Indietro Borghi fermani, una gioia per gli occhi

Borghi fermani, una gioia per gli occhi

Tra affreschi e stucchi pregevoli

Dalla discreta Altidona, borgo a due passi dal mare protetto da una possente cinta muraria, inizierete la ‘passeggiata’ tra i villaggi e borghi della marca fermana. Nella piccola Francavilla d’Ete ammirerete gli affreschi del Pagani nella chiesa di S. Rocco, mentre a Grottazzolina i pregevoli stucchi della chiesa di S. Giovanni Battista. Un giorno vi volerà tra la chiesina di S. Maria di Manù a Lapedona, dove l’aria di collina si carica dei profumi dei cipressi, e le incantevoli viuzze di Magliano di Tenna, per poi passeggiare tra i palazzi di Monsampietro Morico, che custodisce un prezioso trittico di Carlo Crivelli nella Chiesa di S. Michele Arcangelo.

Un’altra bella giornata trascorrerà tra Monte Giberto, scrigno del Santuario di Maria SS. delle Grazie; Monte Rinaldo, luogo perfetto per fotografare le forme sinuose delle campagne e per visitare l’area archeologica La Cuma (prenotare al 333.4564649), e Monte Vidon Combatte, posto su un colle verde smeraldo costellato di rosseggianti edifici in cotto, dove regalarvi incantevoli scorci sorseggiando un bicchiere di Rosso Piceno.

Scoprirete così le botteghe di Montottone, famoso per la lavorazione della terracotta, i ‘Vulcanelli’ di Monteleone di Fermo, eruzioni fangose che modellano ‘i calanchi della Valle dell’Ete’ e i tre archi gotici di Petritoli, che contraddistinguono il bel borgo medievale affacciato sulla Valle dell’Aso.

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Livello di difficoltà: media
Target: Trekking
Stagionalità: Estate

Le tappe dell'itinerario

  • Altidona
    0734 936353
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Altidona

    Ritrovamenti archeologici fanno risalire le origini di Altidona a 150.000 anni fa. Fu poi abitata dai Pelasgi, antico popolo greco, e poi dai Piceni. Nel 485 a.C. giunsero i Romani. Altidona appartenne a Fermo, all’Abbazia di Farfa in Sabina, poi nuovamente a Fermo.

    Inizialmente fu edificato il castello di S. Biagio in Barbolano che sprofondò in mare nell'Alto Medioevo o forse fu abbattuto dagli altidonesi. Dopo il XII secolo, gli abitanti della città di Altidona hanno dato vita ad un nuovo castello, intorno alla parrocchia di Santa Maria e San Ciriaco, che fu edificato sulla collina della città attuale e di cui sono ancora ben conservate le mura medievali.

    Da ineresse il Belvedere, una torre d'avvistamento medievale affacciata sulla Valle dell'Aso, e la tavola, attribuita a Vincenzo Pagani, raffigurante la Madonna col Bambino, due santi e donatore conservata presso la chiesa parrocchiale. Villa Montana e la cisterna romana sono situate nell'antica contrada di Barbolano.

    Ad Altidona ha sede la Fototeca provinciale dove sono custoditi gli archivi fotografici che testimoniano la storia del territorio fermano. Inoltre, nel Teatro Comunale, si tiene una stagione teatrale molto seguita, con spettacoli di vario genere. La Sala Lussu di Marina di Altidona è punto di riferimento per rassegne cinematografiche e incontri.

    Chi cerca un'area verde si ricordi di visitare il Parco dei "Due ponti", spazio circondato da alberi secolari e che comprende un'area giochi per bambini. È altresì attraversato dalla pista ciclabile che si ricollega con la spiaggia.

    Altidona fa parte dell'Unione dei Comuni della Valdaso; domina dall'alto di una collina la valle dell'Aso e dispone di un litorale nella frazione Marina di Altidona, la cui spiaggia è di sabbia e ghiaia. Tra pinete e palme millenarie si ergono belle ville e strutture ricettive. I ciclisti possono utilizzare i percorsi che si sviluppano lungo la costa per 3 km o lungo il fiume Aso.

    Ogni anno, in estate, si svolge La sagra delle polenta con lumache per ricordare la frugalità delle mense contadine e paesane, anche se nel tempo si è arricchita di appetitose pietanze tipiche locali a base di carne e pesce.

  • Francavilla d'Ete
    0734.966131
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Francavilla d'Ete

    Francavilla D'Ete sorge sulla cima del colle Tisiano (234 s.l.m.), situato tra le valli dei fiumi Fusa e Ete morto. Il nucleo urbano originale è rimasto immutato; la piazza principale era la sede dell'antico castello, del quale sono rimasti evidenti resti di mura, una porta e ben tre dei sei torrioni rompitratta.

