con un coro ligneo, una biblioteca, usata anche per seminari e conferenze, un orto e un ettaro circa di terreno boschivo. 
    Dispone di una struttura in grado di accogliere 18 persone in cerca di silenzio e meditazione.
  • Monastero di S. Pietro e di S. Cecilia
    0721.787331 (Monastero)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero di S. Pietro e di S. Cecilia
    Le origini del Monastero di S. Pietro e  S. Cecilia di Cagli risalgono a prima del Duecento, quando la Beata Santuccia Terrabotti di Gubbio fondò la comunità di San Pietro fuori delle mura di Cagli. Nel 1388 il Vescovo Agostino da Cagli consacrò la nuova Chiesa di San Pietro, che sorgeva nel centro cittadino, e volle che le Monache si trasferissero nel palazzo accanto, lasciando definitivamente il loro Monastero fuori le mura, passato ai Canonici Lateranensi. Nel 1799, durante l'invasione francese, il Monastero fu saccheggiato e spogliato dei suoi beni, recuperati solo nel 1815. Nuova confisca ebbe luogo nel 1855. Il Monastero rifiorì e fu restaurato nei decenni successivi. Gravemente lesionato durante l'ultima guerra mondiale, nel 1956 furono rinnovati l'infermeria e il noviziato e in seguito gli altri settori del Monastero. 
    Decori barocchi e settecenteschi rivestono la Chiesa di San Pietro con tele d'epoca e Crocifisso ligneo, posto in una Cappella sulla destra e ritenuto miracoloso. Un coro ligneo settecentesco è posto nella parte alta del Monastero. Vi sono conservate antiche pianete e lamine d'oro, d'argento e seta. 

    Nel Monastero è possibile trascorrere alcuni giorni di ritiro spirituale, secondo la Regola di San Benedetto. Dispone di camere (singole, doppie e a più letti), semplici e accoglienti, con una piccola cucina, una sala da pranzo e una foresteria, recentemente restaurata, con un ampio salone per conferenze.
  • Monastero e Abbazia della Santa Croce di Fonte Avellana
    +39.0721.730261
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero e Abbazia della Santa Croce di Fonte Avellana

    Risalendo la valle del Cesano e lasciate alle spalle le colline di Pergola e Sassoferrato, si giunge ai piedi del Monte Catria, il cui versante orientale racchiude una conca avvolta da ampie faggete intorno alle quali si aprono i pascoli e i campi che circondano lo splendido complesso dell’Abbazia camaldolese di Santa Croce di Fonte Avellana, ricordata da Dante nell’XXI Canto del Paradiso. Al posto delle originarie celle (che consistevano in capanne) sparse attorno ad una cappella, sorsero a partire dall’XI secolo numerosi edifici in pietra tra cui il chiostro, la chiesa con la cripta, la sala del Capitolo, lo splendido scriptorium, le celle dei monaci, la foresteria e la Biblioteca, nobili e austeri ambienti che si stringono attorno alla massiccia torre campanaria ed ospitano ancor oggi i monaci camaldolesi.

    Sotto la guida di San Pier Damiani, arrivato nel 1035, le diverse celle sparse vennero ricondotte sotto un’unica regola in grado di coniugare le aspirazioni alla vita eremitica con i vantaggi della vita conventuale, ma anche culturale. Alla fine del XV secolo con il Cardinale Giuliano Della Rovere, futuro Papa Giulio II, il complesso fu ampliato e ristrutturato, raddoppiando il numero delle celle dei monaci, alzando di un piano la fabbrica e realizzando finestre simmetriche lungo i muri di cortina.
    Oggi il complesso è composto da un ampio piazzale che dà accesso alla chiesa, dalla pianta a croce latina, coperta da volte a botte a sesto acuto, con presbiterio sopraelevato sulla cripta dell’XI secolo; si tratta della parte più antica del complesso architettonico, insieme al chiostro e allo scriptorium risalente al XIII secolo. Qui gli amanuensi, utilizzando la luce solare per tutta la giornata, grazie alla fitta e alta serie di ampie monofore che si aprono nella volta a botte dell’edificio, ricopiavano gli antichi manoscritti arricchendoli di artistiche miniature. Tra i pregevoli volumi ancora conservati spicca il Codice NN dell’XI secolo, primo breviario della comunità avellanita e prezioso documento dell’evoluzione delle notazioni musicali. La prestigiosa Biblioteca "Dante Alighieri", ricca di oltre 10.000 volumi, tra cui i preziosi codici miniati e antichi libri sacri, riveste un ruolo di grande importanza.
    Dal 2007 anche il Giardino Botanico del monastero è aperto al pubblico. La comunità monastica pratica l'accoglienza verso tutti, ma essa si rivolge principalmente a coloro che desiderano condividerne la preghiera e l'esperienza della ricerca di Dio. L’ospitalità dei singoli o dei gruppi (anche autogestiti) è praticata durante tutto l’anno. Non si ospitano, invece, campi scuola, scolaresche, gruppi parrocchiali sotto i 18 anni.
    Per le settimane estive gli arrivi al Monastero sono previsti nel pomeriggio della domenica alle ore 17, e le partenze al mattino del sabato dopo la prima colazione. Agli ospiti si propongono incontri di Lectio Divina e giornate di ritiro individuale.
    Il tempo è scandito della preghiera corale della comunità (Lodi, Ora media, Vespri ed Eucarestia).

