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Convento Santuario del SS. Crocifisso

Sorge nella medesima area occupata fin dal III secolo dall'antica Pieve. L'attuale struttura della chiesa e' stata realizzata nei primi anni di questo secolo dall'architetto Bazzani di Roma, dopo che, nel 1902, un furioso incendio devasto' il vecchio tempio, risparmiando, miracolosamente, il solo Crocifisso. I lavori si protrassero per quasi vent'anni e vennero completati, di fatto, soltanto nel 1954, quando venne inaugurata la facciata della Chiesa, realizzata completamente in cotto dalla fornace Bartoloni di Treia. La pianta e' a tre navate che immettono nel presbiterio dominato dalla cupola.
Sono degni di nota:
un affresco del Quattrocento, di squisita fattura, rappresentante San Sebastiano, che si trovava in un pilastro della vecchia chiesa; due colonne in terracotta che hanno suggerito lo stile delle altre e due belle statue raffiguranti i santi Patrizio e Sebastiano, le une e le altre reperti della Chiesa andata distrutta.
Lo stile della Chiesa e' improntato al liberty: i motivi decorativi in terracotta e cemento riprendono i simboli del giglio, dello stemma di Treia, del cingolo francescano, della passione di Cristo.

Sul basamento del campanile, come pure all'entrata del convento, si possono osservare reperti della Trea romana, tra i quali le riproduzioni di due statuette egizie.
Bellissimo il chiostro di forma cenobitica, la cui costruzione, iniziata nel 1697, venne completata nel 1743; recentemente e' stato restaurato; nelle sue mezzelune sono raffigurati episodi di vita francescana.
Per ultimo abbiamo lasciato il CROCIFISSO, immagine portentosa, tanto cara ai treiesi, la cui venerazione si diffuse anche in varie parti d'Italia, in quanto il santuario fu centro dell'Opera Nazionale Riparatrice a Cristo Redentore e promosse l'erezione di croci sulle cime dei monti piu' alti d'Italia per celebrare l'inizio del XX secolo, come testimoniano gli stendardi in sagrestia.
L'immagine del Crocifisso e' una stupenda opera quattrocentesca che la tradizione vuole scolpita, almeno nel capo, da mano angelica; alcuni esperti vi vedono, soprattutto nel viso, l'arte del grande Donatello; altri, addirittura, lo attribuiscono a Michelangelo.
Certamente e' giudicato un grande capolavoro, in cui l'arte scultorea e la scienza anatomica rivaleggiano insieme.
Vi consigliamo di analizzare questa opera seguendo la metodica delle tre posizioni che vi potranno essere illustrate dagli stessi frati minori: visto di fronte, Cristo appare vivo; visto da sinistra e' agonizzante; visto da destra, Cristo e' immerso nel sonno della morte.
Si sarebbe tentati di non credere che si contempli la stessa immagine. Nelle sacre membra distese sulla croce si osservano le mani ed i piedi traforati e di queste parti si distinguono gli ossicini, le vene ed i nervi, tesi con infinito spasimo. Ha lo sguardo sereno e tranquillo e le labbra atteggiate a proferire una di quelle parole sublimi, le quali furono la sintesi del suo ardente ed infinito amore" (Padre Ciro da Pesaro).
L'intera zona dove e' ubicato il Santuario e parte di quella lungo la strada provinciale, in localita' Mura Saracene, e' stata oggetto di scavi archeologici, sia nel Settecento, per interessamento di Fortunato Benigni, sia recentemente ad opera della Sovrintendenza. Sono stati rinvenuti reperti , alcuni dei quali prelevati e custoditi nel Museo Archeologico, nell'atrio del Palazzo Grimaldi, alla base del campanile del Santuario, altri lasciti in loco, adeguatamente protetti, trattandosi di materiale non facilmente trasportabile, come i preziosi mosaici.

La chiesa è attualmente chiusa causa terremoto agosto 2016.

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