    Il territorio collinare che circonda Francavilla degrada verso il mare ad est e cede il passo alla catena montuosa dei Sibillini ad ovest; da Piazza Marconi è possibile ammirare questo paesaggio.

    Degne di una visita sono: la chiesa di San Rocco dove sono conservate una Natività del '500 attribuita a Vincenzo Pagani ed una Crocifissione di autore ignoto del 1547, oltre a una originale Via Crucis del Prof. Oscar Marziali di Monte San Pietrangeli; la chiesa parrocchiale di San Pietro, progettata nel XIX secolo da Giuseppe Sacconi, autore del Monumento a Vittorio Emanuele II di Roma, all’interno della quale è possibile ammirare un pregevole affresco del 1942 del Prof. Silvio Galimberti di Roma; la splendida piazza Vittorio Emanuele II, a forma ovoidale, dove si tengono numerose manifestazioni estive.

    Nell’immediata periferia del paese è presente la chiesetta rurale di Santa Maria delle Grazie, detta "Madonnetta", dove è custodito un affresco del XVI secolo rappresentante la Madonna con Bambino, attribuito a Girolamo Nardini, artista di Sant'Angelo in Vado.

    In agosto, in occasione della Festa del Patrono San Rocco, si tiene la Sagra del Maialino Arrosto con le patate al forno, uno dei piatti tipici locali.

    La località è apprezzata per la sua cucina: tra i piatti caratteristici si ricordano la trippa, le penne alle cime di rapa, i fagioli con le cotiche, i vincisgrassi, le grigliate miste, i salumi tipici locali, il delizioso “ciauscolo”, i crostini fatti con i fegatini di pollo e la coratella con le uova i formaggi, e ancora le marmellate prodotte artigianalmente, e, tra i vini provenienti dalle colline fermane, il vino cotto, il mistrà, il Rosso Piceno doc o il Falerio de "Lu Vurgu".

  • Grottazzolina
    0734.631443
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Grottazzolina

    Grottazzolina è un comune della provincia di Fermo di 3.400 abitanti che dista 13 km da Fermo.

    Sorge su di una lieve collina ad appena 227 metri s.l.m, a metà strada tra il mare Adriatico e i Monti Sibillini. Il belvedere dei giardini pubblici, affacciato sulla valle del Tenna, offre una vista sul mare e sui monti.

    Nel ripercorrere la storia del paese, va segnalato che a Piane di Grottazzolina sono state portate alla luce una ventina di tombe picene dell’età del ferro, le cui suppellettili sono conservate nel Museo Archeologico Nazionale di Ancona. Nell'VIII secolo, poi, i monaci benedettini di Farfa fondarono il castello e il nucleo abitativo. Una volta passato ai canonici della città di Fermo, fu denominata Cripta Canonicorum. Assunse l’attuale denominazione quando papa Innocenzo III la dette in feudo al conte Azzolino.

    Il paese è caratterizzato, con poche moderne eccezioni, dalla muratura in mattone fermano a faccia vista, arte in cui erano molto abili i muratori di Grottazzolina e che li rese celebri. Grottazzolina sviluppò infatti, tra il XVIII e il XIX secolo, l’arte del mattone, modellato a martellina e raspa. Questo è visibile nei particolari delle facciate delle case della classe borghese, caratterizzate da modanature di cornicioni, finestre e cornici marcapiano, nell’architettura dei portali ed anche nelle due importanti chiese locali ove si conservano importanti opere d’arte, ossia la chiesa del SS. Sacramento e Rosario (sec. XVIII) che custodisce nell’abside la Lavanda dei piedi e la Consegna delle chiavi di Luigi Fontana e la parrocchiale di San Giovanni Battista (seconda metà del ‘600), dove si trovano la Pala d’altare del Battesimo di Gesù (opera di Ubaldo Ricci, 1694) e l’immagine della Beata Vergine del Perpetuo Soccorso. Esse si distaccano dal restante centro storico solo per le maggiori quote e volumetrie e sorprendono i visitatori con i loro interni.

    Il Castello Azzolino, simbolo dell'orgoglio cittadino e testimone di una vitalità storica di antiche origini, si erge al centro dell'insediamento urbano. Lungo il corso si innalza poi il Palazzo comunale, completato nel 1926 in stile neomedievale; esso presenta un’interessante torre merlata, frutto dell’opera di una cooperativa locale per la ricostruzione del primo dopoguerra.

