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Chiesa di S. Domenico

La chiesa concattedrale di San Domenico venne edificata fra il 1233 e 1491 in un’area originariamente occupata dalla chiesa di San Tommaso di Canterbury, terreno ceduto da Giovanni Albertone di Paccarone ai P.P. Predicatori in seguito al passaggio di san Domenico di Guzman nella città di Fermo nel 1214. La chiesa che subì innumerevoli interventi fra il XVIII e XIX secolo, attualmente presenta una facciata a capanna in cui spiccano un sobrio rosone e un portale del 1455 a tutto sesto, sormontato da una cuspide che include una nicchia con la statua di san Domenico. Sulla destra, invece, è collocato il grazioso portico minore dell’oratorio dedicato alla Madonna del Rosario, coronato da archetti trilobati. Particolarmente interessanti sono l’imponente torre campanaria, restaurata nel 1733 e scandita armoniosamente da semplici monofore ogivali e l’abside semicircolare, la quale invece è ritmata da paraste aggettanti che si raccordano in alto mediante archi a tutto sesto. L’interno della chiesa contraddistinta da un’unica navata voltata a botte che fu modificata intorno al XVIII secolo secondo gli estrosi canoni del barocco e poi nei due anni racchiusi fra il 1846 e il 1848 su progetto dell’architetto Luigi Fontana. Superato l’ingresso è possibile osservare una lastra in pietra decorata a rilievo che un tempo era parte integrante di una balaustra. Meritano attenzione anche la lastra tombale del fermano Giovanni Bertacchini con indosso i tipici indumenti di un avvocato concistoriale. Camminando lungo la grande navata, si incontrano la cappella del Sacramento che un tempo ospitava l’Ultima cena del maestro Nicola Monti, una nicchia con una quattrocentesca Pietà in terracotta policroma di manifattura nordica e una schiera di altari corredati da dipinti che riescono a catturare l’attenzione per l’accurata raffinatezza narrativa. Nel presbiterio infatti è collocato l’altare maggiore, consacrato nel 1422 e ancora oggi capace di sorprendere per le pregevoli decorazioni. La lastra monolitica di travertino è sorretta da tredici colonnine decorate con motivi tortili e a spina pesce che formano minuti archi trilobi. Il retrostante coro ligneo, intagliato nel 1448 da Giovanni da Montelparo, presenta nello scranno centrale un cane con una torcia in bocca che per una certa consonanza con l’appellativo dell’ordine, Domini canis, era divenuto un tipico attributo di san Domenico. L’organo che campeggia dall’alto del presbiterio fa mostra delle fastose decorazioni in legno che furono intagliate secondo un gusto propriamente barocco nel 1695 e ricoperte con un sottile strato d’oro soltanto ventisette anni dopo. Lo strumento invece fu costruito nel 1803 dall’organaro veneto Gaetano Antonio Callido.

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