Indietro A spasso per il Piceno, tra mare, storia, natura e i capolavori dell'artigianato

A spasso per il Piceno, tra mare, storia, natura e i capolavori dell'artigianato

Dai segreti del mare a quelli dell'artigianato
Nel cuore della Riviera delle Palme sorge il piccolo borgo di Cupra Marittima, in provincia di Ascoli Piceno. Con un giro in paese, inebriati dalla brezza di mare che si leva sulla città, si possono visitare il Museo Archeologico del territorio, diviso in tre sezioni (preistorica, picena e romana), i resti del castello di S. Andrea, oggi trasformato in teatro, la chiesa di S. Basso protettore dei pescatori, che conserva un importante dipinto di Vittore Crivelli, e il Museo Malacologico, la più grande esposizione di conchiglie a livello mondiale, con ben 900 mila esemplari: in pratica il mare in una stanza. 

Nella vicina Ripatransone, chiamata il ‘Belvedere del Piceno’ per via dello splendido panorama che spazia dalle colline al mare, da non perdere sono l’imponente palazzo del Podestà e il vicolo più stretto d’Italia (43 cm), oltre al Museo civico archeologico Cellini nel palazzo comunale, il Museo storico etnografico di Palazzo Bonomi Gera, che espone manufatti provenienti dai cinque continenti, e il Museo della civiltà contadina nella chiesa di S. Filippo

Splendidi scorci e antiche tradizioni vi aspettano anche ad Acquaviva Piena, al Museo della Pajarola nella Rocca medievale, e a Offida, dove assaggiare il popolare Chichì e Li Taccù, tagliolini preparati senza uova. Qui, da non perdere è il Museo del merletto a tombolo, un’arte cara alla città poiché ispirata ai fregi incisi sul portale della stupenda chiesa romanico-gotica di Santa Maria della Rocca.

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Livello di difficoltà: media
Target: Family
Stagionalità: Estate

Le tappe dell'itinerario

  • Chiesa di Santa Maria in Castello
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    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di Santa Maria in Castello

    Una delle vestigia più antiche di Cupra è la chiesa romanica di Santa Maria in Castello, detta anche Chiesa di S. Filippo Neri, fondata nel XIII secolo nel borgo medievale di Marano, col nome Santa Maria Mariani. Si hanno sue prime notizie in un documento redatto nel 1227, però è molto probabile che le sue origini siano più antiche.
    Secondo la tradizione si ritiene che, per un breve periodo, prima di venire trasferito nella Parrocchia, il corpo di San Basso sia stato deposto qui.
    Il martire sembra essere stato traslato a Marano dalla Pieve nel sec. X, quando questa viene abbandonata dai benedettini. Nel 1330 e, successivamente, alla fine dello stesso secolo, la chiesa subisce profondi restauri. Nel 1614 la struttura della chiesa divenne talmente fatiscente che il vescovo ne ordinò il rifacimento. Dopo la metà dell'800 l'edificio divenne di proprietà del comune e sono nel 1872 tornò a svolgere il suo ruolo di parrocchia ma per breve tempo, fino al 1888. La chiesa così cadde nuovamente in stato di abbandono, fino a quando fu acquisita e restaurata dalla famiglia Grisostomi nel 1946, il cui stemma nobiliare campeggia sull'architrave del portale. La chiesa, attualmente, è di proprietà privata ed è chiusa al culto. La facciata esterna conserva monofore a strombo della prima metà del XIII secolo con un elegante portale semigotico e archetti pensili a tutto sesto sotto il cornicione del tetto. Viene, invece, costruito ex novo un piccolo campanile a vela.
    L'interno della chiesa conserva tre grandi arcate polilobate sorrette da colonnine in cotto, di gusto tipicamente arabo ed orientale, ricollegabili direttamente alla presenza saracena, del sec. XIII. Gli affreschi nell'angolo sud-est, di autore ignoto, sono invece di stile romanico. Prima del rovinoso crollo del tetto, affreschi cinquecenteschi attribuibili a Giuseppe Vergani decoravano le volte a camorcanna. In passato Santa Maria veniva denominata Chiesa di San Filippo Neri in ricordo del Beato Antonio Grassi, padre filippino, antenato dell'odierna famiglia di proprietari dello stabile ed effigiato sulla tela posta nella lunetta sotto il baldacchino del presbiterio. Il dipinto occupa oggi lo spazio che nel XV secolo era riservato al dipinto Madonna con Bambino e Santi Basso e Sebastiano di Vittore Crivelli, attualmente conservato nella chiesa dei Santi Basso e Margherita a Cupra Marittima.