    Tra i numerosi personaggi illustri della località si ricordano: Vincenzo Monaldi, professore di fama mondiale e primo ministro della sanità della repubblica italiana; il baritono Graziani, che fu amico di Verdi e Mazzini e sindaco della città; il celebre pittore Osvaldo Licini, che nacque a Monte Vidon Corrado ma che, in qualità di amico della locale famiglia Catalini, frequentò assiduamente Grottazzolina.

    Sulla strada statale tra Grottazzolina e Ponzano di Fermo si trova il crossodromo, una pista da motocross in cui si sono anche disputate gare di livello regionale e nazionale.

    I prodotti enogastronomici tipici grottesi sono le tagliatelle di farro macinato a pietra, i vincisgrassi, gli straccetti in brodo, l’oca arrosto e la galantina; tra gli insaccati la coppa di testa, il salame e il ciabuscolo e, da bere, il vino cotto.

    Nel comune si svolgono inoltre diverse feste e manifestazioni folkloristiche come la rievocazione della trebbiatura, la ultracentenaria festa patronale dedicata alla Beata Vergine del Perpetuo Soccorso (primi di giugno) e la rievocazione storica del 1200 denominata “Giorni di Azzolino” (primi di agosto). Presso il Teatro “Ermete Novelli”, realizzato in stile liberty, si tiene una stagione di prosa.

    Fiorente nella località è l’attività artigianale e numerose sono le piccole e medie imprese.

  • Lapedona
    0734.936321
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Lapedona

    Lapedona è un comune collinare d’impronta medievale, situato in un territorio abitato sin dall’antichità.

    Il suo nome compare per la prima volta in un documento del 1148, nel quale il vescovo di Fermo, Liberato (1128-1150), conferma all’eremo di Santa Croce di Fonte Avellana (PU) il possesso di chiese e beni nella diocesi fermana, tra cui la chiesa di San Quirico intra castellum qui dicitur Lapidona.

    Probabilmente l’originario castello di Lapedona inglobava la chiesa di San Quirico, l’attuale centro storico sorse agli inizi del Trecento mediante il fenomeno dell’incastellamento e il trasferimento dei titoli rurali delle chiese.

    Il castrum Lapidone è inserito nell’elenco dei castelli che Aldobrandino d’Este, marchese di Ancona, assegna alla città di Fermo il 10 giugno 1214, malgrado esso dipese da essa a partire dal 1238, ossia quando il vescovo-conte di Fermo Filippo II affidò al comune tutte le proprietà della chiesa, dal fiume Potenza al Tronto.

    Attraverso l’antica porta Marina, perfettamente conservata, con arco a sesto acuto ornato da merli ghibellini, si accede al centro storico. Sotto il portico del cinquecentesco palazzo comunale, abbellito da archi difformi, si trova un cippo funerario di epoca romana, sul quale si distinguono iscrizioni e bassorilievi.

    La chiesa di San Nicolò è decorata con un bel soffitto ligneo ed espone sull’altare maggiore una tela di Simone de Magistris. Un portale in stile neoclassico immette nella chiesa parrocchiale dei Santi Giacomo e Quirico, dove sono custodite due pregevoli sculture in legno.

    Nei dintorni dell’abitato si erge inoltre la piccola chiesa di Santa Maria Manù, che conserva le sue purissime linee romaniche senza concessioni a virtuosismi architettonici.

  • Magliano di Tenna
    0734.632172
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Magliano di Tenna

    Un'antica classificazione definisce Magliano di Tenna come Castrum Ultra Tomiam, possedimento della città di Fermo.

    La tradizione asserisce che, intorno all'anno 1000, un capitano di ventura, di nome Malleano o Majano, sia stato il fondatore del Castello. L'antica struttura aveva sei torri ma ora ne restano soltanto due, di cui una a pianta esagonale. L'impianto circolare delle mura trecentesche riproduce l'atmosfera dell'antico centro storico.

    Una citazione del Brandimarte asserisce come il toponimo di Magliano deriverebbe dalla famiglia romana dei Manli. Magliano è rimasta sotto il governo fermano fino al 1860.

    Interessanti da visitare sono le chiese di S. Gregorio Magno, Madonna delle Grazie e di San Filippo.

    La chiesa di San Gregorio Magno, ricostruita nel sec. XVIII su un antico edificio farfense, è impreziosita da una superba facciata. All’interno conserva un affresco attribuito a Vincenzo Pagani, ristrutturato nel 2007, raffigurante una Madonna con Santa Caterina d'Alessandria e Santa Lucia.
    All’ingresso del paese si trova la cappella della Madonna delle Grazie, edificata nel sec. XVIII, inglobando affreschi dei secoli precedenti, tra cui la Crocifissione.
    La Chiesa di San Filippo conserva il monumento funebre dell’architetto fermano Giovanni Battista Carducci, disegnato da Luigi Fontana.