  • Monastero di S. Chiara
    0732.9135 (monastero)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero di S. Chiara
    A Sassoferrato, nel cuore delle Marche, dal 1253 è presente una cronfraternita di "Sorelle Povere", la cui vita è volta a "osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza senza nulla di proprio e in castità" (Regola di S. Chiara).
    La nascita del Monastero di S. Chiara di Sassoferrato si ricollega a quel vasto movimento religioso femminile che si diffuse in tutta Europa nel XIII secolo; non abbiamo tuttavia una documentazione sulla sua origine a causa di un incendio che distrusse l’archivio del Monastero nel XV. sec.
    La Chiesa di Santa Chiara, annessa al duecentesco monastero, custodisce due importanti opere pittoriche:  la "Vergine orante, Mater dolorosa" e l'"Annunciazione" di Giovan Battista Salvi, il pittore del ‘600, universalmente conosciuto come Il Sassoferrato.
    Dal 1253 e ancora oggi il monastero è stato sempre abitato.
    Oggi la piccola comunità  continua a vivere in letizia la Regola di S. Chiara, offrendo a tutti la possibilità di un contatto con la Parola di Dio e di un'esperienza spirituale condivisa.  
    Il progetto di ristrutturazione e sistemazione delle foresterie prevede la realizzazione di un accesso dall'attuale orto. Nella parte già sistemata sono presenti una sala congressi e una foresteria. La foresteria è dotata di camere con bagno privato, per una capacità complessiva di 12 posti.  
    Di fronte all’ingresso della Chiesa è disponibile inoltre un’altra foresteria su due piani (dotata di piccola cucina con sala pranzo), caratterizzata da un arredamento moderno, semplice e funzionale, in grado di ospitare 15 persone e gruppi autogestiti. Il Monastero dispone inoltre di un mini appartamento (utilizzato a volte dalle stesse Suore), che accoglie prevalentemente religiosi nel periodo estivo.
  • Monastero ed Eremo di Santa Maria di Valdisasso - Valleremita
    0732.625067 (I.A.T.)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero ed Eremo di Santa Maria di Valdisasso - Valleremita

    Il villaggio di Valleremita trae nome dall’antico cenobio benedettino che ospitò, secondo la tradizione, San Francesco (1210) nel suo passaggio a Fabriano. Nel 1405 passò di proprietà a Chiavello Chiavelli, signore di Fabriano, e forse in quell'occasione si adornò del prezioso polittico di Gentile, che le spoliazioni napoleoniche trasferirono alla costituenda Pinacoteca di Brera nel 1811. Passato quindi ai francescani, il convento divenne nel Seicento uno dei maggiori della regione; oggi il fabbricato, riedificato col materiale di spoglio originale conserva un suo innegabile fascino, anche grazie al forte legame che San Francesco ha avuto con Fabriano, come attestano diversi studiosi. L'eremo è immerso nella vegetazione e circondato da un bosco di secolari faggi.

    L’intervento di restauro e valorizzazione dell’eremo del Sasso di Valleremita finanziato dalla Regione Marche, nasce da più esigenze, tutte di grande rilevanza sociale e storico culturale e si è reso possibile grazie al connubio di vari soggetti pubblici con il contributo fondamentale della comunità dei Frati Minori che da sempre hanno abitato la struttura e l’hanno resa nei secoli uno dei più importanti centri mondiali della spiritualità francescana. I lavori sono cominciati a febbraio 2012 e in due anni sono stati restaurati e restituiti alla comunità 1.500 mq del complesso originario. Grazie agli scavi sono stati ritrovati dei locali e muri antichi ed una fontana. La Regione Marche ha l’obiettivo di realizzare un centro in grado di poter svolgere molteplici funzioni: incontri; convegni ed iniziative legate alla valorizzazione culturale e turistica del territorio; accoglienza per gruppi interessati alla conoscenza del monumento per la sua valenza storico-artistica-architettonica e quale importante realtà nella vita del francescanesimo in ambito marchigiano. Un modo nuovo di dialogo fra laici e religiosi, aperto e rispettoso delle differenti identità.