  • Chiesa di S. Basso
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    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Basso
    Secondo la tradizione, nei primi anni del VI secolo è avvenuta la traslazione a Cupra del corpo di S. Basso, vescovo e martire di Nizza e a tale traslazione è legata in qualche modo la nascita della pieve di S. Basso, in contrada Civita nel secolo IX che conservò a lungo il sepolcro del santo il cui corpo venne spostato solo nel secolo X dalla contrada la Civita a Marano, prima presso la chiesa matrice di Santa Maria in Castello, più tardi nella nuova chiesa di San Basso in Marano sino al 1876. La chiesa di San Basso custodisce al suo inteno un importante dipinto di Vittore Crivelli, La Madonna adorante tra San Basso e San Sebastiano. Il culto per san Basso, protettore dei pescatori, è molto forte non solo fra i marinai di Cupra Marittima, ma anche fra quelli delle principali città della costa adriatica.
  • Cupra Marittima
    0735 779193 - 0735.776700
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Cupra Marittima

    Cupra Marittima appartiene al comprensorio della Riviera delle Palme del basso litorale marchigiano. Alle spalle della marina, il paese propriamente detto, si trovano tre colline: Sant’Andrea con l’omonima rocca, recentemente ristrutturata, Marano con l’incasato medievale, che costituisce il nucleo principale del paese, e Boccabianca.

    OFFERTA TURISTICA BALNEARE
    La spiaggia di Cupra Marittima è sabbiosa e lunga oltre 2 chilometri (spiaggia Lido - Bandiera Blu 2018). Una lunga pista ciclabile attraversa il lungomare e continua fino a Grottammare.
    Il tratto di spiaggia a nord di Cupra Marittima presenta alcuni aspetti interessanti riguardanti la flora e la vegetazione delle spiagge, per questo motivo viene chiamato Duna Marittima. È presente inoltre una pineta, area protetta dalla Regione Marche, costituita da sabbie marine miste a ghiaia e ciottoli, prospicienti al mare. Per la bellezza della pineta, il lungomare sabbioso e la tranquillità dell’ambiente Cupra Marittima è meta prediletta per un turismo familiare.

    COSA VISITARE
    Vanto della cittadina è il Museo Malacologico Piceno, uno dei più importanti musei di conchiglie al mondo, grazie agli oltre 900.000 esemplari esposti e alle interessanti testimonianze di arte primitiva malacologica. Nel rilevante Parco Archeologico di Cupra Marittima, sito a nord dell’abitato, è riconoscibile l’impianto urbano della città romana. Nella vicina località San Michele sono visibili i resti di una Villa Magna dotata di ninfeo, mentre nella località Civita è identificabile l’area del Foro.
    Il sito archeologico di Cupra Marittima è una delle sedi della rassegna TAU (Teatri Antichi Uniti), che mette in scena annualmente opere della letteratura teatrale antica, greca e romana. A sud dell'abitato, sulla collina Sant'Andrea, si avvistano i ruderi dell'antico Castello di Sant'Andrea, ciò che rimane del borgo medievale del XII secolo e tra i ruderi dell'antica chiesa di San Gregorio Magno e Sant'Andrea risulta ancora rintracciabile il tessuto cittadino. Dal castello attraverso la cresta collinare inoltrandosi verso ovest e girando verso nord ci si addentra nel borgo medievale di Marano incontrando Villa Grisostomi, la medievale Chiesa Santa Maria in Castello, il Palazzo Sforza, il Museo archeologico del territorio, la Chiesa dell'Annunziata, che ospita l'artistico presepe permanente di arte spagnola; si trova infine la Chiesa del Suffragio con la meravigliosa pala della "Deposizione". Merita una visita la Collegiata di San Basso per ammirare lo straordinario trittico di Vittore Crivelli e la volta interamente dipinta da Giuseppe Pauri negli anni trenta del Novecento. Scendendo si può ammirare la scenografica scalinata costruita dall'architetto Vespignani e si accede poi alla Piazza della Libertà con di fronte il Palazzo del Municipio, impreziosito da una splendida torretta dell'orologio progettata dal Sacconi.

    Ad agosto la Festa di San Basso anima il centro di Cupra Marittima. Nel periodo natalizio e durante la stagione estiva si può visitare, nella chiesa della SS. Annunziata, nel paese alto di Cupra, il bel Presepio poliscenico permanente "Paolo Fontana" di arte spagnola, composto da 19 scene dei momenti più salienti della vita di Gesù con personaggi ed alberazioni catalane.

  • Parco Archeologico Foro Romano
    Archeoclub, tel. 0735.778622 -
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Parco Archeologico Foro Romano

    Il territorio di Cupra Marittima era frequentato già nel corso del Paleolitico Inferiore e Medio lungo i terrazzi fluviali del Menocchia e dell’Aso. La sua storia nel periodo piceno riveste particolare importanza in relazione al santuario dedicato alla dea Cupra; ricche necropoli databili a partire dal VI sec a. C. documentano una realtà insediativa articolata. Con la conquista del Piceno da parte dei romani nel 268 a. C. il territorio entra a far parte dell’ager publicus.

    L’area del parco si estende a nord della città attuale per una superficie di circa 32 ettari; in essa si trovano evidenti tracce dell’impianto urbano della città romana di Cupra Marittima.