    Interessanti anche la Chiesa della Madonna di Loreto, i resti delle mura trecentesche, con due Torri e la Porta da Bora. Da non perdere una passeggiata tra le incantevoli viuzze e piazzette.

  • Monsampietro Morico
    0734.773140
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monsampietro Morico

    Monsampietro Morico è un piccolo comune della provincia di Fermo, da cui dista 25 chilometri. Sorge su una collina a 289 metri s.l.m. nella media valle dell’Ete Vivo.

    Il nome del borgo compare per la prima volta sotto il pontificato di papa Alessandro II in un documento del 1061, quando Malugero Melo, figlio del nobile normanno Drogone d'Altavilla conte delle Puglie, fondò nel fermano tre castelli protetti da alte e solide mura: Monsampietro Morico, Sant'Elpidio Morico e Monte Rinaldo (Morico).

    Da visitare sono: la torre poligonale, parte integrante dell'originale castello merlato del '400, la Chiesa di San Francesco, la Chiesa di San Pietro, la Chiesa di San Paolo dalle linee romaniche e la Chiesa di San Michele Arcangelo di Sant'Elpidio, nella frazione di Sant'Elpidio Morico, che custodisce un pregevole trittico con lunetta di Vittore Crivelli (1496).

    Il centro storico, i monumenti e i musei del Comune sono parzialmente fruibili. Per informazioni scrivere al Numero Verde del Turismo della Regione Marche (numeroverde.turismo@regione.marche.it) o contattare i telefoni indicati sotto.

  • Monte Giberto
    0734.63047
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monte Giberto

    Monte Giberto si trova a a 322 m sul livello del mare ed è attraversato dal corso del piccolo fiume Ete vivo.

    Abitato sicuramente dai Piceni, in epoca successiva il suo territorio fu interessato dalla centuriazione romana, al tempo del secondo triumvirato (43 a.C.). In epoca medievale, nell'attuale territorio montegibertese, esistevano due Castelli, quello di Casale e quello dei Podio. Il paese fu possedimento degli abati farfensi ma nel XIII sec. passò sotto il dominio di Fermo, diventandone un Castello, e fu munito di una cinta muraria con quattro torrioni, due dei quali ancora esistenti e restaurati. Seguì in tutto le vicende di Fermo di cui fu un forte avamposto verso ovest.

    La struttura urbana di Monte Giberto si rinnova profondamente nel XVIII sec., secondo una caratteristica pianta compatta, semplice ma elegante che fa convergere l’abitato in una piazza da cui si diramano vie e viuzze. La via principale taglia in due l'abitato, prospetta l’antica chiesa gentilizia di S. Antonio e sale sulla piazza dove si trovano il Palazzo Municipale, dall'elegante facciata settecentesca in cotto e dalla magnifica Sala delle Volte, oltre alla chiesa di San Nicolò e alla chiesa di San Giovanni Battista. All'ingresso del paese si trova il Santuario di Santa Maria delle Grazie.

    Di pregevole valore storico è il patrimonio organistico di tre chiese: presso la chiesa di San Nicolò si trova l’organo realizzato nel 1797 dal celebre Gaetano Callido, presso il Santuario di Santa Maria delle Grazie quello realizzato da Angelo Morettini di Perugia nel 1830 e presso la chiesa di San Giovanni Battista quello costruito da Vincenzo Paci nel 1876.

    I prodotti tipici locali sono i vincisgrassi, le cotolette di agnello, i frascarelli (un tipo di pasta rustica), il casimperio o pinzimonio, lu pizzotto (un pane grezzo con farina di granoturco, uvetta e fichi secchi), la polenta con condimenti vari, le chiacchiere e la torta di frutta secca (o frestinghe).

    La Pro Loco organizza nel periodo estivo eventi gastronomici e nel mese di settembre la Festa in onore della Madonna delle Grazie.

  • Monte Rinaldo
    0734.777121
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monte Rinaldo
    Il paese di Monte Rinaldo sorge su un contrafforte a 485 mt s.l.m. e la sua storia affonda le proprie radici nel periodo romano, la cui testimonianza può essere rintracciata nel grandioso tempio venuto alla luce in località “La Cuma” unitamente alle tante tracce di ville romane, ancora oggi in gran parte inesplorate.
    Il centro storico è medievale, circoscritto all'interno delle mura che corrono intorno alla piazza dove sono situati Palazzo Giustiniani e la Torre Civica.