     

  • Monastero di S. Bartolomeo e S. Romualdo
    0732 709424 (IAT Fabriano)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero di S. Bartolomeo e S. Romualdo
    Il Monastero di San Bartolomeo e San Romualdo di Fabriano è di origine camaldolese. Le fonti storiche parlano infatti di un eremitaggio dei seguaci di San Romualdo esistente nel XIII secolo; l'eremitaggio venne poi trasformato in monastero per i monaci di Valdicastro. Verosimilmente è a questo periodo che risale la costruzione del complesso conventuale. Le strutture originarie sono attualmente individuabili nel chiostro e nel piano terreno dell'ala verso l'orto. Il monastero, talvolta menzionato come Ospizio, probabilmente oltre ad ospitare i monaci svolgeva anche funzione di accoglienza o assistenza. A partire dal 1253 l'Ospizio viene posto sotto la protezione della S. Sede, pur restando sotto la giurisdizione dei monaci di Valdicastro.
    L`edificio venne acquistato nel 1406 dalla famiglia Chiavelli che lo donò alle monache benedettine. Con ogni probabilità durante la permanenza delle benedettine l'edificio subì modifiche e adattamenti che tuttavia oggi sono difficilmente individuabili, anche per la mancanza di una documentazione certa. A seguito della soppressione napoleonica le benedettine lasciarono il convento. Dal1835 al 2017  il convento ha ospitato le monache Clarisse Cappuccine.
  • Monastero ed Eremo di San Silvestro
    0732.216.31
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero ed Eremo di San Silvestro

    L'Eremo di San Silvestro in Montefano di Fabriano venne fondato da San Silvestro Guzzolini nel 1231 in prossimità della sorgente fonte Vembrici, come sede del nuovo ordine monastico da lui costituito, in seguito denominato Congregazione Silvestrina. Nello stesso anno fu edificato dai Silvestrini il Monastero di San Benedetto entro le mura di Fabriano, dove nel 1390 trovarono rifugio, per motivi di sicurezza, gli stessi monaci di Monte Fano. 
    Ormai privo di manutenzione, il cenobio di Monte Fano viene restaurato intorno alla metà del 1400. Molti interventi di miglioria e ampliamento sono poi effettuati tra il XVII e XVIII secolo, periodo al quale è riconducibile l’aspetto attuale, ad eccezione dell’edificio situato al di sopra del monastero risalente agli anni Cinquanta del secolo scorso. Dopo le soppressioni del 1810 e del 1866, l’eremo torna ad essere il centro spirituale della Congregazione Silvestrina.
    Nel coro della chiesa sono da segnalare: una tela di Claudio Ridolfi (1644), allievo del Tiepolo, raffigurante La Madonna che porge l'Eucarestia a S.Silvestro e quattro statue lignee dorate del secolo XVII. Le reliquie di S.Silvestro sono conservate in un'urna moderna.
    La Chiesa Inferiore, edificata nel XIII secolo, è dedicata a S.Benedetto. Le 24 lunette che ornano le pareti dei chiostri del monastero sono opera di Antonio Ungarini di Fabriano (1771) e rappresentano episodi della vita di San Silvestro abate, ricavati dalla Vita Silvestri, scritta dal monaco Andrea di Giacomo da Fabriano tra il 1274 e il 1282.

    Monte Fano attualmente ospita una comunità monastica molto attiva culturalmente e spiritualmente; oltre agli studi e alle ricerche curate dai monaci, l'eremo si caratterizza per la presenza di un efficiente laboratorio di restauro del libro antico, una biblioteca storica che vanta 70.000 volumi, l’archivio storico della Congregazione Silvestrina e una foresteria.

    In un’ala dell’ex-collegio sono state ricavate 30 camere, debitamente attrezzate e con vista panoramica. La comunità monastica silvestrina accoglie tutto l'anno piccoli gruppi, in un reparto autogestito, per giornate di ritiro guidate da un monaco, con la partecipazione alla preghiera della comunità. 