    Appena al di fuori della città sono visibili le strutture di una villa frequentata fino al IV sec. d.C. con un ninfeo con vasca centrale, pareti decorate da nicchioni e affrescate, ed esedra centrale anch’essa affrescata con scene marine. L’area del Foro è posta su un ampio pianoro in località “Civita” ove gli scavi hanno riportato alla luce i resti di un tempio a pianta rettangolare e due archi onorari. Si consiglia anche una visita al Museo Archeologico del Territorio

  • Museo Malacologico Piceno
    0735 777550
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Museo Malacologico Piceno
    Il Museo Malacologico di Cupra Marittima, fondato nel 1977 è, nel suo genere, uno dei più grandi esistenti al mondo, tremila metri quadri di superficie espositiva, con oltre settecentomila esemplari esposti e con più di sette milioni di conchiglie: dalla gigantesca Tridacna gigas di oltre due quintali di peso alle preziosissime e ricercate Cipree. Appositi spazi espositivi sono dedicati alle conchiglie fossili (di particolare importanza una Leptoteutis gigas, seppia del Periodo Giurassico, di centotrentotto cm. di lunghezza), e agli strumenti di raccolta dei Molluschi.
    Due sezioni hanno un notevole interesse: quella etnografica, con oggetti realizzati da varie tribù dei cinque continenti, con l'ausilio delle conchiglie (si segnala una statuetta antropomorfa dell'etnia Chimu, indumenti regali dell'etnia Naga e Cuba, conchiglie votive degli Indu), e quella dedicata alla ceramica da rivestimento con decori malacologici e da arredo. Sono esposte conchiglie del Mediterraneo e dell'Adriatico.
    Nel Museo sono presenti una biblioteca di oltre tremila volumi tematici, un laboratorio fotografico, una sala convegni, una sala proiezioni ed una sala didattica.
  • Teatro Luigi Mercantini
    0735 9171
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Teatro Luigi Mercantini

    Il Teatro Mercantini venne realizzato a seguito di incarico che venne conferito dal Comune all’architetto ticinese Pietro Maggi nel 1790 per lo studio di un progetto, che prevedesse la realizzazione di nuovi spazi all’interno dell’involucro rappresentato dal trecentesco Palazzo del Podestà. Progettista nativo della Val di Muggio, nei pressi di Mendrisio, si stabilì nelle Marche, al seguito del padre Carlo Maggi: fu molto attivo nella progettazione di architetture civili, in particolare a destinazione teatrale, quali il Teatro Serpente Aureo di Offida ed il Teatro dell’Arancio di Grottammare. Si procedette alla apertura del teatro nel 1824, seppure incompleto dell’ultimo ordine dei palchetti, oltre che del suo sistema di copertura definitivo. In una seconda fase, venne assegnato nel 1837 l’incarico all’architetto Francesco Bassotti, che ne seguì i lavori di completamento fino alla sua apertura definitiva, avvenuta nel 1843: è con la Lucia di Lammermoor del compositore lombardo Gaetano Donizetti che si celebrò una delle più importanti pagine della storia ripana. E’ poi nel 1894 che il teatro venne intitolato al poeta risorgimentale Luigi Mercantini. Gli spazi teatrali sono accessibili dal portico del Palazzo del Podestà, spesso noto come degli Anziani, caratterizzato da una sequenza di archi a tutto sesto su pilastri in pietra, la cui simmetria è definita da un arco a sesto acuto. La facciata principale del palazzo venne integrata sul finire del XIX secolo da due quinte laterali confermando tendenze neomedievali, con una funzione di profonda caratterizzazione della simmetria ottenuta. Il foyer e la sala, oltre agli ambienti complementari, sono ricavati al livello superiore del palazzo. La sala presenta la tipica pianta a ferro di cavallo, che ricalca l’impostazione planimetrica del Teatro Serpente Aureo di Offida, terminato alcuni anni prima. Forte caratterizzazione della sala è data dal plafone, decorato con motivi floreali e con una serie di medaglioni, alcuni dei quali raffiguranti i volti di Gioacchino Rossini, di Giuseppe Verdi, di Vittorio Alfieri, di Vincenzo Bellini, di Calco Goldoni, ed infine di Pietro Metastasio. Indotto a chiusura nel 2008, è stato recentemente sottoposto a lavori di restauro e adeguamenti impiantistici, i quali hanno permesso di ottenere anche la completa accessibilità ai fruitori diversamente abili. Viene riaperto il 14 aprile 2012 sulle note del Canto degli Italiani, di Goffredo Mameli.