    Il territorio di Monte Rinaldo, considerato “di frontiera”, nel Medioevo fu conteso dal ducato di Fermo, dalla città di Ascoli e dall’Abbazia Farfense della vicina Santa Vittoria. Risalgono a questo periodo i castelli di Bucchiano e di Montorso, già presenti intorno all'anno 1000.
    Tra i luoghi di interesse, va menzionato il Museo Civico, situato nell'ex chiesa del SS. Crocefisso, che raccoglie i reperti provenienti dall'area archeologica poco distante. Fanno parte della collezione rivestimenti architettonici, ceramiche di epoche differenti, oggetti in bronzo ed ex-voto dedicati alle divinità.
    Di notevole importanza anche Palazzo Giustiniani. L'edificio è collocato sulla cinta muraria meridionale, i cui resti sono chiaramente individuabili sulla facciata sud.
    Palazzo Giustiniani mantiene nel suo insieme le caratteristiche tipiche delle residenze signorili dei piccoli centri del fermano e occupa una porzione significativa del perimetro della piazza di Monte Rinaldo con le sue particolarità architettoniche come ad esempio le aperture ovali e quelle del piano nobile riccamente decorate. Il manufatto si sviluppa su quattro livelli e nasce dall'accorpamento di cellule edilizie preesistenti uniformate in facciata nei primi decenni del Settecento grazie all'intervento della famiglia Giustiniani.
    Degno di nota il piano nobile, residenza vera e propria della famiglia, caratterizzato da importanti decorazioni parietali e solai in legno dipinto.

    Tra i più famosi luoghi di culto: la Chiesa del Santissimo Sacramento e Rosario, la Chiesa di San Leonardo e Flaviano, la Chiesa di Santa Maria della Neve e la Chiesa di Sant’Anna.

    Il centro storico, i monumenti e i musei del Comune sono parzialmente fruibili. Per informazioni scrivere al Numero Verde del Turismo della Regione Marche (numeroverde.turismo@regione.marche.it) o contattare i telefoni indicati sotto.
  • Monte Vidon Combatte
    0734.656103
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monte Vidon Combatte
    Alla sommità di un colle verde-smeraldo, tra i monti e il mare, con i suoi edifici di cotto rosseggiante, si erge il Comune di Monte Vidon Combatte. Inserito in un complesso naturale intatto ed armonioso, offre splendide viste panoramiche (Monti Sibillini, Gran Sasso, Conero e scorci di Mare Adriatico), un clima mite d’inverno e fresco d’estate e costituisce un ottimo rifugio per quanti sono alla ricerca di tranquillità e di bellezze naturali incontaminate.

    Il paese attuale, situato sulla riva sinistra del fiume Aso, ha un’altitudine di 393 metri sul livello del mare ed è circondato da mura medievali. È sempre stato un punto di osservazione privilegiato sulla meravigliosa Valle dell’Aso, una delle più belle e fertili dell’Italia Centrale, coltivata diffusamente a frutteto e incantevole a primavera.
    Il territorio in cui insiste il Comune era famoso nell’antichità per le sue produzioni ortofrutticole e vitivinicole e anche oggi mantiene questa vocazione per la fecondità e generosità della terra. Plinio, ad esempio, testimonia che i vini del Piceno erano famosi ed eccellenti, soprattutto quelli prodotti nell’Agro Palmense, che corrisponde, secondo gli storici, proprio ai nostri territori costieri e medio-collinari.
    Le colline rappresentano infatti le zone più felici per il prosperare della vite e la produzione di ottime uve. La luminosità del sole ed il suo calore consentono di esprimere alte gradazioni zuccherine e delicati profumi, indispensabili per ottenere buoni vini di cui tutta la regione è ricca.

    Il lavoro e la fatica degli uomini da millenni ha modellato queste colline e la campagna è costellata di case coloniche, molte delle quali oggi disabitate e abbandonate. Il paesaggio è arcadico, i campi coltivati, i colori delle stagioni, le alte querce, le vigne, gli ulivi, i calanchi profondi, argillosi, impervi e verdeggianti, gli alberi da frutto, tutto sembra un grande orto mirabilmente coltivato e accudito.

    A ridosso dell’attuale centro abitato di Monte Vidon Combatte c’è un piccolo colle dalla vegetazione molto folta e spontanea, composta di arbusti sempre verdi e pini, chiamato Monte della Formica, mentre lungo la Val d'Aso è situata la Macchia Pelagallo, di proprietà dell’omonima famiglia, anche questo un bellissimo parco naturale (caratteristico per la presenza di farnie, una delle specie più rare del territorio marchigiano) con habitat ancora integro e incontaminato, che offre la possibilità di effettuare rilassanti e piacevoli escursioni da compiere a piedi o in mountain-bike.