  • Monastero di S. Chiara
    0737 690195 (Monastero)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero di S. Chiara
    L'area attualmente occupata dal Monastero di S. Chiara di Camerino risultava edificata già dal 1385. Sul sito era forse presente un complesso fortificato, il "bel maniero", citato in una lapide trecentesca un tempo conservata all'interno del convento e trascritta dal Lili nella sua `Historia di Camerino`. La lapide infatti riportava il seguente testo: `Joannes Varanus D. Berardi D. Gentilis Filius Spaccaferro cognominatus testamento reliquit in vico bel magine citato in divi Venanzi suburbio has proprias domus hisque monasterium sub nomine sancte marie nove construi handavit fratesque ordini montis oliveti accolere voluit qui possessionem cepere ano MCCCLXXXV`.  
    Il Monastero di S. Chiara pertanto viene fatto edificare, riordinando ed inglobando strutture preesistenti di fattura trecentesca, da Giulio Cesare da Varano nel 1483. In tale monastero, che ospitava la comunità delle Clarisse, visse per quarant'anni la stessa figlia di Giulio Cesare, la beata Camilla Battista da Varano, canonizzata da Benedetto XVI il 17 ottobre 2010. Attualmente le sue spoglie sono custodite ed esposte al culto nella cripta a lei dedicata nella chiesa del monastero di Santa Chiara. Il monastero venne inaugurato nel 1484. 
    Durante il XX secolo il complesso è stato oggetto di numerosi interventi di restauro che hanno spesso alterato, con sostituzione di elementi strutturali ed architettonici, la configurazione originale dell'impianto. L'ultimo restauro è stato realizzato intorno agli anni '50. Internamente, l'affresco presente al piano terra dell'edificio su una delle pareti vicine al portico è opera cinquecentesca di autore ignoto. L'ex-refettorio, dove è conservato un affresco staccato di Giovanni di Corraduccio, ospita una raccolta non sistemata di suppellettili e dipinti diventati proprietà nei cinque secoli di esistenza della comunità conventuale di S. Chiara. Sono da segnalare una tavola cinquecentesca di ispirazione peruginesca, l'apografo di Antonio da Segovia, vari opuscoli ed un codice miscellaneo del sec. XV-XVI.
    Il monastero dispone di una foresteria, ben tenuta, e di una casa di accoglienza. La foresteria può ospitare fino a 13 persone, mentre la casa di accoglienza fino a 32, in camere doppie con gestione autonoma.

    Il Monastero di Santa Chiara ha una sede provvisoria realizzata in legno dopo il sisma del 2016 che ha reso inagibile l'antico monastero

     

  • Monastero di S. Chiara
    0733.638401 (monastero)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero di S. Chiara
    Il monastero è ubicato nella zona detta Castello, ovvero la sede della città medievale che si erge su una collina al di sopra del centro abitato di San Severino Marche. La zona è molto panoramica e silenziosa, ma non del tutto agevole da raggiungere. Il monastero venne edificato, insieme ad una chiesa non più esistente, per le Terziarie Francescane Penitenti della Beata Angela da Foligno nel corso della prima metà del sec. XIV. Nel 1458 si unirono alle terziarie Francescane le Damianite di S. Salvatore in Colpersito e nel 1519 esse chiesero ed ottennero di passare alla regola di S. Chiara. 
    Nel 1552 ebbero la visita della beata Camilla Battista Varano, che, mentre raccoglieva elemosine in città, si trattenne a S. Severino per un anno e insegnò alle terziarie la nuova forma di vita clariana riformando il monastero secondo lo spirito più genuino della vita delle Sorelle Povere. Fu canonizzata da Benedetto XVI il 17 ottobre 2010 del 2010. Attualmente le sue spoglie sono custodite ed esposte al culto nella cripta a lei dedicata nella chiesa del monastero di Santa Chiara di Camerino. Malgrado la soppressione degli ordini religiosi operata dal governo italiano nel 1861, le monache ebbero la possibilità di restare in convento.
    Oggi il monastero è abitato da una numerosa comunità di monache clarisse (oltre 20). Sono presenti una foresteria e una casa d'accoglienza, in edifici separati. Ci sono anche ampie aree verdi di proprietà del monastero (nel complesso quasi un ettaro), coltivate prevalentemente ad uliveto.
  • Monastero di S. Giuseppe
    0733.549216
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero di S. Giuseppe
    La presenza delle Sorelle Povere di Santa Chiara a Pollenza risale alla fine del secolo XIII. La comunità si trasferì nell'attuale monastero il 30 aprile del 1556, grazie alla generosità dal nobile tolentinate Giovanni Greco che lasciò in eredità la villa di proprietà a condizione che, una volta trasformata in monastero, venisse innalzata una Chiesa consacrata a San Giuseppe. I lavori furono portati a termine nel 1562. 
    Anche questo Monastero subì le soppressioni dell’Ottocento e le monache dovettero lasciare la clausura e
    dedicarsi ad un educandato femminile. Nel 1942 ritornarono al Monastero, accettando la clausura papale con i voti solenni. Nel 1985 la Chiesa è diventata Santuario diocesano.
    La Chiesa presenta un suggestivo portale adornato da bassorilievi; nell’intero, a tre navate, si conservano altari lignei in stile barocco, in uno dei quali sono custoditi i resti mortali del martire San Giacinto; pregevole è la pala sopra l’altare maggiore che ritrae il Transito di San Giuseppe.