  • Cattedrale Basilica dei Ss. Gregorio e Margherita
    0735.9368 (don Domenico)- 0735
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Cattedrale Basilica dei Ss. Gregorio e Margherita
    La Cattedrale Basilica, costituita da tre chiese, è intitolata ai Santi Gregorio e Margherita. Costruita su disegno del modenese G. Guerra, tra il 1597 e il 1623, fu poi modificata con l'aggiunta del tiburio ottagonale nel 1786, della facciata risalente al 1842 e dell campanile, innalzato tra 1884 e 1902, su progetto dell’architetto pontificio F. Vespignani, caratterizzato sulla sua vetta dalla statua in rame del Redentore realizzata nel 1901 dalla fonderia Luigi Del Bo di Milano. L’interno, a tre navate e a croce latina, è caratterizzata dalle decorazioni pittoriche dei fratelli Michelangelo e Marcantonio Bedini risalenti alla fine degli anni 50.
    Nella visita si possono ammirare: il seicentesco pulpito ligneo, opera di D. Bonfini da Patrignone, in cui il motivo dominante è costituito dagli elementi dello stemma di Ripatransone, alternato a pannelli raffiguranti i 5 misteri gloriosi. Anche la decorazione del tiburio risulta molto ricca, agli angoli sono dipinti i 4 evangelisti mentre nella parte superiore, su sfondo dorato, sono rappresentate le 4 virtù cardinali. Il presbiterio, presenta un altare in marmo del Poscetti di Roma, mentre sulla parete di destra un dipinto rappresentante S. Gregorio Magno (sec. XVII) e, a sinistra, la Natività (sec. XVIII). La sedia vescovile è anch’essa opera del Bonfini. Nell’abside si possono ammirare un coro ligneo realizzato da Agostilio Evangelisti (1620), l’imponente statua di S. Gregorio Magno e il complesso pittorico del Bedini. L’organo liturgico è opera del celebre organaro veneto Gaetano Callido (1783); fu costruito in origine per la Chiesa della Maddalena dei Frati Minori Osservanti da dove fu poi traslocato insieme alla cantoria nel 1812. Tra le numerose opere custodite nella cattedrale sono da annoverare anche: il Crocefisso ligneo policromo donato, secondo la tradizione, da papa Pio V nel 1571, opera probabilmente di Giovan Battista Casignola di Como, l’Altare in legno, opera di M. Angelo Ripano (sec. XVII), la Pala d’altare, opera di Orazio Gentileschi (sec. XVI-XVII), tre tele, tra cui quella raffigurante la Madonna col Bambino, S. Pietro, S. Rocco, S. Antonio da Padova e S. Giovanni Battista, opera di Simone de Magistris di Caldarola (1579), la Tela d’altare rappresentante Carlo Borromeo attribuita al Turchi detto l’Orbetto (1623) e la Pala d’altare opera di S. Ciannavei di Ascoli Piceno( XVIII-XIX).
  • Ripatransone
    0735.9171 (comune); 0735.99329
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Ripatransone

    Alta sul colle tra le valli del torrente Menocchia e del fiume Tesino, Ripatransone sorge in una posizione panoramica tanto bella da meritarsi il titolo di "belvedere del Piceno". Aderisce all'Associazione Nazionale Città dell'Olio e Città del miele e vanta la Bandiera Arancione. L'attrazione più nota è il Vicolo più stretto d'Italia, così piccolino da non avere nemmeno un nome: si tratta di una viuzza che rispetta tutti i canoni per essere considerata un vicolo (pavimentata, percorribile e con almeno una finestra o una porta che vi si affacci) ma che è larga solo 43 cm! 
    Costruita e più volte rinforzata tra il XII e il XVI secolo, la cortina muraria di Ripatransone è una delle più ricche e articolate delle Marche. La lunghezza del suo perimetro è di 2.418 m. e include: il complesso delle Fonti, Porta Cuprense, Porta San Domenico, Porta d'Agello, Porta di Monte Antico, Torrioni con merlatura ghibellina. Il centro storico vanta edifici di epoca medievale, rinascimentale e barocca.

    All'interno del borgo, corso Vittorio Emanuele II e le piazze che su di esso si raccordano si caratterizzano per la presenza di significativi monumenti. La Cattedrale, innalzata nel 1597 ma completata nel 1623, cui furono aggiunti nel 1902 la torre campanaria con sulla cima una statua del redentore in rame dorato, alta 7 metri. Al suo interno ritroviamo custodite statue e tele seicentesche e due santuari a sé stanti: la Cappella della Madonna di San Giovanni e la Cripta della Misericordia e della Morte. Il Palazzo Comunale, fu costruito nel XIII secolo e rimaneggiato più volte fra Cinquecento e Ottocento: nel paramento murario esterno gli archi della quattrocentesca Loggia degli Anziani sono visibili due affreschi di Giacomo da Campli, la Madonna del Latte e la Maddalena.

    Il trecentesco Palazzo del Podestà, uno dei palazzo pubblici meglio conservati delle Marche, dove è stato ricavato, nel 1824, il Teatro Comunale Mercantini, che presenta la tipica pianta a ferro di cavallo e un plafone, decorato con motivi floreali e medaglioni con i ritratti di Rossini,  Verdi, Alfieri, Bellini, Goldoni e Metastasio.Particolarmente interessanti sono: il Museo Civico, ospitato nel Palazzo Bonomi-Gera che si compone di cinque raccolte: la pinacoteca, con un ricco patrimonio di opere importanti di Vittore Crivelli e di Vincenzo Pagani; la Gipsoteca Uno Gera; il museo storico etnografico; il Museo storico risorgimentale Luigi Mercantini e una galleria d'arte contemporanea. Da visitare inoltre il Museo archeologico, che conserva numerosi reperti preistorici, piceni e romani, provenienti dal territorio comunale e dell'antico Ager Cuprensis; il Museo della Civiltà Contadina e Artigiana, che documenta la tradizione rurale del paese, e il Museo del vasaio, annesso a un laboratorio di produzione, con oltre ottocento manufatti in terracotta fra cui i tipici fischietti chiamati cuchi.