    Monte Vidon Combatte è un luogo ideale per rilassarsi e stare a contatto con la natura, per fare delle escursioni, gustare ottimi prodotti gastronomici locali e punto di partenza per conoscere il territorio circostante dalle innumerevoli bellezze. I prodotti tipici sono i fusilli alla montedinovese, la quaglia alla brace e il vino Rosso Piceno.

    A causa degli eventi sismici del 2016 si sconsiglia una visita alla località. Il centro storico risulta inagibile. Per informazioni rivolgersi al Numero Verde del Turismo 800222111.
  • Montottone
    0734.775135
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Montottone

    Montottone, fino al secolo XV, ebbe la denominazione di Mons Actonis (Monte di Attone), sostituita poi con quella odierna di Montottone.

    Nel 1537 Pier Luigi Farnese, sottratto il dominio a Fermo, costituì a Montottone lo Stato Ecclesiastico in Agro Piceno sotto il governo del Cardinale Raduccio Farnese. Testimoni dell'importante passato sono i resti delle poderose mura castellane entro le quali il paese è rimasto pressoché immutato.

    Centro di interesse storico-artistico dell’entroterra fermano dai dolci declivi collinari, è incorniciato a oriente dalla splendida visuale delle terre vicino al Mare Adriatico, a ponente dai maestosi e magici Monti Sibillini, mentre verso nord e sud si possono ammirare in tutto il loro fascino le colline dell’ascolano e del maceratese. Una natura dolce e generosa caratterizzata da verdi vallate, un centro storico racchiuso tra calde e antiche mura, abitazioni accoglienti ed intatte nella loro struttura originaria offrono un panorama unico, irripetibile. Montottone è, quindi, una meta privilegiata, una buona alternativa al soggiorno marino e montano nel periodo estivo.

    Il comune è conosciuto da secoli nel circondario per la lavorazione dell'argilla ed è denominato lu paese de li coccià (paese dei vasai); gli artigiani si tramandarono l'arte di padre in figlio. Oggi, a continuare la tradizione, c'è una sola bottega. La tecnica della lavorazione della terracotta è rimasta sempre rigorosamente artigianale con trattamento manuale dell'argilla. Nell’arte del vasaio rivive un pezzo di tradizione legata alla vita familiare, alla coltivazione dei campi e ai giochi dei bambini.

    Presso la Scuola Media Statale “G. Perlasca” è stato allestito il Museo della ceramica e della civiltà contadina, dedicato principalmente alla ceramica artigianale montottonese. Vi sono esposti oggetti di terracotta in uso fino agli anni ’60 del Novecento presso le famiglie dei centri del fermano e gli strumenti utilizzati dal vasaio. Accanto ad esso è stato realizzato un laboratorio, che offre la possibilità di approfondire e sperimentare le tecniche operative.

    Splendido è il dipinto di Vincenzo Pagani Madonna in trono con Bambino e SS. Giovanni Battista, S. Giovanni Evangelista, Maddalena e Caterina (Sposalizio mistico di Santa Caterina), custodito all’interno della chiesa di Santa Maria Ausiliatrice. Di fronte alla medesima chiesa si può ammirare una cisterna medievale i cui due vani sono visitabili grazie a percorsi sapientemente ricavati ai bordi del manufatto.

    Montottone offre al turista quanto di buono, genuino e tipicamente marchigiano si può gustare, apprezzare e difficilmente dimenticare. Dalla sua generosa terra, dai sapori e colori tipici, emerge l’amore per le cose non solo belle ma anche buone, esaltate secondo le loro caratteristiche migliori. Tra piatti tipici del paese si possono citare i vincisgrassi, i frescarelli, i fagioli con le cotiche, la trippa, le olive ascolane, i pupi de massa, le frappe, i ciambelloni, la cicerchiata, le ciambelline al mosto e anice.

    Tra gli eventi, va ricordato il Palio delle Grazie, che si tiene nel mese di giugno e prevede dispute e sfilate rinascimentali. Da circa 50 anni si tiene nel periodo estivo il Festival per voci nuove La Brocca d’Oro.