    Il Monastero è oggi abitato da una comunità di monache clarisse. Dispone di una foresteria in autogestione attigua alla chiesa e di una casa di accoglienza situata in un edificio retrostante ma collegato al monastero. È presente inoltre un orto privato.

    La comunità ha posto, per propria scelta, un'attenzione particolare verso l'accoglienza, oltre che svolgere una piccola attività di tipografia. Ospita generalmente gruppi di giovani, verso i quali è fortemente orientata, per ritiri e giornate di formazione, con contatti prevalentemente a carattere locale. Inoltre, su richiesta, le Monache preparano bomboniere per matrimoni e comunioni e confezionano oggetti ricamati; in occasione di feste preparano ottimi dolci, come i crostini di mandorle e torte.
  • Monastero di S. Caterina
    0734.780132 (monastero)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero di S. Caterina
    Il monastero di Santa Caterina, costruito tra il XIV-XV secolo, è ubicato nel centro storico di Santa Vittoria in Matenano, da cui si accede allo stesso ed alla relativa chiesa. Tuttavia, sfruttando il dislivello altimetrico della collina, presenta sull'altro lato un aspetto monumentale, con una spettacolare vista sui monti Sibillini.
    Parte del monastero e il prospetto su via Roma vengono ricostruiti nel secolo XVII, al tempo di Francesco Barberini, mentre gli elementi decorativi del complesso vengono eseguiti nel XIX sec. 
    È abitato da una comunità di monache benedettine. Come da tradizione benedettina dispone di un ampio orto, e di una foresteria integrata nel corpo del monastero. Quest'ultima dispone di 12 camere di diversa ampiezza (di cui 6 con bagno privato), alcune sale per incontri, nonché di una sala da pranzo con cucina per gruppi autogestiti.   
    La comunità ospita generalmente gruppi di giovani, verso i quali è fortemente orientata, per ritiri e giornate di formazione. Ospita talora anche famiglie o coppie di giovani in preparazione al matrimonio.
  • Monastero di Santa Speranza
    0735.594751
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero di Santa Speranza
    Il Monastero di Santa Speranza, situato nel centro di San Benedetto del Tronto, ospita  una comunità di monache clarisse che vivono la clausura secondo la regola di Santa Chiara d’Assisi; si dedicano alla preghiera, al lavoro manuale e condividono la Parola di Dio con singoli o gruppi che chiedono di essere accolti. Le Sorelle organizzano anche corsi, lezioni ed eventi legati alla spiritualità e alla fede cristiana.
    Il Monastero include un orto con un ettaro di terreno piantumato ad olivi; rientrando negli spazi di clausura, l'orto non risulta accessibile agli ospiti. 
    Attualmente l’ospitalità è limitata in termini di numero di posti letto. Sono disponibili infatti 2 camere con un bagno in comune (non vengono ospitati gruppi autogestiti).
    L’ospitalità è rivolta soprattutto a famiglie che si fermano per qualche giorno. È previsto un progetto per una nuova foresteria con una capacità complessiva di 10 posti letto.
  • Monastero di San Benedetto in Valledacqua
    0736.801262 (Comune)
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monastero di San Benedetto in Valledacqua

    Immerso fra il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ed il Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga sorge il Monastero di San Benedetto in Valledacqua risalente al 970 d. C.
    Nasce dai resti dell'antica Abbazia dei monaci di Farfa, costruita alla fine del X secolo, di cui sono ancora ben visibili gli armoniosi affreschi riscoperti sulle pareti. La facciata molto semplice presenta una torretta a vela risalente con tutta probabilità al secolo XIII. 
    Il sisma del 1972 ha danneggiato profondamente l’intero complesso che, grazie ai restauri a cura della Curia Vescovile di Ascoli e del Ministero dei Beni Culturali, è recentemente tornato ai suoi antichi splendori. 
    Completamente restaurato nel 2002, ospita una comunità femminile di Monache Camaldolesi. Oggi la vita monastica si esprime attraverso la liturgia, guidata dalla Comunità femminile della Congregazione Benedettina Camaldolese.

    Il Monastero include la foresteria, composta da 38 camere, aperta tutto l'anno e che accoglie quanti desiderano condividere l'esperienza di preghiera con la comunità monastica in comunione con Dio.