    Nel territorio di Ripatransone si producono olio extra vergine di oliva e vini DOC, quali il Falerio dei Colli Ascolani e il Rosso Piceno Superiore. Da gustare è il ciavarro, zuppa di legumi e cereali con condimento piccante. Le manifestazioni più importanti che hanno luogo nel corso dell'anno sono: il Cavallo di Fuoco, una rievocazione storica che si tiene ogni anno nel giorno dell'Ottava di Pasqua e la Festa della Maddalena, patrona della città, che si svolge a luglio con iniziative religiose e civili.
  • Santuario Diocesano della Madonna
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Santuario Diocesano della Madonna
    Dalla Cattedrale si accede al Santuario diocesano della Madonna detta di S. Giovanni, patrona della città dal 1893. 
    La porta d'ingresso fu realizzata in rame da C. Capponi nel 1950. 
    Il Santuario fu innalzato negli anni 1846-58 su progetto del fermano G. Carducci, e conserva all'interno 4 statue di Luigi Fontana, 5 lampadari di Murano e un coro ligneo a due ordini di S. Morelli di Montegiorgio. L'edicola che custodisce il miracoloso Simulacro, opera di S. Sebastiani, del 1620, fu progettata dall'architetto Francesco Vespignani nel 1881.
  • Chiesa di S. Filippo Neri
    0735.99329
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Filippo Neri

    La Chiesa di S. Filippo e dell’Immacolata Concezione, ubicata tra via Consorti e via Margherita, fu edificata tra il 1680 e il 1722 su progetto dell’architetto romano Francesco Massari, allievo e collaboratore del Borromini, e portata a termine dall’architetto-pittore Lucio Bonomi che si occupò di curare la sobria immagine finale del tempio.
    L'interno presenta una ricca decorazione architettonica in ori e stucchi, opera del milanese Mastro Tobia e del perugino Lorenzo Vibi. La chiesa fu realizzata a croce latina e ad unica navata con paraste corinzie che scandiscono le cappelle laterali centinate con volte a botte e un transetto particolarmente sporgente rispetto alla maggior parte delle chiese oratoriane marchigiane. L’altare maggiore risale al 1843 ad opera di Gaetano Ferri e presenta una statua dell’Immacolata mentre in precedenza ospitava il prezioso dipinto, probabilmente realizzato da Lazzaro Baldi, su disegno di Pietro da Cortona, oggi collocato sul transetto. Nella parte del transetto è possibile ammirare alcune tele di Ubaldo Ricci da Fermo (prima metà ‘700): la cappella dedicata a San Gaetano da Thiene, il San Francesco di Paola e la Madonna col Bambino e San Filippo, pala del monumentale altare in legno dorato della cappella sinistra del transetto.
    Nella terza cappella a sinistra si trova l'unico altare marmoreo della chiesa che racchiude alcune reliquie di S. Filippo contenute in urne e in due busti del Santo; nella seconda cappella, eretta nel 1725 dalla famiglia Recco, è rappresentato il Transito di San Giuseppe. La cripta ospita dal 1996 il Museo della Civiltà Contadina ed Artigiana del medio Piceno.

  • Museo Vescovile
    0735 99301
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Museo Vescovile
    Eretta a Diocesi nel 1571, Ripatransone è stata sede vescovile fino a tempi recenti: questa alta dignità ha reso la cittadina un centro ricco di arte e di storia. Il museo è allestito presso l’antica chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, meglio nota come Sant’Agostino e in alcuni locali dell’annesso convento. Eretto nel XIV secolo e più volte rimodernato dall’intraprendenza dei religiosi, il complesso agostiniano fu dapprima indemaniato dal Governo Italico (1810), poi ceduto al clero locale che lo destinò a residenza episcopale (1874).
  • Chiesa di S. Nicolo'
    0039
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Nicolo'
    La chiesa è intitolata a S. Nicolò di Bari, patrono di Acquaviva Picena. La costruzione originaria risale al XVI secolo, poi assunse le attuali forme architettoniche nel corso dell’800, quando fu ampliata e arricchita di decorazioni. Esternamente vi è un campanile a pianta quadrata terminante in una cuspide e la facciata, opera di maestri artigiani ascolani, è scandita da una cornice orizzontale e da un timpano. L’interno, a croce latina, presenta un’unica navata lungo la quale si aprono cappelle laterali, che ospitano importanti opere d’arte di rilievo, fra cui un quadro di scuola baroccesca della Madonna del Rosario, l'olio su tela della Deposizione dalla Croce, il dipinto raffigurante S. Nicolò, la pala di scuola veneta del Ritrovamento della Croce e la splendida Bara del Cristo Morto, lavoro d'intaglio del XVII sec., che viene portata in processione il Venerdì Santo al lume di torce per le suggestive vie del paese. Ad arricchire ulteriormente la bellezza del complesso architettonico vi sono stucchi, decorazioni pittoriche, le statue in gesso degli Evangelisti collocate in alto entro nicchie ed il capolavoro eseguito dal noto scultore ascolano D. Paci, che raffigura Cherubini ed Angeli in volo composti tra piccole nuvole ovattate ed effetti a raggiera, i quali contornano la bella immagine della Madonna col bambino.
  • Chiesa di S. Francesco
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    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Francesco

    Risulta il più antico sito francescano di tutta la Marca, fondato dal medesimo S. Francesco d’Assisi su invito della famiglia degli Acquaviva, è stato completamente restaurato e restituito al culto nel 1989.