  • Monteleone di Fermo
    0734.773521
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Monteleone di Fermo
    Monteleone di Fermo fu costruita su rovine romane dai benedettini di Farfa.
    I nome deriva dal latino mons; mentre sull'origine del termine "leone" sono state formulate diverse ipotesi, ma nei documenti dei frati farfensi e dalle carte fermane, il Leone sembrerebbe far pensare al nome dei fondatori, che possono essere stati più di uno perché l'insediamento era sparso in varie contrade e località.
    Arroccato sul contrafforte fra l’Ete Vivo e il torrente Lubrico, Monteleone di Fermo entra quindi nella storia con la presenza dei Farfensi e diviene comune nel Medioevo. Vanta ancora resti di mura castellane e il nucleo abitato presenta immutati caratteri di architettura medioevale. Il Palazzo Comunale è stato recentemente ed interamente restaurato; di particolare interesse è la Torre ad esagono irregolare (XIII-XIV sec.), già elemento centrale dell’antico Castello di Torre Casole insieme alla corte del X-XI sec. di San Maroto oggi nella Chiesa parrocchiale dedicata a S. Marone.
    Oltre alla Chiesa di San Marone Martire, costruita nel XV secolo accanto ad un convento di frati agostiniani, vi sono altri edifici di architettura religiosa: la Chiesa della Madonna della Misericordia, che prende il nome dall'affresco dell’altare maggiore; la Chiesa di San Giovanni Battista, costruita sulle mura dell’antico castello nei secoli XII-XIV, e la Chiesa rurale della Madonna di Loreto.  
    Il paesaggio di Monteleone di Fermo è caratterizzato dai calanchi, solchi di erosione, e da vulcanelli di fango, modeste eruzioni melmose del sottosuolo che si verificano sporadicamente.

    I prodotti tipici di Monteleone di Fermo sono: la caciotta, il ciauscolo e il salame fermanello, un salame di puro suino insaccato in un budello naturale.


  • Petritoli
    0734.658141
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Petritoli

    Petritoli è un comune collinare della provincia di Fermo che domina la verde e fertile vallata dell’Aso, di cui rappresenta, per la ricchezza di olivi, gelsi e colline, un importante centro economico. Offre una vasta e stupenda vista che spazia dai Monti Sibillini alla costa adriatica.

    Denominato alle origini, risalenti all’anno 1000, Castel Rodolfo, nacque dalla fusione di tre castelli, Petrosa, Petrania e Petrollavia. Si governò con propri Statuti e sotto la protezione della Chiesa fino al 1250, quando cadde sotto i dominio di Federico II e quindi di Fermo, alleata dell’imperatore contro la Chiesa di Roma.
    Fino al 1700 ebbe una storia travagliata e ricca di avvenimenti, caratterizzata da periodi di autonomia e di sottomissione a Fermo. Tale passato ha lasciato delle testimonianze urbanistiche, edilizie e monumentali.

    Si accede al paese da una Porta composta da tre archi gotici racchiusi tra due torri cilindriche del XV secolo. Essa fu ricavata dall’abbattimento dell’antica porta Petrania. Delle antiche porte di accesso sono altresì rimasti l’arretrato arco ogivale in largo Tre Archi e la porta quattrocentesca all’inizio del Borgo Vecchio, luogo in cui si trovano edifici con portali ad arco, cornici in cotto trecentesche o in terracotta, oltre a fortificazioni gotiche (sec. XIV- XV). Percorrendo via del Teatro, via dei Muraglioni e lungo la strada detta Sotto le Ripe si trovano ancora estese porzioni delle mura di difesa, costruite nel XV secolo e riconsolidate nel tempo.
    In Piazza Rocca svetta una tipica Torre Civica, caratterizzata da un basamento quadrato, dal soprastante corpo esagonale e da quello terminale cilindrico, da cui si gode di un'ampia e suggestiva vista del panorama circostante.

    Il Convento delle Clarisse, attuale sede del municipio, e l’annessa chiesa di Santa Chiara, edifici che si sviluppano lungo Piazza Mazzini e Largo Leopardi, furono edificati tra il Cinquecento e il Seicento. All’interno della chiesa sono presenti stucchi settecenteschi, una  tela rappresentante la Vergine Immacolata di scuola romana del secolo XVIII e dipinti di S.Interlenghi, Fontana e P. Magini. Il convento, malgrado le varie modifiche subite nel XX secolo, conserva ancora alcuni locali originali, tra cui la bellissima sala con coro ligneo del XVIII secolo. Esso ospita una mostra fotografica permanente della Grande Guerra e una mostra permanente di disegni realizzati da bambini di tutto il mondo.

    In Piazza Mazzini è situato il cinquecentesco Palazzo Pubblico, oggi residenza della famiglia Fabiani. A tale famiglia è legata la presenza dell’Antica Stamperia Fabiani, attuale sede museale dove sono presenti quattro macchine da stampa rarissime e che propone laboratori didattici rivolti alle scolaresche.

    Nel centro storico è di grande pregio il complesso dei palazzi Vitali. Il primo, costruito fra la fine del ‘800 e gli inizi del ‘900 da Pietro Vitali, è situato sulla via principale, in angolo sull’incrocio di via S.Anatolia con via del Teatro, e colpisce per il suo appariscente decoro esterno in stile veneziano. Collegato ad esso da un muro originale trecentesco è il vero Palazzo Vitali, abitazione da settecento anni della famiglia Vitali, in via Santa Anatolia al n. 5. Fu edificato nel 1300 e successivamente ammodernato, rialzato di un piano e decorato internamente nel 1700. Esso ha una struttura di quattro piani; le fondamenta e parte delle cantine furono realizzate sfruttando le rovine di un fortilizio romano successivamente trasformato in monastero a sua volta distrutto dalle guerre; al piano terra nell’ala destra, i locali del magazzino e del granaio sono stati ristrutturati e trasformati in museo pinacoteca.

    Il Teatro dell’Iride è uno dei Teatri Storici delle Marche, costruito nel rispetto degli schemi del XVIII sec. nella forma, nelle dimensioni e negli accessori. Fu edificato nel 1873 su disegno dell’architetto Giuseppe Sabbatini. È sede di stagioni di prosa, musica, spettacolo e, ogni tre anni, del Concorso Internazionale per Oboe “G. Tomassini”.

    Tra gli edifici religiosi, si ricorda il Santuario della Madonna della Liberata, situato a pochi chilometri dal centro storico, su una collina immersa nel verde, al cui interno è conservata un’acquasantiera derivante da un cippo funerario romano. Vi si trova uno splendido dipinto, datato 1529, di Giovanni Battista Morale, che così volle ringraziare la Vergine per la protezione concessa ai petritolesi dalle truppe francesi e dalla peste.

    La chiesa di Santa Maria dei Martiri e l’annesso convento francescano furono costruiti all’inizio dell’ultimo decennio del Cinquecento. All’interno, di grande pregio sono il soffitto seicentesco a cassettoni lignei che rappresentano Storie e Teologia del movimento francescano, l’elegante dipinto murale staccato del XV secolo raffigurante la Madonna del Latte e l’organo Callido del XVIII secolo. Nel convento venne trasferito l’ospedale civile dopo l’Unità d’Italia.

    La chiesa di Santa Maria in Piazza fu costruita al posto dell’antica San Marziale grazie ai finanziamenti concessi da papa Paolo III a partire dal 1537. Risale al 1958 l’ultimo prezioso intervento del pittore ascolano Dino Ferrari che realizzò due grandiosi dipinti murali, rappresentanti le Nozze di Cana e la Crocifissione.

    Per rivivere le origini del mondo industriale di Petritoli si può vedere, ad est del centro storico, in Contrada S.Savino, l’ex fornace Vitellozzi, che rimanda alle attività artigianali ed agricole sparse per il territorio e che ancora oggi propongono prodotti di qualità.

    Tra le frazioni, degne di nota sono Moregnano e Valmir. Moregnano, dal caratteristico e grazioso centro storico, fu capoluogo di Comune fino al 1869. Vi si possono ammirare edifici eleganti quali l’ex Palazzo Comunale, Palazzo Trenta e la chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Vittore e Corona, sul cui altare maggiore è conservato un dipinto del 1753 rappresentante Sant’Antonio e San Francesco di Paola di un ignoto artista marchigiano. Valmir è invece una frazione lungo la SS 433 Valdaso particolarmente vocata all’agricoltura, soprattutto nel settore dell’ortofrutta, oltre che all'artigianato e al commercio.

    Tra le manifestazioni principali di Petritoli si ricorda la festa de le Cove, che si tiene la seconda domenica di luglio; di origine contadina, fu dedicata alla Madonna per ringraziarla del raccolto ottenuto; prevede la  sfilata delle canestrelle, musica di organetti, canto di stornelli e sfilata di carri lungo le vie del paese.
    In occasione della Festa della Madonna della Misericordia, che cade la prima domenica dopo ferragosto, si può assistere al Gran Premio Corsa de li carrozzi.

    ErbaOlio è la manifestazione con cui la città di Petritoli aderisce al Circuito delle Erbe Spontanee. Si svolge tra novembre e dicembre e prevede ogni anno una vasta gamma di eventi e attività, tra i quali convegni, dibattiti, corsi per riconoscere le erbe spontanee, degustazioni di piatti tipici, visite ai frantoi durante la molitura delle olive, passeggiate in campagna e, intorno all'8 dicembre, la Fiera di ErbaOlio.