    La chiesa si presenta con semplice facciata a capanna; l’abside è quadrata. Il campaniletto a vela ha una bifora con due campane.

    Il chiostro quadrato, su cui si apre il convento, presenta tre possenti arcate su ciascun lato ed un pozzo al centro.

    L’interno è a navata unica con due altari laterali dedicati rispettivamente a S. Francesco e a Sant’Antonio di Padova. Sulla controfacciata è disposta su una nicchia la statua in pietra del Cavaliere Lauretano Giambattista Smacchia. Nella navata si collocano due medaglioni in stucco raffiguranti i fatti miracolosi dei quali la chiesa fu protagonista nel 1673. L’abside ospita la tela raffigurante la Madonna del Carmelo

  • Acquaviva Picena
    0735.764005 - 0735 765080
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Acquaviva Picena

    Acquaviva Picena, piccolo centro nell’immediato entroterra di San Benedetto del Tronto, sorge su una collina dalla quale è possibile ammirare uno stupendo panorama che si affaccia sulle più alte vette dei monti appenninici, come il Vettore, il Gran Sasso e la Maiella. 

    Il borgo, sul quale sventola la Bandiera Arancione, è caratterizzato dalla Rocca, vero capolavoro di architettura militare rinascimentale, la cui prima costruzione risale al XIV secolo da parte dei nobili della famiglia Acquaviva. Fu poi riedificata nel 1474 su progetto dell’architetto Baccio Pontelli. La fortezza presenta una pianta a quadrilatero irregolare, che racchiude un’ampia corte centrale con pozzo e i vertici rafforzati da torrioni di cui quello più alto, il mastio, è di 22 metri. L’interno, occupato da due vani voltati, collegati da una scala in muratura, ospita attualmente un’interessantissima esposizione di armi antiche.

    Ai piedi della rocca si apre la Piazza del Forte, che fornisce ad essa una platea scenografica, con una serie di basse case disposte a semicerchio. Le strade del borgo corrono fra loro quasi parallele e sono raccordate da rampe gradonate. Ne è un esempio il pittoresco Vicolo del Trabucco, dove anticamente vi erano depositate delle macchine belliche simili alle catapulte.

    Piazza San Nicolò invece è il baricentro dell’antico borgo ed è disposta in forma allungata fra due opposti colli: su di essa si affacciano la chiesa omonima, del XVI secolo, la Casa Rossi Panelli e la Torre Civica.

    Fuori dal centro storico, la Chiesa di San Francesco con l’annesso convento è la più antica fondazione francescana di tutta la Marca, istituita dal medesimo San Francesco d’Assisi su invito della famiglia degli Acquaviva. Altri edifici religiosi di pregio sono la chiesa di San Lorenzo, contenente un retablo seicentesco, la chiesa di San Giorgio e la chiesa di Santa Maria delle Palme. Attività tradizionale del borgo è la produzione di cesti di paglia, effettuata secondo un metodo tramandato di generazione in generazione. Interessante e caratteristico è, a tal proposito, il Museo della “Pajarola”, che custodisce una vasta raccolta di cesti, utensili da cucina, bamboline realizzate con intreccio di paglia, vimine e materiali naturali.

    Da gustare ad Acquaviva Picena sono i formaggi, le peschette dolci, il frustingo (dolce tipico marchigiano a base di frutta secca e fichi) e svariati vini (Rosso Piceno DOC, Rosso Piceno Superiore DOC, Falerio DOC, Offida DOC).

    L'evento più significativo è Sponsalia, la storica rievocazione del matrimonio tra Forasteria d'Acquaviva e Rainaldo di Brunforte (1234) che a partire dal 1988 viene organizzata a cavallo tra i mesi di luglio e agosto e prevede la disputa del Palio del Duca.

  • La produzione delle paiarole
    Acquaviva Picena, borgo medioevale cinto da mura e bastioni, presenta come interessante tradizione artistica la produzione delle “paiorole”, ossia cesti realizzati con paglia di frumento, vimini e vari tipi di canne palustri. Dagli anni Settanta vengono prodotte anche bamboline e personaggi del presepe con gli sfogli del mais. La lavorazione è totalmente manuale e sono le donne ad occuparsi dei materiali e della realizzazione. Interessante e caratteristico è il Museo della “Pajarola” ospitatvo nel mastio della Rocca medievale, che custodisce una raccolta di cesti, utensili da cucina, bamboline realizzate con intreccio di paglia, vimine e materiali naturali vari.
  • Offida
    0736.888706
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Offida

    Offida, antico borgo racchiuso dalle mura castellane del XV sec., è inserito tra I borghi più belli d'Italia. Posto su uno sperone roccioso tra le valli del Tesino e del Tronto, è noto per la laboriosa e paziente arte del delicato merletto al tombolo, tradizione antica, a cui è dedicato uno dei musei principali della città.

    Il vasto piazzale panoramico all’ingresso del nucleo antico accoglie i resti della quattrocentesca Rocca, ai cui piedi si trova il Monumento alle MerlettaieLa lavorazione del merletto a tombolo è tuttora molto diffusa: non è raro infatti, passeggiando nel centro storico, scorgere nella penombra degli atri delle case signore intente al lavoro con i piccoli fuselli di legno. Il museo del merletto a tombolo (che dispone di un apposito percorso per le persone non vedenti), si trova all’interno dell’ottocentesco palazzo De Castellotti-Pagnanelli che, dal 1998, ospita anche il museo archeologico “G. Allevi”, il Museo delle Tradizioni Popolari e la Pinacoteca comunale costituendo così un vero e proprio polo culturale.

    Il cuore del borgo è Piazza del Popolo, dall’insolita forma triangolare, sulla quale si affacciano edifici diversi per stile e materiale. Sul lato principale si ammira il Palazzo Comunale, con una elegante loggetta di tredici colonne in travertino e portico del XV sec. formato da colonne in laterizio con capitelli in travertino. Dal porticato del municipio si accede allo splendido Teatro del Serpente Aureo, costruito nell’800, ricco di stucchi e intagli dorati. Sulla stessa piazza si affaccia anche la settecentesca Chiesa della Collegiata, che presenta una facciata dallo stile composito e la Chiesa dell’Addolorata, dove è custodita la Bara del Cristo Morto. Poco distante sorge la Chiesa di S. Agostino. L’ex-monastero di San Francesco, nel centro storico di Offida, ospita l’enoteca regionale che offre una panoramica completa della produzione enologica del Piceno e delle Marche.

    L’edificio di culto più importante è posto al margine dell’abitato, su una rupe dalle pareti scoscese: si tratta della Chiesa di Santa Maria della Rocca, imponente architettura romanico-gotica in cotto, costruita nel 1330 su un preesistente castello longobardo; al suo interno si possono ammirare i bellissimi affreschi del Maestro di Offida del XIV sec.

    Tra gli eventi più significativi che hanno luogo a Offida nel corso dell'anno ricordiamo: il Carnevale storico di Offida (gennaio, febbraio), Offida Opera Festival (settembre) e Di Vino in Vino (settembre), CiBorghi, un Festival dei Cibi dei Borghi più Belli d’Italia, la Mangialonga Picena, undici chilometri e mezzo di buona cucina, di prodotti tipici e di buon vino divisi in due percorsi nelle campagne marchigiane.

    Le eccellenze enogastronomiche locali sono: il chichì ripieno (una focaccia con tonno, alici, capperi e peperoni), a cui è dedicata una sagra, i “funghetti" (dolcetti a base di anice) e i vini Terre di Offida DOC e Offida DOCG.

  • Santuario del Beato Bernardo
    0736.889315
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Santuario del Beato Bernardo
    Il complesso sorge all’estrema periferia di Offida e fu costruito quando i primi Cappuccini, sollecitati dagli Offidani, fecero la loro prima apparizione nella nostra cittadina. Il convento sorge in una zona arieggiata, con una meravigliosa vista del mare e dei monti.
    La costruzione della nuova chiesa con il convento iniziò nel 1614. Tuttavia nel 1800, sia il monastero che la chiesa furono demoliti. La chiesa attuale risale al 1893 e fu costruita su disegno di fra Angelo da Cassiano per onorare la memoria di fra Bernardo che era vissuto a lungo nel convento di Offida ove morì il 22 Agosto 1694. L’umile fraticello, che in vita si era distinto per la sua saggezza e l’amore verso i poveri ed i bisognosi, fu beatificato da papa Pio VI (1717-1799) nel 1795 e il grande musicista Joseph Haidn (1732-1809), durante un suo viaggio in Italia nel 1796, compose, in suo onore, la "Missa Sancti Bemardi de Offida".

    Nella sagrestia della chiesa si conserva un busto di "S. Pantaleo", opera di Desiderio Bonfini (1570-1 630).





  • La Tradizione del Tombolo
    Offida è famosa per la laboriosa e e paziente arte del delicato merletto al tombolo, tradizione antica, forse risalente al XV secolo e importata dall’Oriente, praticata con maestria dalle donne del paese spesso sedute in piccoli gruppi davanti all’uscio di casa.L’arte del merletto a fuselli, si tramanda di generazione in generazione dal almeno cinque secoli: da semplice passamano a fine gioco d'intrecci, per produrre manufatti di raro pregio e bellezza.Da non perdere, la presenza nell’antico borgo del Museo delle Tradizioni Popolari, istituito a scopo didattico nel 1986 e situato all’interno dell’ottocentesco palazzo De Castellotti – Pagnanelli. Dal 1988, è divenuto un vero e proprio polo culturale, racchiudendo così il Museo Archeologico “G. Allevi”, il Museo del Merletto a Tombolo e la Pinacoteca comunale. L'antica tradizione viene ricordata anche durante la Mostra del merletto a tombolo, che si svolge tra fine giugno ed inizio luglio.
  • Polo Museale di Palazzo De Castellotti
    +39 334 154 7890
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Polo Museale di Palazzo De Castellotti
    Il Polo Museale di Palazzo De Castellotti comprende il Museo Archeologico "Guglielmo Allevi", il Museo delle Tradizioni Popolari, la Pinacoteca e il Museo del Merletto a tombolo.

    Il Museo Archeologico "Guglielmo Allevi", che ospita la cospicua collezione archeologica del marchese Guglielmo Allevi (Offida 1834-1896), si sviluppa in cinque sale: la prima è dedicata alla vita e all’attività letteraria di Allevi; la seconda raccoglie manufatti databili dal Paleolitico medio al Neolitico superiore; la terza conserva i materiali dell’età del ferro; la quarta è dedicata alla civiltà picena; la quinta espone materiali riferibili all’età romana e longobarda.

    Il Museo delle Tradizioni Popolari è collocato in un ambiente molto suggestivo e caratterizzato da volte e cunicoli sotterranei. Si sviluppa in sei settori: cucina; agricoltura; artigianato; abitazione; filatura; tessitura.

    La Pinacoteca è costituita da quadri donati nell’Ottocento da Andrea Cipolletti al Comune di Offida. È composta da 14 quadri di personaggi offidiani del pittore Romano Vincenzo Milione. La Pinacoteca comprende una tavola attribuita a Pietro Alemanno datata 1490 con Santa Lucia incoronata da angeli ed una tela di Simone De Magistris firmata e datata 1590 che rappresenta I regni celesti, terrestri ed inferi.

    Di recente apertura, il Museo del merletto a tombolo, documenta l'evoluzione della tecnica del merletto e le sue diverse utilizzazioni. Sono esposti attrezzi per la lavorazione, filati, disegni, campionari dei diversi tipi di merletto, documenti e fotografie e realizzazioni antiche e moderne. Il fiore all’occhiello del Museo del Merletto a Tombolo è un abito di alta moda, ideato dallo stilista Antonio Berardi, realizzato dalle merlettaie offidane e indossato da Naomi Campbell durante una sfilata a Londra nel 1997.
  • Teatro Serpente Aureo
    +39 334 154 7890
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Teatro Serpente Aureo
    In origine il teatro si trovava all'interno della Sala Consiliare del Palazzo Comunale e, ancora oggi, non ha una facciata propria, ma si accede ad esso dall'ingresso posto sotto il porticato del Municipio stesso. Fu realizzato nel 1820 su progetto dell'architetto Pietro Maggi e poi rimodernata nel 1862. Presenta una pianta a ferro di cavallo in pieno stile barocco, con 50 palchi distribuiti su tre ordini con loggione e platea. I decori con stucchi ed intagli dorati su fondo verde sono opera di G. Battista Bernardi, offidano (sec. XVIII-XIX), mentre la  volta, raffigurante Apollo e le Muse, venne dipinta da Alcide Allevi (1831-1893). Attorno, otto medaglioni raffigurano i più illustri autori della lirica e della prosa: Pergolesi, Verdi, Bellini, Donizetti, Rossini, Alfieri, Goldoni, Metastasio.  Il tutto è dominato da un artistico lampadario con globi di cristallo. Sul palcoscenico si conserva ancora il vecchio  sipario con dipinta la leggenda del mitico Serpente d’Oro. Varie le modifiche strutturali succedutesi nel 1900.
  • Chiesa di S. Maria della Rocca
    +39 334 154 7890
    La tappa prevede le seguenti destinazioni: Chiesa di S. Maria della Rocca
    Anticamente nell'area dove sorge ora la Chiesa di Santa Maria della Rocca si trovava un castello di età
    longobarda con annessa una chiesa di piccole dimensioni.
    Nel 1039 il castello e la piccola chiesa vennero donati all'abbazia di Farfa ed entrarono in possesso dei
    monaci benedettini.
    Come testimoniato da un'epigrafe, nel 1330 vennero effettuati dei lavori che prevedevano la demolizione
    del castello e la costruzione di una chiesa più grande.
    La chiesetta più antica venne inglobata all'interno di quella nuova, creando così dei corridoi laterali
    attualmente visibili nella cripta, uno dei quali fu utilizzato come zona di sepoltura a partire dal XVI
    secolo.
    All'interno della cripta, che si estende per tutta l'area del piano superiore, ci sono numerose colonne in
    laterizio con capitelli smussati agli angoli che sorreggono arcate a sesto acuto e a tutto sesto.
    Ancora è conservata una parte degli affreschi, attribuiti al Maestro di Offida, raffiguranti i cicli di S.
    Caterina di Alessandria, S. Lucia e diversi altri Santi e Vergini in trono.
    La chiesa superiore, ad una sola navata, presenta tracce di affreschi che un tempo rivestivano
    completamente le pareti. Ben conservati sono quelli del catino absidale raffiguranti profeti, angeli musici
    e Sante Vergini, opera del maestro milanese Ugolino di Vanne. Sul lato opposto una deposizione, una
    Crocifissione ed una Madonna con Bambino e Santo, unico affresco di età rinascimentale, attribuito a
    Vincenzo Pagani.